L’olio di palma non è il problema


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Sempre più l’opinione pubblica si sta orientando verso il boicottaggio dell’olio di palma la cui produzione è la responsabile di devastazioni ambientali, inquinamento, massacri di Animali e distruzione di habitat fondamentali per l’ecosistema. Molte marche di prodotti – soprattutto alimentari – specificano in etichetta che tale olio non viene utilizzato, vi sono industrie che stanno adottando un olio di palma “sostenibile”.
Ma esiste per davvero un olio di palma “sostenibile”? O meglio ancora: è davvero l’olio di palma il problema ed esiste una produzione “sostenibile”?
Si può tranquillamente affermare chetale prodotto non sia altro che un esempio lampante – e particolarmente grave – di una logica che caratterizza tutta la produzione di beni e servizi della società umana: non è eliminando l’olio di palma dagli scaffali dei supermercati che si otterrà la cessazione dello sfruttamento della Terra e degli Animali, ciò perché vi saranno altri milioni di prodotti che, se utilizzati massicciamente come avviene per l’olio di palma, causeranno gli stessi identici danni, se non peggio.
La riprova di quanto affermato potrebbe essere la soia, o il mais: coltivati intensivamente e causa di incendi, disboscamenti, distruzioni di foreste, persecuzione e uccisione di Animali, sementi spesso transgeniche che oltre a invadere la Terra la avvelenano causando danni che nessuno – ad oggi – può concretamente quantificare. Nonostante ciò sono poche le voci che si levano a denunciare tali scempi.
L’essere individui vegani e consumisti non significa automaticamente smettere di partecipare al massacro quotidiano perpetrato dalla nostra specie: tutti i “prodotti” citati fino ad ora sono ampiamente usati dalle persone umane vegane.
La verità in definitiva è un’altra: è la logica del profitto, la logica capitalistica dello sfruttamento della Terra e degli Animali per trarne guadagno che porta alla distruzione e all’annientamento, questo perché il capitalismo – e ancor di più quello globalizzato – è la punta di diamante della visione del mondo imperante nella nostra società: quella antropocentrica, tutta tesa al soddisfacimento delle nostre esclusive esigenze; un paradigma di che obbliga a osservare e interpretare la realtà, la natura, in definitiva “l’altro da noi”, secondo un metro unicamente umano.
Fino a quando non cambieremo l’ideologia che ci ha permesso di divenire ciò che siamo, non servirà a nulla eliminare l’olio di palma se non a ripulirci le coscienze con ulteriori menzogne e  – come avviene per gli Oranghi superstiti di oggi – gli Animali continueranno disperatamente ad arrampicarsi sull’ultimo albero rimasto in piedi in un deserto desolato, cercando di fuggire dalla materializzazione di ciò che abbiamo nelle nostre menti malate.
L’olio di palma non è la causa di un’enorme ingiustizia, ne è solo uno degli effetti.

Adriano Fragano


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16 Commenti
  1. Dora ha scritto:

    Sono abbastanza d’accordo con quanto dici e dirò di più. Lo stesso avviene nelle nostre campagne, qui in Italia. Anche il nostro vino e il nostro olio o le coltivazioni di alberi da frutto, per non parlare della coltivazione di piante destinate agli animali dell’allevamento, comportano la distruzione dell’ambiente che ospita gli animali selvatici del nostro territorio. E di questo nessuno parla. Si preferisce sempre evidenziare i “problemi” causati da altri (lontani) piuttosto che guardare ai problemi che causiamo noi.
    Rivedere il nostro modo di vivere è necessario. Ma non è facile modificare l’indirizzo che ha preso la nostra società. Non ho risposte pratiche ed immediate. In ogni caso la scelta vegan è sempre un buon primo passo nella giusta direzione. E siamo sempre pronti a metterci in discussione. E’ bene parlare delle cose, far luce, riflettere, cercare soluzioni e proposte pratiche e fattibili.

    16 Dicembre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao Dora,
      Il problema che tu sollevi è importante e gravissimo.
      Siamo abituati a pensare che le devastazioni a cui assistiamo avvengano lontano da casa nostra e perdiamo di vista la complessità della questione che invece ci riguarda da vicino e in prima persona.
      La scelta vegan è un passo fondamentale e necessario e tu hai fatto e fai molto per propagandarla, ma essa deve essere accompagnata da una forte consapevolezza che ci permetta di fare autocritica e di essere critici nei confronti del quotidiano, troppo spesso le persone vegane si accontentano di ciò che hanno fatto e si adagiano – soprattutto di questi tempi – aderendo alle facili soluzioni che lo stesso mercato che causa tali devastazioni offre loro sotto forma di prodotti.

