Si legge in circa: < 1 minuto
Abbiamo già parlato in passato della questione Animali e politica istituzionale, abbiamo già espresso il nostro parere, ma vorremmo chiarire alcune questioni relative ai numerosi messaggi che ultimamente circolano sul web al riguardo di richieste rivolte ai candidati alle prossime elezioni politiche.
A prescindere dalla fattibilità delle suddette richieste, è importante sottolineare che risulta chiaramente illogico chiedere a esponenti della politica istituzionale e di gruppi di potere, a referenti delle lobby economiche e finanziarie, di impegnarsi a legiferare contro i loro stessi interessi: come ad esempio chiedere loro di impegnarsi per la messa al bando dell’uso di Animali nella ricerca scientifica, scontentando le lobby farmaceutiche. Oltretutto sarebbe del tutto incompatibile con l’idea antispecista chiedere modifiche a un’istituzione che si intende rivoluzionare.
Un voto è un’adesione esplicita ad un sistema di governo di una società umana che si fonda sullo sfruttamento del più debole (sia esso umano o no), sulla violenza, sulla sopraffazione e sul concetto di dominio e disuguaglianza, sarebbe quindi opportuno che chi si reputa antispecista evitasse non solo di avanzare richieste del tutto inutili, ma anche rendersi complice con il proprio voto di una struttura sociale ingiusta e oppressiva.
Campagne per gli animali / Veganzetta
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.
Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.
Mi pare che in questi ultimi mesi e anche con un discreto successo, alcune formazioni politiche istituzionali siano riuscire ad accattivarsi consensi balzando sul “vagone dei diritti per gli animali” e talvolta facendo proprie, almeno a livello locale, alcune delle rivendicazioni che distinguono le lotte sul fronte dell’animalismo.
Niente da obiettare se questo contribuisse genuinamente ad una diffusione più capillare delle informazioni su quelli che sono i peggiori casi di sfruttamento e di violenza sugli inermi , tanto meglio se nella transazione si rafforzasse, più in generale, la capacità di tutti gli attori coinvolti ad empatizzare con le vittime dell’ideologia specista, che siano questi persone umane o non umane, di isolarne le cause e di schierarsi pù apertamente contro i fautori di tali valori.
Per dare un senso militante all’astensionismo occorre che questo non origini da una semplice volontà di non partecipazione al rituale del voto, le persone che decidessero di non recarsi alle urne dovrebbero al contempo sviluppare una consapevolezza, una conoscenza su quali sono le dinamiche che governano l’esercizio del controllo sulla mente delle persone e del dominio sulle loro vite, quali sono i Poteri Forti internazionali che forniscono un Agende Politica già stabilita ai burocrati e ai segretari di partito i quali, a loro volta, sono burattini al servizio di una Elite che agisce nell’ombra e che garantisce continuità nell’asservimento dell’economia globale agli interessi di banche e multinazionali.
Chiamatemi cospirazionista se credo che la nostra vita è regolata da una forma di Totalitarismo Democratico dove il “pensiero unico” imposto dall’alto e che promuove questo modello di sviluppo capitalista, questo modello si sorregge, in tempi di relativa pace, sull’asservimento culturale e antropologioco delle masse governate ai suoi dictats.
I processi di sistematica distruzione del mondo vivente e di indifferente contemplazione alla sofferenza immane che questo genera nei suoi abitanti, l’impatto immane che questa economia umana elitaria stà esercitando e la passività con la quale la stragrande maggioranza delle popolazioni ipnotizzate la accettano cone fosse l’unica via per andare avanti ci offre uno scenario ancora più desolante della semplice constatazione di una insensibilità verso chi subisce nel silenzio per mano dell’uomo.
Forse, quando miseria e disperazione avranno definitivamente ostruito ogni margine di liberazione umana e di svincolo dal potere di questa banda internazionale di criminali che determina le sorti planetarie, allora tutti saranno obbligati ad aprire gli occhi e a cambiare, ad adottare una filosofia di vita che non lascia spazio alle strumentalizzazioni di organismi come i partiti o i movimenti guidati da leaders/padroni più o meno noti.
Credo che la situazione in cui ci troviamo sia molto più grave di quanto non siamo disposti a riconoscere e che i prossimi anni metteranno a dura prova in particolare gli attivisti che da tempo rivolgono uno sguardo critico all’intero assetto organizzativo e politico che determina il nostro destino.
