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Intervista di Veganzetta all’artista tedesco Hartmut Kiewert
Quando hai cambiato il tuo punto di vista sugli Animali?
Hai avuto un’esperienza particolare che ti ha spinto a cambiare?
Il mio è stato un processo lungo. Quando avevo circa sette o otto anni, avevo una Cavia e mi chiedevo come mai gli Umani facessero così tanta differenza nel modo di trattare gli Animali “d’affezione” e quelli chiamati “d’allevamento” come Maiali e Mucche.
Mi piacevano tutti gli Animali e non volevo che alcuni di loro dovessero morire per diventare il mio cibo. I miei genitori però mi dissero che è naturale mangiare gli Animali e che mi sarei ammalato gravemente se non l’avessi fatto. Così continuai a mangiarli, ma ero triste nonostante sembrasse così necessario.
Molto più tardi, attorno al 2000, quando avevo circa vent’anni, mi trasferii nel mio primo appartamento e feci il servizio civile presso un ospedale, notai che il menù vegetariano della mensa era molto più gustoso rispetto al “normale” menù che prevedeva la carne. Ricominciai a riflettere sul mangiare gli Animali e diventai vegetariano. A qual tempo era esploso lo scandalo per il “Morbo della Mucca pazza” che aveva portato alla ribalta il consumo di carne anche nel dibattito pubblico.
Ci vollero ancora alcuni anni e diversi contatti con persone vegan, prima che lo diventassi anche io.
Anche se in qualche modo mi era già chiaro, mi ci vollero alcune ulteriori riflessioni soprattutto sulle strutture di repressione e sfruttamento ed informazioni, per esempio come viene prodotto il latte, per rendermi conto che non era giusto consumarlo o mangiare formaggi, uova e altri prodotti derivanti dallo sfruttamento degli Animali.
Inizialmente smisi di acquistare prodotti di origine animale per quanto riguardava la spesa di casa, ma quando uscivo a volte mangiavo ancora la pizza con il formaggio se non trovavo opzioni vegan, poi smisi di acquistare oggetti in pelle e altri materiali derivanti dallo sfruttamento.
Infine vidi il film “Erthlings” del 2008, che mi fece passare definitivamente al veganismo e nello stesso periodo cominciai anche a riflettere sul rapporto tra Animali ed Umani attraverso le mie opere.
In alcuni dei tuoi lavori gli Animali interagiscono con gli Animali Umani, nel ritrovato ambiente naturale e con le macerie dello sfruttamento, lo scenario di un ipotetico futuro che tutti noi vorremmo vedere.
Pensi che questo cambiamento possa diventare realtà nella nostra società e quali pensi che siano i passi più importanti da fare?
Innanzitutto sì, penso che sia possibile e auspicabile abolire lo sfruttamento animale, com’è necessario abolire qualsiasi altra forma di sfruttamento e dominio.
Ovviamente, non so in alcun modo come potrebbe essere un mondo senza dominio ne quale sia in giusto modo per arrivarci. Sono abbastanza certo però, che la vera liberazione non può essere determinata da strutture gerarchiche, ma solo da contro-strutture a quelle esistenti, da movimenti popolari che incarnino le visioni utopistiche nelle loro lotte e che riflettano costantemente sul fatto di non ricadere essi stessi in strutture di dominio.
Certamente non è un percorso facile, ma millenni di ideologie e istituzioni sociali basate sul dominio e sulla violenza, non sono qualcosa che ti puoi facilmente togliere di dosso come fossero un vecchio e scomodo abito. I meccanismi ideologici che legittimano lo sfruttamento degli Animali sono intimamente legati ai meccanismi che legittimano lo sfruttamento e la discriminazione tra gli Umani, la liberazione animale e la liberazione umana sono le due facce della stessa medaglia.
Quindi, anche se in alcuni dei miei dipinti non ci sono Umani, ma solo gli Animali, non voglio in alcun modo intendere che tutto andrà a posto se gli Umani non dovessero più esserci.