      3 Gennaio, 2016
      Rispondi
  2. marco ha scritto:

    Concordo completamente su questa analisi,il problema sono i 9,000 milioni di uomini che soffocano il pianeta e lo divorano,male per giunta. Poiché una autoriduzione della popolazione non sembra possibile si può sperare di cambiare stile di vita per consumare meno. Nel complesso non è un problema semplice. Il bloccare la crescita della popolazione implica azioni antipopolari/umanitarie (es se la popolazione aumenta per via della immigrazione è chiaro che chi arriva avrà più aspettative di vita,quindi non dovremmo far venir nessuno né aiutarli a casa loro.I vecchi qui dovremmo lasciarli morire e non accanirci perché vivano).Sul fronte consumi occorre una profonda analisi per gli effetti delle tecnologie e non solo per quanto riguarda il cibo…A me sembra che tutti chiacchierino inneggiando a questo o a quello ma che nessuno sia intenzionato ad affrontare la cosa in modo sistematico e analitico .

    16 Dicembre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Forse l’unica vera arma di distruzione di massa che la nostra specie ha creato è la cosiddetta bomba demografica.
      Per la precisione siamo quasi 7,5 miliardi e non 9.
      http://www.worldometers.info/it/

      3 Gennaio, 2016
      Rispondi
  3. Cori ha scritto:

    Secondo me il problema è ancora più in profondità in una società globale dove i diritti diventano ovvi e i doveri inesistenti. Vorrei vedere se prendessimo da subito alcuni provvedimenti necessari, tipo…la doccia con l’acqua calda la si fa una volta alla settimana i restanti giorni ci si lava con l’acqua fredda consumando al massimo 1 lt al giorno per persona, alla sera dopo le ore 20 non si usa più la corrente elettrica, il riscaldamaneto massimo a 19°, consumo di un solo pasto principale al giorno, una macchina per nucleo famigliare, ne potrei tirare fuori decine di altri esempi…ci sarebbe immediatamente una rivolta se non chè la guerra civile.
    Si fa presto ad aiutare gli altri finchè non veniamo toccati sul vivo, chi rinuncerebbe volontariamente a qualcosa di già acquisito per il bene della collettività’ ?
    Nessuno, forse pochissimi!
    Pare ovvio se un quarto dell’umanità vive nell’eccesso con due cellulari a testa, tre macchine a famiglia, una casa al mare e una in montagna, eccesso di cibo con problemi di obesità, mancanza di problemi concreti e reali, eccesso di problemi esistenziali fitizzi causati per lo più da troppo tempo per pensare.
    Qualcuno rinuncerebbe ad un oggetto o ad un presunto diritto di nascita già acquisito, per far si che qualcun’altro, che vive dall’altra parte del mondo e che non ha nemmeno l’essenziale garantito per la sopravvivenza, abbia il minimo?
    Non credo, siamo tutti pronti a dar via i vestiti o meglio i nostri stracci usati, gli oggetti che non ci piacciono più, i regali riciclati, e tutto ciò che riteniamo futile, per lavarci la coscienza e illuderci di aver fatto del bene a qualcuno.
    Sfido chiunque di regalare l’iphone appena acquistato, la macchina nuova o il vestito nuovo della festa.
    Parlare o solo anche pensare che possa esistere qualcosa chiamato diritti degli altri esseri senzienti non umani è un eresia, una follia,ciò è fuori discussione.
    Infatti l’olio di palma non è il problema, non c’entra proprio niente!

    16 Dicembre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Cori per le tue considerazioni che sono molto interessanti.
      La questione è sempre la stessa: un cambiamento ci dovrà essere in ogni caso, la questione è capire se lo si vorrà fare perché è giusto farlo, o se lo si dovrà fare perché non rimarranno altre opzioni.
      La situazione che tu descrivi è reale ed è il risultato di un’ingiustizia di fondo che è la colonna portante del nostro modo di pensare, ma anche la causa dei mille effetti distruttivi di cui anche noi siamo vittime, pertanto è anche possibile che il nostro egoismo non verrà intaccato e non riusciremo a modificare il nostro allucinante modo di percepire il mondo, ma è sicuro che ciò che facciamo oggi non potremo continuare a farlo a lungo.

