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Il Cavallo, antenato della macchina da lavoro, da trasporto, da guerra pare che come macchina susciti nostalgia al punto tale da essere richiamato in causa con entusiasmo e consenso. Si legge su La Stampa di un’iniziativa che dice addio al trattore per richiamare il Cavallo a lavorare al suo posto. Nell’azienda vitivinicola biodinamica di Tassarolo “organizzano corsi e feste dedicate al cavallo da lavoro. Utilizzano 5 cavalli sia nei lavori in vigna che nei campi e nel bosco.
Durante una festa la scorsa estate hanno ospitato anche altri cavalli e la dimostrazione di numerosi attrezzi da lavoro, nonché carri e carrozze che hanno sfilato nel borgo di Tassarolo. Sono tra le aziende vinicole pioniere in Italia per l’utilizzo di animali da tiro e hanno denominato il loro progetto Cavallavor, che è diventato anche un marchio di qualità…”
Nell’azienda collabora “una coppia di addestratori impegnati nel progetto Save the Working Horse, cioè nel salvare puledri tra quelli che vengono originariamente importati dalla Francia per la macellazione, e nel domarli per chi li impiega poi per i lavori nei campi o nei boschi. Hanno raccontato di aver già salvato alcune decine di cavalli in pochi anni, e che comprare un puledro non solo fa risparmiare chi voglia poi utilizzarlo nei campi, ma permette anche di avere il tempo di crescerlo addestrandolo fin da più giovane per migliori risultati. Tony e Miky usano un metodo che chiamano Equiaddestramento, che comporta un rapporto di comunicazione con la voce, i gesti e i movimenti, che deve tendere a farsi riconoscere naturalmente come capobranco dall’animale. Durante la festa Tony ha dimostrato diversi “numeri” ed esercizi realizzati con Snoby e con il giovane Cyrus, salvato dalla macellazione poco più di un anno prima.”
E’ apprezzabile che si usi “un rapporto di comunicazione con la voce, i gesti e i movimenti”, perché conosciamo bene il trattamento a base di bastonate e frustate che gli Animali da lavoro in campagna hanno subìto nel corso dei secoli. Nell’azienda in questione “il cavallo è un compagno di lavoro, mentre il trattore non risponde se lo chiami, si tratta cioè di un approccio completamente diverso”. A una prima lettura, il progetto appare lodevole perché salvare gli Animali dal macello è certamente importantissimo. In realtà è bene fare una riflessione. I Cavalli sono sfruttati nell’ippica, nel palio, nel circo, nelle forze armate, nella polizia municipale, in agricoltura: in gran parte dei casi, al termine di queste attività, finiscono al macello. Tuttavia non è sempre così: ci sono progetti che accolgono gli Animali senza pretendere da loro nulla in cambio.
Se un Animale da macello viene risparmiato per diventare da lavoro, il salto di qualità non è dei migliori. Gli viene salvata la vita ma non si è certi che gli venga salvata la dignità, in ogni caso sarà sempre privato della libertà; l’idea di addestrare e domare gli Animali per farli lavorare è molto lontana dall’idea della liberazione animale. Per gli Umani il lavoro è un diritto, per gli Animali una schiavitù. Ciò che deve essere messo in discussione è il fatto che un Animale sia identificato con un “da”: da caccia, da pesca, da circo, da zoo, da palio, da acquario, da laboratorio, da allevamento, da reddito, da cortile, da macello, da tiro, da affezione, da guida, da salvataggio, da droga, da tartufo… e via elencando con i “da”. Forse bisognerebbe riflettere sulla necessità di eliminare ogni “da”, conservandone uno solo: “da” liberare.
Paola Re
Fotografia in apertura: Antonio Ligabue, La semina con i cavalli, 1953
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“Per gli Umani il lavoro è un diritto, per gli Animali una schiavitù.”
Esattamente…o meglio lo è per noi borghesi industrializzati. Ma la schiavitù umana ha sempre accompagnato la nostra storia per molto tempo, ed ancora oggi in alcuni luoghi a noi lontani esiste in pratiche violente e sanguinose. Da sempre violenza e morte sono concetti specifici ben inquadrati nell’essere umano privo di una logica etica che possa farlo svegliare da un torpore esistenziale puramente egoista. Animali ed Esseri Umani sono il frutto di migliaia di anni d’evoluzione terrestre grazie ad un habitat favorevole che ha permesso lo sviluppo vitale di ogni forma di vita. Un ecosistema perfetto e meraviglioso che rischia di essere compromesso proprio da parte di uno dei loro figli. Per quanto tempo ancora l’Uomo e la Donna potranno giocare in maniera macabra e micidiale sull’esistenze altrui, manipolando ogni risorsa naturale per un benessere solamente momentaneo ed assolutamente illusorio? Si pensa ad andare nello spazio con investimenti ultra-miliardari che potrebbero da soli risolvere tanti problemi qui sulla Terra…e invece no! Il sogno dell’Uomo è vivere in un altro mondo ripudiando se stesso e tutto ciò che rappresenta la Vita stessa Terrestre. Per cosa? Qual’è il senso delle missioni spaziali? Ma soprattutto chi avrà il coraggio di affermare pubblicamente che tutto questo è solo un delirio onnipotente?
Gli Animali, non a caso, hanno “aiutato” la ricerca scientifica e tecnologica pagando duramente con la loro stessa vita un bisogno umano non necessario. Non a caso, forse, la copertina stessa di questo luogo rappresenta un eroina sfortunata che credeva di essere amica di un Uomo che invece l’ha tradita miseramente. Tutti gli Animali d’affezione credono di essere amici del proprio “padrone”…fino a quando lui non li abbandona, o li uccide.
E’ doveroso riflettere sulla necessità urgente di estirpare questa concezione dell’Animale “amico dell’uomo”, aiutante costretto o circuìto nelle sue occupazioni quotidiane. Gli Animali da secoli vengono sfruttati da vivi, da morti, e purtroppo anche solo tramite terminologie alquanto appropriate in ambito antropocentrico: testardo come un Asino, stupido come una Gallina, sporco come un Maiale, o peggio su presunte allusioni sessuali. Non si capisce perchè l’essere umano si ostini da sempre ad allontare da stesso l’essenza vitale puramente personale di ogni Animale…snaturandoli in cibo, mezzi e strumenti a fini personali prettamente egoistici che ipotizzano un ignoranza presunta o certificata sulla non presenza naturale di un pensiero, sentimento o ragionamento senziente appartenente invece ad ogni essere vivente: l’Asino è stupido e in quanto tale può esistere solo per trainare carichi, il Cavallo è veloce e può correre in una competizione, l’Elefante è possente e forte allora può manifestrarlo in un spettacolo, la Gallina è stupida e goffa quindi può essere solo mangiata, idem per il Maiale o la Mucca o il Coniglio, mentre il Cane o il Gatto…No! Sono belli e simpatici, sono amici domestici e devono stare in casa per compagnia, ma il Canarino si tiene in gabbia perchè potrebbe scappare, idem per il Pesce Rosso…tutti come fossero oggetti personali completamente sfruttabili con la convinzione umana di un amicizia ipocrita. E questo concetto errato e micidiale spesso e volentieri si trasmuta in attegiamenti umani violenti al centro delle cronache cittadine.
E’ bello amare un Gatto o un Cane coccolandolo e viziandolo con le nostre attenzioni…ma ricordiamoci che Noi per loro siamo dei punti di riferimento essenziali e vitali in una sostituzione forzata ed egoista di un loro habitat naturale che ormai purtroppo non esiste più. Non dimentichiamo questo concetto importante e ben presente nelle nostre vite animaliste o presunte tali.
Peccato perchè si potrebbe allo stesso modo ammirarli ed amarli come presunti amici…non mangiandoli, non indossandoli, non osservandoli in prigionia, ma lasciandoli liberamente di vivere la loro esistenza…bella e terrestre come la nostra.
Con alcuni oggi non è più possibile farlo…ma non altri siamo ancora in tempo!
Caro Roberto,
Ottima considerazione.
Importante è la questione dell'”Animale amico dell’Umano” che altro non è che una forma diversa e fintamente buonista di proporre la schiavitù animale per non incappare in problemi di coscienza.
Gli Animali non sono nostri amici, come noi non lo siamo per loro. L’amicizia è un sentimento intimo, profondo e individuale. Esiste l’amicizia interspecifica, ma solo se entrambe le parti interessate sono libere di agire e di decidere, diversamente si tratta di una falsa amicizia che nasconde un rapporto di dipendenza (come tu giustamente evidenza), o peggio, di sudditanza o schiavitù.
“Gli Animali non sono nostri amici, come noi non lo siamo per loro.” posso farti una domanda? tu non hai mai avuto animali vero? perché con questa frase dimostri proprio di non sapere nulla sul rapporto tra uomo e amimali … sai io non considero i miei animali (1 cane 3 gatti e un cavallo) degli amici li considero dei membri della famiglia! E loro ricambiano questo sentimento ogni volta che torno a casa e mi vengono a “salutare” e tutte le volte che mi cercano per un po’ di coccole.
Tornando all’argomento cavallo il mio bambino come lo considero io é la mia vita e fidati cerco di dargli solo il meglio e detto sinceramente non mi sento in colpa a farmi trasportare o farlo lavorare perché per come lo vizio 1 ora al giorno di lavoro non é niete!!
Caro Roberto, sono perfettamente d’accordo con tutto ciò che scrivi meno su una cosa…le ricerche spaziali e relativi investimenti forse grandiosi ma mai spropositati come ad esempio i mostruosi armamenti che la povera meschina umanità si trova “costretta” a dotarsi per un’idea di sicurezza illusoria. Se l’uomo con tutta la miseria di cui è dotato non avesse neppure queste mire così fantasticamente pionieristiche che comunque gli danno un’opportunità di essere migliore di quello che in realtà è, tutto sarebbe ancora più triste e forse più inaccettabile. Grazie per le tue parole e per questa opportunità. Ciao. Paolo RP.
“Per gli Umani il lavoro è un diritto…”
Io invece mi fermerei qui per dissentire.
Affermare che il lavoro è un diritto significa affermare che dall’altra parte ci dev’essere qualcuno che obbligatoriamente ce lo deve garantire. Chi?
E cmq quale tipo di lavoro ci spetta di diritto ?
Ma non vorrei spostare il discorso su di un piano che non è quello dell’articolo di Paola che, per il resto, condivido in pieno.
Cara Wilma, la questione del diritto/dovere del lavoro che facciamo è parecchio spinosa. Per chi crede nelle istituzioni, basta leggere la Costituzione che ci garantisce (sulla carta) il diritto al lavoro. Per chi non crede nelle istituzioni, la faccenda è diversa. Hai ragione a chiederti chi ci deve garantire il lavoro e quale lavoro. Spesso chi ce lo deve garantire si trasforma in schiavista. A quel punto, il lavoro si trasforma nel diritto del forte a schiavizzare il debole. C’è una frase di Enzo Biagi che condivido: “C’è la diffusa tendenza da parte delle imprese, a considerarti un beneficato, per la sola ragione che pagano il tuo lavoro”. Noi riceviamo un beneficio economico ma cediamo un bel pezzo della nostra libertà. D’altra parte, non conosco un altro modo che non sia il lavoro per pagare tutte le spese che devo affrontare ogni giorno.
Il lavoro degli aninali, ovviamente, è un’altra cosa e su quello ho notato che siamo d’accordo. Quando vedo lavorare gli animali provo solo un senso di sconfitta. Nel caso degli animali del circo, la sconfitta è ancora più netta perché vengono ridicolizzati con comportamenti, abiti e accessori assurdi e condizioni di detenzione inaccettabili. Tutto per il nostro “divertimento”.
Wilma la tua è una giusta considerazione, è importante prima di tutto comprendere il concetto di lavoro e capire di cosa si sta parlando. SE consideriamo come il senso comune oggi giorno intende il lavoro, hai assolutamente ragione, ma ci sono altri aspetti che magari si potranno affrontare e dibattere in futuro.
Credo che le mire pionieristiche ed espansionistiche (davvero poco fantastiche) dell’umanità abbiano invece portato alla schiavitù le altre specie e alla devastazione il loro /nostro habitat.
Non paghi di tutto ciò, gli umani si sono rivolti anche allo spazio, con la stessa presunzione e con gli stessi metodi di morte.
“i mostruosi armamenti che la povera meschina umanità si trova “costretta” a dotarsi per un’idea di sicurezza illusoria.”
Appunto: illusoria, e puoi togliere anche costretta in quanto la spesa militare (americana in testa) è assolutamente “voluta” e perseguita.
“Se l’uomo con tutta la miseria di cui è dotato non avesse neppure queste mire così fantasticamente pionieristiche che comunque gli danno un’opportunità di essere migliore di quello che in realtà è, tutto sarebbe ancora più triste e forse più inaccettabile.”
Mi dispiace ma non sono daccordo. E’ sicuramente bello ed emozionante sognare grandi viaggi interstellari seguendo una mitologia fantascientifica (io sono cresciuto a pane e star wars…), ma questa ricerca spaziale purtroppo (o per fortuna) è solo un utopia appunto fantastica che l’essere umano non raggiungerà a breve nè forse mai. Una maggiore presa di coscienza terrestre porterebbe sicuramente più “profitti” etici. Probabilmente i satelliti in giro per il pianeta contribuiscono a migliorare le comunicazioni, ma pensare di andare a colonizzare un altro mondo è solo puro spirito antropocentrico. Immaginiamoci un autentico ipotetico contatto extraterrestre tra un Uomo specista del 21° sec. e un alieno che non si riesce neanche ad immaginare se non grazie ad una cinematrografia sì appassionante ma altrettanto ridicola rispetto ai reali problemi attuali terrestri…
L’uomo è meschino ma soprattutto assolutamente non stupido, e la politica strategica che ha permesso una manipolazione degli eventi spaziali presunti veri o falsi…ha contribuito solamente e miseramente a creare altre vittime innocenti come appunto tutti quei poveri Animali (Laika ne è un triste esempio) usati come cavie prima della presunto viaggio umano nello spazio: una lista innumerevolmente lunga di vittime anche umane (molte neanche ufficializzate) che dagli anni ’50 si sono susseguite tristemente. E’ questo il prezzo da pagare? Che senso ha? Quale strategia? Quale consapevolezza?…Perchè potessimo inviare un drone su marte a fare cosa non si sa? Conservare in un museo quattro sassi della Luna?
Credo che il telefonino o i computer avrebbero avuto comunque lo stesso successo.
Grazie a te per la condivisione.
“Se un Animale da macello viene risparmiato per diventare da lavoro, il salto di qualità non è dei migliori. Gli viena salvata la vita ma non si è certi che gli venga salvata la dignità, in ogni caso sarà sempre privato della libertà; l’idea di addestrare e domare gli Animali per farli lavorare è molto lontana dall’idea della liberazione animale.”
