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Quando Brent Stirton realizzò il suo reportage tra Cina e Africa sul Pangolino, aveva in mente solo parzialmente l’idea di parlare anche di una possibile zoonosi di Coronavirus. Principalmente era infatti interessato a mostrare il terribile declino di questa specie animale a causa del consumo alimentare e della crescente richiesta per la medicina tradizionale. Ora che il World Press Photo 2020 ha premiato Stirton con il secondo premio della sezione Nature, questa fotografia è diventata un simbolo non solo della strage dei Pangolini, ma anche della pandemia che ci ha travolto.
Scattata in un ristorante alla periferia di Guangzhou, in Cina, mostra un Pangolino che cerca disperatamente di scappare mentre il cuoco, con sguardo feroce e la mannaia in mano, lo afferra per la coda. Sembra quasi volersi vendicare dell’Animale che ha osato sottrarsi alla sua terribile fine. Il prezzo per il corpo di questo Pangolino quando arriverà in tavola sarà di 376 dollari al kg. Nel 2017 è entrata in vigore una legge internazionale per vietare il commercio di tutte le otto specie di Pangolino, ma il risultato è stato mediocre. Sia in Asia che in Africa infatti la legge è stata a vari livelli aggirata e quindi si continua a vendere tranquillamente questo Animale. In buona sostanza nessuno sembra davvero interessato a far finire il commercio. «La portata che il traffico di pangolini ha raggiunto è enorme, paragonata a quello che era in passato», ha dichiarato Sarah Stoner, Direttrice dell’intelligence della Wildlife Justice Commission, un’organizzazione internazionale volta a intercettare e aiutare a smantellare il commercio illegale di fauna selvatica, «prima vedevamo grandi quantità di avorio e piccole quantità di squame di pangolino, ora la situazione si è invertita, ora vediamo poco avorio e grandi volumi di squame di pangolino».
Il commercio di Pangolino sta velocemente sostituendo quello dell’avorio che in Cina è crollato a causa dei divieti sempre più stringenti. Divieti che non sembrano sortire lo stesso effetto sulla vendita di questi Folidoti. Il motivo è che le squame si trovano negli ingredienti di quasi 500 ricette di medicine tradizionali cinesi, molte delle quali sono antiche di secoli e nessuno sembra trovare il coraggio di chiudere per sempre con questa tradizione. Per questo, In Cina, il governo consente ad alcune cliniche e ospedali di vendere le squame a scopo medico. Il Governo di Pechino sembra comunque interessato a cambiare direzione. Da questo gennaio ad esempio il programma nazionale di assicurazione sanitaria cinese non copre più i medicinali contenenti prodotti derivanti dal Pangolino, inoltre sono state portate avanti numerose operazioni di sequestro.
25 tonnellate di squame provenienti dalla Nigeria sono state fermate mentre stavano arrivando sul mercato e 18 persone umane sono state arrestate. Le domande come al solito sono: riusciremo a fermare questa strage? Faremo comunque in tempo a salvare il Pangolino?
Francesco Cortonesi
Fonti:
World Press Photo 2020
www.worldpressphoto.org/collection/photo/2020/39645/8/Brent-Stirton
National Geographic
www.nationalgeographic.com/magazine/2019/06/pangolins-poached-for-scales-used-in-chinese-medicine
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