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Segnaliamo la pubblicazione di un libro in cui tra gli altri argomenti si propone una possibile convergenza su molte tematiche tra decrescita ed antispecismo.
Decrescita
Idee per una civiltà post-sviluppista
Sismondi editore
Autori: Gianni Tamino, Paolo Cacciari, Adriano Fragano, Lucia Tamai, Paolo Scroccaro, Silvano Meneghel.
Con una intervista a Fritjof Capra (a cura di Paolo Scroccaro e Flavio Cagnato dell’Associazione Eco-Filosofica). Traduzione a cura di Sonia Calza.
Prefazione: Sante Rossetto
Collana: I COSMONAUTI
Formato: 145 x 210 x 12
Pagine: 144
Prezzo: 10,00 euro
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Descrizione
Il titolo di questo libro non lascia scampo. Pessimo, visto da una angolazione meramente commerciale in quanto incomprensibile e difficilmente smerciabile, mostra un risvolto assolutamente positivo e luminoso. Perché o si conosce il significato di “decrescita” o non lo si conosce. E noi vogliamo che si conosca bene, perché chi rifiuta la Decrescita non è molto dissimile da un assassino e chi la ignora non si rende conto di ammazzare ogni giorno.
Di più. Permette nel quotidiano atroci sofferenze, acconsente vere mattanze, morìe di ecosistemi, la distruzione della stessa Terra. Asseconda la schiavitù, la fame nel mondo, il disprezzo per infiniti altri esseri senzienti al suo pari.
Un assassino può aver ucciso una volta sola e poi essersi redento. Costui no, costui colpisce ogni giorno.
Giacché ogni giorno vengono ammazzati per scopi nutrizionali 131 milioni di animali e un numero spaventoso di esseri umani muore di fame proprio in ragione del fatto che i cerali prodotti sul pianeta sono per lo più destinati agli animali… che poi vengono ammazzati per la gioia di chi si ciba di carne.
Fu Nicholas Georgescu-Roegen, il padre della bioeconomia, a coniare questo termine.
Chi ha deciso di vivere ispirandosi alla Decrescita, si rifà ad un sistema economico basato sul rispetto ecologico, in netta contrapposizione con i sistemi vigenti basati sulla crescita illimitata del Prodotto Interno Lordo (PIL).
I seguaci della Decrescita, e la nostra casa editrice è fra loro, affermano che la crescita economica intesa come l’accrescimento costante del PIL non ha futuro, perché non è sostenibile dall’ecosistema del pianeta.
Chiaramente questo modo di porsi è nettamente contrapposto ai sistemi vigenti ed è palmare che incontri pochi favori dalla classe politica ed economica di ogni paese. Infatti, la politica messa in campo da tutti i governi della terra, su un punto è concorde: il tenore di vita degli esseri umani, dipende dal PIL. Più il PIL è elevato, più c’è benessere. Ma ciò è proprio vero? E’ un principio valido? Solido?
Assolutamente no. Ad ammetterne l’intrinseca infermità, seppure per scopi ben diversi, furono persino il veneziano Giammaria Ortes nella seconda metà del Settecento e Alberto Sordi mercante d’armi, il quale ebbe a dire: “Perché pochi abbiano molto, bisogna che molti abbiano poco”.
Ma allora a chi giova far credere tutto ciò? E’ ovvio! A chi ha molto. A chi ha molto perché produce molto. A chi ha molto perché vende molto. Non importa cosa, anche il non necessario va benissimo, purché sia prodotto. Ma giova anche soltanto a chi ha molto senza produrre alcunché. E costoro che lucrano su questo inganno sono pochi, davvero pochi.
Quei pochi, innominati o innominabili plurimilionari, vivono nell’ombra o sono in mezzo a noi assumendo altri panni: di predicatori, di portatori di valori, carità, benessere. Eppure ci sono avversi: muovono i fili, decidono le sorti del mondo e degli altri esseri senzienti, stabiliscono le regole della concorrenza, i prezzi di mercato, i salari dei lavoratori, gli stili di vita, le nuove necessità, i bisogni indotti, persino il numero di sacrifici umani e animali.
Sino al paradosso: ovvero che un paese democratico accetti di avere in casa fior fior di imprenditori che si sentono legittimati a rimanere residenti in quel paese, ma ad impiantarsi con nuove fabbriche nei paesi in via di sviluppo, dove i lavoratori sono poco più che schiavi. Per produrre nuovo inquinamento e per produrre (in patria e all’estero) nuovi schiavi, nuova povertà.
Il tutto in danno al pianeta, agli animali, alla natura, ai loro stessi simili, reputati, alla stregua del PIL, un semplice numero.
Il PIL è, insomma, un dio malvagio che richiede moltissime vittime sacrificali.
E la truffa del PIL si potrebbe anche definire “il giuoco della carne da macello o delle vite a orologeria”. Ebbene, sia detto, più o meno inconsapevolmente, tutti siamo in ballo e questo saggio prezioso insegna il perché.
Ma insegna anche molte soluzioni possibili per intraprendere nuovi cammini di luce, rispettare la Terra e salvare i suoi abitanti dalla distruzione.
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