Non sono d’accordo…e penso che non lo siano neanche gli oltre 40 soggetti che in quattro anni di attività hanno scampato un proiettile in fronte e un coltello in gola, per far cambio con poche ore di lavoro e neanche tutti i giorni, alloggiati in bei paddok grandi con fieno a volontà e cure amorevoli da parte dei loro proprietari.
Noi del progetto SWH, non agiamo con l’intento di “liberare” gli animali…liberarli dove? Da cosa?
Il nostro intento è salvarli da una fine indegna e dare loro la dignità di compagni di vita, e quindi di lavoro, dell’uomo (chi non lavora non mangia…sia esso uomo che animale…dove per gli animali, per lavoro si intende procacciarsi cibo e acqua). Non più cavalli DA carne, ma Cavalli compagni di vita dell’uomo.
Se il lavoro (e quindi il procacciarsi cibo e acqua per vivere) rende schiavi…allora lo siamo tutti, a parte coloro che hanno la fortuna di vivere di rendita.
Noi pensiamo che il lavoro nobilita…se poi si lavora in modo da rispettare la Terra e chi la abita, ancor di più.
https://www.youtube.com/watch?v=Z_oLLB1jIhI
“Non vi è peggior schiavitù di quella che s’ignora“.
Con questa citazione di Ignazio Silone si potrebbe anche concludere la risposta al tuo commento. Ma per meglio far comprendere al pubblico è meglio argomentare.
Tu non sei d’accordo per il semplice fatto che fai parte del progetto che usa questi cavalli, diciamo quindi che c’è nel tuo caso un classico “conflitto di interessi”.
Come già evidenziato nell’articolo di Paola Re esistono realtà che forniscono tutto ciò che voi fornite a questi Animali e non chiedono nulla in cambio. Se per strada troviamo una persona in difficoltà che chiede aiuto e se decidiamo di ospitarla a casa nostra, non gli chiediamo in cambio di lavorare per noi.
“Noi del progetto SWH, non agiamo con l’intento di “liberare” gli animali…liberarli dove? Da cosa?”. E torniamo alla frase di apertura di questa risposta: hai mai visitato un allevamento di Cavalli “da carne”? o un macello? Se lo avessi fatto la tua domanda risulterebbe del tutto superflua.
Il concetto di lavoro è del tutto umano, è pretenzioso e antropocentrico pretendere che anche gli altri Animali abbiano lo stesso nostro concetto di lavoro, un Cavallo vivrebbe benissimo in un campo brucando l’erba e riparandosi sotto a un albero, come i suoi antenati liberi hanno fatto da tempo immemore, pretendere che siano soggiogati, addestrati, usati per un lavoro che porta a voi reddito e a loro vitto e alloggio è la classica visione del padrone che intende sfruttare “umanamente” i propri servi.
Se i Cavalli in questione fossero davvero vostri compagni di vita non li si dovrebbe addestrare, imbragare, legare e controllare, non ti pare? Il vostro concetto di “compagno” è alquanto singolare, per non dire ipocrita.
Non esistono Cavalli “compagni di vita” come li dipingi tu, esistono Cavalli “da lavoro”, esattamente come dite voi nel video che hai proposto nel tuo commento.
Se pensate davvero che il lavoro nobilita e se intendete lavorare rispettando “la Terra e chi la abita”, allora armatevi di buona volontà e zappate i campi a mano senza esigere un pagamento in natura da chi avete “salvato”, spacciando il tutto per un’operazione altruistica ed empatica.
Del resto voi non salvate dei Cavalli qualsiasi da un triste destino, ma solo quelli che sono “sereni, calmi, intelligenti e volenterosi”, come afferma il vostro portavoce nel video da voi proposto dal terzo minuto in poi. Cercate qualcuno che sia adatto per svolgere il lavoro che voi volete che svolga, il fatto che lo trattiate bene non cancella il concetto di schiavitù insito nel vostro progetto: a nessun “compagno di vita” piacerebbe tirare un aratro, o un carro carico di persone e condotto da un addestratore con in mano un frustino.
Gentile Associazione Save the Working Horse, mi fa molto piacere leggere il vostro commento. Non siete d’accordo con ciò che ho scritto e la cosa non mi sorprende. Se vi chiamate “Salva il cavallo da lavoro” un motivo c’è: credete che il cavallo debba lavorare. Sono certa che anche i 40 soggetti che voi citate sono d’accordo col lavorare se l’alternativa è il macello. Dovendo scegliere tra il male minore, il vostro progetto è certamente il male minore. Se esiste una classifica degli orrori, il macello si guadagna certamente un posto sul podio mentre il castello di Tassarolo no: lo riconosco con molta serenità.
“ poche ore di lavoro e neanche tutti i giorni, alloggiati in bei paddok grandi con fieno a volontà e cure amorevoli da parte dei loro proprietari” è un ottimo modo di trattare gli schiavi ma io non sono favorevole al buon trattamento degli schiavi. Io sono favorevole alla liberazione degli schiavi. Gli animali non devono andare al macello come non devono essere schiavi da lavoro.
Voi scrivete: “Noi del progetto SWH, non agiamo con l’intento di “liberare” gli animali…liberarli dove? Da cosa?” Io le rispondo: dal diritto che gli umani hanno di sfruttarli ogni volta che lo ritengano opportuno.
Voi scrivete: “Il nostro intento è salvarli da una fine indegna e dare loro la dignità di compagni di vita, e quindi di lavoro, dell’uomo”. Essere compagni e compagne di vita non comporta QUINDI essere compagni e compagne di lavoro. Il QUINDI non c’entra nulla, tant’è che vi sono innumerevoli compagni e compagne di vita che non sono affatto compagni e compagne di lavoro: vale per esseri umani e non umani.
Voi scrivete “(chi non lavora non mangia…sia esso uomo che animale…dove per gli animali, per lavoro si intende procacciarsi cibo e acqua). Non più cavalli DA carne, ma Cavalli compagni di vita dell’uomo.” Gli animali si procacciano cibo in natura: se sono compagni e compagne di vita nelle nostre famiglie, mi pare che il cibo venga fornito dalle famiglie. Il fatto è che la vostra non è una famiglia ma un’azienda: i cavalli sono uno strumento per lavorare, a prescindere dalle loro buone condizioni di vita che avete descritto.
Voi scrivete: “Se il lavoro (e quindi il procacciarsi cibo e acqua per vivere) rende schiavi…allora lo siamo tutti, a parte coloro che hanno la fortuna di vivere di rendita. Noi pensiamo che il lavoro nobilita…se poi si lavora in modo da rispettare la Terra e chi la abita, ancor di più.” Sono d’accordo con voi che il lavoro in qualche modo renda schiavi e che schiavi e schiave lo siamo un po’ tutti e tutte: questo è un motivo in più per non schiavizzare esseri ancora più deboli di noi e renderli schiavi degli schiavi. Non dobbiamo renderli vittime di una concezione di vita squisitamente antropocentrica: lavorare per vivere. Riguardo coloro che “hanno la fortuna di vivere di rendita”, dietro quella rendita c’è il lavoro di altri schiavi e schiave quindi non so se sia una fortuna. Se voi pensate che il lavoro nobiliti animali umani e non umani, allora continuate con la vostra attività serenamente. Se proprio si deve parlare di azione nobilitatrice del lavoro, io mi fermerei agli umani.
Ho visto il video e vi confesso che non mi è piaciuto affatto. Abito a Tortona, vicino a Tassarolo, e mi ero proposta di venire a visitare il posto ma il video ha contribuito a farmi cambiare idea. Aggiungo che le parole di colei che parlava al microfono si commentano da sole: non potevate trovare di peggio.
Certamente il video è uno zuccherino se paragonato a questo http://www.viaggisenzaritorno.it
Vi ringrazio molto per il vostro intervento che per me è stato utilissimo.
Anche per me è stato molto utile il vostro intervento…soprattutto per avere conferma che chi utilizza altri esseri viventi verso uno scopo (in questo caso un profitto economico) non ha nulla di etico, ma solo un capitolato aziendale a cui fare riferimento. I cavalli in questione non moriranno in un macello…forse! Cosa succederà quando uno di loro si ammalerà? O si farà male da non poter lavorare ed essere curato in maniera economicamente sostenibile? Essendo Cavalli da lavoro è molto facile, purtroppo per loro, essere soggetti ad incidenti o malattie o peggio infortuni. Curerete amorevolmente loro…così come affermate? Offrirete il vostro amore umano tramite un veterinario a pagamento? E cosa chiederete in cambio? Un certificato di malattia da consegnare all’Inps dietro contributi?
La mia ovviamente è una provocazione…ma essendo dipendente da molti anni ho imparato a mie spese che all’interno del mercato del lavoro…tutti…siamo solo tanti numerini schiavizzati da appendere in bacheca, dove ognuno ha una scala di forza lavoro appunto, una sorta di punteggio che determina una significativa produttività più o meno redditizia. E’ così che un azienda ottiene profitti: abbattimento dei costi che deve corrispondere a un aumento dei profitti, uno salva l’altro e viceversa. Cito le parole di Paola: “Noi riceviamo un beneficio economico ma cediamo un bel pezzo della nostra libertà.” Questo nel mondo degli Umani…figuriamoci nel mondo degli Animali! Cosa ricevono in cambio i Cavalli in questione? Cibo? Un box per dormire? E poi? Quale sarà il loro futuro? Dove andranno quando saranno stanchi ed anziani?
Come già detto il vostro è solo un attegiamento ipocrita e fasullo che maschera ben altre intenzioni: i Cavalli non moriranno in un macello…no! Non subito…ma presto ci arriveranno!
(Per quanto riguarda il video…mi sono fermato al minuto 1,11…dopo aver visto uno splendido Cavallo imbrigliato e tirato in maniera assolutamente innaturale: questa non è Libertà, non è Gioia, non è soddisfazione per un gesto nobile…è solo una toppa, tra l’altro pure bucata!
Se questo è il vostro intento…non siete molto diversi da altri sfruttatori!)
Come giustamente dice Roberto si tratta di una “toppa”, ma come tutte le toppe è anche un rimedio per evitare di cambiare un qualcosa che non funziona più. Il concetto di “benessere animale” è la nuova frontiera del business green, che tende a rendere accettabili dalla massa le pratiche di sfruttamento degli Animali, una nuova frontiera molto pericolosa che non può far altro che allungare nel tempo la scia di sangue che la nostra società antropocentrica esige dagli altri Animali.
Anche non volendo spostare il discorso su di un piano diverso da quello centrale dell’articolo, qualcosa devo dire in risposta a Paola.
Credo che in fondo non si tratti neppure di un vero e proprio spostamento di tema, credo anzi che il problema sia proprio lo stesso:
Premetto che anche se si vuol credere nelle istituzioni e nella costituzione mi pare cmq un pò dura pensare che lo stato possa garantire il lavoro a tutti/e senza prevedere di conseguenza anche un controllo sulle nascite, sugli indirizzi scolastici/lavorativi e senza l’istituzione di aziende di stato, quindi senza interferire ancora più pesantemente sulle nostre vite.
Ma vorrei dire anche che:
“Spesso chi ce lo deve garantire si trasforma in schiavista. A quel punto, il lavoro si trasforma nel diritto del forte a schiavizzare il debole”
In realtà nessuno ci “deve” garantire il lavoro, ma è pur vero che chi ce lo offre molto facilmente ci schiavizza.
“Noi riceviamo un beneficio economico ma cediamo un bel pezzo della nostra libertà. ”
Infatti è così, ma sta in noi decidere se accettare queste condizioni, oppure organizzarci un “lavoro” o meglio un mezzo di sostentamento contando solo sulle nostre forze, un lavoro che non schiavizzi nè noi stessi nè altri esseri.
L’industrializzazione che tanto male ha fatto a questo pianeta e a tutti i suoi abitanti è potuta avvenire non solo grazie agli approfittatori che si sono proposti come salvatori e benefattori ma anche , e direi soprattutto, grazie a chi ha scelto di assecondarli ed ha scambiato la propria libertà e quella di altri esseri con una chimera.
Allo stesso modo c’è chi, come in questo caso, continuando a considerarsi un salvatore si serve di persone non umane che però, grave differenza ulteriormente peggiorativa, non hanno neppure mai potuto scegliere cosa fare della propria vita, nè prima nè ora .
Salve a tutti. Sono rimasta sconvolta da tutti questi commenti contro i cavalli che “lavorano”.Io sono proprietaria di un centro ippico che ha preso parte al progetto contro i quali vi siete messi. Ma siamo pazzi si vede che chi scrive non vive nel mondo dei cavalli, che non sa quanto amore viene messe nell’addestrali e viverci insieme, dei sacrifici che ci sono e della bellezza che c’è nel vivere con loro. Allora non addestriamo più neanche i cani per esempio all’agility e lasciamoli liberi! Certo che la convivenza con l’uomo li priva della libertà in natura ma voi pensate che un cavallo nato e cresciuto in allevamento sappia cavarsela libero? Se studiaste etologia sapreste anche che un cavallo vive bene in posti dove c’è cibo, sicurezza e insieme ai sui simili. Se l’uomo sa garantire queste cose al cavallo e si pone in modi etologici nei suo confronti il cavallo vive bene e il “lavorare” con noi non sarà così pesante come lo fate apparire.
Inoltre voglio aggiungere che se il cavallo non venisse più montato o lavorato molti di loro farebbero una fine davvero indegna. Al posto di scrivere male di persone che fanno seriamente il loro lavoro, perché non parlate davvero di maltrattamenti?
Comunque chi ama il cavallo e lo vive come stile di vita sa che parte di ciò che avete scritto sono cose dette con leggerezza senza entrare a conoscenza di questo mondo.
Saluti Sara.
Cara Sara sei rimasta sconvolta? Addirittura? Figurati come rimarresti se visitassi allora un allevamento di Cavalli destinati al macello…
Tu sei proprietaria di un centro ippico e lo si sarebbe capito anche se non lo avessi detto. Il “mondo dei cavalli” come lo definisci tu è un mondo di privazioni e sofferenze – per i Cavalli sia ben inteso, non certo per gli Umani – e questo non lo dice chi non sa nulla di Cavalli (anche se non serve avere una vasta esperienza in campo equestre per poter riconoscere una pratica di sfruttamento), ma molte persone che ci hanno vissuto, ci hanno lavorato e successivamente ne hanno preso le distanze. Tra loro ci sono le persone che hanno creato Ippoasi (http://www.ippoasi.org).
Ti sei mai chiesta se i Cavalli hanno mai desiderato le tue “attenzioni”, i tuoi addestramenti, il tuo lavoro? E’ evidente di no. Un Cavallo è nato e cresciuto in un allevamento perché c’è un Umano che ce lo ha messo, di sicuro non ci è andato da solo, affermare che visto che è nato e cresciuto in un allevamento, allora il Cavallo deve essere tenuto in cattività tutta la vita e deve sottostare agli addestramenti, non è certo un pensiero intelligente, dato che siamo noi Umani la causa della sua inadeguatezza alla vita libera e ci proponiamo al contempo come soluzione a questo problema.
