Veganuary? No grazie!


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Veganuary? No grazie!

Con il nuovo anno riparte l’iniziativa Veganuary, il progetto nato nel 2014 da un’idea (malsana e vedremo poi perché)  di Jane Land e Matthew Glover, per poi diventare una vera e propria associazione internazionale con base in Inghilterra. L’idea – che ricalca l’assurdo veganismo consumista e superficiale di Gary Yourofsky – è quella di proporre per il mese di gennaio un’alimentazione a base vegetale quindi adatta alle persone umane vegane (da ciò Veganuary ossia vegan+january, vegan+ gennaio), iscrivendosi al sito web per ricevere informazioni, gli immancabili consigli per gli acquisti e ricette. Il tutto con un approccio semplice, giocoso e molto orientato al mondo dei social networks, instillando l’idea che essere vegan è facile e divertente. Si chiede al grande pubblico (ormai è un progetto che coinvolge associazioni e gruppi di diversi Paesi) sostanzialmente di “provare il veganismo” mediante una dieta a base vegetale per trenta giorni, senza alcun impegno, per poi decidere se continuare, oppure tornare alle vecchie abitudini (tradotto: mangiare Animali), il tutto a cuor leggero e senza sensi di colpa.
Ma se è vero che una persona umana vegana è colei che abbraccia una filosofia che esclude ogni possibile forma di sfruttamento degli Animali per motivi etici, allora è possibile comprendere quanto superficiale e limitata sia la visione del Veganuary, che propone solo una dieta a base vegetale alla quale riduce e nella quale circoscrivere l’intera visione vegana, senza affrontare nessuno dei numerosi altri e importanti aspetti del veganismo. Lo stesso motto che campeggia nella prima pagina del sito web del Veganuary parla chiaro “Try vegan this January“. L’associazione cerca maldestramente anche di fornire una sorta di definizione di veganismo dichiarando che «Il veganismo è spesso definito da ciò che non mangiamo: carne, pesce, uova e latticini, oltre ad alcuni degli ingredienti animali nascosti nei prodotti, come il siero di latte (dal latte) e la gelatina (dalle ossa degli animali)».
Dunque sarebbe questo il veganismo? Tutto qui? Delle sue posizioni sulla vivisezione, su tutti i prodotti di origine animale in generale, sulla caccia, i circhi, gli zoo, gli allevamenti, le pellicce, i maltrattamenti degli Animali, sul consumismo e la predazione degli ambienti naturali non si fa alcun cenno. La banalità dei messaggi veicolati dal progetto Veganuary è sconcertante. Il ridurre tutto a un approccio infantile all’insegna del divertente, facile e indolore potrebbe al limite essere adatto per una campagna commerciale, non certo per una filosofia di vita che basa la propria visione del mondo su un concetto di giustizia interspecifica, rifiutandosi di partecipare alle stragi quotidiane di Animali.
Per meglio chiarire la questione, riporto ciò che scrive la Vegan Society (che nella sua triste parabola discendente ha pure aderito al Veganuary), a riguardo della prima definizione di veganismo proposta nel 1949 da Leslie J. Cross:

[…] “[il] principio dell’emancipazione degli animali dallo sfruttamento da parte dell’umano”. Questo viene poi chiarito come “cercare di porre fine all’uso degli animali da parte dell’umano per cibo, merci, lavoro, caccia, vivisezione, e da tutti gli altri usi che comportano lo sfruttamento della vita animale da parte dell’umano”.

Essere delle persone umane vegane pertanto significa obiettare, boicottare tradizioni, usi, costumi, consuetudini e leggi che permettono e giustificano lo sfruttamento, la tortura e l’uccisione degli Animali, ciò evidentemente è molto più che una semplice sostituzione di una polpetta di carne con una di tofu magari prodotta da uno degli sponsor del progetto. Eppure questo è quanto propone ormai da diversi anni Veganuary.

