La febbre del salutismo vegan


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Un gran bell’articolo di Troglodita Tribe. Buona lettura.


La febbre del salutismo vegan

Ma perché, sempre più persone, sostengono che cercare di convincere il prossimo a diventare vegan per motivi di salute sia un atteggiamento controproducente?
Sono forse impazziti? Più vegan ci sono e meglio è! Verrebbe da dire. E non importa il metodo, perché ciò che conta è il risultato.
No, la follia non c’entra!
E neppure l’arroganza di voler dettare il giusto percorso che ogni vegan dovrebbe intraprendere. No, queste persone non vogliono avere ragione a tutti i costi, non vogliono mettersi sul pulpito per dettare le regole. Il fatto è un altro.
Il fatto è che l’argomentazione salutista è un’argomentazione fondamentalmente specista.
Se siamo vegan significa che il nostro obbiettivo è la liberazione animale, Giusto?

Se siamo diventati vegan è perché desideriamo un mondo senza più allevamenti, senza più circhi, senza più vivisezione, senza più cani alla catena, senza più gabbie dove mettere animali, per qualsiasi motivo. Se siamo vegan è perché desideriamo un mondo senza più animali che vengono usati per le nostre esigenze, per i nostri bisogni, per il nostro divertimento.
Per ottenere questo risultato, l’unica possibilità concreta che abbiamo, è quella di cambiare la mentalità comune (che possiamo anche chiamare società, o coscienza collettiva). Questa trasformazione è un processo lungo e difficile, ma il passaggio che dovrebbe avvenire è anche molto chiaro.
Dalla situazione odierna, in cui l’essere umano è considerato il centro dell’universo, dove l’essere umano è considerato superiore e detentore di potere assoluto su tutti gli altri animali, dovremmo passare ad una posizione di parità, una posizione in cui tutti gli altri animali vengano considerati esattamente come noi. Terrestri, popolazioni di terrestri, persone non umane da rispettare esattamente come chi è umano. Appare ovvio che, senza questo passaggio, ci sarà sempre qualcuno che userà, sfrutterà e ucciderà animali. Non è solo una questione di dieta, ma una questione legata alla superiorità e al diritto di dominare chi è considerato inferiore.
Se noi diciamo che si dovrebbe smettere di mangiare carne e prodotti animali perché fa male alla salute, non stiamo favorendo questo passaggio, anzi, tutto il contrario.
Proviamo a rifletterci con attenzione.
La salute di cui ci stiamo preoccupando è la nostra, la salute di noi umani che, appunto, restiamo al centro dell’universo, al centro delle nostre preoccupazioni. Restiamo superiori e, appunto, ci preoccupiamo della nostra salute dimenticando la dignità e l’importanza degli animali che smettiamo di mangiare. Quegli stessi animali non sono più animali sono cibo che fa male alla salute.
Per essere più chiari, però, è importante proporre un piccolo esempio.
Un bambino prende a calci la compagna di banco e la maestra subito lo riprende dicendo di smetterla immediatamente. Il bambino, visto che si diverte un mondo, chiede il perché, perché mai dovrebbe smetterla? E la maestra, allora, gli risponde che prendendo a calci la compagna di banco si fa male ai piedi, gli verranno i lividi e, addirittura, potrebbe diventare zoppo.
Perché una risposta del genere farebbe accapponare la pelle?
Ovvio, no? Si tratta di una risposta che non tiene minimamente conto che la compagna di banco è una bambina anche lei, che soffre, che ha una sua vita, una sua sensibilità, un suo modo di esprimersi e di stare al mondo. La compagna di banco viene letteralmente annullata, è come se non esistesse, diventa un oggetto. Per trasformare una persona in un oggetto basta non considerare più la sua sensibilità, il suo essere soggetto di una vita, la sua capacità di percepire e di emozionarsi. È facile, no? A questo punto, è come se quel bambino prendesse a calci un oggetto e la maestra gli dicesse di smetterla perché quell’oggetto è duro e gli farà male. Ma se l’oggetto fosse un cuscino non ci sarebbero problemi, si potrebbe continuare a prenderlo a calci!
Se noi diciamo che occorre smettere di mangiare prodotti animali perché fa male alla salute, con quella stessa frase, senza accorgercene, diciamo anche che tutti quegli animali, imprigionati, mutilati, uccisi, sono degli oggetti, proprio come nel caso del bambino e della sua compagna di banco. E diciamo anche che, se si trattasse di animali che non fanno male alla nostra salute, potremmo continuare a mangiarli. Non importa se la nostra è solo una strategia per cercare, in qualche modo, di far diventare vegan qualcuno. Quando la maestra dice al bambino di smetterla perché potrebbe diventare zoppo, rende l’altra bambina un oggetto, la cancella, anche se la sua è solo una strategia per farlo smettere. Quando diciamo che mangiare animali fa venire il cancro, rendiamo gli animali degli oggetti, del cibo, li annulliamo in quanto esseri senzienti, in quanto soggetti di una vita. E questo è l’esatto contrario di quello che vorremmo ottenere. E questo rende sempre più difficile quel passaggio essenziale ed indispensabile per ottenere la liberazione animale. Rende sempre più difficile passare dalla nostra posizione di esseri superiori con il potere assoluto su tutti gli altri animali (i nostri oggetti, i nostri schiavi, il nostro cibo) ad una posizione di parità, ad un confronto tra popolazioni, tra terrestri.
Ed è questo il motivo per cui molti stanno chiedendo che si smetta al più presto di usare il salutismo per convincere la gente a diventare vegan. Perché il salutismo sta ritardando la liberazione animale, sta rendendo ancora più difficile la strada per il suo raggiungimento.

