Antispecismo e richieste alle istituzioni


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Gabbiani

Di recente una lettrice e un lettore di Veganzetta hanno inviato per email la richiesta di pubblicazione di una petizione indirizzata ai Ministeri italiani competenti per l’abolizione degli allevamenti intensivi ittici. Vedendosi rifiutare tale pubblicazione, hanno sollecitato delle spiegazioni che prontamente vengono fornite pubblicamente, in modo che anche il pubblico possa valutare la posizione che Veganzetta porta avanti da sempre.
Una petizione – in qualsiasi forma – che preveda una richiesta a un’istituzione per l’intervento – mediante leggi, norme, regolamenti, ecc.. in favore degli Animali non dovrebbe essere una modalità di intervento contemplata dalle realtà antispeciste. I motivi principali sono in sunto i seguenti:

1) L’antispecismo che Veganzetta propone sin dalla sua nascita considera nella sua interezza il problema dello specismo e quindi ovviamente anche lo specismo a livello istituzionale e di apparati di potere. Se la società umana in cui viviamo è da considerarsi specista, a maggior ragione le istituzioni che la regolano, la gestiscono e la rendono possibile lo sono. Pertanto è assurdo chiedere a chi – con la sua stessa esistenza e opera – istituzionalizza, tutela e protegge lo specismo, di contraddirsi e di emanare provvedimenti atti a eliminarlo.

2) L’antispecismo si oppone al concetto gerarchizzante del più forte che domina sul più debole. La società umana è palesemente gerarchica e rivolgersi alle istituzioni, significa considerarle un referente, di conseguenza legittimarle e prendere atto che per ottenere maggiore libertà per tutti gli Animali, la si debba chiedere a chi la libertà la norma e ne decide ampiezza e confini.

3) Il pensiero antispecista deve essere perseguito mediante pratiche coerenti e adeguate, pertanto se si anela a una società liberata e orizzontale, non è possibile adottare modalità di intervento che neghino nella pratica questa visione di orizzontalità.

4) Qualora si ammettesse per assurdo di utilizzare metodi di pressione come le petizioni, il migliore dei risultati possibili che si potrebbe ottenere, sarebbe l’emanazione di un provvedimento che obbligherebbe le singole persone umane a rispettare determinate norme comportamentali per non incorrere in punizioni. Tali soggetti agirebbero pertanto non per convinzione, ma per costrizione. In tutta evidenza si tratta nuovamente di un chiaro esercizio di dominio dove il più forte (l’istituzione) impone con metodi coercitivi la sua volontà sul più debole (considerando tale l’individuo umano di fronte alle istituzioni).
Sebbene la questione sia senza dubbio complessa, in generale è corretto affermare che l’idea antispecista non dovrebbe essere imposta, ma appresa, compresa e accettata. Certamente l’abolizione di determinate leggi speciste o l’emanazione di nuove in favore degli Animali costituiscono degli elementi molto positivi per la salvezza di un numero considerevole di Animali, nell’immediato quindi sarebbero auspicabili, ma ciò non porterebbe all’eliminazione del paradigma specista dalla nostra società e dalla nostra cultura.

Per i punto esposti poc’anzi non dovrebbe essere compito delle realtà antispeciste raccogliere firme, presentare richieste, o dialogare con le istituzioni. Dovrebbe invece essere loro compito dialogare con i singoli individui, con l’opinione pubblica, sensibilizzare, denunciare, protestare e porre in atto modalità di disobbedienza civile, di azione diretta e di obiezione, tali per cui si possa arrivare a mettere in crisi tradizioni, usanze, filosofie, stili di vita, politiche e strutture sociali, che rendono possibile lo sfruttamento e il dominio dell’Umano sugli altri Animali.
Detto questo è chiaro che esistono molte realtà che non sono antispeciste, bensì animaliste e che in quanto tali che hanno tutto il diritto di perseguire i loro scopi mediante pratiche quali le petizioni e il confronto con le istituzioni.
E’ a loro dunque che ci si dovrebbe rivolgere in questi casi.