Oltre al problema esposto ne esiste un secondo di considerevole portata.
Come abbiamo visto, già nel lontano 1949 era ben chiaro che il veganismo si batte per l'”emancipazione degli animali dallo sfruttamento da parte dell’umano” e che quindi si tratta di una posizione prettamente etica e politica che intende affrontare la più grande ingiustizia di cui la nostra specie si è macchiata. Ma di lotte simili ce ne sono molte altre in ambito umano, per esempio quelle antirazziste o antisessiste per citarne solo alcune; cosa ne penserebbero le persone umane che si battono contro il razzismo se un’associazione proponesse a individui razzisti di astenersi dall’esserlo per un mese, salvo poi decidere liberamente di riprendere le vecchie abitudini? Oppure cosa potrebbero mai dire le persone umane che lottano contro il sessismo, se un’associazione proponesse a individui sessisti di provare a non esserlo, salvo poi alla fine del mese poter tornare sui propri passi? Certamente questi esempi sarebbero per la stragrande maggioranza delle persone umane semplicemente inaccettabili, probabilmente considerati immorali, mentre proporre di astenersi dal contribuire al massacro di miliardi di Animali per scopo alimentare per un mese, per poi decidere di tornare a mangiarli, non pare causare indignazione nemmeno in ambito vegano, salvo poche eccezioni. E’ lecito domandarsi perché ciò accade, la risposta scontata è che siamo individui specisti e lo siamo sin nel nostro intimo e che lo specismo esiste e dilaga paradossalmente anche in ambiti come quello vegano.
Il Veganuary può continuare ad esistere solo perché diamo poca importanza alla vita e alla dignità degli altri Animali, così poca che possiamo anche permetterci il lusso di proporre la “sfida” di non mangiarli solamente per un mese, tanto per provare e senza impegno, in buona sostanza è chiaro che il Veganuary è un’iniziativa specista.

Come ultimo vorrei porre all’attenzione di chi legge un ulteriore problema, questa volta di natura strategica; divulgare e sostenere l’idea che il veganismo sia facile e divertente è un errore grave, che potrebbe causare seri danni al veganismo stesso. Chi decide di abbracciare la filosofia vegana, dovrebbe farlo attraverso un percorso di consapevolezza, di critica e autocritica serio e fortemente motivato, non certo grazie a iniziative puerili e ludiche come quella del Veganuary. Il veganismo è una potente forma di disobbedienza civile nonviolenta, è una visione del mondo concretamente altruistica fondata su concetti di giustizia e compassione. Queste sue caratteristiche generano continui attriti e conflitti in una società come quella umana fondata sul privilegio, l’ingiustizia e contraddistinta dall’egoismo (ne sa qualcosa chi con coerenza vive il veganismo da anni). Una persona umana vegana consapevole e in possesso di solide basi morali e culturali, è in grado di affrontare il ruolo di “sabotatrice” dello specismo della nostra società che il veganismo le richiede, una persona umana che si avvicina anche solo attraverso il cibo al veganismo, pensando che sia una sorta di un gioco consumistico di sostituzione festosa delle pietanze a tavola, cederà alla prima difficoltà, arrecando nel mentre molti danni alla causa della liberazione animale e divenendo funzionale al sistema specista. Pensiamoci.

Adriano Fragano


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6 Commenti
  1. Paola Re ha scritto:

    Pure io non mi trovo in linea con questa iniziativa che spopola ovunque con un successo in ascesa. Comprendo la ragione del successo perché tanta gente non sa che cosa sia davvero il veganismo: colpa dell’informazione che riduce i vegani a quelli che non mangiano la carne. C’è ancora gente che chiede: “Neanche il pesceeeee?”. Siamo nel terzo millennio e ancora dobbiamo rispondere a certe domande grottesche.
    Il Gennaio vegano che tante persone stanno vivendo per la prima volta è un baraccone consumistico. L’idea di “provare” a essere vegan è avvilente. Se almeno servisse loro a riflettere al fine di imboccare una strada definitiva verso il veganismo, potremmo trarne un aspetto positivo. Almeno uno…

    13 Gennaio, 2023
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Paola,

      C’è ancora gente che fa domande molto più incredibili se è per questo, ma il problema maggiore è che ciò è legato al fatto che lo stesso ambiente vegano veicola informazioni e notizie che non contribuiscono affatto a chiarire cosa è davvero il veganismo e che anzi generano ancora più confusione.
      “L’idea di “provare” a essere vegan è avvilente” per chi vive seriamente il veganismo è proprio così.

      14 Gennaio, 2023
      Rispondi
  2. Claudio ha scritto:

    Qual’è la strategia migliore per raggiungere il grande pubblico e ispirarlo al cambiamento?
    Su quali fondamenta dunque far inizare la pratica vegana?
    Qual’è il modo migliore per far si che un’attuale individuo carnista/specista si impegni di punto in bianco a ridurre il suo impatto quotidiano sulla sofferenza animale ed inizi il suo percorso di consapevolezza?

