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Alla fine dello scorso anno, 337 Balene sono state ritrovate spiaggiate a largo delle coste del Cile meridionale, per la precisione nelle acque della Patagonia cilena; in un intricato sistema di fiordi lambiti da un mare molto turbolento.
Il fenomeno di cui parliamo è uno dei maggiori spiaggiamenti di Balene mai registrati fino ad oggi.1 Sono stati contati, infatti, con l’utilizzo di rilevamenti aerei e satellitari, 305 carcasse e 32 scheletri di Balene, presumibilmente, Balenottere boreali.2
Anche in questo caso, come per molti altri simili, le cause restano ad oggi misteriose e il fatto che questo avvenimento abbia interessato contemporaneamente così tanti esemplari è senza dubbio molto preoccupante per svariati motivi.
Secondo Carolina Simon Gutstein, paleontologa presso l’Università del Cile, le Balene sono “Probabilmente morte in mare, non sappiamo esattamente dove, e non a seguito dello spiaggiamento”.3
Le ultime notizie relative ad uno spiaggiamento di massa come questo risalgono al periodo compreso fra il 1999 e il 2001, quando circa 600 Balene grigie sono state ritrovate tra il Nord America e la Costa del Pacifico e dall’Alaska al Messico e, anche in questo caso come in molti altri, le cause non sono state mai chiarite con certezza e sono rimaste nell’ambito delle ipotesi.
Il fenomeno è senza dubbio sorprendente ma, soprattutto, ci permette di approfondire alcune questioni non largamente note e ad esso probabilmente correlate.
Sebbene le “fonti ufficiali” si orientino spesso in casi come questo verso cause naturali connesse ad anomale fioriture di alghe tossiche o fenomeni simili, in questo caso il governo cileno ha aperto un’inchiesta sui cui esiti non è semplice trovare notizie approfondite.
Non allontanandosi troppo da fonti ufficiali, è invece abbastanza facile imbattersi in due delle ipotesi più accreditate – alghe tossiche escluse – ovvero la correlazione fra la morte di questi esemplari di Balena e i test dei sonar militari condotti dagli Stati Uniti e l’inquinamento delle acque, in particolar modo in relazione ala presenza di materiali plastici nei mari e negli oceani.
Test militari
«I sonar a bassa frequenza utilizzati per individuare i sottomarini emettono i suoni più forti mai sentiti dentro il mare. Con una intensità di 240 dB, essi provocano la morte di balene e delfini e lo spiaggiamento di massa nelle aree dove vengono utilizzati.»4
L’esercito degli Stati Uniti ha condotto test sottomarini di armi esplosive e dispositivi sonar per diverso tempo sia nell’Oceano Atlantico che nel Pacifico, compresa la zona del Golfo del Messico e alcuni di questi, iniziati nel 2014, sono ancora in corso e dovrebbero terminare, salvo rinnovi, solo nel 2019.5
Non ci sono dati ufficiali circa un legame fra queste attività e fenomeni come questo, ma ciò non significa che lo si possa escludere a priori considerando che, in effetti, molte sono le fonti attendibili che li mettono in relazione.
Nel 2009 Scientific American ha pubblicato un dossier che esamina in dettaglio questo fenomeno, confermando che esso può essere effettivamente connesso alla morte degli Animali marini.6
Lo studio, rivela come gli Animali facciano di tutto per sfuggire al rumore prodotto dai test:
«Purtroppo per molte balene, delfini e altre forme di vita marine, l’uso dei sonar subacquei può causare gravi lesioni e persino la morte. I sistemi sonar sviluppati dalla Marina degli Stati Uniti per rilevare i nemici sottomarini, generano onde sonore a circa 235 decibel. I gruppi rock più rumorosi al mondo arrivano appena ai 130. Queste onde sonore possono viaggiare sott’acqua per centinaia di miglia mantenendo un’intensità costante di circa 140 decibel fino a 300 miglia dalla loro fonte originaria. Queste pareti di suono sono senza dubbio troppo per la fauna marina. Anche se sappiamo ben poco sui loro effetti diretti, prove dimostrano che le balene nuotano per centinaia di miglia per cambiare rapidamente la loro profondità e a volte sono stati rilevati fenomeni di sanguinamento di occhi e orecchie.»