Ma è necessaria anche un’altra riflessione che richiede una profonda onestà interiore.
Torniamo al bambino e alla sua sfortunata compagna di banco. L’affermazione della maestra suona demenziale, tremendamente demenziale. Nessuna persona sana di mente, in nessuna occasione accetterebbe un’affermazione del genere. Smettere di prendere a calci la compagna di banco perché ci si potrebbe far male al piede, perché si potrebbe diventare zoppi?! Dopo un’affermazione del genere, quella maestra sarebbe immediatamente allontanata e considerata indegna del suo mestiere.
Eppure…Eppure, se al posto del bambino mettiamo le mucche, i conigli, le galline, i maiali, se diciamo che bisogna smettere di mangiarli perché fanno male alla salute, quella stessa affermazione, non suona così terribile. Tanto che molti vegan si sentono tranquilli nel proporla.
Ma perché?
Eppure, anche confrontando le due situazioni, gli animali, comunque, sono molto più svantaggiati. La bambina, in fondo, prenderà solo dei calci e poi si riprenderà (speriamo!). Gli animali, al contrario subiranno pene e strazio e, soprattutto, moriranno tutti, senza eccezione, e moriranno in giovanissima età. Eppure, se vogliamo essere onesti fino in fondo, non possiamo fare a meno di considerare che il caso del bambino ci appare più demenziale e inaccettabile rispetto a quello degli animali.
Il motivo è molto semplice e si chiama specismo.
Lo specismo è quel fenomeno per cui siamo portati a considerare inferiori e degni di minor attenzione e rispetto individui appartenenti ad una specie diversa dalla nostra. Lo specismo ci porta a ritenere lecito e accettabile il fatto di usare questi individui per le nostre necessità, per i nostri interessi. Lo specismo non è semplicemente un aspetto negativo di alcune persone insensibili, o irresponsabili, come potremmo sostenere oggi per il razzismo, il sessismo, l’omofobia… Lo specismo, come ci stiamo accorgendo, è molto più subdolo. Lo specismo è parte integrante del nostro inconscio. Noi umani ci portiamo addosso secoli di specismo. Le nostre menti, i nostri sistemi economici, le nostre culture, i nostri riti sono fondati sullo specismo. Anche se, come individui, scegliamo di non accettarlo, dovremo, sempre e comunque, considerare che lo specismo è dentro di noi.
A questo punto si può comprendere meglio quanto il concetto di liberazione animale sia estremamente complesso da attuare e come, soprattutto, poco abbia a che fare con un semplice cambiamento della dieta alimentare e come, ancor di più, sia proprio questo il vero obbiettivo da superare.
Se ci identifichiamo troppo nel veganismo, se ci identifichiamo così tanto da ritenerlo l’unico obbiettivo da raggiungere, abbiamo già perso ogni opportunità. È come confondere il dito che indica la luna con la luna stessa. L’obbiettivo è la liberazione animale, il superamento dello specismo. L’obbiettivo non è migliorare la nostra salute e neppure quello di rendere vegan tutte le perone che incontriamo. Le persone diventeranno tutte vegan, le gabbie saranno tutte aperte e gli animali non saranno più resi schiavi solo e soltanto quando avremo superato lo specismo, solo e soltanto quando lo specismo sarà considerato come, oggi, la maggioranza di noi umani considera il razzismo.