Non serve essere studiose/i di etologia del Cavallo per sapere che se è selvatico non si fa catturare e domare con facilità, questo perché non ci tiene affatto a diventare un nostro schiavo.
Sarebbe davvero interessante capire cosa mai possa significare una frase come “Se l’uomo sa garantire queste cose al cavallo e si pone in modi etologici nei suo confronti il cavallo vive bene“, perché non ha alcun senso apparente. L’unico modo in cui l’Umano si può porre nei confronti di un altro Animale suo sottoposto o schiavo, è mediante una pratica di controllo e di dominio, il resto sono tutte favolette che gente come te racconta a chi è sprovveduto, o a chi vuole sentirsi dire cose del genere per liberarsi la coscienza.
Se il lavoro del Cavallo non è così pensante come dici, attaccati tu ad un aratro. Le scuse di chi fa dello sfruttamento animale una professione per ricavarne reddito, sono una vera e propria fiera delle banalità e dell’ipocrisia.
Secondo la tua visione un Cavallo può esistere solo se:
1) viene montato e/o lavora
2) viene destinato a diventare cibo
Altro non pare contemplato: una vita libera, degna e senza controlli come quella che gli antenati degli odierni Cavalli schiavi hanno vissuto, non può esistere.
Chi ama i Cavalli vorrebbe vederli liberi, anche chi non li ama ma semplicemente li rispetta davvero lo vorrebbe; chi, come te, li usa per propri fini personali non li ama, semplicemente li sfrutta approfittando della posizione di forza in cui si trova. Ci sono molti addestratori che affermano candidamente di amare i propri Cavalli come dei figli, è alquanto improbabile però che ai loro figli applichino morso, briglie, capestro, finimenti sottopancia e via discorrendo, o li attacchino un aratro per arare un campo.
Saluti antispecisti.
Gentile Sara, certo che se lei si sconvolge per poche righe, mi sa che è proprio digiuna di “letteratura animalista”. Si leggono certi orrori in giro che le mie riflessioni sono acqua di rose. Lei ha virgolettato “lavorano”. Perché? Quei cavalli lo fanno davvero. Si chiamano WORKING HORSES. (Cavalli che lavorano). Il suo intervento a difesa del progetto è il minimo che ci si potesse aspettare: lei è parte in causa e si vuole difendere. La capisco benissimo. E soprattutto lei sa bene che cosa significhi far LAVORARE gli animali. Lei ha avuto una giusta intuizione: io non vivo nel mondo dei cavalli. Ho avuto un cavallo Pony da bambina, non l’ho mai cavalcato e nessuno della mia famiglia lo ha mai fatto, neppure per un semplice giretto in cortile. Era vietato… da me. Ero una bambina… estremista fondamentalista integralista? Anche se non vivo nel mondo dei cavalli, mi informo su quale sia il tipo di mondo in cui i cavalli sono fagocitati: ippica, palio, circo, botticelle, forze dell’ordine, agricoltura, eccetera. Non mi piacciono quei mondi. Non vedo amore ma un sacco di soldi che gira sulle loro teste. E non riesco a immaginare lei nel suo centro ippico mentre si prende cura di un cavallo che non le dà profitto. Il mio Pony non mi dava profitto: era un compagno.
Interessante il suo riferimento all’addestramento per l’agility. Le pare che io possa approvare gli spettacoli di agility? Certe volte sono esercizi leggeri, scherzosi che fanno sorridere e in quel caso chiudo un occhio ma in certi casi sono autentici LAVORI che affaticano i cani (e portano profitto!) quindi apro entrambi gli occhi e ovviamente li condanno.
Interessante il suo riferimento al “cavallo nato e cresciuto in allevamento”: le pare che io sia favorevole agli allevamenti di cavalli o di qualsiasi altro animale? L’allevamento è sfruttamento: su questo non faccio un passo indietro.
Lei scrive “… se il cavallo non venisse più montato o lavorato molti di loro farebbero una fine davvero indegna.” Che cosa significa? Che bisogna fabbricare cavalli per montarli, imbrigliarli, farli lavorare ovunque, in modo da non spedirli al macello?
Lei chiede a Veganzetta “perché non parlate davvero di maltrattamenti?”: ho l’impressione che lei non abbia mai letto questo giornale… Qui i maltrattamenti agli animali sono di casa. A lei che ha gli occhi chiusi su Veganzetta, cosa del tutto comprensibile, consiglio di tenere chiusa anche la bocca (in questo caso la tastiera) perché fa delle pessime figure.
Le cose che lei definisce “dette con leggerezza senza entrare a conoscenza di questo mondo”, al contrario sono parecchio ponderate da chi vede tutti i giorni come si comporta gente come lei con i cavalli. I centri ippici, coi loro lustrini, il loro look modaiolo e sofisticato sono uno dei tanti volti soft dello sfruttamento animale e sono uno dei luoghi banditi dalla mia concezione di vita antispecista.
“Sono rimasta sconvolta da tutti questi commenti contro i cavalli che “lavorano”…”
Cara Sara, quando qualcuno/a cerca di comprendere cosa significhi sfruttamento animale, è inevitabile che si scontri con realtà purtroppo ben radicate in una società in cui ogni nostro coinvolgimento professionale è strettamente legato al raggiungimento di un profitto. Una persona qualunque utilizza il proprio grado si sensibilità a suo piacimento e lo somatizza in base ad un evento esterno strettamente legato all’ambiente personale circostante. E’ per questo che siamo esseri viventi senzienti. La natura ci ha regalato questo dono proprio perchè noi potessimo interagire con l’ambiente che ci circonda. Questo ambiente naturale è costituito da piante, terra, aria, minerali, roccia…e anche da tanti altri esseri viventi chiamati non Umani, ma bensì Animali. Tu sei “sconvolta” nel sentirti “additata” personalmente in quanto sei in prima persona integrata all’interno di un sistema produttivo professionale che gestisce appunto Animali, in questo caso specifico Cavalli. Ti senti offesa perchè sai perfettamente che tu o chi per te non non infierisce con una lama nelle viscere di un “tuo” Cavallo, nè provoca violenza diretta ad incutere terrore o timore di una morte imminente.
Questo è un dato di fatto, in quanto la tua coscienza ti garantisce una determinata protezione mentale da far somatizzare l’innocenza e la nobiltà di un gesto presunto nobile tradotto in: allevamento. Non voglio psicanalizzarti, non sono uno specisalista. Ma se sei intervenuta in questo dibattitto meriti una risposta.
Qui stiamo parlando “non” solo della condizione di prigionia forzata di alcuni Animali condotti miseramente all’interno di contesti umani comuni quali sono appunto gli zoo, i circhi, i delfinari, i maneggi…fino ad arrivare agli estremi di questa condizione forzata: gli allevamenti intensivi da carne e derivati, i laboratori di vivisezione e quanto di più ignobile l’essere umano è stato capace di costruire con la sua sofisticazione progredita. Qui stiamo parlando di Cavalli da lavoro o da ippica. Loro non soffrono? I Cavalli da lavoro o da ippica non sono sfruttati? I Cavalli da lavoro o da ippica sono accuditi amorevolmente?
Dipende con quale ipocrisia da profitto vogliamo affrontare questa condizione. Se chiedessimo ad un qualsiasi allevatore o circense o ricercatore scientifico o peggio cacciatore se per caso si senta in colpa per quello che fa…quasi sicuramente molti risponderanno di no. Percepiscono il loro dirito di proprietà assoluta data dal profitto ricavato. Questa condizione di sfruttamento indiretta neanche la considerano minimamente. Un cacciatore spara vigliaccamente ad una preda perchè in primis la legge non glielo impedisce, secondo perchè si diverte, terzo perchè forse ne trae profitto o soddisfazione. Questo si chiama Antropocentrismo. Quindi per lui è un diritto, come lo è per te pensare che i Cavalli da lavoro debbano sentirsi obbligati a svolgere determinate azioni. Se ci pensi sul pianeta esistono altri casi simili rapportati però in un contesto umano, e mi riferisco alla bassa manovalanza in alcuni paesi del terzo mondo, realtà spesso legate ad uno sfruttamento corporativo figlio di un benessere borghese occidentale. (Non serve fare alcuni esempi in merito…il made in italy manifatturiero è scomparso anche per questo).
Stessa cosa dicasi quindi per tutti gli altri protagonisti di un contesto “animalesco-professionista” attuale…agility compreso. Su quest’ultimo caso sarebbe meglio approfondire la condizione attuale di ogni Animale d’affezione in particolare Cani e Gatti, i più diffusi in ambito umano-affettivo: spesso non ci si rende conto a sufficienza che un Cane probabilmente è ultra-felice di saltare, correre, raccogliere oggetti e riportagli al suo “amico-uomo”, il suo “padrone”. Lo diamo per scontato perchè è ovvio che lo faccia, è obbligato naturalmente a compiere questi gesti ripetitivi. Conosce benissimo l’essere umano fin dalla nascita e lo considera parte integrante del suo ambiente, del suo habitat naturale, quello che un tempo era la natura libera e selvaggia. Non possiamo permetterci di abbandonarli o peggio seviziarli. Con questo non voglio giustificare l’agility doggie, ma esso è solo un delicato compromesso purtroppo accettato da una condizione costretta. Come lo è tenerli in salotto. Un ambiente a loro ostile che è diventato familiare per non soccombere. Questo può definirsi adattamento ad una evoluzione costretta. Traduzione: Animali d’affezione. Non lo stesso si può dire dell’ippica, dei maneggi, delle stalle, delle briglie, delle selle, dei frustini ecc.
Esistono tanti Cavalli in natura, per fortuna, ancora liberi…pochi ma esistono. Il Cavallo è ancora oggi un essere vivente selvaggio non “addomesticato” completamente. Nonostante secoli di sfruttamento ancora resiste egregiamente alla sua prima “monta”. La classica scena macabra e micidiale della prima sellatura di un Cavallo mi ha sempre suscitato imbarazzo e sdegno. Vedere quel povere Animale che si imbizzarrisce violentemente, e cerca con tutte le sue forze di “smontare” l’ospite umano dalla sua groppa: una cavalcata sommossa ed ansimante, che si conclude spesso con una calma apparente dell’Animale sfinito, accarezzato sul muso dal suo domatore umano. Questo è l’addestramento. Peccato che sia un “ammonimento” molto diverso, per esempio, da istruzione o educazione. Mi sa tanto di scelta costretta, che assomiglia molto a tante nostre abitudini quotidiane accettate come status sociale. Peccato che il Cavallo in questione non percepisca uno stipendio a fronte dei suoi sacrifici. Non è integrato socialmente con altri suoi simili, non può riprodursi naturalmente nè tanto meno fare una passeggiata quando gli pare. Avrà il suo diritto alla vita con del fieno e un box per dormire…sì…ma per quanto?
Quando smetteremo di considerare ipocritamente gli Animali come un nostro possesso personale di diritto…forse, entrambi, saremo finalmente liberi di vivere la nostra esistenza naturale.
Trovo questo articolo davvero sciocco. E parlo da vegana. Portare tutto all’estremo e VOLER vedere del marcio dove il marcio non c’è è pressoché identico o forse peggiore di chi sa la veritá ma si gira dall’altra parte e tace. (Vedesi “animalisti” onnivori e altre amene personalità senza alcuna coerenza) In questo progetto non c’è del marcio! Anzi! Può essere una delle soluzioni! Più vite si salvano e meglio è. Non esiste per forza solo “l’oasi degli animali”. Ed è evidente che chi ha scritto l’articolo non sa che animale sia il Cavallo. Inoltre probabilmente dubito che l’autore sia entrato in un buon centro equestre SE NON in veste di babbano curioso! (O sia stato traumatizzato da un pessimo centro equestre e ha poi deciso di fermarsi a quella sola esperienza decidendo di generalizzare su ogni azienda che lavora con l’aiuto di animali.) Peccato… Grazie a articoli mal scritti come questo la “categoria” dei vegani risulterá ancora una volta la solita “spina nel culo” ;) Michela
Cara Michela,
Siccome pari una persona schietta, riceverai una risposta altrettanto schietta: che una vegana scriva un commento del genere a un articolo che tratta un argomento delicato come lo sfruttamento degli Animali per fini lavorativi, fa davvero tristezza.
A ben pensarci le cose sono due: o non è vero che sei vegana, o sei vegana e non hai capito perché lo sei diventata.
Questo perché affermare che una critica a un metodo di sfruttamento animale, presunto “dolce” o “rispettoso” (le virgolette sono d’obbligo), equivalga al comportamento di chi sa cosa significa della carne in un piatto e tace divenendo connivente, è davvero grave e inaccettabile.
“Più vite si salvano e meglio è” bella frase a effetto, degna di un calendario animalista, peccato che essere in vita non significhi automaticamente vivere bene, del resto anche un Animale che vive rinchiuso in uno zoo o un circo è in vita, o un Cane legato alla catena è in vita, ma significa davvero vivere? Non è la vita in sé il nostro obiettivo, è la qualità della vita e la dignità di un essere a interessarci. Anche questo pare tu non l’abbia capito.
Salvare un Cavallo dal macello è un atto importante e degnissimo, farlo divenire una giustificazione per porre in atto pratiche di sfruttamento su chi è stato salvato (come se vi fosse un debito di riconoscenza da pagare), non pare invece sinonimo di grande moralità.
Non siamo esperte/i di spine nel culo, ma di sicuro vorremmo essere la spina nel fianco di chi continua ad arrogarsi il diritto di sfruttare gli altri, in nome di una presunta e infondata superiorità.
Gentile Michela, sono l’autrice, non l’autore (le differenze di genere hanno la loro importanza) che ha scritto l’articolo “davvero sciocco”. Il fatto che lei sia vegan e scriva ciò che ha scritto non mi sorprende affatto perché sono parecchie le persone vegan diventate tali per motivi salutistici e che si fermino lì.
Lei scrive: “Portare tutto all’estremo e VOLER vedere del marcio dove il marcio non c’è è pressoché identico o forse peggiore di chi sa la veritá ma si gira dall’altra parte e tace. (Vedesi “animalisti” onnivori e altre amene personalità senza alcuna coerenza)”. Se lei scrive queste cose, difendendo il progetto in questione, probabilmente è certa del fatto che al castello di Tassarolo non siano onnivori ma vegan. A prescindere dal fatto che essere vegan è una questione di giustizia e non di cucina, comunque sarebbe un buon passo avanti se al castello di Tassarolo non gli animali non venissero mangiati. Nel deprimente video che hanno usato per promuoversi, si parla di agricoltura e di cibo ma non viene detto che è cibo vegan. Quindi anche al castello di Tassarolo sono onnivori? Le va bene questo? A me no.
Lei scrive “Più vite si salvano e meglio è.” Che cosa significa salvare una vita? Una vita è solo espletare funzioni fisiologiche al meglio?
