Torture al circo


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Molti circhi continuano a sfruttare gli Animali per il loro tornaconto, neppure per profitto (in quanto oramai la maggior parte dei circhi vive anche di contributi statali) ma piuttosto per poter svolgere il proprio lavoro con meno figure di elevata professionalità  (come un acrobata ad esempio), meno impegno, e soprattutto meno dipendenti umani (nessun Animale è stipendiato o ha tutela sindacale o diritti paragonabili a quelli di un Umano), utilizzandoli inoltre per attirare un pubblico spinto dalla curiosità  di vedere Animali esotici costretti ad impegnarsi in azioni innaturali e spesso ridicole o pericolose.

Moderni schiavi sfruttati per vendere qualche risata o qualche blando spavento ad un pubblico invero sempre meno affezionato a questo tipo di spettacolo (ne è testimone il successo di circhi senza Animali come il famoso Cirque du Soleil). In un circo ogni Animale soffre: fisicamente e psichicamente. A causa della segregazione in gabbia per la maggior parte del tempo, dei metodi di addestramento che spesso utilizzano la violenza fisica (fruste, bastoni) e non (privazione alimentare, isolamento), dei lunghi viaggi. E della solitudine.

E non può che soffrire in quanto nessun circo è per la sua stessa natura adatto alla vita di qualsivoglia Animale, che ha ben altre esigenze; le conseguenze sono drammatiche: “Gli elefanti venivano tenuti in un piccolo recinto con nessun tipo di arricchimento ambientale. Durante la notte venivano incatenati al suolo e liberati il mattino.” “gli elefanti del circo impiegavano il 60% del loro tempo a muovere avanti e indietro gli arti incatenati” “il baby scimpanzé era estremamente insicuro e spendeva la maggior parte della giornata stringendo un pallone di plastica che si trovava nella sua gabbia” (Fonte: The Ugliest Show on Earth: the use of animals in circuses, Animal Defenders, UK) Il circo comunemente conosciuto, ovvero quello con gli spettacoli di Animali schiavi, clown e acrobati (la denominazione ufficiale è “Circo Equestre”, il termine è una convenzione e nulla di più, legata al fatto che tale termine venne coniato quando appunto l’unico Animale sfruttato era il Cavallo) non ha una storia molto antica, in quanto ha il suo progenitore in un tipo di spettacolo nato verso il 1800 (la data ufficiale pare essere il 1768 ) in Inghilterra ad opera di un ex-ufficiale di cavalleria, tale Philip Astley, che iniziò a fare spettacoli con Cavalli addestrati in una sorta di ovale attorno al quale stava il pubblico. Il tendone seguirà  verso il 1825, successivamente il circo diverrà  itinerante.

Uno sviluppo fondamentale si ebbe negli USA ad opera del noto P.T. Barnum che introdusse nel circo esseri umani deformi, anormali e reietti per stuzzicare il lato morboso del pubblico del vedere il “diverso” sbeffeggiato e privato della sua dignità: i tristemente noti “freaks” del Circo Barnum si affiancano agli Animali esotici schiavi, condividendone in parte il destino e sicuramente la funzione. Da notare che Barnum iniziò la sua attività  comprando non un Animale ma una donna afro-americana (una schiava di nome Joice Heth) che esibiva nel suo show per i suoi tratti somatici diversi. A questo punto le caratteristiche salienti del circo equestre sono stabilite: una massa omogenea di Umani (gli spettatori paganti) seduta al di qua di una qualche linea divisoria, osserva, deride e dileggia degli “altri”, dei “diversi” privati in tutti i modi della loro dignità  (Elefanti in pose ridicole, Scimmie vestite da clown) o messi di fronte al pericolo fisico (la Tigre nel cerchio di fuoco) o sopraffatti dalla violenza di un Umano (l’addestratore che schiocca la frusta davanti ai Leoni). Una situazione legalizzata e percepita come non-disdicevole per poter sfogare delle pulsioni altrimenti ritenute riprovevoli (chi riterrebbe giustificabile ridere di fronte ad uno storpio o ad un demente? O vedendo il proprio vicino che frusta il Cane per farlo saltare in un cerchio di fuoco?).

Interessante è notare come la “domanda” del mercato per il circo equestre sia bassissima, prova ne è il fatto che tutti i circhi sono sostentati da finanziamenti statali (Fondo Unico dello Spettacolo, FUS, stanzia circa 8 milioni di euro/ anno ai circhi) e difficilmente vivrebbero di solo pubblico pagante. Si tratta insomma di una “domanda” gonfiata grazie a soldi pubblici ed a pubblicità  e promozioni che danno l’illusione di poter assistere ad uno spettacolo positivo e gioioso (sorrisi, colori vividi, donne svestite, ecc.), non certo ad una messinscena basata sullo sfruttamento degli Animali. I circhi equestri finanziati pubblicamente in Italia sono circa 300 che fanno capo ad un numero ristretto di famiglie o soggetti, circa 70 nel 2005 ( fonte FUS) e spesso gli Animali vengono scambiati come merce da un circo all’altro o spesso da circo a zoo (o strutture simili per la segregazione degli Animali) appartenenti spesso alle medesime famiglie (fonte circusfans.it).