      3 Gennaio, 2016
      Rispondi
  4. Paola Re ha scritto:

    Non solo si parla di olio di palma “sostenibile” ma sono fioriti i medici che dicono che c’è un tipo di olio di palma che fa bene.
    http://www.vivienutri.it/nutrienti/grassi-nutrienti/aidepi-lolio-di-palma-fa-bene/
    E anche in Parlamento se n’è parlato a favore
    http://www.linkiesta.it/it/article/2015/10/15/basta-complottismi-lolio-di-palma-non-fa-male/27793/
    E’ proprio vero che quando il popolo inizia a prendere consapevolezza, fa paura e si cerca ogni mezzo per farlo tornare zitto e buono.

    25 Dicembre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Paola i soldi non puzzano: ci saranno sempre guru pronti a giurare cose del genere.

      3 Gennaio, 2016
      Rispondi
      • Paola Re ha scritto:

        Una signora che conosco e con cui avevo parlato dell’olio di palma è andata a EXPO e ha ascoltato un medico che nel padiglione della Malesia faceva consulenza spiegando i benefici dell’olio di palma. Al ritorno, mi ha spiattellato in faccia che lui era medico e che “se non le sa lui queste cose… chi le deve sapere?”. Mi chiedo: non le è venuto il minimo dubbio sul perché quel medico fosse a EXPO e, guarda caso, nello stand della Malesia? Come si fa a essere così sprovveduta alla sua età? E’ vero che il denaro del medico guru non puzza ma l’ingenuità di questa signora è molto peggio della puzza: fa paura! E fa ancora più paura che lei rappresenti una buona fetta della popolazione.