Lei scrive “Ed è evidente che chi ha scritto l’articolo non sa che animale sia il Cavallo. Inoltre probabilmente dubito che l’autore sia entrato in un buon centro equestre SE NON in veste di babbano curioso! (O sia stato traumatizzato da un pessimo centro equestre e ha poi deciso di fermarsi a quella sola esperienza decidendo di generalizzare su ogni azienda che lavora con l’aiuto di animali.)” Abito vicino a uno dei più illustri centri ippici italiani http://www.torrione.org/ Ci passo davanti quando passeggio in bicicletta: non ci entro neppure sotto tortura. Non sono “babbano curioso” (cioè babbana curiosa) perché quel genere di posto per me è una spina nel cuore, non in quell’altro posto che ha citato lei. Provo molta pena per le persone come lei che si inseriscono nella “categoria” dei vegani dimostrando fragilità di pensiero quando sarebbe necessario l’esatto contrario per essere vegan.
Io non ho parole davvero.
Quindi meglio un cavallo appeso al gancio, che un cavallo ancora vivo e ben tenuto che ‘lavora’?! Come al solito non va mai bene niente, ODIO QUESTE CATEGORIE DI ESTREMISTI.
Ciao Elisa,
Per prima cosa è bene specificare le persone vegan non sono una categoria; inoltre non si capisce perché accusi di estremismo gli altri quando sei tu a proporre solo soluzioni estreme: un Cavallo o è costretto a lavorare per gli Umani o finisce appeso a un gancio. Esiste anche una terza via: un Cavallo che vive sereno in un luogo dove lo mantengono a vita senza chiedergli nulla in cambio, troppo sforzo?
Oppure dobbiamo sempre aspettarci qualcosa in cambio da chi siamo disposti (bontà nostra) ad aiutare?
Veganzetta…puoi cominciare a dare il buon esempio: sia tramite il progetto SWH che Horse Angels, puoi salvare cavalli e puledri e poi liberarli nel paradiso equino che preferisci….allora?
Save the Working Horse: informarsi e crescere in consapevolezza è un obbligo morale (in qualsiasi campo), ci sono associazioni e gruppi, anche in Italia, che salvano tutti gli Animali che possono senza chiedere loro nulla in cambio e senza guadagnare un solo centesimo dal loro impegno.
Qualche esempio:
http://www.animaliliberi.org/site
Per i Cavalli in particolare: http://www.horseprotection.it
Gentile Elisa, vedo che va forte la “categoria”: c’è quella dei vegan, quella degli estremisti…
Anche lei virgoletta “lavora”. Perché quelle virgolette? Ha capito o no che il cavallo a Tassarolo e in innumerevoli altri posti al mondo LAVORA? Le pare che un cavallo che vive in famiglia come un compagno sia un caso di estremismo? Io tenevo il mio Pony in quelle condizioni ma nessuno mi ha mai bollata come estremista. Si chieda perché quei cavalli siano stati salvati dal macello: per trarne profitto. La sua riflessione riguardo il scegliere tra il gancio del macello o il castello di Tassarolo è banale e populista. Sappiamo bene che il macello è il peggio che possa loro capitare. Le consiglio di convertire il suo odio in qualcosa di più costruttivo.
I vostri propositi sono davvero ottimi..
Mi piacerebbe pero’ vederli messi in pratica.. Iniziate a SALVARE CONCRETAMENTE qualche equide, perchè si, a parole siamo tutti bravi.
Ce ne fossero di persone che salvano i cavalli e li mettessero a vita a pascolare in enormi praterie.. Ma fino ad adesso leggo solo parole, mentre di SWH vedo i fatti.
La morale la potete fare quando assocerete i fatti alle parole.
Ah, e per la cronaca, io vivo benissimo: NON ODIO NESSUNO, NON ROMPO L’ANIMA E NON PUNTO IL DITO CONTRO NESSUNO.
Chapeau.
Elisa,
Se leggi gli altri commenti precedenti potrai trovare esempi di realtà che salvano Animali (e pure Cavalli) senza chiedere nulla in cambio.
A dire il vero la frase “ODIO QUESTE CATEGORIE DI ESTREMISTI” l’hai scritta tu in un tuo commento, ora dici che non odi nessuno, deciditi.
Sono davvero deliziata da tutte queste gentili risposte, per niente aggressive o arroganti…pensavo che il non mangiar carne portasse ad atteggiamenti più miti, meno aggressivi, mi devo ricredere.
È veramente comico che noi, che ci diamo da fare ogni giorno per salvare vite dal coltello, veniamo definiti da voi “schiavisti”, “ipocriti”, “sfruttatori”….
Il progetto SWH è aperto a tutti: ci sono persone che salvano questi puledri e ne fanno i loro compagni di lavoro, altri ne fanno compagni con cui condividere il tempo libero, altri che li lasciano semplicemente liberi nelle loro proprietà e altri che li destinano a lavori socialmente utili (ippoterapia, pet therapy e affini), quindi, se volete far veramente qualcosa di utile invece di sbattere solo le ditina su una tastiera per gettare popò sulla testa di chi cerca di salvare vite, potete sempre proporvi per salvare uno di questi puledri e poi liberarlo dove più vi piace…se non siete disposti a farlo…fareste più bella figura a non criticare chi lo fa.
A chi ci ha gentilmente invitato a prendere la zappa, lo invitiamo a fare altrettanto…perché troviamo veramente che sia un controsenso essere vegetariani- vegani, e nutrirsi di prodotti biologici ottenuti con mezzi meccanici! L’impegno di molte aziende agricole che utilizzano la trazione animale, è quello di utilizzare metodi biologici e biodinamici, nel pieno rispetto della terra e di tutte le creature che ci vivono. Quindi…alzate i sederotti dalle scrivanie, lasciate le tastiere dei pc…e tutti con la zappa in mano, se vogliamo mangiar sano veramente….facile fare i vegetariani al supermercato!
Così, con la zappa in mano, con noi nei campi e nelle vigne, vi potrete render conto di cosa vuol dire lavorare insieme ad un cavallo (e magari capire cos’è un cavallo, visto che certi commenti sembrano usciti dalla bocca di uno di quei cittadini che non sanno neanche che profumo ha, un cavallo).
Per chi ci ha chiesto se sappiamo come sono gli allevamenti di cavalli da carne, rispondiamo che SI, sappiamo come sono gli allevamenti dai quali provengono i cavalli che salviamo: i puledri sono allevati allo stato brado, in pascoli enormi in Francia. Qui in Italia arrivano per la macellazione, ed e li che interveniamo noi, scegliendo il puledro più adatto alle richieste di chi lo vuole salvare.
Orrore! Le persone che salvano hanno delle richieste! Ma potete rimediare voi col vostro buonismo…scegliete quello che vi pare e fategli fare una vita libera….ricordatevi però, che se gli volete veramente bene al cavallo, non vi potete liberare la coscienza e dimenticarvelo in un pascolo…dovete fargli pareggiare gli zoccoli periodicamente e vaccinarlo e fargli fare una visita veterinaria all’anno almeno, oltre a svermarlo regolarmente…e queste cose un puledro selvatico non se le fa fare, quindi…la doma e un minimo di questi “imbrigliamenti” che tanto demonizzate, glieli dovete far conoscere, per il suo stesso bene.
Vi ho letti con molta pazienza, ma abbiate pazienza voi…certe cose non si possono proprio sentire…tanta teoria, tanto finto buonismo ipocrita e idealista…ma la realtà è un altra cosa: ci sono puledri che vengono passati al coltello…perdiamo tempo a sognarli liberi nella pampa argentina o ci diamo da fare per salvarne qualcuno?
A noi piace darci da fare…chi ama darsi da fare ci segua…chi invece vuol continuare a far filosofia ritenendosi migliore di noi, faccia pure, ma si renda conto che mentre fa filosofia, il puledro che avrebbe potuto salvare, finisce in bistecche ( e poco importa che le bistecche lui non le mangia perché è vegan…al puledro non importa).
Gli estremismi non servono a nulla.
Chi non mangia carne per motivi etici è responsabile, non più mite o arrendevole.
Beata te che ci trovi un lato comico in tutto questo, perché a ben vedere si tratta di una vera tragedia che però non riguarda direttamente noi Umani.
Parli con dovizia di particolari del tuo progetto, ma non hai risposto alle osservazioni su ciò che il vostro portavoce dice nel video che tu stessa hai suggerito di visionare. Si parla solo di Cavalli da lavoro, di come addestrarli, di come sceglierli, di chi è adatto e di chi non lo è.
Di Animali salvati da un triste destino da persone animaliste ce ne sono tanti, chi ti scrive ne cura direttamente 17 di varie specie, età, stazza, sesso.
Inoltre coerenza vuole che chi come voi è così impegnata/o nel salvataggio degli Animali si astenga dal cibarsene, confermi?
Per quanto riguarda la zappa cadi di nuovo male: chi ti scrive vive in campagna da molti anni, cura un orto, un frutteto, piantuma alberi per creare un piccolo bosco da destinare agli Animali e spacca la legna per riscaldarsi. Sul concetto di rispetto è evidente che vi siano delle diversità di vedute: il vostro è alquanto singolare.
Vantarsi di conoscere chi si sfrutta non equivale a una patente per continuare a sfruttarlo né a un titolo di merito, del resto anche i cacciatori conoscono molto bene gli Animali che ammazzano.
Una piccola nota: l’Italia è piena di Cavalli maltrattati e sfruttati da salvare, non serve certo andarsi a cercare i puledri selvatici della Camargue…
Anche chi ti scrive ti ha letto e ha visto con pazienza il vostro video, quindi come vedi siamo minimo in due ad aver avuta.
Chiaramente puoi continuare a pensare che la tua attività sia giusta e lodevole, nessuno te lo può impedire, ma non pretendere di ammantare di una patina etica un’associazione che seleziona solo Animali utili per i propri fini produttivi, perché se davvero di volontà di liberazione si trattasse per voi salvare un Cavallo giovane, vecchio, buono, cattivo, o anche un Maiale, una Pecora o un Pollo non farebbe alcuna differenza, magari però qualche Maiale nella vostra tenuta lo avete, sotto forma di salame.
Ora è meglio salutarci perché di sicuro avrai di meglio da fare che perdere il tuo tempo in chiacchiere e perché – se permetti -, anche per noi certe cose non si possono proprio sentire.
Gentile signora che scrive a nome di “Save the Working Horse”. Non ho letto risposte particolarmente aggressive o arroganti… Si ricreda pure sul presunto atteggiamento mite di chi non mangia animali e continui a mangiarli indisturbata. A proposito di aggressività e arroganza, guardi un po’ quale aggressività e arroganza sono necessarie per ottenere la bistecca che lei ha nel piatto.
Non è affatto comico definirvi sfruttatori di animali: al contrario è drammatico per noi farlo ed è ancora più drammatico che voi non lo capiate.
Lei scrive “Il progetto SWH è aperto a tutti: ci sono persone che salvano questi puledri e ne fanno i loro compagni di lavoro, altri ne fanno compagni con cui condividere il tempo libero, altri che li lasciano semplicemente liberi nelle loro proprietà e altri che li destinano a lavori socialmente utili (ippoterapia, pet therapy e affini)” Allora perché si chiama “Save the Working Horse”? Le parole sono importanti e il vostro nome è parecchio mistificatorio. Inoltre, riguardo il video che avete invitato a guardare, avete dato un’immagine di voi davvero deprimente. Sono molto felice che qualcuno aderisca al vostro progetto per salvare i cavalli dal macello per farne compagni di vita e non di lavoro ma dal nome che avete si capisce ben poco.
Lei scrive “facile fare i vegetariani al supermercato!” Non è poi così facile fare i vegetariani (peggio ancora i vegan!) al supermercato. Chi fa scelte di vita che combattono logiche di potere e sfruttamento sta abbastanza alla larga dai supermercati. Tra l’altro, lei scrive questo proprio sul giornale sbagliato. Ha letto che cosa è scritto sulla home page di Veganzetta a proposito di supermercati?
Lei scrive “la doma e un minimo di questi “imbrigliamenti” che tanto demonizzate, glieli dovete far conoscere, per il suo stesso bene.” Mi auguro che non facciano mai conoscere a lei la doma e gli imbrigliamenti: le sembrerà una battuta ma lei che è donna, capirà sicuramente di che cosa parlo, visto il trattamento riservato alle donne in svariati paesi del mondo.
Nel suo intervento c’è un continuo incensarsi sul fatto che vi diate da fare: pensi quanto si danno da fare i santuari che salvano gli animali…
Dato che sono una potenziale aderente al vostro progetto, vi consiglio di curare meglio la comunicazione perché il video che avete proposto mi ha davvero scoraggiata a venire a Tassarolo, temendo di trovarmi davanti la signora che ha usato il microfono per infilare una dietro l’altra una serie di perle di saggezza.
Sono d’accordo con lei: “Gli estremismi non servono a nulla.” infatti chi difende gli animali va al cuore del problema, che è il contrario dell’estremo.
Allora perché si chiama “Save the Working Horse”?
Tradotto: salviamo il cavallo da lavoro. Il “da lavoro” si riferisce alle razze comunemente definite a “sangue freddo” o “pesanti” che per secoli hanno accompagnato l’uomo nei lavori agricoli e nei trasporti pesanti. Con l’avvento della meccanizzazione, questi cavalli sono scomparsi dai campi per essere rimpiazzati dai mezzi meccanici, e sono stati riconvertiti alla filiera “carne”. Ancora oggi, c’è un certo pregiudizio su queste razze, che in un certo senso vengono etichettate “da carne” quasi a volerle sminuire rispetto alle altre razze modaiole da sport.
Ecco perché il nome “Salviamo il cavallo da lavoro”…a sottolineare che se non fosse stato per questi cavalli, la nostra evoluzione si sarebbe fermata e saremmo ancora ai tempi delle caverne a prenderci a clavate in testa (certo, ora siamo più evoluti e ci battiamo a suon di post via web).A sottolineare il fatto che meritano la vita esattamente come tutte le altre razze.
A sottolineare il fatto che hanno innumerevoli qualità al pari di tutti gli altri.
Se non era chiaro, invece di dire che noi non siamo in grado di comunicare, potevate chiedere delucidazioni, come per tutte le altre “perle di saggezza” che avete sentito….forse non le avete capite, ma invece di criticare, potevate, anche lì, chiedere delucidazioni.
Nei vostri interventi non vedo voglia di capire…date per scontato di sapere tutto e aver capito tutto, eppure ne all’Estancia né a Tassarolo, né al Dreamers sappiamo chi siete o vi abbiamo mai visti…eppure voi ci giudicate e addirittura pensate di sapere che cibo portiamo in tavola…parlate di imbrigliamenti e neanche sapete che ci sono cose necessarie per la salute di un cavallo anche se tenuto libero in un paddok…
Avere o meno la vostra approvazione o la vostra benedizione, non è cosa che ci interessa. Come voi avete le vostre idee, noi abbiamo le nostre. Non pretendiamo di cambiare il mondo, ma ci limitiamo a fare del nostro meglio…non possiamo piacere a tutti…ma questo non ci interessa, il nostro messaggio è molto chiaro, alle menti che non sono impegnate a vedere il marcio ovunque.