    1) Per rompere la barriera della diffidenza prenderla alla larga, dunque provare NON il veganismo che presuppone l’aderire ad una ideologia, ma puntare all’aspetto gastronomico (capacità persuasiva elevata), quindi iniziare provando un’alimentazione a base vegetale, scevra da connotazioni morali invadenti, e una volta “fatto breccia” poi con delicatezza (senza scuotere troppo le coscienze) presentare e approfondire concetti e valori sostenuti dal veganismo al fine di rinforzare, consolidare e stabilizzare il potenziale nuovo modus vivendi. [strategia a leva gastronomica]
    2) Puntare sul lato emotivo e compassionevole. Fare leva sulla sensibilità, altruismo e solidarietà, virtù insite nel cuore sapiens. Inchieste shock, servizi, reportage, investigazioni. Agire con il metodo d’urto (che non tutti sono disposti a sostenere e che può generare meccanismi di difesa) il quale una volta “fatto breccia” lascia spazio per approfondire gli altri aspetti teorici/culinari.[strategia a leva emotiva]
    3) Puntare al risveglio delle coscienze con le ragioni dell’antispecismo, del veganismo etico, la lotta per la liberazione animale, l’anticapitalismo, etc etc… ed in seguito all’eventuale adesione filosofica fornire le informazioni pertinenti per assemblare adeguatamente 3 pasti quotidiani. (metodo a ridotta capacità penetrativa nel grande pubblico) [strategia a leva razionale]

    Ritengo sensato credere che una strategia ottimale per ottenere un risultato duraturo a lungo termine debba lavorare su tutti e tre gli aspetti (pancia/cuore/testa) a prescindere dalla leva iniziale.

    Il Veganuary è sbilanciato sul piano palatale perchè è consapevole del peso drammatico di questo aspetto, la tocca piano sul lato emotivo per non turbare e allontanare (niente immagini e video shock), è vago sul veganismo come ideologia perchè in generale non sono ben accette etichette, affiliazioni e adesioni formali, mentre risulta meno impattante e gradita una semplice condivisione di valori che poi può sfociare in una corretta pratica vegana.
    Questa è la loro strategia iniziale di fidelizzazione, il primo fascicolo ad 1 euro o gratis, bello accattivante e a poco prezzo, poi dovrebbe seguire la vera collana con gli approfondimenti e gli speciali, ma ciò non è a carico della campagna mensile Veganuary.

    16 Gennaio, 2023
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Caro Claudio,

      Prima di tutto grazie per il tuo commento ampio e interessante.

      Le strategie (pancia/cuore/testa) che descrivi, hanno da sempre fatto parte del bagaglio di azioni di chi promuove il veganismo. In base a caratteristiche individuali, di gruppo o impostazioni di comunicazione scelte, c’è chi ha preferito la “pancia”, il “cuore” o la “testa”, chi invece ha cercato una soluzione più integrata utilizzando al contempo due o tutte le tre strategie per una comunicazione più esaustiva.
      Dunque in generale il problema non è il tipo di strategia adottata per veicolare il messaggio vegano, ma la tipologia di messaggio proposto, espressione diretta delle basi etiche e teoriche di partenza.
      Se in quanto persone umane vegane siamo d’accordo che il veganismo è una filosofia di vita che ci aiuta a combattere lo sfruttamento degli altri Animali mediante una nuova visione della nostra società, dei nostri rapporti con gli altri e attraverso precise pratiche quotidiane di coerenza, allora è necessario comunicare, a chi ancora non conosce il veganismo, un messaggio il più corretto e completo. Ciò quasi mai è stato fatto dall’ambiente vegano, causando nel tempo il serio problema identitario che il veganismo sta subendo oggi.
      Veganuary predilige il piano palatale (come tu scrivi), ciò può essere condivisibile o meno ma legittimo, non è invece né condivisibile, né legittimo spacciare una dieta a base vegetale come “veganismo” (Try vegan this January), non è corretto occultare una serie di informazioni basilari e darne altre riducendo la filosofia vegana a una mera dieta priva di ingredienti animali (“Il veganismo è spesso definito da ciò che non mangiamo: carne, pesce, uova e latticini, oltre ad alcuni degli ingredienti animali nascosti nei prodotti, come il siero di latte (dal latte) e la gelatina (dalle ossa degli animali)”), non è onesto raccontare che il veganismo è facile, semplice e divertente, come un gioco di società.
      Questa non è una strategia che colpisce la “pancia” del pubblico, piuttosto è una destrutturazione, mistificazione e demolizione del messaggio vegano originale.
      Se Veganuary avesse intrapreso realmente una strategia a leva gastronomica, non avrebbe parlato di veganismo, non si sarebbe chiamato Veganuary, ma avrebbe spinto tutto sulla semplicità, bontà, utilità della dieta vegetale. Così non è stato.