Il lavoro per la liberazione animale è enorme e complessissimo: a ciascuna/o la sua parte.


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3 Commenti
  1. Guido ha scritto:

    Assolutamente d’accordo. Dialogare con le istituzioni mediante ed attraverso i suoi mezzi non fa che giustificarle e riconoscerle (come sarebbe per esempio criticare la rai partecipando con un intervento polemico al festival di sanremo…)

    11 Febbraio, 2016
    Rispondi
  2. Roberto Contestabile ha scritto:

    “Qualora si ammettesse per assurdo di utilizzare metodi di pressione come le petizioni, il migliore dei risultati possibili che si potrebbe ottenere, sarebbe l’emanazione di un provvedimento che obbligherebbe le singole persone umane a rispettare determinate norme comportamentali per non incorrere in punizioni. Tali soggetti agirebbero pertanto non per convinzione, ma per costrizione. In tutta evidenza si tratta nuovamente di un chiaro esercizio di dominio dove il più forte (l’istituzione) impone con metodi coercitivi la sua volontà sul più debole (considerando tale l’individuo umano di fronte alle istituzioni)”

    Infatti è proprio così! La legge e qualsiasi provvedimento disciplinare servono a ben poco. Basta guardare le pene anche severe inflitte continuamente, rispetto invece ai continui episodi di violenza in aumento e ben visibili ovunque. Neanche la pena di morte (che è comunque una pratica inaccettabile) ha fermato negli anni passati l’escalation di soprusi, delitti ed ogni malvagità. Niente potrà cancellare l’egoismo e l’ingordigia Umana senza una concreta e più ampia presa di coscienza. Si può prevedere o addirittura ipotizzare una futura modifica genetica nei comportamenti fin ad ora utilizzatti e perseguiti che auspichi un diverso e più benefico approcio verso l’ambiente circostante ed i suoi ospiti viventi, ma non è plausibile che tramite norme e codici penali si possa fermare il genocidio animale, come non è possibile ad oggi porre fine alla devastazione in atto. Si continua comunque a violare i principi fondamentali di una serena e pacifica esistenza proprio perchè l’egoismo Umano non ha similitudini in natura. Il consumismo attuale con la mercificazione degli Animali (e quindi degli Umani) ha peggiorato di molto la drammatica situazione già presente e perseverata in secoli di antropocentrismo estremo ed assoluto.
    Bisogna modificare lo stato attuale in altra maniera e con altri metodi, non certamente minacciando punizioni che condizionano quindi ognuno privo di una concreta e benefica riflessione.

    14 Febbraio, 2016
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  3. Cristina ha scritto:

    Sono d’accordo sia che la visione antispecista non dovrebbe essere imposta, ma appresa e compresa, sia sul fatto che ciascuno debba fare la sua parte; ma la maggior parte delle persone/consumatori che si alimentano con cibi di origine animale, lo fanno generalmente senza avere la completa consapevolezza dell’orrore che vi sta dietro e che va oltre il dominio del più forte sul più debole
    Certamente lo specismo non verrebbe eliminato da una legge che proibisce gli allevamenti intensivi, ma se venisse proposta e nella migliore delle ipotesi promulgata oltre a salvare migliaia di animali dall’orribile vita (ancor prima che dalla morte) avrebbe una ripercussione sulle coscienze (magari non tutte) sulle condizioni inaccettabili in cui tali animali ‘vivono’ semplicemente per soddisfare i piaceri del nostro palato e avere questi alimenti a basso costo. Non dico che un movimento antispecista se ne debba occupare sollevo solo il dubbio che una petizione a favore degli animali possa, apportando informazione e sensibilizzazione, avere delle ripercussioni positive sulle coscienze in DIREZIONE antispecista. In poche parole penso che anche delle leggi o delle proposte di legge volte al rispetto in senso lato degli altri animali, contribuiscano a creare una elevazione culturale e quindi una società più giusta.

    14 Febbraio, 2016
    Rispondi

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