Continuate a puntare il dito sullo sfruttamento del lavoro animale, ma vi state concentrando sullo stuzzicadenti lasciandovi sfuggire il trave…quando, e se, vorrete parlare del trave (ma lo avete capito qual’è il trave? Vi do un piccolo indizio…non è solo salvare vite ma anche….), che dovrebbe oltretutto essere un argomento a voi molto caro, allora potremmo prendere a parlare e confrontarci in modo costruttivo.
Save the Working Horse,
Grazie per la delucidazione che non cambia di una virgola le posizioni già esplicitate.
A voi interessano le razze da lavoro perché, appunto, svolgono lavori che vi interessa far svolgere. Tutti i cavalli sono destinati al macello, tranne rare eccezioni, basti pensare alla crisi attuale dell’ippica italiana e a quello che sta comportando in merito alle uccisioni dei cavalli che non servono più.
Se la vostra associazione avesse salvato i cavalli “da lavoro” per farli vivere serenamente senza chiedere nulla in cambio, la questione sarebbe molto diversa, siccome così non è pare del tutto inutile continuare a spendere tempo e parole con chi ha un’attività economica basata sul lavoro degli Animali. E’ palese che vi siano chiari interessi di parte.
Non vi interessa avere la nostra approvazione e a noi non interessa approvarvi, francamente parlando non ci interessa affatto nemmeno la vostra associazione, ma è il principio che sottende che ci interessa discutere con o senza di voi che, per i motivi di cui sopra, non siete in grado di confrontarvi obiettivamente.
Ciò – e chi – portate a tavola lo hai detto tu stessa quando hai ammesso che la questione alimentare è personale e quindi ciascuno mangia ciò – o chi – crede.
Sbagli quando dici che non vedi voglia di capire: il vostro problema è che vi abbiamo capite/i benissimo.
Ciò che invece pare tu non abbia capito è che la lotta di liberazione animale si occupa sia della trave, sia dello stuzzicadente.
“l’Italia è piena di Cavalli maltrattati e sfruttati da salvare, non serve certo andarsi a cercare i puledri selvatici della Camargue…”
Con questo commento fai chiaramente intendere a tutti che del progetto SWH non hai capito NULLA e parli solo a vanvera solo per il gusto di criticare il prossimo.
Mai parlato di puledri camarguesi…
Quindi ti do ragione, è perfettamente inutile continuare, il confronto con gli estremisti lo trovo inutile, se poi gli estremisti neanche hanno capito realmente ciò che facciamo e sparano a vanvera, è proprio il top!
Solo una precisazione: le persone che salvano questi cavalli li registrano come non macellabili e se li tengono fino alla fine ( giusto per rispondere a chi diceva che al maceloo prima o poi ci tornano). E sui regimi alimentari di chi salva i cavalli…quelle sono scelte personali di ognuno, ci sono sia onnivori che vegetariani che vegani…il risultato non cambia: la vita l’hanno salvata lo stesso…senza sentirsi migliori o peggiori degli altri per questo o per la scelta alimentare.
Ciò che ti chiami “scelta personale” significa la vita o la morte di un numero enorme di Animali. A cosa serve salvare la vita a un Cavallo, quando poi si torna a casa e si cena con un pezzo di un vitello o un Maiale? Questo è l’unico vero motivo per cui è perfettamente inutile continuare a parlare, ma è anche un elemento chiarificatore della distanza che ci divide e che ci impone di sottolineare determinate questioni.
E’ esattamente ciò che avrei voluto rispondere io: no macello per il cavallo, sì macello per il resto del mondo animale. Ecco i benefattori e le benefattrici del lusinghiero progetto. A questo punto, mi incenso di lodi pure io che salvo i cavalli (e tutti gli altri animali) dal macello sedendomi a tavola e vestendomi in un certo modo. Ma non ho fatto alcun video di promozione per il mio progetto di vita.
Penso che questo sia specismo vestito con l’abito da sera.
Questo giuro è l’ultimo commento poi vi lascio stare nelle vostre convinzioni…
Non capisco come possiate essere così chiusi da pensare che il mondo giri come vogliare voi…. è pieno di persone nel mondo con tante idee e pensieri chi sono io, e chi siete voi per giudicare se è giusto o sbagliato il modo di fare di alcuni individui che non fanno del male a nessuno, perché ripeto se volete potete venire a vedere i nostri cavalli e poi dirci se stanno bene o male perché non si giudica da un servizio o da un video ma vedendo dal vivo quello che uno fá.
Inoltre aggiungo quanti di voi hanno un cane che magari è addestrato viene portato al guinzaglio con pettorina o collare sa fare suduto, piede, resta o torna? Vive una vita in appartamento uscendo poche ore al giorno? non è sfruttamento del cane per divertimento personale?
Non aggiungo altro, che tutti la pensino come vogliano ma non mi obblighino a pensarla come loro. Perchè io non sfrutto nessuno, animali compresi, non li macellerei mai. Io credo che bisognerebbe accanirsi contro chi sfrutta davvero i cavalli (vedi corse clandestine, domatori improvvisati e veterinari non autorizzati ecc…).Grazie.
Saluti Sara.
Cara Sara,
quello di cui tu parli “giudicare se è giusto o sbagliato” si chiama nella realtà libertà di espressione, libertà che in questo sito web si esercita con senso critico e con apertura al confronto – e anche allo scontro all’occorrenza – sempre e comunque costruttivo.
Chi si reputa antispecista non ha Cani addestrati e non li usa come se fossero delle marionette per far loro compiere esercizi. Chi si reputa antispecista e ha Animali li ha per il semplice motivo che li ha salvati da situazioni difficili, di pericolo o di estremo disagio, non certo per divertimento personale.
Nessuna/o ti obbliga a pensarla in modo diverso, perché se lo facessimo non saremmo dissimili da chi critichiamo perché costringe gli altri (degli Umani o anche per esempio dei Cavalli) a fare qualcosa che non desiderano fare.
Semplicemente: ci sono vegani per etica con la mente chiusa (l’autrice e la prima che mi ha risposto) che vivono sul monte Olimpo, dove o è tutto nero o è tutto bianco; dove vedono del marcio in opere come questa e parlano di “naturale” o “non naturale” senza sapere una coppa lippa del mondo equestre; dove credono di risolvere il problema di milioni di vite -purtroppo- macellabili con le praterie, le oasi, lo zucchero filato, i cavalli come unicorni e altre idee poco attuabili e utopiche… Ma nella realtà esistono anche i vegani per etica, come me, che non hanno la mente chiusa e che, per altro, hanno per anni potuto frequentare l’ambiente equestre e hanno vissuto in prima persona il marcio e il buono di questo piccolo grande mondo. Nel mondo reale un equino non trova spazio nelle praterie (non esistono magari?!?) non possono vivere del tutto liberi e incontrollati come la natura vorrebbe; non c’è spazio; l’uomo si prende cura di lui… (C’è l’umano che lo fa bene cercando on ogni modo di assecondare la natura dell’animale non umano e l’uomo che non rispetta nemmeno se stesso e i suoi simili che farà una gran schifezza- ed è lì il marcio da debellare!!) ed è quindi ovvio che alcune “associazioni salva cavalli” cerchino di educarli ad imparare un lavoro per avere più possibilità (nell’atto pratico e NON sul monte olimpo) di salvargli la vita. È la cosa ideale?!? Probabilmente no! Ne sono d’accordo! L’ideale sarebbero infinite praterie dove i cavalli possano vivere liberi e selvaggi. Ovvio che sì! Ma tra questa idilliaca idea delle praterie (quelle vere non “l’oasi santuario di turno”) e lo sfruttamento animale sta una via di mezzo. Quella via di mezzo sta in molti proprietari e in molte attività come quella che avete, invano per quanto mi riguarda, cercato di sputtanare. Un’altra cosa: siete ALMENO andate a trovare Michela e Tony dell’associazione che salva i cavalli da lavoro Trait Comtois?!?? Dubito o avreste evitato di scrivere certe oscenità! Prima di “giornalettare” si dovrebbe conoscere ciò di cui si va scrivendo…. Ah: Sapevo avreste risposto dubitando del mio essere vegan… Siete state scontate, prevedibili… Forse avete armi limitate per confrontarvi con chi sa do cosa parla e conosce il mondo equestre… Triste… È come chi, davanti ad una persona colta e intelligente sentendosi meno prestante durante un discorso, inizii a prendersi beffa di un suo ipotetico -magari anche inventato- difetto fisico… Pochezza: questo avete dimostrato in modo anche piuttosto ridicolo. Buona vita spine nel “fianco”. M.
Gentile Michela, sono sempre io l’autrice (non l’autore… vedo che almeno questo lo ha capito) dell’articolo “davvero sciocco”, “vegana per etica con la mente chiusa” che “vive sul monte Olimpo”. Fatta la dovuta identificazione, andiamo a vedere dove sta il marcio a cui lei si riferisce. Come si fa a essere vegan e scrivere le assurdità che scrive lei? I suoi pensieri sono accettabili se espressi da persone non vegan: se ne sentono talmente tante di una tale gravità, che i suoi ragionamenti, tutto sommato, passano inosservati. Mi preoccupa il fatto che lei sia vegan perché credo che lei sia davvero una spina (nel cuore, nel fianco o in quell’altro posto che lei privilegia) del pianeta vegan (siamo strani marziani) che rifiuta ogni tipo di sfruttamento. Purtroppo lei vede il mondo ippico immacolato ma non lo è affatto.. Non sono andata a trovare Michela e Tony dell’associazione che salva i cavalli da lavoro Trait Comtois. Se ha un link di riferimento, ce lo fornisca, così mi informerò. Non si sa mai che mi trovi davanti a un altro video come quello del castello di Tassarolo… e mi renda subito conto di dove andare a sbattere la testa… Lei parla di “sputtanare”, “giornalettare”, “pochezza”, “ridicolo”…. ha provato a rileggersi? Magari dando anche un’occhiatina alla forma, oltre che al contenuto… Il finale del suo intervento è un piccolo capolavoro da non commentare. Le offro metaforicamente una rosa ma sappia che le rose hanno anche le spine.
Gentile Sara proprietaria di un centro ippico, molto aperta (contrariamente a noi cattivoni chiusi di mente), visto che questo è il suo ultimo commento (magari anche l’ultimo in assoluto su Veganzetta), la saluto volentieri perché mi sa che le nostre strade non si incontreranno mai.
Ha ragione: “è pieno di persone nel mondo con tante idee e pensieri”. Sapesse che adorabili progetti ci sono per salvare la vita degli animali…
Lei scrive “ripeto se volete potete venire a vedere i nostri cavalli e poi dirci se stanno bene o male perché non si giudica da un servizio o da un video” Allora perché lo avete fatto questo famigerato video? Si chiama marketing della comunicazione: lei si immagini come sarebbe stata felice nell’incontrare centinaia di persone che le avessero detto “Stupendo il vostro video! Mi ha fatto venire voglia di conoscervi e sostenervi!”. Lei sarebbe stata al settimo cielo invece è qui a brontolare che un video non significa nulla ma è necessario vedere di persona. Allora se provate a ritirare quel video dalla circolazione… magari avreste qualche persona in più spinta dalla curiosità di conoscervi.
Il suo riferimento al cane è proprio fuori luogo: quando non si sa cosa dire, ci si riferisce al cane schiavo del guinzaglio. La questione è molto più profonda.
Lei torna a parlare di “maltrattamento” ma qui si insiste sullo sfruttamento. Conosce la differenza?
Non ho mai accusato nessuno di maltrattamento perché questo termine è di competenza della legge. C’è una legge apposita che se ne occupa, la Legge 20 Luglio 2004, n.189 Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate.
A differenza del maltrattamento, lo sfruttamento si può comprendere senza necessariamente avere conoscenze di giurisprudenza (che io non ho). Poiché ho una formazione di studi umanistici, rimando il termine “sfruttamento” alla sua etimologia latina: è un composto di s- privativo e “frutto” dal latino “fructus”. È un levare i frutti prima che giungano a maturazione. Lo sfruttare toglie e impoverisce, rende sterile, spezza la continuazione della vita. Il termine è usato per estensione al di fuori dal mondo dell’agricoltura ed è spesso usato proprio per indicare lo sfruttamento nel mondo del lavoro: per esempio sono sfruttati i bambini e gli adulti ma le loro condizioni non sono affatto perseguibili dalla legge, anzi, essi devono lottare come disperati affinché sia riconosciuto il loro sfruttamento come qualcosa punibile dalla legge. Purtroppo non sempre ci riescono.
Chi difende gli animali, lo fa proprio vedendo il loro sfruttamento quotidiano: un animale che viene cacciato, pescato, allevato, macellato, mangiato, indossato, costretto a lavorare, a stare ingabbiato, legato, incatenato, recintato, a esibirsi in fiere, circhi, zoo, acquari, corse e via elencando… secondo lei non viene sfruttato? Nessun animale sceglierebbe mai di subire questi traumi nella sua vita ma gli umani glieli fanno subire.
I cavalli che lavorano, le piaccia o no, sono sfruttati. Sarà la legge, non io, a decidere se saranno anche maltrattati.
Hai ragione, ODIO questa categoria di estremisti: perché non vi va mai bene nulla, perché DOVRESTE ABBINARE LE PAROLE AI FATTI, perché dovreste farvi due domande se venite considerati ‘spine nel c.. Ehm, nel fianco’… Perché di coerenza alla fine ne avete ben poca, sarei proprio curiosa di vedere cosa indossate o come vivete: spero vivamente che non possedete nemmeno un capo d’abbigliamento o una calzatura di cuoio. Comunque il risultato è ancora questo: parole parole parole sui cavalli ‘schiavizzati’..allora, quando ne SALVERETE CONCRETAMENTE UNO, anziché dar solo aria alla bocca solo per far polemica?
Elisa,
Se sei realmente curiosa visita qualche sito che parla di ciò che fanno o non fanno le persone vegane e non farci perdere tempo con considerazioni superflue.
AVVISO:
da questo momento non verranno più pubblicati tutti i commenti al presente articolo pervenuti, ma avverrà una selezione per evitare ripetizioni e prese di posizione strumentali oppure offensive che nulla apportano alla discussione. Data la mole e il numero dei commenti si preferiranno i commenti concisi e particolarmente utili.
Grazie per l’attenzione.
Veganzetta
Caspita che dibattito!!!!