        3 Gennaio, 2016
        Rispondi
  5. Roberto Contestabile ha scritto:

    C’è ancora molto da fare per imparare a rispettare i tempi altrui, per capire che ognuno segue i propri ritmi nel prendere decisioni che riguardano grandi cambiamenti nella propria vita.
    Qui non si tratta di rispettare (e quindi giustificare) chi ancora non ha capito che i suoi gesti quotidiani contribuiscono irrimediabilmente allo sterminio Animale e di conseguenza a tutto l’ecosistema…esseri Umani compresi. Anche inserendo la spina in una presa di corrente si crea un danno inconcepibile a molti. La richiesta di energia, motore essenziale di questa epoca consumista, è sintomo di ogni devastazione ambientale ed umanitaria. Il terrorismo è una conseguenza di tali atteggiamenti ipocriti ed opportunisti…altro che odio e prevaricazione religiosa! La fame di carne è direttamente proporzionata al bisogno d’appagamento personale che ognuno ha nella propria indole di essere vivente…sia egli onnivoro presunto tale o mistificato da induzioni commerciali. L’Umanità ha raggiunto un punto di non ritorno esaltato dal capitalismo moderno che non vede oltre lo sfruttamento delle risorse naturali…sia esse materiali che viventi. Ciò non vuol dire che bisogna ritornare nelle caverne, ma ricercare una sopravvivenza più etica, pacifica e responsabile è l’obbligo prossimo che tutti devono intraprendere. La necessità del proprio fabbisogno personale è un diritto innato, ma questo non deve significare l’uccisione o meglio lo sterminio di tutto il resto! Ci sono le alternative, ed abbracciare chi non riesce a vedere oltre l’ovvietà…è un dovere di chi ha già compreso il difetto di questo meccanismo consumista e quindi deleterio. Solo tramite una collaborazione ed una tolleranza estesa sarà possibile annientare la prevaricazione altrui.
    Il progresso, come è stato inteso in passato, ha schiavizzato tutti e tutto. E nel vedere le tribù isolate in alcuni angoli del pianeta non a caso esce dall’interno un sentimento d’invidia ed ammirazione verso alcuni Umani che fortunatamente sono riusciti a scampare a tale abominio. Molti non sono vegani, e neanche vegetariani…forse è un difetto? No! Vivono di caccia e rispettano l’ambiente circostante perchè ne fanno parte integralmente. Quindi perchè accusarli di carnismo?! Forse loro vivono ancora in uno stato primordiale di antichità non necessariamente evoluto verso un astinenza totale da carne. Forse la loro civilizzazione non arriverà mai (si spera vivamente) e mai potranno assaporare attrazioni illusorie e psicotiche costruite ed indotte da un sistema sociale consumista votato alla distruzione.
    Centinaia e migliaia di anni addietro tante civiltà si sono estinte per colpa di scontri e tensioni interne dovute a sopraffazioni e prevaricazioni. I Maya e i Rapa Nui scomparvero probabilmente a causa di un eccessivo sfruttamento dei territori, i Nativi d’America per colpa di un uomo Bianco a caccia di oro e ricchezze materiali.
    Forse l’essere Umano è destinato naturalmente all’estinzione? Non è capace di sopravvivere in un equilibrio naturale composto da risorse esauribili e non rinnovabili? Non riesce ad uccidere per reale bisogno di sopravvivenza ma solo per un istinto di sopraffazione?
    Osservando i recenti decenni storici, in cui tecnologia e meccanizzazione non hanno lasciato spazio ad un etica più profonda della vita stessa, è difficile ipotizzare un futuro maggiormente benefico per la sopravvivenza dell’intero ecosistema. Una società dei consumi costituita da una ricerca infinita di fatturati non prefigge nulla di buono, soprattutto se si vive su un pianeta finito. Il capitalismo non è mai stato etico e solidale e mai lo sarà proprio perchè l’essere Umano non è una creatura mansueta, ma retrograda nel suo essere assassino.
    I tempi non sono maturi e ci vorrà ancora molto impegno per far sì che ognuno si evolva verso una diversa e più pura consapevolezza della vita altrui. Non è facile proprio a causa di un passato e presente profondamente specista. Il capitalismo recente ha peggiorato una situazione già drammatica. L’unica salvezza è creare moderatamente e costruttivamente una decrescita economica molto responsabile che possa liberare ogni essere Umano da vizi ed egoismi indotti, terribilmente negativi per il benessere collettivo, anche e soprattutto per porre fine al genocidio Animale. La speculazione commerciale è pur sempre una temibile conseguenza (si vedano i prodotti veganizzati), ma così facendo tante vite Animali verrebbero risparmiate in virtù di una maggiore empatia che possa modificare la mente Umana verso un nuovo ed autentico progresso morale. Il veganismo è un buon percorso di scelta etica, ma bisogna coltivarlo e diffonderlo tramite reali e concreti dibattiti. Bisogna spiegare bene e con chiarezza le motivazioni e le conseguenze di un radicale cambiamento più che mai doveroso.
    E questo non è un difetto…ma una sincera considerazione totalmente spontanea e naturale.

    26 Dicembre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Di sicuro è opportuno nel nostro caso parlare di tolleranza e non ergerci a giudici degli altri, ma non è possibile parlare di rispettare i tempi altrui e le scelte altrui. Questo falso buonismo che permea il mondo vegano e animalista non serve a nulla e a nessuno. Come abbiamo fatto noi i primi passi necessari (e dovranno seguirne molti altri) per affrancarci da uno stato di corresponsabili dello sfruttamento degli Animali, così potranno farlo gli altri. Non viviamo nell’800 e chiunque abbia accesso a un qualche canale informativo può venire facilmente a sapere cosa si cela dietro lo sfruttamento animale, ciò significa che siamo tutti colpevoli e che al contempo l’ignoranza non è una scusa ammissibile.
      Chi sa, è consapevole e non prende provvedimenti è semplicemente egoista, questo va detto.
      Con ciò non si vuole affermare che si debba aprire uno scontro con chi mangia carne, ma nemmeno che sia possibile rispettarne le istanze questo perché sappiamo benissimo (essendo noi stessi degli ex consumatori di carne e di prodotti animali) quali siano tali posizioni e quanto siano labili e ingiustificabili le scuse addotte quotidianamente per non fare lo sforzo di cambiare.