Stando a uno studio pubblicato negli Atti della Royal Society dall’analista Michael Jasny, anche i rumori di media frequenza possono influire negativamente su intere popolazioni di Cetacei e il Consiglio Nazionale di Difesa delle Risorse (NRDC), cita più spiaggiamenti di massa avvenuti dopo l’utilizzo di sonar tra cui quello del 2004 avvenuto al largo delle coste delle Hawaii.7
I diretti interessati non negano questi fatti. Marina Militare Americana e Nato ammettono che la maggior parte delle morti sarebbe avvenuta in seguito a detonazione di esplosivi, test sonar o urti con imbarcazioni militari. Stando ai modelli computerizzati della Marina, queste attività potrebbero uccidere direttamente centinaia di Balene. Queste stime sono state stilate su un periodo di soli 5 anni, secondo quanto affermato da Greenpeace in un dossier sul tema.
E’ chiaro come anche in questo caso ci siano in gioco alti interessi aziendali, sicuramente quelli delle società autorizzate a utilizzare esplosivi per la ricerca di petrolio e gas offshore. Il Dipartimento degli Interni sta prendendo in considerazione la possibilità di consentire alle società geofisiche e petrolifere di utilizzare queste tecniche nell’Oceano Atlantico, dal Delaware alla Florida:
«Non ci sono cuffie che possano cancellare 235 decibel di onde della Marina Militare Americana. A 200 decibel le vibrazioni possono causare la rottura dei polmoni, a 210 il rumore attraversa il cervello fino a causare emorragie del tessuto. Dopo aver udito un suono del genere, sarete sicuramente sordi, in qualche caso invece, sarete morti.
Questa è la vera vita dei mammiferi marini che vivono negli oceani del mondo. I danni collaterali dei sonar militari ad alta intensità è devastante. Questi milioni di balene e delfini sono troppo spesso non solo fuori dalla portata della vista umana, ma anche lontano dai loro cuori.»8
Lo studioso di Orche Ken Balcomb ha descritto questo fenomeno al meglio definendolo “olocausto acustico” e Scientific American utilizza toni non meno catastrofici definendo il sonar militare “condanna a morte brutale e disumana”.
Inquinamento
I sonar militari non sono l’unica causa dello spiaggiamento e della morte di migliaia di Cetacei: l’inquinamento dei mari non è sicuramente da meno.
Uno studio pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences (PNSA) afferma che almeno l’88% della superficie degli oceani sarebbe inquinata da detriti di plastica. Lo studio è stato condotto dall’Università di Cadice, in Spagna e dalla University of Western Australia.9
Questi risultati sollevano ovviamente preoccupazioni significative oltre che per il benessere della vita marina, anche per quanto riguarda il clima e la vita sulla terra in genere. Le materie plastiche sono state introdotte nel 1950, e da allora, la produzione totale mondiale di plastica è aumentata in modo esponenziale e continuerà a farlo nei prossimi decenni se non cambiamo le nostre abitudini di vita e consumo.
Pur potendo scegliere di assumere comportamenti che abbiano conseguenze meno nefaste sull’ambiente che ci circonda, continuiamo a scegliere di distruggere il nostro Pianeta e andiamo sempre più spesso incontro a conseguenze estreme.
Gli esempi possono essere vari, e in molti casi le Balene ritrovate spiaggiate portano nei loro stomaci un chiaro messaggio che dovrebbe farci riflettere sulle conseguenze del nostro comportamento. E’ il caso del Capodoglio incagliato a Tershelling, un’isola del Nord nei Paesi Bassi. La Balena aveva inghiottito 56 diversi oggetti in plastica, per un peso complessivo di più di 37 chili10; o della Balena grigia che nell’aprile del 2010 è morta dopo essersi spiaggiata nei pressi di West Seattle e nel cui stomaco sono stati ritrovati circa 20 sacchetti di plastica, piccoli asciugamani, guanti chirurgici, pezzi di plastica, nastro adesivo e altri rifiuti di ogni genere.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ed è ovvio che quelli che possiamo nominare sono solo i casi di Balene che sono state ritrovate morte sulle spiagge; della sofferenza e della morte di tante altre non sapremo mai nulla.