Mi permetto, da proprietaria di due cavalli, da amica di “Saving the working horses” (amica perchè li conosco di persona…) da figlia di un uomo meraviglioso che faceva il macellaio e da persona molto semplice e concreta, di dire una cosa veloce: il cavallo in natura allo stato brado non esiste quasi più, perchè l’uomo (il genere umano) ha occupato i pascoli, costruito abitazioni ed industrie, sfruttato il suolo e sottosuolo ed ha ritenuto assurdo e superfluo lasciare al cavallo il suo habitat. Il cavallo non si è estinto solamente perchè è servito all’uomo per le guerre ed il lavoro. Inutile pensare a verdi pascoli dove gli animali liberi vivono felici. Non esistono. Persino in America dove i mustang sono allo stato semi brado è stata fatta un’azione di “pulizia” perchè si stavano “allargando troppo”. L’uomo nella storia ha già fatto abbastanza danni; è così difficile apprezzare chi cerca di fare bene? I cavalli da lavoro non sono sicuramente animali sfruttati. Io li ho visti. Io li ho conosciuti. Io ho respirato la loro aria e toccato i loro volti. Sono animali amati e rispettati (molto più di quei poveri cagnolini che invadono le strade avvolti in vestitini fucsia!!!!!!). I cavalli da lavoro sono da lavoro perchè è il lavoro di cui l’uomo aveva bisogno che li ha tenuti in vita nei secoli passati. Per il resto condividono la nostra vita (la nostra……la mia), ricordandoci ogni secondo con la loro presenza che la parola animale arriva da “anima”….. anima che troppi uomini non hanno più. Dire che non sono nostri amici, bè, solo chi non ha avuto un animale può pensarlo. Facciamo una bella cosa: ognuno di noi faccia qualcosa di veramente buono a favore di un animale, e poi, solo poi, giudichi gli altri. Ed ai vegani/vegetariani sconvolti dallo sfruttamento animale chiedo: che scarpe indossate? Troppi vegani con le scarpe di pelle vedo camminare in giro……..
Cara Elisa,
Solo per sottolineare una serie di ovvietà:
Che una proprietaria di Cavalli ci venga a dire che non si tratta di Animali sfruttati è logico, sarebbe strano il contrario.
Il fatto di conoscere di persona qualcuno non è così fondamentale per valutare il suo operato: tu conosci personalmente tutte le persone di cui senti parlare e su cui hai una tua idea?
Quasi tutte le persone reputano i propri genitori meravigliosi, salvo casi particolari, di sicuro tuo padre lo era con te, magari però gli Animali che ha ammazzato per lavoro la pensavano diversamente. Questione di punti di vista. Con ciò non si intende attaccare tuo padre, ma visto che lo hai citato tu e che hai specificato la sua professione, una replica è d’obbligo.
Che i Cavalli in natura allo stato brado non esistano quasi più è un fatto, che siamo stati noi come specie umana a causare questa situazione è un altro fatto, che prendiamo a pretesto quanto detto per asserire che dato che abbiamo causato questo disastro, non ci rimane che continuare a schiavizzare i Cavalli è assurdo e ipocrita al contempo.
Su una cosa siamo assolutamente in sintonia: come specie abbiamo fatto abbastanza danni. E’ ora di riparare, ma la riparazione non può essere un ulteriore danno a discapito di chi ha già subito.
“I cavalli da lavoro sono da lavoro perché è il lavoro di cui l’uomo aveva bisogno che li ha tenuti in vita nei secoli passati”. Anche per gli schiavi africani è accaduta la stessa cosa, quindi non è stato giusto liberarli? Sarebbe utile che tu riflettessi su ciò che dici, perché le tue sono affermazioni gravi.
I Cavalli sono tuoi amici? Di solito gli amici non si comprano e non si addestrano e usano per arare i campi. I tuoi Cavalli potrebbero essere davvero tuoi amici se fossero in grado di scegliere liberamente di frequentarti o meno, ma ovviamente non è così.
Facciamo una bella cosa: comincia tu, e con te le persone del tuo gruppo/associazione etc., a fare qualcosa di realmente buono a favore degli Animali: smettete di mangiarli, indossarli, comprarli, venderli, sfruttarli, farli lavorare per voi, o usarli per divertirvi e per rilassarvi, poi ne riparliamo e magari ci ritroviamo tutte/i presso di voi per fare una bella festa.
Ciascuno ha le proprie frequentazioni, ma chi ti scrive non indossa scarpe di pelle o indumenti di origine animale, non si ciba di Animali da decenni, non li usa per arare campi o per esibirli con gli amici, ne mantiene molti salvati a proprie spese senza chiedere loro nulla e senza addestrarli a niente e non accetta lezioni di etica da chi ha ancora molta strada da fare. Non si tratta di spocchia o di elitarismo, ma di una semplice constatazione e di un minimo di obiettività.
Come già suggerito in un commento in precedenza: passa un po’ di tempo a leggere gli articoli pubblicati su questo sito e ti renderai conto delle nostre posizioni.
Veganzetta….
sai, io ho deciso di scrivere perchè Tony e Miky li conosco, di persona. Onestamente se non li conoscessi non mi sarei mai permessa di giudicare il loro operato. E mi sono permessa di scrivere delle scarpe in pelle (senza accorgermi che un’altra utente l’aveva già scritto) solo perchè ho una collega vegana che indossa Nero Giard…. dalla testa ai piedi ed alle volte mi fa un po’ rabbia quando giudica il prosciutto crudo che ho nel panino….. Mio papà (che tra l’altro non c’è più) voleva fare il falegname…ma quel lavoro non pagava abbastanza e lui doveva mantenere la famiglia; così (a 11 anni) è andato a fare quello sporco lavoro che nessuno vuol fare (ma che è servito a tutti). Io ho 41 anni, non sono una ragazzina. Ho un figlio che educo nel rispetto di tutti (umani carnivori, vegani, e animali). La schiavitù umana non c’entra nulla con l’utilizzo dei cavalli per il lavoro (lavoro nei campi, che dava da mangiare ai contadini, ai figli dei contadini, ai nipoti dei figli, fino ad arrivare a me…e forse anche a te). Troppo facile dire che è ovvio ciò che penso io. Cercami su facebook, mi chiamo Elisa Papais e guarda le mie foto. Poi dimmi se i miei cavalli sono sfruttati/usati/mal gestiti. Secondo me alle volte si dovrebbe solo essere più concreti e onesti. Tutto qui. Credo di avere umiltà a tonnellate per ammettere se ho sbagliato, ma in questo caso, credimi, non sbaglio. Le persone citate nell’articolo sono degne di lode. Ripeto, a me non importa di tutte queste parole…però mi spiace che troppo spesso chi fa del bene venga mal giudicato. Hai ragione, ho sicuramente molta strada da fare (e spero che la vita mi conceda il tempo per farla), ma sono sorridente e serena perchè so cos’è il rispetto ed ho l’anima a posto. Tutti possiamo fare qualcosa di buono. Basta iniziare da qualche parte. Senza guardare a chi fa di più o semplicemente fa cose diverse.
Cara Elisa,
Grazie per la tua risposta.
Come già detto non serve conoscere le persone direttamente per parlare di ciò che fanno ed esprimere un giudizio. L’esempio di tuo padre è calzante: come già scritto sarà di sicuro stato un padre meraviglioso, ma faceva un lavoro crudele (seppur costretto) e questo a prescindere dalla persona. L’articolo esprime una presa di posizione su delle pratiche che riguardano gli Animali, non si tratta di giudicare quindi le persone (salvo rare eccezioni).
Tutte/i abbiamo compiuto atti di cui non andiamo fiere/i, ma si può cambiare e ci si deve migliorare.
Essere vegan non è un punto di arrivo, ma una partenza, un impegno personale e pubblico per costruire un mondo migliore. Le persone come la tua amica fanno una pessima pubblicità al veganismo: stai sicura che danno molto più fastidio a noi che a te, sarebbe molto meglio che gente come lei non si definisse nemmeno vegan.
La schiavitù umana c’entra: è una ideologia e pratica di dominio del più forte sul più debole. Gli schiavi erano considerati bestie, ma anche gli ebrei erano bestie, i pellerossa e via discorrendo. Quando si vuole sfruttare, umiliare, usare o sterminare qualcuno lo si abbassa al rango di “animale”, o “bestia”, questo perché noi gli Animali li possiamo trattare come vogliamo: il rapporto di forza è così sbilanciato a nostro favore che non abbiamo nemmeno scrupoli di coscienza.
Lo schiavismo non conosce colore, etnia, ma nemmeno specie.
La tua posizione è comprensibile, ma non condivisibile. Il tuo concetto di “bene” non è quello che altre persone – come noi – hanno, quindi ci sentiamo libere/i di prendere una posizione critica. Il tuo modo di porti dialogico è apprezzabile e importante, ed è fondamentale che tu capisca che l’antispecismo non accatta la persona, ma l’ideologia che ci permette quotidianamente di sfruttare gli Animali.
Quindi nulla di personale.
Gentile Elisa,
lei scrive “Ed ai vegani/vegetariani sconvolti dallo sfruttamento animale chiedo: che scarpe indossate? Troppi vegani con le scarpe di pelle vedo camminare in giro……..”
Le pare che una persona vegan non sappia che le scarpe di cuoio provengono dal cadavere di un animale? Chi è vegan e compra scarpe di cuoio o pelle, di fatto non lo è: il veganismo non è una dieta. Può certamente capitare che chi diventa vegan, magari da un giorno all’altro come è accaduto a molte persone, calzi ancora scarpe fatte di cadaveri, se non altro finché esse non si logorano. Posso capire che sia difficile da un punto di vista economico rottamare l’intero armadio e l’intera scarpiera dall’oggi al domani, quindi si può accettare un compromesso ma non si deve accettare che una persona vegan continui ad acquistare indumenti e calzature fatte di cadaveri. Chi lo fa non ha capito nulla dell’essere vegan e sono le persone vegan le prime a prendere le distanze da questi comportamenti: predicare bene e razzolare male non giova ad alcuna causa, tanto meno a quella animale.
Considerato che fa riferimento alle persone care della sua famiglia, intervengo anche su quelle. Riguardo suo padre, non mi permetto di giudicarlo come padre, ma mi sento in dovere di giudicare il lavoro che ha fatto: il lavoro del macellaio è un orrore. Lei non specifica se si sia trattato di un macellaio da macelleria o da mattatoio: entrambi sono comunque lavori che ripudio. Lei scrive che quel lavoro “è servito a tutti”: le faccio notare però che non si “servono” gli umani massacrando i non umani. Riguardo suo figlio: come è possibile educare un figlio nel rispetto degli animali e nello stesso tempo dei carnivori? Come si spiega a un figlio che i carnivori sono favorevoli al massacro animali (come lo era il nonno)? Credo che ai bambini e alle bambine debba essere raccontata la verità fin da subito: i carnivori vivono anche grazie al massacro degli animali. Si tratta di scegliere: chi sta dalla parte degli animali, non sta dalla parte dei carnivori. Ed è utile fare questa scelta fin dall’infanzia.
Riassumendo: secondo il vostro pensiero, chi salva un cavallo dalla macellazione o dal maltrattamento per poi destinarlo ad uso lavorativo/sportivo/ricreativo o attività socialmente utile, è un ipocrita sfruttatore schiavista.
Ne consegue che per voi, chiunque detenga un cavallo anche non proveniente da salvataggio, ma regolarmente nato in casa o acquistato da un privato o da un commerciante, e utilizzi l’animale a scopo lavorativo/sportivo/ricreativo o per attività socialmente utili, sia comunque un ipocrita sfruttatore schiavista.
La sola soluzione per voi, sia in caso di salvataggio che di acquisto del cavallo, è tenere il cavallo libero e non fare nulla di diverso dal guardarlo….e allora, e solo in questo caso, santi subito.
Quindi, associazioni diverse da quelle da voi citate, sbagliano a salvare i cavalli dalla macellazione o dal maltrattamento affidandoli a persone che se ne prendono cura e li montano o li attaccano o gli fanno fare qualsiasi cosa che sia diverso dal brucare 24 ore su 24.
Quindi SWH, Horse Angels, Relieved Horse e tante e tante altre associazioni, svolgono un opera inutile, ipocrita, sfruttatrice e schiavista…perché i cavalli si devono guardare e basta.
Prendiamo atto della vostra opinione, non la condividiamo, ne ci tocca il vostro giudizio sul nostro operato.
Buona continuazione.
Come per ogni tipo di sfruttamento ci sono vari gradi: di sicuro un Cavallo sta meglio da voi che in un macello in attesa di essere ucciso, ciò non significa che non sia sfruttato.
Veganzetta è una realtà antispecista, per l’antispecismo gli Animali hanno la stessa dignità e importanza degli Umani, sono persone: persone non umane. Quindi per comprendere appieno la posizione antispecista di Veganzetta ti basterà prendere il tuo commento e sostituire il termine “cavallo”, con “persona umana”, in tal modo avrai le tue risposte e comprenderai perché per l’antispecismo ogni tipo di sfruttamento – per quanto blando possa essere – è inaccettabile: se stessimo parlando di Umani la tua posizione sarebbe stata insostenibile agli occhi di tutte/i, siccome si sta parlando di Animali, per te sfruttarli è del tutto normale. Questa visione del rapporto Umano-Animale si chiama specismo e non è dissimile nelle sue peculiarità dal razzismo.
Grazie per il confronto che, nonostante tutto, è stato molto utile.
Il giudizio sul vostro operato vi tocca eccome, altrimenti non sareste ancora qui a scrivere come avete fatto fino ad ora. La verità fa male.
Non ti offendere ma non è possibile augurarvi buona continuazione, questo per ovvi motivi, è invece preferibile augurarvi un cambio radicale del vostro rapporto con gli Animali che avete salvato.
Un’associazione che scrive “Prendiamo atto della vostra opinione, non la condividiamo, ne ci tocca il vostro giudizio sul nostro operato” non ha capito nulla di comunicazione. Pensavo che il famigerato video fosse l’esempio peggiore ma qui ci risiamo. Deve essere nello spirito di ogni associazione provare a farsi toccare dal giudizio di tutti e tutte, altrimenti che associazione è? Le associazioni, importante esempio di sussidiarietà orizzontale, previste negli statuti comunali, riconosciute dalla legge, iscritte a un albo, alcune sovvenzionate da soldi pubblici, eccetera… hanno bisogno della gente che le sostenga moralmente e/o economicamente. “Save the Working Horse” ha bisogno anche di me: è chiaro che sono io, dopo avere letto l’articolo, guardato il video, letto i commenti su Veganzetta, a decidere che non supporterò mai una simile associazione. Se invece me ne fossi innamorata a una prima lettura, sarei diventata una sostenitrice e ora sarei dalla parte dei “buoni” (dei vostri buoni!). Invece sono in quella dei cattivoni antispecisti estremisti fondamentalisti integralisti. Purtroppo non vi arrendete al fatto che l’immagine che date di voi risulta a molte persone mistificatoria. E’ piuttosto difficile che chiunque senta parlare di voi venga a trovarvi a Tassarolo: c’è chi fa una scelta e, tra andare al castello di Tassarolo e andare a Ippoasi (per esempio), scelga la seconda meta.
E’ vero…a questo punto non serve a nulla ripetersi. Le posizioni sono ben definite ed estremamente opposte. Ma credo sia giusto anche così, soprattutto per una sincerità equa e ben bilanciata verso i propri interessi. Sì, perchè fin qui abbiamo parlato di interessi personali e ci siamo dimenticati ingenuamente (o almeno alcuni) dei veri protagonisti di questa triste storia: Gli Animali.
