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Fonte: http://speciesandclass.com/2014/12/23/on-veganism-and-consumerism
di Alessandra Seiter
Edizione originale su Farmer’s Market Vegan; ripubblicato su permesso dell’autrice
Sul veganismo e il consumismo
Un gran numero di attivisti radicali (consultare la mia bibliografia sotto al testo principale di questo post) ha sacrificato scritti validi e lungimiranti su veganismo e consumismo, molto prima che cominciassi anche solo a capire le questioni legate al nesso tra i due fenomeni. Quindi, in questo articolo non tenterò di rivendicare responsabilità per idee o suggerimenti già esistenti, e – da attivista ancora molto ai primi passi di investigazione su veganismo e consumismo – non proporrò nuove formule teoriche sul tema. Piuttosto, cerco di presentare un sommario – coadiuvato, al solito, dalla mia indole posizionale – sul sapere attuale a un pubblico forse non abitualmente esposto a tali informazioni. Da segnalare, comunque, che al momento mi trovo totalmente d’accordo con le idee che vado a ripresentare.
Innanzitutto, l’attuale conoscenza su veganismo e consumismo sostiene che il movimento animalista odierno ruota intorno a pratiche di consumo vegan – piuttosto che su una politica antispecista (che svilupperò più avanti) – e che questo focus consumistico serve a sostenere le strutture proprie che rendono merce ogni essere (sebbene in modo difforme, è ovvio: per esempio, il capitalismo mercifica molto di più corpi neri o marroni rispetto a quelli bianchi; corpi trans più che corpi che aderiscono al proprio genere anatomico; ecc. ecc.). Nel dedicare le nostre energie ad incoraggiare chi mangia altri animali a ridurre o eliminare il consumo di essi, non facciamo che supportare il “fondamentale mito democratico” (Gelderloos) secondo cui abbiamo totale autonomia sugli articoli che acquistiamo e consumiamo; quindi la scelta del latte di soia invece di quello di mucca funge da azione efficace nella sfida a un violento sistema di sfruttamento degli animali.
In ogni caso, abbastanza all’opposto di tale concetto del consumatore=essere autonomo, sta il fatto che quello del “consumatore” costituisce “un ruolo imposto involontariamente a tutti noi” (Gelderloos). A dire il vero, questo mito del “potere d’acquisto” e del “votiamo col nostro dollaro” si adatta benissimo all’attuale ordine politico-economico del capitalismo, il quale per definizione tenta di mercificare tutti e tutto ciò che gli capita tra le mani – animato o inanimato. Senza comprendere il ruolo centrale che il capitalismo gioca nella distruzione dell’ambiente e tutti i suoi abitanti, riducendoli a preciso valore economico imposto (nel nome di un accumulo incessante del profitto), gli animalisti continueranno a usare strategie che, concentrandosi su una crescente domanda per i prodotti vegan, in ultimo andranno ad incrementare l’oppressione degli animali, sia umani che altri.
Atlas e Gelderloos forniscono due esempi retorici su cosa potrebbe implicare il futuro se sostituiremo meramente la produzione animale con un mercato vegan, senza combattere la violenta logica del capitalismo:
“E se tutti o quasi i cittadini dei paesi ricchi adottassero una dieta vegan? L’industria della carne collasserebbe, ma altre industrie e il capitalismo nel suo insieme andrebbero avanti, lasciandoci nella contraddizione di una società vegan che libera animali nel senso limitato compreso dalla critica agli allevamenti industriali, ma tuttavia devastando l’ambiente, compresi tutti gli animali”
(Gelderloos).
“… un mondo privo di mattatoi potrebbe comunque essere coloniale, dedito a un eccessivo consumismo che disintegra le vite degli animali non in cattività attraverso inquinamento e distruzione degli habitat, oltre ad altre forme di devastazione ambientale”
(cit. Atlas in Hochschartner).