Ma che cosa sta succedendo, oggi, nel mondo vegan?
Sempre più persone parlano di salutismo per dimostrare quanto sia importante diventare vegan. Altri parlano di antivivisezionismo scientifico, sostenendo, appunto, che occorre smettere di torturare animali per testare i farmaci, che occorre farlo perché questi test non danno buoni risultati. Si dice che queste argomentazioni abbiano una buona presa e, di conseguenza, vengono sempre più utilizzate.
Qual è il risultato di questa nuova tendenza?
E’ come se, nell’esempio precedente, sempre più bambini avessero smesso di prendere a calci la compagna di banco per paura di farsi male, di diventare zoppi.
Molti hanno smesso, certo, ma con il passare del tempo, molti altri hanno cominciato ad usare scarpe rinforzate, magari con la punta d’acciaio per non f arsi male, per non diventare zoppi.
E per tornare a noi, la risposta specista al salutismo è già in atto: allevamenti biologici, galline allevate a terra, riduzione del consumo di carne e, anche se poi gli animali finiscono tutti al macello, la salute è assicurata comunque.
Oggi la parola vegan è sempre più associata ad una scelta legata al benessere, ad una delle tante opzioni disponibili, ad uno stile di vita.
Oggi la parola vegan è sempre meno associata ad una lotta contro un’ingiustizia, ad un cambiamento radicale della nostra società fondata sul dominio e sullo specismo.
Nessuno dovrebbe avere qualcosa da ridire sugli stili di vita, perché ognuno vive come vuole.
Tutti e tutte dovremmo avere molto da ridire quando siamo di fronte ad un’ingiustizia, perché questo è l’unico modo per superarla, per liberarcene.
In altre parole il concetto di vegan è stato rimodellato ad uso e consumo di quella stessa società che si intendeva cambiare.
Questo passaggio, questo rimodellamento, questo ribaltamento sta avvenendo proprio ora, proprio quando sempre più persone diventano vegan.
E, ancor più drammaticamente, sta avvenendo per mano delle stesse persone che sono vegan.
Tutte le volte che si parla di salutismo (associandolo alle motivazioni che ci dovrebbero spingere a diventare vegan) ci allontaniamo di un passo dalla liberazione animale perché sosteniamo e rinforziamo il concetto di specismo, sosteniamo e rinforziamo le motivazioni di base che determinano l’oppressione di tutti gli animali.

Troglodita Tribe


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29 Commenti
  1. alex ha scritto:

    Condivido pienamente! Complimenti anche – oltre che per il contenuto – per come e’ stato scritto l’articolo in modo chiaro, semplice e diretto

    28 Aprile, 2014
    Rispondi
  2. Giovanni ha scritto:

    un bellissimo esempio di divulgazione arrembante! mi piace! :)

    29 Aprile, 2014
    Rispondi
  3. ignazio ha scritto:

    Molto ben detto!!! Grazie.

    6 Maggio, 2014
    Rispondi
  4. Satyavan ha scritto:

    Concordo. Inoltre, la ragioni salutiste non mi hanno mai veramente convinto. Non ho trovato così schiaccianti le presunte evidenze scientifiche che il veganismo faccia poi questa grande differenza in termini di salute. Io metto sempre al primo posto le ragioni etiche. Poi accenno anche a quelle ambientali. Mentre quelle salutiste penso sia meglio lasciarle stare, sia per le ragioni qui menzionate, sia perché tecnicamente meno sostenibili.

    6 Maggio, 2014
    Rispondi
  5. Tiziana ha scritto:

    Ottimo articolo, grazie.

    Non è un caso che alla domanda: “sei vegan per la salute?” io risponda: “sì, quella dei miei fratelli non umani di cui non mi nutro.”

    6 Maggio, 2014
    Rispondi
  6. Franca ha scritto:

    ciao Tiziana
    chissa per quale “onda” siamo in contatto, perche alla stessa domanda do la stessa identica risposta.
    Mi fa tanto piacere……………ciaociao si asociano i pelosi e non

    6 Maggio, 2014
    Rispondi
  7. Carla ha scritto:

    Meravigliosa descrizione che condivido, di una situazione che mi pesa sempre di più: sono antispecista come persona, ma dietologa come professione e quindi mi trovo spesso a sostenere tutte quelle motivazioni ” salutistiche” con le persone che si rivolgono a me , approfittando,appena possibile, per affrontare la questione della condizione animale e del rapporto uomo-animale.
    Molta fatica!
    Complimenti per l’articolo scritto in modo chiaro e accattivante!

    6 Maggio, 2014
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao Carla,

      la tua non è una posizione facile e la fatica sarà tanta ovviamente, l’essenziale è che tu continui a perorare la causa antispecista ogni volta che ti è possibile.