Gli Animali vivono con noi da sempre, e forse sono nati e si sono evoluti per uno scopo ben preciso a noi oggi ancora ignoto (e per favore non diciamo che sono nati per essere mangiati o per lavorare…l’antropocentrismo è già una realtà ben consolidata, negarlo poi è da criminali!). Per fortuna, forse, non dovremmo saperlo mai. Per fortuna, forse, saranno loro stessi a comunicarcelo…in un linguaggio a noi oggi non totalmente compreso, nonostante i loro grandi sforzi intellettivi gridano: Lasciateci stare, Lasciateci in pace, Lasciateci vivere la nostra beata esistenza senza intervenire laddove la vostra presenza non sia gradita!
L’uomo e la donna oggi non vivono più nelle caverne…è vero. Ma tutto quello che oggi credono ipoteticamente di possedere, lo devono al Pianeta e ai suoi ospiti. Il prezzo è stato già pagato duramente! Per favore, lasciamo decidere agli Animali cosa sia giusto o sbagliato, e noi, da persone coscienti e responsabili, poniamo fine ad ogni sforzo ipocrita che possa creare solo illusione e false speranze ad una popolazione mondiale già distratta e confusa dai suoi stessi simili sempre più ingordi e malefici.
Chi ha deciso di abbandonare un gusto alimentare carnista unito ad un lusso spregiudicato, ha una pesante responsabilità da affrontare ogni giorno: la rinuncia. La rinuncia che si traduce in una presa di coscienza assoluta. Chi non ha raggiunto ancora questo obiettivo, ha ancora molta strada da percorrere, non priva di ostacoli ed insidie. La società in cui viviamo è specista, lo è da sempre, e sempre lo sarà senza un sincera “privazione” personale. Una società umana basata su bisogni materiali è difficilmente abbattibile tramite una condivisione ingenua sul benessere apparente degli Animali. Un etica non religiosa, non dogmatica, ma personale nell’essenza umana come individuo…è un arma plausibilmente utile a modificare nel tempo usi ed abitudini mistificatori. Tutto ciò può essere condivisibile, può essere convertibile in un movimento di massa come lo è per esempio il veganismo salutista…ma ci vuole ben altro per abbattere il muro dell’ignoranza psicotica di un consumismo redditizio globale. Qui non si tratta di essere anticapistalista estremo. Si tratta di affrontare la vita quotidiana con delle scelte misurate e ponderate laddove il singolo può fare veramente la differenza in una sincera sostenibilità ambientale. Posso anche non salvare personalmente i Cavalli dal macello, ma con le mie scelte personali ne salvo tantissimi senza far nulla di eclatante, come sfondare per esempio la porta di un mattatoio. Ognuno fa quel che può e nella misura che ritiene opportuno…certo! E’ vero! Ma almeno siamo sinceri con noi stessi, e non prendiamoci in giro con stupide scuse banali e contraddittorie.
Io personalmente ho un passato da carnista e, nonostante non rimpianga mai la mia scelta vegan, mi piace ricordare con un velo di malinconia la mia infanzia indotta e costruita con un educazione assolutamente amorevole, ma sbagliata nei principi. La colpa non è certo dei mei genitori che per tutta una vita, ed ancora oggi, cercano di sbarcare il lunario. La colpa è di un sistema apparentemente “economico”, non nella sua terminologia che è totalmente errata, ma nella sua ideologia. Un sistema economico solo nel termine che crea spreco e sfruttamento di risorse non è il futuro che noi tutti (spero) ci auguriamo.
Riflettiamo su questo, e sulle nostre scelte personali, pur piccole, ma infinitamente grandi se rapportate ad un contesto globale specifico.
Come si può insegnare alle nuove generazioni un autentica cultura antispecista? Il problema di fondo è questo. Non bisogna creare squallidi attriti contropposti che nulla creano di buono e concreto per la causa Animalista, e di conseguenza Umana. Il dibattito è doveroso…ma per favore, anche i contenuti.
(Nel mio armadio ho un giubbino di vera pelle (costato un occhio della testa) che giace lì da molto tempo…Ogni tanto vado a guardarlo, e per quanto un mio subconscio mi dica che è “bellissimo”…non riesco ad indossarlo! Questo la dice lunga sulla presa di coscienza di alcuni che confondono l’apparire con l’essere!)
Cari saluti a tutti!
Caro Roberto,
Come sempre grazie per i tuoi contributi molto utili alla discussione.
Caro Roberto, il tuo giubbino di vera pelle fa compagnia a due paia di stivali con la suola in cuoio nella mia scarpiera: faticano a logorarsi nonostante abbiano 10-15 anni. Non ho mai mangiato animali ma il problema del vestiario non mi è entrato in testa subito. Non compro indumenti, calzature e accessori animali da una decina d’anni e non mi pare di avere rinunciato a nulla, anzi, ho scoperto altri materiali. Dare una bella botta al mercato dell’orrore non acquistando più nulla di animale è un grande passo avanti. Non mi fa rabbia vedere chi indossa gli animali ma chi continua a comprarli per indossarli. Ci sono tante possibilità per non farlo ma troppo spesso si cede alle lusinghe del mercato. E a queste lusinghe cede anche una parte di coloro che si spacciano per vegan ma ovviamente non lo sono.
La verità sui cavalli è questa. I cavalli moderni sono animali grossi, potenti, che necessitano di tantissimo cibo per stare bene. In natura avrebbero bisogno di enormi spazi per vivere e procacciarsi il cibo. Poniamo però di trovarci nelle sconfinate praterie del west. Lì ci sarebbe lo spazio per vivere. Una giumenta partorisce e è già una vittoria se non muore di parto (lo sapete, vero, che ci sono spessimo complicazioni nel parto del cavallo moderno?). Mettiamo che va tutto bene e il puledro nasce. Sin dai primissimi giorni di vita dovrà guardarsi dai suoi simili (che, grandi e grossi, possono assestare in una fuga colpi notevoli), dalla fame, dagli infortuni (un cavallo zoppo, anche solo temporaneamente e lievemente, è un cavallo che non può scappare e che non può tenere il passo del branco quando si sposta) e dai predatori, oltre che dalle malattie. Mettiamo che il puledrino ce la fa e viene svezzato. Dopo poco, raggiungendo la maturità sessuale, verrà preso a mazzate se non addirittura ammazzato dallo stallone. Facilmente verrà allontanato dal branco e – senza la guida della vecchia giumenta capo branco – non saprà magari dove procacciarsi l’acqua o dove migrare in cerca di cibo nelle varie stagioni. Le probabilità di sopravvivere saranno poche. Morirà di fame, di sete, di caldo, di freddo, annegherà o verrà sbaranato o perirà per una caduta o una malattia. Se invece ce la farà, sarà arrivato all’età adulta. E dovrà combattere per accoppiarsi, rischiando sempre la pelle. E dovrà combattere per il cibo e per la sua vita, contro i suoi simili, contro i predatori, contro la carenza di risorse. Uno su mille ce la fa. Si è vero, in america e in australia c’è un boom di mustang, tanto che ne è stato disposto l’abbattimento. Ma questo solo perchè non ci sono piu predatori. E perchè i cavalli vengono dissetati e nutriti dalle associazioni. E non vengono abbattuti perchè sono brutti o antipatici o portano malattie o mangiano le colture. Sono abbattuti perchè muoiono di fame e di sete. Non ci sono risorse sufficienti per tutti. La popolazione si è troppo sviluppata. I governi pensano sia più umano sparare piuttosto che far morire di stenti migliaia di capi. La vita naturale non è facile, non è felice. E’ pericolosa. Pensate che, potendo scegliere, sceglierebbero i pericoli e la morte e le malattie della vita brada oppure scendere a compromessi con l’uomo e avere la certezza di sopravvivere? Vi faccio un esempio. Sapete la differenza tra uno stallone o una matriarca e i gregari del branco? Stalloni e matriarca vivono molto meno dei gregari. Combattono. Lottano con gli altri cavalli e contro i predatori, per la difesa del branco e della prole. Fanno strada attraverso i pericoli, sono sempre davanti. Devono fare da sentinelle e da guerrieri e da condottieri e da guida al branco. Vivono sull’attenti, sono stressati. I gregari rinunciano a un pò di libertà (a decidere dove andare, con chi accoppiarsi ecc) in favore della sicurezza. I cavalli domestici fanno lo stesso. Rinunciano a un pò della loro libertà in favore della protezione e della sicurezza offerta dall’uomo.
Wiki chicca, brava ti sei costruita il tuo film.
Ciò che devono o non devono fare i Cavalli non ci riguarda, prima che li addomesticassimo vivevano liberi e senza alcun bisogno delle nostre attenzioni.
La tua visione è artificiale e artefatta, qualsiasi Animale nato libero ti dimostrerebbe in pochi secondi cosa pensa se posto di fronte alla scelta di una vita in natura in pericolo, o una vita “confortevole” in una gabbia, seppur dorata, pretendere che gli altri Animali pensino e vedano il mondo come noi è semplicemente e tragicamente ridicolo.
Come già detto: noi abbiamo rotto l’equilibrio e arrecato enormi danni, noi dobbiamo riparare, ma non con soluzioni di comodo.
Gli Animali non hanno diritto a sopravvivere, ma a vivere.
Tutto ciò che le nostre menti partoriscono per giustificare ciò che continuiamo a fare, sono solo bugie meschine e tristi e ciò perché in definitiva noi siamo meschini e tristi.
si, i cavalli preferiscono la sicurezza alla libertà. questo lo so per certo e lo so grazie a 20 anni e passa in mezzo a loro. inoltre, la libertà di cui parli è un concetto utopistico. il mondo è artefatto. il cavallo è stato addomesticato. non esiste più il cavallo selvaggio, se non in qualche steppa mongola. ma ti dico una cosa. io conosco i cavalli. sai la storia, che i cavalli dormono in piedi? è verissima. in natura dormivano in piedi. in libertà. i cavalli domestici no. dormono sdraiati. questo dovrebbe essere indice di qualcosa. e cioè che il cavallo domestico non è più quello selvaggio. non può fare la famosa scelta, con l’uomo o libero. la scelta l’abbiamo fatta noi per lui. e il cavallo si è adattato. è cambiato. dal punto di vista fisico, comportamentale. non si può tornare indietro, creare un mondo che non c’è più. non si può e basta. i cavalli sportivi non hanno il fisico per sopravvivere solo della poca erba che possono procacciarsi. non hanno i piedi per fuggire in terreni impervi. non hanno le dimensioni per scappare attraverso un bosco. non hanno predatori naturali. non hanno nessun cavallo libero che possa tramandare loro le rotte migratorie per l’acqua e per il cibo. il cavallo selvaggio non esiste più. esiste il cavallo domestico. così come il cane non è più un lupo. E liberarlo nella natura (il cane, come il cavallo) sarebbe solo l’abbandono al proprio destino di un essere sprovvisto delle capacità per sopravvivere, gravemente handicappato. la libertà delle associazioni che riferite voi è una finta libertà. I cavalli sono sfamati e dissetati, protetti, recintati. esattamente come facciamo con gli umani che non sono in grado di provvedere a se stessi da soli, i vecchi, i bambini e gli handicappati. la differenza tra il cavallo delle vostre associazioni e quello di save the working horse, non è la stabulazione, non è la cura, l’alimentazione, la libertà (nessuno dei due è libero). è soltanto quell’oretta al giorno in cui svolgono una attività a favore dell’uomo. ed è inutile dire che si, è una costrizione. si, è addestramento. si, è lavoro. si, è il prezzo che l’uomo richiede al cavallo domestico per il suo mantenimento. in un mondo ideale non esisterebbe. ma il mondo idelae non esiste. esistono persone che fanno sacrifici per qualcosa che amano fare, per un’attività che amano condividere con il cavallo. spendono tanti soldi, tanto tempo, tanto impegno per imparare e per insegnare un’attività al cavallo. è egoismo. ma l’egoismo è naturale. l’uomo è l’essere egoista. è la sua natura.
Gentile Wiki Chicca, io che non sono mai stata a stretto contatto coi cavalli come lo è stata lei, intendo per libertà, la condizione di un cavallo in un oasi, in un rifugio che lo ha salvato dal macello. Anche il Pony che avevo da piccola era in libertà perché stava nel prato e nella stalla della cascina a suo piacimento, senza corde, catene, briglie e ogni tanto si andava al fiume, senza cavalcarlo. Era come i cani della cascina. Non immagino il cavallo libero come quello delle favole. Secondo me il cavallo è libero quando è libero dallo sfruttamento. Va bene che sia sfamato, dissetato, protetto, come scrive lei, ma non accetto “quell’oretta al giorno in cui svolgono una attività a favore dell’uomo”. La butta lì come se fosse un giochetto: sarà proprio una passeggiatina di un’oretta al giorno questo lavoro dei campi? Devono davvero pagare un “prezzo”, come scrive lei, per essere stati salvati? Che contratto è? Uno dei due contraenti, guarda caso quello a quattro zampe, firma un foglio in bianco. Il vulnus del progetto è proprio qui.
non è che debbano per forza essere d’accordo. il fatto è che le persone disposte a prendere e mantenere e curare un cavallo (che non è un canarino o un gattino… costa parecchie centinaia di euro al mese solo di cibo, per non parlare del costo del ricovero, delle cure veterinarie e di mascalcia, di assicurazione ecc) per guardarlo brucare e basta sono poche. questo è un fatto. e allora cosa si fa? i compromessi fanno parte della vita. sono un male, forse. ma un male necessario. l’alternativa è il macello o l’abbandono. questa è la realtà, il resto è fantasia. bisogna prendere atto del mondo com’è, non solo proclamare come il mondo dovrebbe essere. e a piccoli passi, una cosa alla volta, bisogna provare a cambiarlo. faccio un esempio. sta bene dire: i polli non dovrebbero essere allevati per essere mangiati. sono d’accordo. ma posto che c’è un sacco di gente che mangia pollo, mentre mando avanti la mia campagna contro il consumo di carne di pollo, comunque potrò gioire e vedere del buono in una legge, per esempio, che imponga agli allevatori di polli di allevare i propri animali a terra, all’aperto, rispettando un tot di mq di spazio vitale pro capite, che preveda solo cibi naturali e che renda obbligatori mezzi di uccisione meno cruenti. insomma, bisogna tenere i piedi per terra. ok che l’ideale sarebbe che non si mangiasse piu carne, ma ogni miglioramento della vita degli animali (che finiscono comunque in tavola nel frattempo) è una cosa buona. nel caso di specie, questi cavalli vengono salvati dal macello. in un mondo ideale passerebbero la vita a brucare e basta, senza dover fare alcuna attività. ma il mondo ideale non esiste, per cui invece di criticare potremmo dire: è un passo importante – se pur un piccolo passo – nella giusta direzione. ringraziamo chi salva questi animali e garantisce loro una vita lunga e sana e speriamo che sempre più persone prendano coscienza che il cavallo è un amico e non un alimento e che merita di vivere accanto all’uomo come un compagno, a prescindere dal lavoro (che sia agricolo, sportivo, ludico) che può svolgere.