Ammettendo la veridicità di tali scenari futuri (e io lo faccio), allora il consumismo vegan va a sostenere sia il sistema capitalista che opprime tutti, tranne i maschi bianchi che ci sguazzano, sia quel puro specismo che la logica dietro al consumismo vegan prende di mira. In verità, se intendiamo lo specismo come “l’idea che gli esseri umani sono superiori a tutti gli altri sulla Terra, e che questa superiorità ci assicura un diritto naturale a poter liberamente disporre degli altri” (cit. Sanbonmatsu in Rodriguez), dunque queste realtà prospettate indicano che il consumismo vegan si dimostra in ultimo un progetto specista. Col rifiuto ad adottare una posizione di radicale umiltà, necessaria per vedere davvero oltre le violente strutture facilmente accessibili a chi di noi gode di ogni sorta di privilegio, il consumismo vegan frana nella lotta a questa superiorità interiorizzata, protratta dagli umani sugli animali (specismo), dai colonizzatori sui colonizzati (colonialismo), dagli occidentali sulle società “tradizionali” (imperialismo), dai padroni sui consumatori (capitalismo), e così via.
Dimostrazione importante della forma specificamente specista di questa superiorità interiorizzata è il ri-centramento dell’esperienza umana da parte del consumismo vegan; in pratica, il consumismo vegan diviene un progetto a vantaggio degli umani che mangiano vegan piuttosto che degli altri animali oppressi dallo specismo, e dunque si dimostra totalmente inefficace nel promuovere un mondo in cui gli umani non vedono più gli altri animali (compresi altri umani) come merci a propria disposizione. Kelly Atlas, della fantastica organizzazione antispecista Direct Action Everywhere, spiega che il sostegno attivo a coloro che assumono l’atteggiamento del consumista vegan – ossia, richiedendo prodotti vegan invece che animali, e incoraggiando altri a a fare lo stesso – si concentra su agio e convenienza per gli umani, mentre conferma il quadro degli altri animali come merce (sgradita sì, ma tant’è…).
Quindi come dovrebbe essere un veganismo anarchico, umile e animale-centrico? Gli studi attuali suggeriscono che, piuttosto che girare intorno al consumo, il veganismo dovrebbe impegnarsi a combattere l’ideologia profondamente radicata dello specismo, oltre a tutte le altre violente ideologie perpetrate dalle logiche dominanti (come capitalismo, eteropatriarchismo, supremazia dei bianchi). Vorrei citare direttamente dall’attivismo antispecista per fornire un abbozzo sul come iniziare a concettualizzare questo veganismo radicale.
Ida Hammer definisce il veganismo una “prassi teorica riviluzionaria […] che vede l’abolizione dello sfruttamento animale come parte di una più ampia battaglia per la giustizia sociale” (cit. in Adamas).
Kelly Atlas afferma che chi è vegan “dovrebbe indirizzare i propri sforzi verso la creazione di una cultura che valorizzi un’empatia anti-discriminatoria, e non al provare a vendere prodotti [vegan] del sistema consumistico (a interesse personale).”
Steve Best osserva che il veganismo radicale – sfidando il luogo comune dei consumatori vegan che “diventare vegan è così facile!” – si rivela incredibilmente complicato, dacché “ricerca una trasformazione sociale radicale, piuttosto che uno stile di vita con sforzi educativi occasionali e superficiali.”
Per John Sanbonmatsu “ciò che è in gioco non è semplicemente un set di linee guida alimentari, ma una totale critica della società – di un modo di vivere divenuto nemico della vita” (cit. in Rodriguez).
Sebbene non mi consideri una studiosa antispecista come i sopracitati, concettualizzo il mio proprio veganismo così: uno dei molti tentativi per contestare le ideologie predefinite – in tal caso, lo specismo –; mi ci prodigo sin dall’infanzia, e questo intacca la mia capacità di convivere con gli altri.