      6 Maggio, 2014
      Rispondi
  8. Sem ha scritto:

    Ciao, mi hanno sempre detto sin dall’infanzia di mangiare carne, uova, formaggio, bere latte perché fa bene alla salute, fa crescere e diventare grandi e forti perché contengono le proteine, ferro e calcio per rafforzare le ossa. Ci credevo poco ed avevo dei dubbi. Da bambino 5-6 anni avendo visto uccidere polli e conigli in campagna davanti ai miei occhi, sono rimasto terrorizzato dalla violenza, il sangue e la morte, e così capì da dove proveniva la carne prima di arrivare nel piatto, che già non mi piaceva, come la carne di vitello, il pollo, con le ossa in evidenza, orribile… al palato mi dava la nausea, un senso di sporcizia, di morte, mi ricordava qualcuno che è morto che ha vissuto ed è stato ucciso, sentivo il palato sporco di morte. L’unica carne che riuscivo a mangiare era quella che non ricordava la forma dell’animale erano gli affettati, wurstel e hamburger, se mi piacevano erano per via delle le spezie non per la carne. Iniziando a leggere il libro ” Alimentazione per la nostra salute ” di Henry Charles Geffroy mi apri la strada per diventare finalmente vegetariano nel 1990 e poi vegano nel 1993 anche perché prima avevo forti dubbi se eliminando del tutto la carne, il pesce, latte e latticini avrei avuto dei problemi di salute in quanto tutti affermavano delle possibili carenze nutrizionali e anemia, soprattutto i medici. Avendo letto il libro Alimentazione per la nostra salute che tratta la dieta VegetaLIANA con l’esclusione di carne, pesce, uova, latte e latticini mi diede l’input per sperimentarla nonostante tutti mi dicessero che fosse pericolosa per la salute, ma il libro infatti spiegava che le proteine di origine animali erano dannose. Ad oggi sono 24 anni che non mangio carne e pesce. Mi sono reso conto che tutti mi hanno truffato sin dall’infanzia con la storia delle proteine nobili e tutto grazie ai medici che hanno l’interesse di ternerti malato a lungo per vendere i loro maledetti farmaci. Oggi sono fruttariano, mai stato bene di salute quanto ora. Noto che alcune persone vorrebbero essere animalisti puri togliendo la carne dalla propria alimentazione ma non fanno il passo perchè i medici gli dicono che la carne non va eliminata perchè andrebbero in contro a carenze di ferro, proteine, ecc. Di fatti la maggior parte dei medici sono onnivori, oltre ad essere disinformati non hanno mai provato su se stessi la dieta vegetariana o vegana, come fanno a parlare di carenze alimentari? Il famoso medico del passato Ippocrate (vegano) padre della medicina diceva “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. C’è chi diventa vegetariano o vegano inizialmente solo per etica, altri per salute e dopo scoprono anche l’etica e l’ambiente. Alla fine chi rimane onnivoro pensa di avere svantaggi sia di perdere il gusto del cibo che di compromettere la salute. Ma noi vegani sappiamo che ci sono solo vantaggi per il benessere animale, l’ambiente e la salute grazie all’alimentazione naturale a base vegetale.

    6 Maggio, 2014
    Rispondi
  9. Veganzetta ha scritto:

    Ciao Sem
    Grazie per la tua bella testimonianza. Che vi sia un grande inganno sulla questione del cibo è indubbio, ma ciò che preme sottolineare con forza è che non dovremmo pensare ai vantaggi che noi avremmo dal veganismo, ma ai vantaggi (vitali) che gli altri Animali avrebbero. Se davvero desideriamo cambiare questo stato di cose non è con un cambiamento alimentare che lo si potrà fare, ma con una rivoluzione culturale che parte dall’ammissione del fatto che i nostri interessi non sono al di sopra di quelli degli altri