      Per quanto riguarda i popoli cosiddetti “primitivi” molti ne esaltano la semplicità e la coerenza. La questione è del tutto relativa: questi popoli sono i nostri progenitori, sono ciò che noi eravamo decine di migliaia di anni fa, è da loro che è nata la nostra folle corsa verso la distruzione, pertanto anziché osannarli dovremmo comprendere per quale motivo le società umane cosiddette “primitive” si sono “evolute” verso un modello di dominio, sfruttamento e distruzione.
      C’è inoltre da notare che prima delle società raccoglitrici e cacciatrici, sono esistite per un periodo di tempo enorme società umane raccoglitrici, che di sicuro erano molto più in sintonia e armonia con la natura, pertanto – come vedi – la questione è del tutto relativa e noi che apparteniamo a un modello predatorio, non intendiamo rinunciare al concetto di caccia nemmeno quando parliamo dei primordi della nostra specie.

      Ultima questione: tendiamo a confondere molto i termini “estinzione umana” con “estinzione di una civiltà umana”, ciò perché nel nostro immaginario limitato e ghettizzante, pensiamo che la civiltà consumistica, industrializzata e capitalistica corrisponda con l’intera umanità, pertanto se pensiamo al crollo della nostra società e del nostro concetto di civiltà, lo associamo al crollo e alla fine dell’umanità. La nostra civiltà è molto giovane ed esiste da un lasso di tempo ridicolo: vi sono moltissime civiltà umane del passato che sono nate, si sono sviluppate e si sono estinte senza quasi lasciare tracce, ciò è accaduto innumerevoli volte nella storia della nostra specie e continuerà ad accadere; pertanto sarebbe opportuno pensare alla fine della nostra civiltà del dominio senza il timore che la nostra specie si estingua: come sempre siamo così concentrati su noi stessi da non percepire e concepire null’altro.

      3 Gennaio, 2016
      Rispondi
  6. Roberto Contestabile ha scritto:

    “Chi sa, è consapevole e non prende provvedimenti è semplicemente egoista, questo va detto.”

    Assolutamente vero! Il problema principale è che nonostante ci siano innumerevoli canali d’informazione e condivisione la maggior parte delle persone continua o meglio non interrompe il proprio egoismo consumista, questo perchè l’ambiente circostante (ovvero la cosiddetta civiltà) è strettamente legata e dipendente dai consumi individuali e quindi opportunisti. Le festività stesse ed ogni ricorrenza religiosa o pagana sono state trasformate in un occasione di martirio per tanti Animali vittime di queste barbarie. Ma nonostante ciò i più sono coscenti ed assolutamente convinti che questo “usare e mangiare” sia giusto e lecito proprio perchè è sempre stato così o addirittura “naturale” che avvenga. Per cui…come convincere o meglio costringere pacificamente che ogni azione quotidiana è comunque complice dello sfruttamento Animale? Sembra impossibile, ma alcuni di noi che hanno capito ed agito (forse perchè dotati di maggiore sensibilità ed empatia) hanno l’obbligo di diffondere il meglio possibile la teoria che prefigge un mondo nuovo e diverso, più plausibile e possibile tramite la trasformazione delle abitudini personali. Rispettare i tempi altrui non vuol dire tollerare e giustificare gli errori di un comportamento deleterio, anche perchè spesso e volentieri le stesse persone (purtroppo definite “normali” in un epoca altamente carnista) ti additano come estremista o peggio terrorista solo perchè sei sintomo o testimone di rivoluzione sociale, quindi è necessario agire con metodi positivi e benefici. Il marketing moderno lo sa bene ed è per questo motivo che si è diffuso enormemente raccogliendo consensi e successi. La cosidetta “pillola dolce” ha avuto il suo effetto ed oggi i consuntivi annuali delle grandi aziende sono visti come indice di prosperità e benessere, poco importa se siano invece il risultato di un martirio o di una devastazione ambientale. Tutto ciò viene considerato come utile e necessario alla crescita. L’essere Umano è strettamente legato ad abitudini e piaceri radicati proprio perchè per natura è egoista e prigo…figuriamoci se sia possibile romuoverlo dalle sue convinzioni tramite induzioni non convenzionali (ovvero tutto ciò che non è istituzionale e commerciale). Molti vedono, osservano e capiscono cosa c’è di sbagliato in tutto ciò che li circonda, altri discutono con schietta convinzione affermando pure che sia sbagliato vivere in questo modo…ma non fanno nulla per modificare lo stato personale e si illudono che non sia compito loro cambiare il mondo e che addirittura faccia parte della natura stessa uccidere per vivere.
    Osservare i popoli “primitivi”, non con ammirazione ma da esempio, può forse farci capire come eravamo, ovvero strettamente legati ad un territorio che oggi non esiste più , o meglio è stato modificato e mistificato per meglio sfruttare e consumare le risorse naturali. L’equilibrio vivente con cui agivano queste popolazioni, pur nutrendosi di carne, non è paragonabile al genocidio attuale. Bisogna vedere ed analizzare anche alcune cifre per concepire la devastazione in atto. Gli Animali (ogni anno centinaia di miliardi purtroppo in aumento) non sono più esseri viventi senzienti ma fonte di reddito da vendere un tot. al kg, o come strumento di sperimentazione, o come sintomo di vizio gioia e lusso sempre e comunque necessario al miglioramento della vita Umana. L’egoismo e la voglia di supremazia è parte integrante di un Umanità sì giovane ma altrettanto dominatrice dell’intero pianeta. Ci siamo evoluti negli anni seguendo uno stile di vita usurpatore e violento che con il capitalismo recente ha raggiunto l’apice massimo. Non si prevede un miglioramento seguendo una sviluppo così divoratore di risorse proprio perchè ogni azione pur legittima segue un principio logico di autocelebrazione del sistema stesso (come le ipocrite azioni di solidarietà o le cosiddette guerre giuste al terrorismo). Oggi siamo circa 9 miliardi di persone ed entro il 2050 potremmo diventare veramente troppi per un pianeta dalle fonti esauribili. La nostra civiltà attuale è strettamente collegata al consumismo e anche chi non appartiene a questo “modulo vitale” (come i popoli ai margini) purtroppo patisce le conseguenze. Sicuramente soccomberà seguendo l’attuale sviluppo, o si modificherà radicalmente verso una maggiore parsimonia e salvezza di ogni specie vivente con responsabilità e tolleranza. Pare un utopia invertire la rotta, ma sembra anche non sufficiente affermare che gli Animali soffrono e muoiono per colpa nostra! La collaborazione e la condivisione restano gli unici strumenti pacifici e significativi per far capire ad ognuno quale sia la giusta direzione da intraprendere, pur alleandosi con chi ci si somiglia tanto proprio perchè è costituito dalla nostra stessa coscienza. Si sa che il proibizionismo o azioni di intolleranza violenta presumibilmente lecita (le manifestazioni di guerriglia urbana utili al rovesciamento del potere) siano un fallimento completo o addirittura controproducenti. A parer mio bisogna entrare ed agire dall’interno, in ogni strato sociale, con calma e meticolosità proprio per evitare danni collaterali che potrebbero invece accellerare la devastazione in atto.