Tutto ciò non per negare il consumo vegan, che si distingue dal consumismo vegan il quale incentiva il capitalismo con un sostegno attivo alla domanda crescente di prodotti vegan. Il consumo vegan, dall’altro lato, si ritiene un’estensione della politica antispecista – uno strumento piuttosto che un fine. Come osservato da Gelderloos, “alcuni trovano più semplice o sensato a livello emotivo il lottare per la liberazione animale non mangiando nulla che aveva una faccia; alcuni non vogliono mettersi niente che abbia vissuto un’esistenza di torture, e il veganismo funge da effettiva barriera psicologica contro alcune delle peggiori atrocità del capitalismo, persino se in pratica non fa differenza il porre fine a queste atrocità o un legame materiale di qualcuno con esse”.
Non possiamo continuare a presumere che la politica antispecista automaticamente segua le pratiche di consumo vegan. Invece, per sperare in una vera e collettiva liberazione di tutti gli esseri viventi, dobbiamo considerare il nostro consumo vegan come una manifestazione secondaria della nostra politica antispecista – politica che deve includere un’analisi su capitalismo, eteropatriarchismo, supremazia bianca e altre ideologie oppressive dominanti.
Bibliografia:
Adamas. “A critique of consumption-centered veganism”. h.e.a.l.t.h: humans, earth, and animals living together harmoniously.
3 giugno 2011. h.e.a.l.t.h. Web. 21 dicembre 2014.
Atlas, Kelly. “Challenging our own status quo”. Direct action everywhere. Direct Action Everywhere. Web. 21 dicembre 2014.
Atlas, Kelly. “How the ‘go vegan’ message perpetuates the objectification of nonhumans”. Direct Action Everywhere. Dicembre 2013. Web. 21 dicembre 2014.
Atlas, Kelly. “Intrinsically moved: the main reason consumerist advocacy is the wrong approach”. Direct Action Everywhere. Aprile 2014. Direct Action Everywhere. Web. 21 dicembre 2014.
Best, dr. Steve. “The degeneration of veganism: from politics, science, and ethics to lifestyle consumerism, fundamentalism, and religion”. 14 settembre 2011. Dr. Steve Best. Web. 21 dicembre 2014.
Corman, Lauren. “Capitalism, veganism, and the animal industrial complex“. Species and Class. 6 ottobre 2014. Species and Class. Eeb. 21 dicembre 2014.
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Gauguin, Percy. “Communism as veganism”. Species and class. 23 agosto 2014. Species and class. Web. 21 dicembre 2014.
Gelderloos, Peter. “Veganism is a consumer activity”. The Anarchist Library. 2008. The Anarchist Library. Web. 21 dicembre 2014.
Gelderloos, Peter. “Veganism: why not”. The Anarchist Library. 2011. The Anarchist Library. Web. 21 dicembre 2014.
Green, Chad. “Total liberation: a call for direct action, radical veganism, and anarchy”. Vegan Warfare. 13 maggio 2013. Vegan Warfare. Web. 21 dicembre 2014.
Hochschartner, Jon. “Dxe’s kelly atlas talks anarchism”. Species and class. 17 ottobre 2014. Species and class. Web. 21 dicembre 2014.
Hsiung, Wayne. “Buying our movement”. Direct Action Everywhere. Novembre 2013. Direct Action Everywhere. Web. 21 dicembre 2014.
Rodriguez, Sartya. “Interview with john sanbonmatsu, associate professor at worcester polytechnic institute”. Direct Action Everywhere. Direct Action Everywhere. Web. 21 dicembre 2014.
Wrenn, Corey Lee. “Why i am no longer an animal rights activist”. The Academic Abolitionist Vegan. 17 dicembre 2014. The Academic Abolitionist Vegan. Web. 21 dicembre 2014.
Traduzione a cura di Stefano Forgione
Fotografia in apertura di Rachele Z. Cecchini
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