    7 Maggio, 2014
    Rispondi
  10. anna maria bianchi ha scritto:

    C’é un errore di fondo…. un errore ‘filosofico’, nella riflessione troglodita. Anzi, forse ce n’é più d’uno.
    Il primo è quello di voler stabilire il limite della riflessione all’interno delle proprie priorità.
     Il secondo, che ne deriva, è quello di giudicare come secondarie e persino ‘devianti per la causa’ le priorità altrui, dettate dal livello di evoluzione personale, negando così dignità agli esseri che non riescono a ‘vedere al di là’. Questo lo considero ‘specismo intellettuale umano’… quello delle amorevoli ‘gattare’ che estinguerebbero il genere umano a favore di quello animale: perché gli uomini sono cattivi e gli animali le vittime. Non considerando le persone come animali, imprigionati anch’essi da schemi mortiferi, benché a livelli apparentemente diversi.
    Il terzo è quindi di sottovalutare l’edonismo al quale siamo stati educati, indotto ed assicurato anche dal cibo ingerito (sofisticato e canceroso): il diritto al cibo sano, accessibile e culturalmente adeguato è una battaglia che deve ancora cominciare.
    Il quarto, che dal precedente deriva, è di non associare mente e corpo in questo percorso di liberazione: il cibo che mangi determina il modo di pensare, se mangi ‘etico’ , pensi e senti ‘etico’.
    Il quinto ed ultimo è quello di limitare i mezzi di ‘combattimento’ pacifico e di sottrarre importanza a tutta la ricerca della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, agli sbattoni dei genitori per ottenere la mensa vegan per i figli a scuola, alla cultura della salvaguardia della terra che il veganesimo propone (e secondo me ‘impone’, ma me lo tengo per me), al pari con i diritti animali. Liberare le terre del terzo mondo dalla fame, da ogm e pesticidi é il diretto prodotto del recupero di una cultura culinaria del primo mondo, che deve essere messo al corrente di quello che sta combinando e in grado di rivoluzionare le proprie abitudini.
    E fondamentalmente: NOI RINGRAZIAMO OGNI LIVELLO DI LOTTA!!!! Senza specismi umani a livello di coscienza. Si tratta solo di fare rete per rimettere radici: noi, in modo duro e puro, sempre più profondamente ed affrancarci dal megasfruttamento globale applicato al pianeta intero e perpetrato dall’uomo, attraverso l’uomo, schiavo e assassino di sé e di tutto. E patapin e patapan!
    Per ultimo, ma non meno importante: sono pienamente d’accordo coi Trogloditi, quando pongono l’accento sul non voler perdere di vista il punto fondamentale della sensazione dell’animale come individuo!
    Abbracci.
    Anna e i veganierranti

    P.S. Al solito: fate delle mie riflessioni un po’ cosa credete.
    Come madre: spesso mi sono trovata a dire ai miei figli di non dare epiteti sgradevoli ai compagni o di non rispondere alle percosse, solo per dignità propria e per fiducia nel pacifismo. Altre volte li ho guardati darsele per gioco, per sfogo, perché lo facevano senza cattiveria e senza disperazione, perché loro ‘dovevano’ e io ‘non dovevo’ fare niente….L’ esempio dei Trogloditi sui bambini rivela, secondo me, un’osservazione un po’ stilizzata del mondo infantile, a meno che non si considerino le reazioni dei bambini col medesimo metro con cui venivano considerate (come stereoti) quelle animali, nelle osservazioni praticate dagli studi zoologici ottocenteschi… Brrrrr!!! Non so, ho avuto come la sensazione che non abbiano mai avuto a ché fare con l’infanzia, propria o altrui, e la usassero a sproposito….Non ha senso, mi rendo conto…Forse perchè la mia sensazione d’infanzia libera è altro dalla loro e proprio quell’esempio mi fa capire come ci sia bisogno di tutto, anche nella lite e nel suo processo di riassorbimento e rinascita dell’amicizia: diritto, dovere, voglia di salvarsi la pelle e di sfogarsi, di creare un legame con l’altro-da-te, attraverso tutte le tue risorse…. Forse vaneggio…ma non mi sento di fare una scala di valori: ogni combattente metta a frutto i propri talenti!

    7 Maggio, 2014
    Rispondi
    • Pietro ha scritto:

      Mi ritrovo in molti punti col tuo pensiero, che e’ piu’ articolato, meno esasperato e meno semplicistico di quello espresso dall’autore dell’articolo.

      24 Agosto, 2017
      Rispondi
  11. Veganzetta ha scritto:

    Cara Anna,

    Nel testo pubblicato non ci sono “limiti alla riflessione”, ma si cerca di comprendere l’esatta portata di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti.
    Forse i Troglodita Tribe hanno evitato di definire il veganismo come “etico”, questo per contraddistinguerlo dal veganismo come dieta, moda, o business, ma a ben pensarci l’idea vegana è etica, tornando indietro nel tempo si può facilmente constatare che Donald Watson diede una definizione ben precisa al termine “vegan” da lui inventato e riportato dalla Vegan Society: “the word “veganism” denotes a philosophy and way of living which seeks to exclude — as far as is possible and practical — all forms of exploitation of, and cruelty to, animals for food, clothing or any otherpurpose”
    Si parla di filosofia, non di stile di vita, si parla di escludere tutte le forme di sfruttamento nei confronti degli Animali. Le indicazioni sono chiare e precise. Che il veganismo faccia bene alla salute, o che eviti malattie cosiddette “del benessere”, è un argomento secondario che però al giorno d’oggi sta divenendo fondamentale.
    Non stiamo parlando di ghettizzare qualcuno o di filosofeggiare su questioni etiche di dubbia rilevanza, stiamo parlando di un problema serio: la possibile perdita di un’identità a tutto beneficio di tendenze, mode, interessi di specie o personali e mercato.
    Le tue obiezioni sulla fame nel mondo, OGM ecc… sono sacrosante, e nessuno mette in discussione questo, ma è anche chiaro che per debellare queste aberrazioni è necessario un cambio culturale radicale che una dieta non può fare. Serve un nuovo paradigma, perché sulle basi di ciò che sta accadendo nessuno vieterà (e avverrà ben presto) a chi produce semi OGM, estrae petrolio, distrugge foreste, schiavizza Animali Umani e non, di produrre prodotti vegan per consumatori vegan.