Come giustamente scrive Paolo è importante che l’atto della “rinuncia” al diritto/dovere del voto sia il risultato di un percorso di consapevolezza personale e politica. A prescindere dalle questioni evidenziate da Paolo relativamente a valutazioni sull’attuale società e sul suo funzionamento, ciò che interessa l’antispecismo è il modello sociale, ed esso – chiaramente – non funziona.
Anche se – ragionando per assurdo – il modello attuale fosse destrutturato e ristrutturato per poterlo rendere meno ingiusto e crudele, continuerebbe ad essere inevitabilmente sorretto da dei cardini antropocentrici e pertanto specisti.
Dare il nostro voto a chi poi deciderà per noi, non solo le nostre sorti, ma anche quelle di altri esseri senzianti che non possono in alcun modo influenzare questo processo decisionale, è inaccettabile.
L’antispecismo non dovrebbe – anche considerando una fase di transizione – avanzare richieste riguardanti leggi, normative, regolamenti e via discorrendo, dovrebbe solo chiedere la liberazione animale, con tutto ciò che ne consegue. Ovviamente tale posizione risulta ad oggi utopistica, ma non è affatto – come afferma Michele – una posizione qualunquistica, anzi al contrario, è dettata da una precisa responsabilità individuale e collettiva di non prorogare un modello di governo umano che tutto trita e distrugge.
Pertanto l’astensione alla partecipazione al “rito” del voto, è motivata non da disaffezione alla partecipazione, ma è una protesta contro un sistema che funziona e che non riconosciamo per motivazioni etiche, filosofiche e anche pratiche. L’antispecismo non può essere rappresentato da nessuno, va vissuto.
Chi ha mai detto che non votare i candidati alle prossime elezioni sia un comportamento distruttivo? Magari il vero comportamento distruttivo potrebbe essere, al contrario, andare a votare e permettere con la propria adesione la continuazione di un sistema di dominio su Animali (quindi Umani e non) e sul Pianeta. Il fatto che numerosi candidati (da destra a sinistra) abbiano tentato di considerare alcune blande istanze animaliste, non significa certo che siano stati folgorati sulla via di Damasco e si siano convertiti in accesi animalisti; semplicemente considerano statisticamente il peso di un eventuale elettorato animalista, e inseriscono alcune voci nel loro programma per attirarne i voti.
Il punto di vista di Michele è condivisibile se si stesse parlando di animalismo, e quindi se si stesse cercando di migliorare la situazione attuale mediante interventi legislativi nelle materie che riguardano lo sfruttamento degli Animali, ma per l’antispecismo tutto ciò semplicemente non esiste: l’antispecismo è rivoluzionario e tende ad un cambio paradigmatico che solo la coscienza individuale e collettiva può fare, e ciò di certo non può avvenire per decreto.
Concludendo: sono coerenti i singoli, i gruppi, le associazioni animaliste se tentano di premere sulla politica, perché questa è la loro visione (cercare di rendere meno crudele e ingiusto un sistema sociale, politico e culturale che si basa sul massacro dei più deboli). Non dobbiamo però confondere queste posizioni riformiste con l’antispecismo che non intende affatto riformare la società, ma cambiarla, e per fare ciò non servono deleghe, e le uniche leggi che si possono considerare sono quelle morali.
Con riferimento a quanto ho appena letto sul vostro “editoriale”, diretto a suggerire il non voto e la presa di totale distanza dall’attuale società, vi esprimo la mia grande delusione per una posizione che rischia solo di aumentare la disaffezione qualunquistica verso la partecipazione e l’assunzione di responsabilità. Mi dispiace veramente molto. Io andrò a votare e cerco di stimolare comportamenti costruttivi in tutti quelli con cui ho rapporti. Non siamo tutti uguali e non sono tutti uguali: pensarlo è un gravissimo errore e spiega anche, in buona parte, perchè sia così difficile migliorare questa società e perchè le innumerevoli esperienze animaliste sembrano destinate a rimanere, nella loro incapacità di azione comune e impegno condiviso, più testimonianza (anche valorosa) che reale alternativa possibile in termini culturali ed operativi.
Grazie per l’eventuale attenzione.
Michele Suma
“Se siete annoiati e disgustati dalla politica e non vi disturbate a votare, avete tutto il diritto di stare a casa, se volete, ma non prendetevi in giro pensando di non votare. In realtà, non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.” David Foster Wallace.
Una bella osservazione di un grande scrittore, a cui si può rispondere con una altrettanto bella osservazione di un altro grande scrittore:
“Se le elezioni servissero a qualcosa, non ce le lascerebbero fare”.
Mark Twain