      Inoltre, come riportato nell’articolo, il principio stesso di “provare” per un mese a non contribuire allo sfruttamento e all’uccisione di qualcuno è francamente immorale. Ciò esula dalle tre strategie in questione e rientra a pieno titolo nelle più svariate proposte “etiche” riduzioniste che circolano da molti anni nella società dei consumi in cui siamo immersi. Nel tentativo disperato di trovare accettazione nel pubblico, si semplifica, si banalizza, si elimina tutto ciò che può essere scomodo, faticoso, fino a giungere alle estreme conseguenze di proporre un messaggio infantile, che non ha quasi più nulla in comune con quello originale.
      Tutto ciò peraltro ci conduce alla terza obiezione riportata nell’articolo: come potrà mai un soggetto “convinto” ad adottare una dieta vegetale spacciata per veganismo, intraprendere un percorso di consapevolezza e affrontare i vari e noti problemi di relazione che qualsiasi persona umana vegana vive a contatto con una società specista?

      Il Veganuary non è vago sul veganismo, è disonesto.

      Tu scrivi “ma ciò non è a carico della campagna mensile Veganuary”, questo è palese: a rimediare ai danni causati dal Veganuary al veganismo e a comunicare le informazioni corrette (e scomode), ci dovranno pensare altre realtà, se saranno in grado di farlo.

      16 Gennaio, 2023
      Rispondi
  3. Claudio ha scritto:

    Ciao Adriano, continuo con qualche riflessione in libertà.

    Da quanto emerge dal primo link riportato (try vegan this january) con vegan intendono meramente la sola pratica dietetica, ovvero cosa si mangia o non si mangia.
    Viene presentato subito a caratteri cubitali per fugare ogni dubbio: “partecipa alla rivoluzione a base-vegetale”.
    Quindi la scelta dietetica a base vegetale come il mezzo propedeutico ad una rivoluzione (mi auguro culturale e presumo fondata sul veganismo).

    Cosa intendono per veganismo?
    Nel sito ufficiale questa parola compare pochissimo e male. A riguardo del veganismo si dice solo come erroneamente esso venga spesso definito (da cosa non si mangia), ma a questo punto invece di chiarire cosa in realtà sia e su quali basi si fondi il veganismo si glissa e si svia l’attenzione puntandola invece nuovamente su: “Ma davvero, dovremmo concentrarci su tutte le grandi cose che mangiano i vegani. E in realtà, la differenza non è poi così grande.”
    Tra i “perchè” della scelta dietetica vegana e conseguentemente delle motivazioni ad aderire al veganismo (qualunque cosa sia) vengono esposte le ricorrenti: “Dal BENESSERE degli animali, alle preoccupazioni ambientali, ci sono molte ragioni per diventare vegani. [..] Sei diventato vegano per la tua salute? [..]Vuoi fare di più per combattere la crisi climatica? […] Ci sono anche innumerevoli documentari e libri là fuori per aiutarti a istruirti e trovare le ragioni che risuonano di più con te.”
    Le citate informazioni corrette e scomode per l’appunto vanno ricercate autonomamente.

    Che cosa si propongono di ottenere?
    “La NOSTRA VISIONE è semplice; vogliamo un mondo vegano. Un mondo senza allevamenti di animali e mattatoi. Un mondo in cui la produzione alimentare non decimi le foreste, non inquini fiumi e oceani, non aggravi i cambiamenti climatici e non porti all’estinzione le popolazioni di animali selvatici.”
    E il sapiens comune potrebbe chiedersi: ma perchè volere un mondo vegano? per ottenere il benessere animale è necessario chiudere tutti gli allevamenti? e i mattatoi non potrebbero seguire procedure “umane”? e l’ambientalismo non potrebbe essere garantito da virtuose pratiche zootecniche? e gli animali selvatici non potrebbero essere preservati e protetti a prescindere dall’esistenza o meno degli allevamenti?

    “La NOSTRA MISSIONE è ispirare e supportare le persone a provare il vegan, guidare il cambiamento aziendale e creare un movimento di massa globale che sostenga scelte alimentari compassionevoli con l’obiettivo di porre fine all’allevamento animale, proteggere il pianeta e migliorare la salute umana.”
    E il sapiens comune potrebbe chiedersi: ma per la compassione, il pianeta e la salute non basta il “Compassion in World Farming”? chiudere tutto è realmente necessario? si può ottenere lo stesso lottando per porre fine all’allevamento intensivo e costruire un sistema alimentare incentrato sul rispetto del benessere animale, dell’ambiente e della salute delle persone.