    Bisogna sempre ringraziare “ogni livello di lotta”, ma chi gioisce perché trova dei prodotti vegan sugli scaffali di un centro commerciale, siamo sicure/i che stia lottando per qualcosa?

    7 Maggio, 2014
    Rispondi
  12. wilma ha scritto:

    condivido il vostro punto di vista e anch’io purtroppo non posso che constatare che il veganismo è ormai preda del commercio/consumismo
    “di tendenza”.
    tanti vegan, credo anche in buona fede, non hanno capito l’insidia che sta dietro la propaganda salutista.
    occorre cercare di farli riflettere, voi ci riuscite ottimamente, come sempre.

    7 Maggio, 2014
    Rispondi
  13. Satyavan ha scritto:

    Non bisogna dimenticare però che il lavoro fatto dalla SSNV e dai medici e nutrizionisti, come p.es. la Luciana Baroni, non va sminuito. Perché hanno una funzione importante: non tanto quella di dimostrare che essere vegani è salutare ma che non è dannoso. Non è la stessa cosa. Credo sia questa la loro vera funzione e non andrebbero inclusi nella “tendenza” del discorso di cui sopra.

    8 Maggio, 2014
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Nessuno vuole sminuire il loro lavoro che è importante, si sta parlando di impostazioni teoriche che prescindono il lavoro nel singolo campo.
      Il veganismo è una filosofia di vita che permette di evitare per quanto possibile la sofferenza altrui, fa anche bene alla salute, all’ambiente e via discorrendo, ma questo – come già specificato – è un aspetto del tutto secondario anche se ampiamente positivo. Si è vegan perché è giusto, compassionevole, per questioni altruistiche ed egualitariste, tutto il resto è da annoverare nelle pratiche riservate solo a noi Umani, e come tali speciste.

      8 Maggio, 2014
      Rispondi
  14. Troglodita Tribe ha scritto:

    Un caro saluto e abbraccio a tutte le persone che stanno riflettendo con noi su questa tematica sempre più calda. Torniamo da poche ore dalla quinta tappa di Antispecismo ad Alta Voce che si è svolta a Torino.

    Anche ieri si è presentata la tematica del salutismo e si è discusso anche in seguito al testo “La febbre del salutismo vegan” che ha animato il desiderio di approfondire.

    Molti sono assolutamente d’accordo e dicono che è indispensabile fare chiarezza per centrarsi sulle questioni etiche.

    Altri, però, sostengono che, alle motivazioni etiche, si possa arrivare da diverse strade perchè ognuno ha il suo percorso…

    E’ vero, questo è sacrosanto. Ci si può arrivare dal salutismo, come dalla meditazione, come dallo sport… Ma questa non è certo una buona ragione per sostenere il salutismo, lo sport, la meditazione come metodi accettabili per raggiungere la liberazione animale a livello collettivo. Noi stiamo solo sostenendo quanto, in questo preciso e delicato momento in cui, anche grazie a tanti filosofi, giuristi, attivisti, antropologi ecc, si sta parlando sempre di più della questione animale, sia basilare centrarsi sull’ingiustizia e sulle motivazioni etiche che dovrebbero far nascere un movimento per la liberazione animale. Non si tratta di demonizzare, di ghettizzarsi o di voler imporre una strada. Si tratta, invece, secondo la nostra opinione, di compredere tutti e tutte insieme, quanto lo specismo sia radicato in noi e di quanto sia necessario riconoscere gli errori del passato per superarlo. Sempre secondo la nostra personale opinione si comprende l’antispecismo solo quando si comincia ad individuare lo specismo che abbiamo dentro, che si manifesta nelle nostre azioni, nel nostro linguaggio, nel nostro modo di abitare, di consumare, di lavorare. La bellezza del concetto di liberazione animale è proprio questa. Liberando liberi te stesso. Nella libertà altrui cominci a vedere la tua libertà in un processo sempre più collettivo e condiviso.