Gli Animali Umani non sono né buoni né cattivi di per sé, ma il modo in cui strutturano le loro società può essere buono o cattivo.
L’unico scopo del capitalismo è massimizzare il profitto.
Soddisfare le esigenze degli Umani è sempre solamente un effetto collaterale o un fallimento del capitalismo, ma mai l’obbiettivo finale della sua produzione.
Questo è il motivo per cui migliaia di persone ancora muoiono di fame, anche se ci sono più risorse produttive e cibo di quello che sarebbe necessario, ma a causa degli assetti proprietari moltissime persone non possono nemmeno accedere alle cose più elementari di cui hanno bisogno per la propria vita. Senza dubbio il capitalismo è una forma negativa e folle, dobbiamo quindi cercare di trovare altri modi di organizzare le nostre società, in grado di superare non solo lo sfruttamento degli Animali, ma anche il capitalismo, il razzismo, il nazionalismo e così via, poiché tutte le diverse forme di dominio e di oppressione si stanno stabilizzando tra loro, tutti i diversi movimenti sociali devono trovare il modo di relazionarsi e di sostenersi a vicenda e cercare di imparare gli uni dagli altri, per avere il potere di fare cambiamenti reali, per liberarsi di tutte queste strutture violente.
Puoi dirci di più sulla serie “Schlachtplatten”?
Questa serie è una dichiarazione satirica alla pubblicità della carne.
Ho fatto delle foto ai volantini dei discount e le ho ridipinte in un modo leggermente diverso, che fa da parodia all’estetica delle pubblicità dei prodotti carnei. In alcune di queste opere, inoltre, ho combinato i corpi degli Animali con la carne, per esporne chiaramente l’origine.
Qual’è la tua esperienza con le persone in relazione al tuo lavoro? Che reazioni hai avuto la possibilità di vedere?
Da una parte c’è una risonanza molto positiva dal movimento vegano e dal movimento per i diritti degli Animali e la liberazione animale, i quali apprezzano il mio lavoro.
Dall’altra, persone più legate alla scena artistica a volte mi criticano, affermando che le mie opere sono troppo dirette e programmatiche, troppo politiche e troppo moraliste.
Probabilmente questa reazione è dovuta al fatto che io metto in discussione il comportamento di queste persone, le quali utilizzano prodotti derivanti dallo sfruttamento degli Animali.
A volte ho anche l’impressione che persone che non lo avevano fatto prima, inizino a riflettere e a mettere in discussione la loro relazione con gli altri Animali. Sono molto felice quando questo accade, perché per quanto riguarda il contenuto, è questa la mia intenzione principale, questo è quello che voglio ottenere con il mio lavoro.
Le opere di Hartmut Kiewert sono visionabili nel suo sito web e pagina Facebook:
http://en.hartmutkiewert.de/
www.facebook.com/hartmutkiewert
Galleria fotografica fornita dall’artista.
Tutti i diritti delle immagini appartengono a Hartmut Kiewert (http://en.hartmutkiewert.de/site-notice/)
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Che belle queste illustrazioni! Confesso che non sono mai riuscita ad apprezzare l’arte astratta, e il mio cervello è rimasto bloccato al Seicento italiano…che posso farci? Perciò, per me, se un pittore non sa di prospettiva, anatomia e chiaroscuro, allora non è un pittore. E Kiewert ne sa, perciò è un pittore, e bravo. In quanto alle tematiche, beh che dire? Non posso che essere felice di sapere che da qualche parte nel mondo c’è chi usa il suo notevole talento per influenzare e denunciare. Grazie a Veganzetta per aver fatto conoscere.
E’ intelligente, geniale e commovente. Eppure ci sono in giro tanti cialtroni della tela che hanno più successo di lui perché le sue sono opere scomode, come tutte le opere di denuncia. Si fa prima a chiudere gli occhi che ad aprirli.