Gli effetti del nostro massivo consumo di plastica stanno diventando ogni giorno più visibili e a questo proposito può essere utile per dare una dimensione al problema citare “The Great Pacific Garbage Patch“, un’area grande come il Queensland, in Australia, formata interamente da circa un milione di tonnellate di plastica galleggianti nell’oceano.11
Possibili soluzioni?
Solo la consapevolezza collettiva può effettivamente cambiare le cose, solo una corretta informazione può renderci coscienti delle conseguenze del nostro agire sulla vita degli Animali non umani e sull’ambiente e può metterci nelle condizioni di modificare il nostro agire quotidiano. Gli interessi industriali e di potere sono ovviamente orientati a un mantenimento dello status quo e senza dubbio le grandi industrie potrebbero, se solo volessero, agire in modo da contenere i danni; se questo non avviene è solo perché, in effetti, la cosa non conviene a nessuno di loro e non possiamo dunque aspettarci che siano loro a provvedere per riparare ai danni da loro stessi provocati. Il nostro Pianeta ci suggerisce sempre più di frequente quale sia la strada giusta per correre ai ripari e senza dubbio sono molti gli esempi da seguire in cui l’azione collettiva e diretta ha dimostrato che è possibile apportare cambiamenti significativi.
Ada Carcione
Fonti:
1) Video http://video.corriere.it/cile-mistero-morte-330-balene-spiaggiate-costa-meridionale/59f5be5e-9922-11e5-b97b-fc1ba153ceec
2) www.nationalgeographic.it/natura/animali/2015/11/25/news/337_balene_morte_nello_spiaggiamento_piu_grande_di_sempre-2863565
3) www.cbc.ca/news/technology/whale-beach-1.3346705
4) Julia Whitty, The Fragile Edge: Diving and Other Adventures in the South Pacific, Houghton Mifflin Harcourt, 2007, pag. 50.
www.houghtonmifflinbooks.com/booksellers/press_release/whitty
5) www.collective-evolution.com/2014/02/03/u-s-navy-to-blow-up-whales-dolphins-other-marine-mammals-please-take-action-now
6) www.scientificamerican.com/article/does-military-sonar-kill/
7) www.nrdc.org/experts/michael-jasny/new-mass-stranding-sonar-responsible
8) www.arctictravel.it/scienza/info/depliantbalene.pdf
9) www.pnas.org/content/111/28/10239.full.pdf
10) http://quelchenonsapevi.it/balene-muoiono-lasciandoci-messaggio-stomaco-pieno-plastica
11) www.youtube.com/watch?v=1qT-rOXB6NI
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Molto interessante. Si parla poco di questa mostruosità militare ma è davvero una delle peggiori cause di morte delle balene. I test militari sono una condanna a morte per tante specie di animali acquatici.
Una tragedia senza fine provocata come sempre dal killer Umano che utilizza metodi e strumenti altamente sofisticati per propri fini personali di conquista. Si uccideva gli Animali anche secoli addietro…ma non si può paragonate tale genocidio con la caccia antica. La sofisticazione moderna con cui si raggiunge il progresso tecnologico ha generato milioni di vittime innocenti e disastri ambientali incalcolabili, e come sempre gli Animali sono i più sfortunati in quanto inconsapevoli di tale fine ingrata. Non è una giustificazione coerente che può “ammorbidire” la carneficina vigente in tanti luoghi di guerre e conflitti…ma è comunque un danno irreparabile che coinvolge tutti.
https://www.arivista.org/index.php?nr=162&pag=162_05.html
articolo vecchissimo, quasi 30 anni, ma forse ancora utile per ricordare che oltre a danneggiarli, i militari hanno anche sfruttato (“addomesticando” e schiavizzando) altri poveri cetacei
GS