    8 Maggio, 2014
    Rispondi
  15. Satyavan ha scritto:

    @Veganzetta: certo, non intendevo dire che qui qualcuno insinuasse di volere sminuire il loro lavoro, ma solo che se ne deve comprendere la funzione primaria che, a mio avviso, non è quella di dimostrare che da vegan si vive più sani.

    @Troglodita Tribe: Ma infatti…. se ci si ferma lì, non si può essere considerati vegan. Dovremmo anche ricordare che l’essere vegan non può riferirsi solo all’alimentazione. Se uno non mangia carne, latticini e uova solo per motivi di salute, probabilmente continuerà a mettersi scarpe e cinture in cuoio, piumini d’oca e non troverà nulla di strano nel frequentare circhi con animali e gli zoo. Ma difficilmente mi si potrà convincere di chiamarlo “vegan”. Basterebbe questo per mettere in evidenza come l’idea di alimentarsi vegan per soli motivi di salute non implica l’essere vegan.

    8 Maggio, 2014
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Satyavan ma anche se vivendo vegan non si vivesse più sani, cosa cambierebbe?
      Forse che non si dovrebbe mirare a risolvere i conflitti in modo pacifico anziché usare le armi solo perché è più difficile la prima via?
      Forse tu difficilmente chiamerai vegan una persona che si comporta come hai descritto, ma c’è molta gente che si definisce vegan e non lo è affatto, e molta gente che si definisce vegetariana e continua a mangiare Pesci o peggio… L’unica cosa sicura in tutto questo è la confusione che regna sovrana.

      8 Maggio, 2014
      Rispondi
  16. Satyavan ha scritto:

    “Satyavan ma anche se vivendo vegan non si vivesse più sani, cosa cambierebbe?”

    E’ un’ottima domanda… ;) Forse tanti vegan non sarebbero più tali, e questa la direbbe lunga sullo specismo più o meno inconscio che ci si porta dentro. Per fortuna viviamo in un mondo in cui non siamo posti davanti a questo dilemma (anche se molti lo credono). Perché il bello è proprio quello: esiste il modo (ed è anche molto semplice) per cui si può vivere e convivere tutti pacificamente senza che nessuno debba soffrire. In fondo basterebbe capire questo…. Si tratta solo di de-condizionarci la mente e rimettere in discussione le convinzioni che ci sono state inculcate fin dall’infanzia guardando oltre al sistema vigente. Quanto ai cosiddetti “vegetariani” che mangiano pesce ne ho conosciuti (nei miei 25 anni di vegetarismo e sei vegani) in tutte le salse, specie, condimenti e formati. Lo so bene che c’è un sacco di confusione. Fino a poco fa ho lavorato come ricercatore in Germania (tra poco come insegnante nelle scuole, sarà interessante coi ragazzi….) e ti assicuro che con tutta la peste e corna che pensiamo dell’Italia, credo che sotto il profilo della confusione sul veganismo siamo ancora relativamente ben messi culturalmente. Qui il Würstel è sacro, come per gli italiani gli spaghetti. E’ veramente dura riuscire a fare breccia, almeno dove sto io. E allora, riuscire a convincere qualcuno che se rinuncia alla carne non starà male, magari citandogli qualche articolo scientifico che vado a pescare dal sito del SSNV, è già una conquista….

    8 Maggio, 2014
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Satyavan,
      Tu parli di “Si tratta solo di de-condizionarci la mente e rimettere in discussione le convinzioni che ci sono state inculcate fin dall’infanzia guardando oltre al sistema vigente” è esattamente questo di cui si parla, è esattamente questo che intendiamo fare, proprio questo che denunciamo si sta affievolendo e perdendo, perché ai corsi di cucina vegan con prezzi stratosferici, nei supermercati o negozio specializzati con prodotti vegan che imitano la carne, nelle attività commerciali e sui giornali di gossip nessuna/o parlerà mai di questo.
      Scuola: meno le menti sono indottrinate dal sistema vigente, più sono disponibili a comprendere e accettare. I piccoli hanno un mare di cose da insegnarci: tutto quello che ci siamo dimenticate/i.

      9 Maggio, 2014
      Rispondi
  17. Satyavan ha scritto:

    Ma certo Veganzetta, concordo in tutto. Quanto alla scuola: il problema maggiore, più che i piccoli, sono quelli un po’ più grandicelli delle medie-superiori e che sono già stati indottrinati. Già alle 10 del mattino si trangugiano i loro panini al salame. Staremo a vedere che succede quando si vedranno arrivare un prof (di matematica e fisica poi) che gli parlerà di veganismo. Bisogna anche sapere rendere la cosa il più interessante ed ‘appetibile’ possibile. So già che si aspettano un taglio salutista, che però non ci sarà. ;) Se ci sono altri insegnanti in linea che hanno fatto esperienza in proposito sarò interessato a condividere.