Oggettivamente quella del circo che sfrutta gli Animali è una realtà  di piccole dimensioni per il numero di persone coinvolte e per il giro di affari, ma che si basa sulla schiavitù di molti Animali (per lo più di grande taglia e quindi ancor più difficile adattamento, come Elefanti, grandi Felini, Scimmie, e di provenienza esotica) Il continuo calare del pubblico pagante, gli incidenti causati da Animali che si ribellano, le inchieste giudiziarie sia relative alla detenzione di Animali tutelati, sia relative ad atti di sfruttamento del lavoro umano (vedasi Ansa del 9-10 settembre 2002), stanno riducendo sempre più tale attività  circense, che, come già  detto, permane in essere grazie al sostegno di fondi statali ed a massicce attività  di promozione (pubblicità  nelle città  in cui si svolgono gli spettacoli, trasmissioni sulle televisioni nazionali).

Andrea Furlan


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6 Commenti
  1. Eva ha scritto:

    Fatto molto bene l’articolo.
    Qualcuno per caso sa dove trovare qualche dato utile, tipo quanti soldi in finanziamenti, quante persone ci lavorano, etc etc…?

    Grazie!

    Eva – Telina

    10 Gennaio, 2008
    Rispondi
  2. Veganzetta ha scritto:

    Purtroppo è molto difficile reperire dati certi sulle attività  circensi in Italia. Bisognerebbe rivolgersi direttamente all’Ente Nazionale Circhi: http://www.circo.it
    Vi lascio immaginare quale potrebbe essere l’imparzialità  dell’eventuale risposta…

    12 Gennaio, 2008
    Rispondi
  3. Laura ha scritto:

    Pur conoscendo le atrocità  dei laboratori criminali di vivisezione, pur sapendo ahimè cosa accade negli allevamenti da pelliccia, immaginando cosa subiscono mucche e altri negli schifosi macelli, beh…quella del circo è una delle faccende che mi provoca un fastidio ed un odio viscerale (non che le altre situazioni non me lo provochino, ma ciò accade in modo diverso), odio quelle persone che ridono per un orso che tenta di camminare su una palla, che applaudono il demente che obbliga una tigre a saltare nel cerchio di fuoco, odio quelli che portano i bambini al circo perchè non conoscono, nella loro arida esistenza, altro modo per intrattenere i loro figli, odio quelli della tv che danno così tanto spazio a Moira e compagnia “bella”, quelli che inseriscono questi osceni spettacoli nei palinsesti, detesto la gentaglia che fa finta di credere che gli animali non umani siano trattati bene al circo, odio con tutta me stessa tutto il sistema e i suoi ingranaggi e pur odiando così profondamente mi rendo conto di non riuscire, per fortuna, a cadere tanto in basso da assomigliare lontanamente alla gente che ho, giust’appunto prima, elencato.
    Dico solo tre parole in chusura: legge del contrappasso.
    Laura

    12 Gennaio, 2008
    Rispondi
  4. Veganzetta ha scritto:

    Cara Laura, per fortuna!

    La risposta antispecista a questo macello quotidiano, alla strage infinita degli Animali, non può e non deve essere uguale e contraria alla logica del dominio specista. E’ questa la vera forza dell’idea antispecista: la volontà  di costruire una società  umana nuova, diversa, opposta e distante da quella attuale. Utilizzando le stesse “armi” di coloro che vivono sfruttando e ammazzando i più deboli non si fa che avallare la visione violenta della specie umana. Ciò non vuol dire porgere l’altra guancia, ma combattere in modo diverso, nuovo. La fermezza, la risolutezza, l’esempio personale, la coerenza, la denuncia pubblica e la strenua opposizione sono metodi che possono dare i loro frutti. Tutti possiamo contribuire al cambiamento.
    Ti ringrazio per il tuo commento

    12 Gennaio, 2008
    Rispondi
  5. Telin ha scritto:

    Sono completamente d’accordo con te Veganzetta. E ritengo come prima causa dello specismo sia proprio la cultura che si cambia solo attraverso l’educazione e l’esempio, non di sicuro con l’imposizione violenta o invertendo il ruolo dominante.

    A proposito dei dati, qualcosa ho raccolto e ne ho fatto un volantino. Uno di quelli da distribuire alle mammine apprensive che tra diseducazione e termovalorizzazioni “sane”, i figli invece che crescerli li disintegrano.

    Scusate ho appena visto quello schifo di rai2 che parlava dei rifiuti e ho un diavolo per capello. A presto.

    13 Gennaio, 2008
    Rispondi
  6. anto ha scritto:

    soldi statali vuol dire soldi dei contribuenti? Dovremmo fare il punto e chiedere in massa lo storno dalle nostre tasse delle percentuali che vanno ai circhi, alle spese militari e a quant’altro di odioso salti in mente allo stato di farci inconsapevolmente finanziare. Se si potesse eliminare la presenza animale dal circo forse, se alimentata dal fuoco della vera passione, la sua arte potrebbe vivere momenti di gloria. E se non c’è la passione che sti artisti mettano il fermo alle ruote e si cerchino un giusto sostentamento!

    13 Gennaio, 2008
    Rispondi

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