    Grazie comunque e come sempre per il confronto e la discussione. E’ utile per tutti, per capire anche le proprie posizioni e laddove sia necessario migliorarle.

    3 Gennaio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie a te Roberto per i tuoi commenti dettagliati e interessanti.

      5 Gennaio, 2016
      Rispondi
  7. Roberto Contestabile ha scritto:

    Oggi siamo 7,5 miliardi di persone…è vero! Volevo dire che entro il 2050 potremmo essere 9 o anche più!

    4 Gennaio, 2016
    Rispondi
  8. diana ha scritto:

    Scusate se vi dico che, per quanto interessante, questa conversazione mi lascia estremamente depressa. E quindi?
    Capisco che, dal punto di vista planetario, o anche solo di biodiversità, una specie o una società in più o in meno non fanno molta differenza.
    E anche che la nostra giustissima preoccupazione degli effetti tragici che le azioni dissennate della nostra società hanno sull’ambiente, per quanto devastanti, hanno comunque pochissime probabilità di estinguere davvero tutta la vita sulla Terra (quindi da una prospettiva planetaria, “altro giro, altra danza”).
    Ma quindi?
    Si può fare qualcosa, oltre accettare serenamente l’autodistruzione di un sistema economico e sociale che ha dimostrato di essere dannoso e suicida? Se non per noi, almeno per i nostri discendenti…
    Oppure l’unica possibilità è la, più o meno graduale, modifica delle nostre singole azioni e la condivisione, più o meno accesa, delle nostre convinzioni in modo da diffondere micro-cambiamenti nei nostri vicini?
    Ci accontentiamo del pensiero che, nella distruzione dell’attuale società, almeno noi, io, tu, siamo stati un po’ meno dannosi di tutti gli altri?

    8 Gennaio, 2016
    Rispondi

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