    9 Maggio, 2014
    Rispondi
  18. Sem ha scritto:

    Il medico nutrizionista onnivoro (Carlo Cannella) grande sponsorizzatore di carne e latte morto di tumore il 23 febbraio 2011 che denigrava i vegetariani, vedi alla fine del video http://youtu.be/A3SMdjwGbzk

    11 Maggio, 2014
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  19. alfonso ha scritto:

    solito articolo pieno di parole forti per impressionare, siete una moda nel ’44, ma fatela finita! fratello non umano? ma veramente? mille volte meglio mangiare carne che essere ridotti come voi

    24 Novembre, 2014
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  20. Veganzetta ha scritto:

    Alfonso grazie per il tuo commento, ma è tutto, o hai anche qualcosa di intelligente da dire?

    24 Novembre, 2014
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  21. Cristina ha scritto:

    Come la maggior parte di voi sono cresciuta in una famiglia onnivora. Padre cacciatore, fratello adorato che ‘amava’ gli animali (cacciava, allevava uccideva).
    Ambientalista per vocazione, ‘gattofila’ e cinofila sono crescita con le idee confuse, ma sentivo che prima o poi avrei smesso di mangiare carne. Meglio tardi che mai a 35 anni è iniziata la svolta grazie alla visione di ‘meat the trouth’ che mi ha aperto gli occhi.
    Condivido l’antispecismo Ho sempre odiato i soprusi anche all’interno della specie umana: del più forte vs il più debole; dell’adulto vs bambino; del ricco vs povero; del colto vs ignorate; ..
    Sono consapevole però che lo specismo è dentro di noi, come forse in qualche misura anche il razzismo e il sessismo.. Bisogna continuare a riflettere, parlarne per combattere le proprie resistenze e i propri retaggi.
    Ho davvero apprezzato questa riflessione che mi colpisce direttamente perché benché precisi sempre che le mie scelte alimentari si basano su ragioni puramente etiche, cerco di far breccia, ove non trovo altri canali, anche sulle motivazioni salutiste. I due aspetti dovrebbero invece essere ben distinti.
    Tuttavia mi restano dei dubbi che voglio rappresentarvi. I numeri dello sfruttamento animale sono apocalittici. Sono pessimista e non credo che l’uomo arriverà ad una mentalità o cultura antispecista. Penso si estinguerà prima (poco male se accadrà in fretta) La mia preoccupazione principale oltre che per l’ambiente, da cui tutto dipende, è quella di ridurre quanto più e quanto prima i numeri dello sfruttamento. La mentalità antispecista penso sia l’unica veramente risolutiva per la liberazione animale, ma mi domando se sia quella più efficace. Non credete che nel frattempo ci possano essere vie più brevi? Non credete che sia fondamentale sostenere e promuovere anche altre vie (come per chi lotta per la messa al bando degli allevamenti intensivi, veri luoghi di tortura); fronti alternativi attraverso i quali si traccino dei percorsi che nel tempo possano convogliare nella via principale dell’antispecismo? Tali percorsi forse contribuirebbero a risparmiare vite e sofferenze atroci. Per chi oggi è ‘costretto’ a nascere e a vivere in prigionia non è meglio che si lotti almeno perché ciò avvenga con la minor sofferenza? Almeno in attesa di un risveglio delle coscienze e una di una elevazione culturale che ad oggi mi pare purtroppo ancora molto lontana.

    23 Agosto, 2017
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  22. Pietro ha scritto:

    Per me specismo, antispecismo, sono tutte etichette e belle ed eleganti idee…secondo me la fine di questo quotidiano olocausto e di altre belle cosette che noi umani facciamo su questo pianeta ha tutto a che vedere con compassione, consapevolezza e sensibilita’ e poco con idee e razionalita’. E’ il risveglio e la cura di queste caratteristiche (umane e non) che conta sul serio e che puo’ cambiare le sorti di questo pianeta e non l’accumulo di altre belle ed eleganti idee e la loro fredda realizzazione…in poche parole per me c’e’ molto piu’ bisogno di consapevolezza e compassione che di etichette per cambiare le cose, ed i percorsi per giungere a questo possono essere i piu’ svariati, persino un egoistico e personale percorso incentrato sulla propria salute puo’ creare una breccia nei cuori di molte persone, gli esempi sono molteplici e quotidiani

    24 Agosto, 2017
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