Cara Wiki chicca,
I compromessi fanno parte della vita, è vero. Ma se si parlasse della tua di vita è sicuro che non saresti disponibile a scendere a compromessi. Siccome si parla della vita di altri, allora siamo tutte/i disponibili a ogni tipo di compromesso. La gente “pazza” che mantiene Cavalli, Mucche, Maiali e altri Animali impegnativi senza chiedere loro nulla in cambio è molta più di quello che tu credi. I piccoli passi servono per compiere brevi tragitti, se vuoi arrivare alla meta devi camminare con convinzione e tenacia e spendere energie. Per un problema così tragico ed enorme servono soluzioni forti, non toppe o rammendi come proponi tu: non si cura una polmonite con una mentina. Gli esempi si sprecano: ci sono associazioni antivivisezioniste che lottano da decenni e non hanno ottenuto quasi nulla, se però una decina di persone irrompe in un allevamento di Cani destinati alla vivisezione e li libera, allora tutto il Paese ne parla, le istituzioni sono costrette a intervenire, la gente si schiera, le cose cominciano a cambiare. Ti risulta? Non si sta parlando di fantascienza, ma di attivismo e di coerenza. I prati, i pascoli, i boschi esistono eccome, manca solo la nostra volontà di darli a chi ha il diritto di abitarli. Lo si può fare a piccoli passi? Improbabile. Mediante le leggi? Impossibile: cambia un Governo e cambiano le leggi, basta un giudice contrario e siamo punto e accapo, basta non applicare una legge per renderla inutile. Non si può chiedere a un sistema che si basa sull’ingiustizia e lo sfruttamento di essere giusto e compassionevole.
I passi come quelli degli Animali da lavoro, non sono piccoli passi importanti, sono passi falsi che servono a sopire la nostra coscienza, a salvare un numero sparuto di Animali e a far continuare il macello quotidiano di cui siamo responsabili.
Gentile Wiki Chicca, mentre porta avanti la sua campagna contro il consumo della carne, lei gioisce ne vedere che si allevano animali all’aperto e che essi siano uccisi con metodi incruenti Sembrerebbe una buona idea… invece non la è affatto perché con l’applicazione di misure “più umane”, i mangiatori di animali si sentono più sereni nel mangiarli. La carne felice è una delle più efficaci trappole dell’industria zootecnica e lei c’è cascata in pieno.
“I passi come quelli degli Animali da lavoro, non sono piccoli passi importanti, sono passi falsi che servono a sopire la nostra coscienza, a salvare un numero sparuto di Animali e a far continuare il macello quotidiano di cui siamo responsabili.”
Questione di punti di vista.
In Francia nel corso di pochi anni, la percentuale dei cavalli di razze da lavoro, normalmente destinate alla macellazione, che invece vengono sottratte al coltello per essere impiegate in ambiti diversi, è salita. Sono passati da un 10% a oltre il 20% e si stanno avvicinando al 30%.
Perché? Perché ci sono frotte di persone che li mettono in “oasi” protette e si accontentano di guardali da lontano?
Ci saranno anche questi, ma la realtà è che ci sono forti sindacati di iniziativa per ciascuna delle 9 razze da tiro francesi, che si danno da fare per mettere in valore i cavalli da loro protetti e per far riscoprire un modo di vita più sano e sostenibile, vissuto al ritmo del passo del cavallo.
Non a caso, nel giro di pochi anni, i Comuni Francesi che si servono della trazione animale per erogare servizi alla collettività, sono cresciuti, passando da circa 40, poi a 70, per arrivare ad oltre 200 secondo i dati forniti lo scorso anno.
Cosa fanno questi cavalli? Lavorano in diversi settori: servizio scuolabus per i bimbi delle scuole primarie, raccolta dei rifiuti differenziati, manutenzione aree verdi, consegna della posta, consegna a domicilio di alimenti e medicinali per persone anziane o in mobilità ridotta, servizio trasporto turistico, ecc.
Ci sono Comuni che investono nell’acquisto dei cavalli e mandano i loro operatori a formarsi in scuole serie, acquistano tutti i finimenti e le vetture ippomobili necessarie allo svolgimento delle mansioni e alloggiano i cavalli in ottime strutture. Altri Comuni, invece, si avvalgono dell’opera di aziende contoterziste che utilizzano i cavalli, per l’espletamento dei srrvizi richiesti.
Orari e carichi di lavoro sono perfettamente bilanciati, la salute di questi animali è controllata scrupolosamente, finimenti, carrozze e attrezzi sono di moderna costruzione, quindi più leggeri, facili e sicuri da utilizzare.
Quali sono i vantaggi del reinserire i cavalli in ambito urbano? Tantissimi…basta andare su youtube e guardarsi i video che mostrano i cavalli al lavoro e intervistano sindaci, assessori e popolazione.
In primis, il risparmio economico: utilizzare il cavallo in determinate situazioni, provoca un abbattimento dei costi notevole. I soldi risparmiati, possono (e in Francia accade) essere reinvestiti in servizi a favore della collettività. Altro punto forte della reintroduzione del cavallo, è il maggior rispetto dell’ambiente: abbattimento dell’inquinamento atmosferico e acustico, rispetto del terreno e del sottobosco, ecc.
Ma il vantaggio più importante che la presenza del cavallo fa scattare, è più sottile e meno evidente: il fatto che non sia un mezzo meccanico privo di anima a “prendersi cura” di certi lavori, fa risvegliare le coscienze…la percentuale di persone che differenziano i rifiuti è salita, c’è più rispetto e tolleranza sulle strade frequentate dai cavalli lavoratori, e non a caso, la percentuale di consumo di carne equina, si è abbassata.
Inoltre, annesso al servizio scuolabus in carrozza, nelle scuole i bimbi ricevono gli addetti comunali che li responsabilizzano sul rispetto per gli animali e l’ambiente…grazie a questi cavalli “sfruttati” lavorativamente, le nuove generazioni crescono ben indirizzate sul rispetto ambientale e animale e di sicuro hanno meno voglia di mangiar carne, soprattutto equina, poiché per loro il cavallo è quell’amico che vedono tutte le mattine e che li porta a scuola e al quale portano lo zuccherino la mela…per loro il cavallo è quell’amico che porta via la carta, la plastica e il vetro che loro hanno differenziato con mamma e papà…e gli amici non si mangiano.
Una volta adulti, molti di questi bambini scelgono la via dell’agricoltura biologica e biodinamica, e di nuovo, sostituendo il trattore con un adeguato numero di cavalli, contribuiscono con il loro lavoro, a limitare l’inquinamento atmosferico e a portare in tavola alimenti più sani, visto che bio o no, il mezzo meccanico inquina.
Sempre in Francia, il numero di aziende agricole che utilizzano cavalli, asinie muli al posto o insieme al mezzo meccanico, sta salendo, è una realtà. Come sta salendo il numero di contoterzisti a trazione animale…c’è richiesta…il mondo sta cominciando a capire che se continuiamo ad inquinare a questi ritmi siamo destinati alla catastrofe, e non si può pensare di alimentare il mondo con solo una zappa in mano.
Noi di SWH e Cavallavor, ci auguriamo che anche in Italia pian piano le coscienze si sveglino e si prenda esempio dalla Francia. Questo è il nostro impegno, il nostro “trave”. I cavalli, asini, muli, buoi, hanno aiutato l’uomo ad evolversi e ad arrivare fin dove è arrivato oggi. Ma siamo andati troppo oltre, bisogna ritornare a rispettare l’ambiente, la terra e per farlo abbiamo bisogno che cavalli, asini, muli e buoi tornino al nostro fianco, a lavorare con noi, ma con criteri, attrezzature e metodi moderni, che assicurino una vita sana e serena e rispettosa ad entrambi, una vita, come la definiamo noi, al ritmo del passo del cavallo. Chi segue SWH e Cavallavor, agisce secondo questi criteri.
A chi non condivide il nostro pensiero, questo e quel che accade in Francia possono sembrare cose piccole, passi falsi di nessuna importanza…mai numeri e i risultati prodotti parlano chiaro, come pure le buone condizioni di vita e di salute degli animali coinvolti.
Non si capisce per quale motivo continui a perorare una causa presso una realtà come Veganzetta, che ha abbracciato un ideale (quello antispecista) che non è compatibile con quanto voi fate. Si potrebbe andare avanti all’infinito a suon di commenti, e nulla cambierebbe. Non hai compreso, non vuoi comprendere, le nostre posizioni e la visione antispecista. Se così fosse stato non continueresti a insistere con soluzioni che l’antispecismo in quanto teoria egualitarista e liberazionista NON può accettare.
Parli di Francia, di uso dei Cavalli, di lavoro degli Animali per la comunità umana etc. Tutte cose che i Cavalli hanno sempre fatto da quando sono stati resi schiavi della nostra specie e nulla è cambiato per loro. Parli di Cavalli visti come amici, avvicinati dai bambini che successivamente s rifiuteranno di mangiarli, quando tutto ciò avviene già da secoli e nulla è cambiato, un esempio? I Conigli: sono amici di giochi, Animali “da compagnia”, Animali usati per la sperimentazione animale e cibo… Gli esempi si possono sprecare. Questo perché il paradigma non cambia: noi continuiamo a vedere gli Animali come esseri inferiori che al massimo possono essere risparmiati da una sorte che altri come noi hanno deciso per loro. Sono Animali e in quanto tali distanti, diversi e inferiori a noi. Noi siamo crudeli con gli Animali, lo siamo in mille forme e a causa della visione che abbiamo di loro e del rapporto che abbiamo deciso di avere con loro. Se non cambia tale rapporto non cambierà la loro sorte. Molti Animali lavorano per noi: migliaia di Cani addestrati per i ciechi umani, per la guardia delle proprietà umane, per la difesa e l’offesa in operazione di polizia e di guerra umane, per il salvataggio etc. Tutti questi Animali fanno il loro lavoro che non si sono scelti poi, se non vengono adottati da qualche Umano particolarmente sensibile, finiscono in canile rinchiusi per il resto della loro vita quando non servono più, o direttamente “soppressi”.
Ancora una volta si torna a ribadire che ciò che fate serve più a voi che a loro.
Ai vostri numeri si può ribattere con altrettanti numeri, comunicandovi per esempio che più del 20% dei Cavalli importati dall’Italia e destinati alla macellazione (l’Italia è il primo consumatore di carne di Cavallo d’Europa), provengono dalla Francia, magari molti di loro hanno lavorato in progetti da voi citati.
Cerchiamo di porre un punto conclusivo a questo dibattito, perché ciò che c’era da dire è stato evidentemente detto, altro non serve.
Gentile Paola Re,
non conoscendo la realtà è molto difficile commentare.
Capisco che commentare in modo denigratorio sia una strategia molto facile per attirare l’attenzione dei lettori.
Ad ogni modo sarebbe consono alla situazione, fare della buona informazione:
– Lei ha assistito ai metodi di lavoro e di addestramento delle persone che ha menzionato? Io sì.
– Lei ha visto come si svolge la giornata tipo di uno di quei cavalli? Io sì.
– Lei ha visto come è la vita di un cavallo al macello? Io no e non la voglio neanche immaginare.
Vorrei fare una risposta sintetica quindi non posso elencare le prove e gli esempi di quello che sto per dire, ma ci sono.
I cavalli salvati dal macello “lavorano” non come si pensa guardando il dipinto di copertina, fanno pochissime ore, con pesi molto leggeri.
Lo sa che prima di tutto questo lavoro, la base si chiama LAVORO IN LIBERTA’?
Sembra strano ma il cavallo segue la persona ed esegue semplici esercizi senza essere legato o tirato o spinto!! Vuol dire che c’è comunicazione e l’animale risponde di sua volontà.
Invito tutti a vedere le prove: sono su Internet…i cavalli che provengono dal macello (spaventati!!) arrivano a sdraiarsi per terra e lasciare che un uomo gli si corichi vicino!!!!!
Se tutto ciò fosse obbligato il risultato sarebbe ben diverso.
Non avendo conosciuto realmente la situazione io credo che abbiate diffamato l’opera di queste persone che avete menzionato. Sono persone che credono nel rapporto naturale tra uomo e cavallo. Sapete meglio di me che la credibilità in questi ambiti è difficile da avere e facile da perdere…
Io sostengo che sia cosa gradita e corretta porgere almeno le scuse per i danni arrecati da un articolo scritto con poche informazioni ai danni di persone che perdono molte ore al giorno, con ovvie reazioni difensive!!
Nella speranza di vedere pubblicate delle scuse nel pieno rispetto del lavoro altrui e dei principi…che tutto sommato non sono affatto lontani dai vostri.
Cara Sabrina,
Ci sono decine di commenti a questo articolo in cui si spiega la nostra posizione, spunti tu dal nulla e pretendi le scuse?
Scusa per cosa? Conosci il significato del termine diffamazione? Su questo sito si è espresso un giudizio su una pratica di sfruttamento animale, la diffamazione è ben altra cosa.
Il termine “lavoro in libertà” è un ossimoro: o un Animale deve fare ciò che gli si dice, o è libero di fare ciò che vuole.
Inoltre c’è da specificare una questione: Veganzetta è un sito di controinformazione vegana e antispecista che esiste da 8 anni, ha un vasto pubblico che segue gli articoli e non ha certo bisogno di pubblicità. Se ci fosse stata l’intenzione di fare uno “scoop giornalistico” per attirare l’attenzione, di sicuro si sarebbe scelta una notizia più interessante e dirompente.
Tra l’altro pochi giorni fa è stato anche pubblicato un avviso in cui si chiede di diminuire gli interventi.
Le tue basse insinuazioni, pertanto, le respingiamo nella speranza che tu possa trovare altri siti virtuali dove esternare le tue perle di saggezza come ad esempio il fatto che secondo te i principi di chi fa lavorare gli Animali per un tornaconto economico non siano affatto lontani dai nostri….
Gentile Sabrina, non ho intenzione di scusarmi per ciò che ho scritto, anzi, visto il dibattito che ne è uscito, credo di avere fatto bene a scrivere perché è servito a me e forse anche a qualche lettore e lettrice per approfondire la conoscenza del progetto. Non è affatto vero che “tutto sommato”, i nostri princìpi sono vicini: i miei affondano le radici altrove. Mi pare che ciò si sia capito: se lei non lo ha capito, forse non ha letto con attenzione, o non ha affatto letto, i commenti..
Riguardo la diffamazione, mi pare che lei non conosca affatto il termine e confonda la diffamazione, perseguita dall’articolo 595 del Codice Penale, con il diritto di critica che trova fondamento nell’articolo 21 della Costituzione, che sancisce “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”
Se qualcuno o qualcuna si sente diffamato, ha il diritto di fare una denuncia per diffamazione, consapevole di ciò a cui va incontro.
Per ora non pare vi siano altri commenti, si ringraziano tutte le persone umane che hanno contribuito a questo confronto e se vi saranno altri contributi costruttivi saranno ben accetti e pubblicati.