    “Durante tutto l’anno, Veganuary incoraggia e sostiene sia le persone che le aziende a passare a una dieta a base vegetale come un modo per proteggere l’ambiente, PREVENIRE LA SOFFERENZA degli animali e migliorare la salute di milioni di persone.”
    E il sapiens: è vero dobbiamo evitare INUTILI sofferenze e incoraggiare allevamenti eco-bio-green-etici-sostenibili, con materassini in gomma e musica in filodiffusione, che oltretutto viene a beneficio del NOSTRO pianeta e alla NOSTRA salute.

    “Aumentiamo la consapevolezza della SOFFERENZA degli animali negli allevamenti e nei macelli e di tutte le ragioni per una dieta vegana, attraverso l’impegno dei media, strategie di marketing creative e campagne.”
    E il sapiens comune pensa: meno sofferenza anche senza privazione vegana, più stalle etiche, più mattatoi compassionevoli, le bestie vanno trattate con rispetto… mica siamo animali!

    Le ragioni di chi partecipa?
    Animali – “Per molti, provare il veganismo significa porre fine al loro ruolo nella SOFFERENZA degli animali. La vita per la maggior parte degli animali in una fattoria moderna è un’esistenza miserabile.” (seguono pagine delle condizioni di allevamento intensivo)
    Ambiente – “L’allevamento di animali è uno dei principali emettitori di gas climalteranti.”
    Salute – “Molte persone provano il vegan per un mese perché vogliono vedere se migliorerà la loro salute.”

    Quali obiettivi si pongono?
    Il primo obiettivo “è – e rimarrà sempre – al centro della nostra campagna: ispirare le persone a sottoscrivere il nostro impegno di 31 giorni e provare il vegan con noi per il mese di gennaio e oltre.”
    Sfida gastronomica.

    Il secondo obiettivo “si concentra sulla portata mediatica e sulla creazione di fermento della campagna che porta molti dei media più importanti del mondo a riferire sui temi dell’agricoltura animale, del veganismo e della protezione ambientale.”
    Riferiscono quindi su temi inerenti il welfarismo e ambientalismo, se del veganismo ne parlano tramite le non-informazioni veicolate dalla campagna veganury stiamo freschi.

    Il terzo obiettivo è “l’effetto Veganuary”, portare molte delle più grandi aziende del mondo a unirsi a Veganuary e ad aumentare la visibilità e la disponibilità di alimenti a base vegetale.”
    Capitalizzare.

    “Ogni persona che riduce o interrompe il consumo di prodotti di origine animale ha un impatto positivo, ma può anche essere divertente! Veganuary mira a garantire a tutti coloro che partecipano un’esperienza piacevole, emozionante e che apre gli occhi, e dobbiamo fare qualcosa di giusto!”
    Riduzionismo. Si fa “qualcosa” di giusto, per “qualche” motivo.

    18 Gennaio, 2023
    Rispondi
  4. Veganzetta ha scritto:

    Ciao Claudio,

    Le tue riflessioni sono dettagliate e interessanti, senza dubbio utili per analizzare numerosi aspetti del Veganuary. Dunque chi legge potrà farmi meglio un’idea su quanto scritto e sulla reale portata del progetto in questione.

    Solo per rimarcare alcuni concetti:

    “Da quanto emerge dal primo link riportato (try vegan this january) con vegan intendono meramente la sola pratica dietetica, ovvero cosa si mangia o non si mangia.
    Viene presentato subito a caratteri cubitali per fugare ogni dubbio: “partecipa alla rivoluzione a base-vegetale”.
    Quindi la scelta dietetica a base vegetale come il mezzo propedeutico ad una rivoluzione (mi auguro culturale e presumo fondata sul veganismo).”

    Che miri a una rivoluzione culturale il Veganuary non lo spiega da nessuna parte (la rivoluzione a cui si accenna potrebbe essere molto più probabilmente, meramente consumistica e commerciale) e dunque ci si può solo limitare a sperare. Che sia fondata sul veganismo (quello vero) non pare possibile dato che il veganismo veicolato da Veganuary è quello di cui sopra, ossia solo una dieta a base vegetale.
    Tutto il resto (che è enorme) viene semplicemente ignorato e affidato alla buona volontà di chi ha aderito alla prova e vuole approfondire la tematica, tentando di farlo atttraverso il web o le più disparate pubblicazioni sull’argomento (che spesso sono poco più che ricettari).

    Veganuary dichiara di volere un mondo vegano, ma non spiega cosa sia, come sarà possibile, come lo si possa realizzare al di fuori delle scelte (di consumo) a colazione, pranzo e cena.

    22 Gennaio, 2023
    Rispondi

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