La Lucertola e la lattina


Si legge in circa:
3 minuti

Lattina incastrata in un muro

Di seguito il racconto di una vicenda a lieto fine e relative considerazioni inviato da Pasquale Stigliano a Veganzetta. Buona lettura.


Stavo tornando a casa con i Cani dopo averli portati a passeggio, quando sento improvvisamente un rumore, come di minuscole mani che grattano su una superficie. Il ritmo concitato subito mi ha fatto pensare a qualcuno che, finito in un pozzo, tentasse invano di risalire. Noto una lattina vuota in un buco di un muretto, e immediatamente penso che lì dentro potrebbe esserci un Animale intrappolato. Porto i Cani a casa e torno. Provo a sbirciare dentro il piccolo contenitore cilindrico, ma non si vede nulla.
Caccio una pinza ed estraggo la lattina. La capovolgo facendo uscire l’acqua piovana rimasta dalla notte passata. Sento dei rumori. Poi silenzio. C’è sicuramente un Animale. La adagio orizzontalmente sul muretto, di fianco alla rete metallica, per poi picchiettare più volte sulla superficie di latta. Di nuovo dei movimenti. Sarà una Lucertola? Tamburello ancora una volta con le dita, fino a quando, dopo vari tentativi, una Lucertola sbuca dalla lattina e subito va a nascondersi tra l’erba, dall’altro lato del muretto. Immediatamente provo un enorme sollievo, immedesimandomi nell’eucatastrofe – per dirla alla Tolkien – di quell’Animale che, sentendosi sfinito e probabilmente spacciato, trova improvvisamente la salvezza del tutto inaspettata, giuntagli come il più prezioso dei doni. Bagnata, al buio, stanca per tutti i tentativi di fuga falliti, ritrovandosi puntualmente a scivolare sul fondo, la povera Lucertola sarebbe andata incontro ad una lenta agonia. Adesso, invece, è salva. E questo ha dato un senso alla mia giornata. Da questa vicenda ho tratto una conclusione che in realtà era già ovvia, ma che assume una nuova concretezza, data dall’esperienza che rinnova la consapevolezza: mai girarsi dall’altra parte qualora vi sia il sospetto che qualcosa non vada, tanto più quando ne siamo sicuri. Ci vuole poco ad ignorare e tirare dritto, badando solo ai propri affari; eppure quel poco può significare tutto per un Animale in difficoltà: fa letteralmente la differenza tra la vita e la morte. Ci si potrebbe chiedere perché mai sia importante quel che accade ad un Animale non umano. La risposta è semplice: è importante per il semplice fatto che quell’Animale “prova”, ed è quindi un individuo senziente che fa esperienza della vita. Cosa vuol dire essere Lucertola? Riprendendo Coetzee ne La vita degli animali, potremmo dire che essere Lucertola significhi essere un individuo nella sua pienezza, ed essere appieno una Lucertola è come essere appieno degli Umani. L’eucatastrofe, ovvero l’incredibile svolta della fortuna, la gioia del lieto fine, esiste solo laddove ci sia qualcuno che possa fare esperienze negative o positive. Diversamente non si potrebbe nemmeno parlare di situazione dolorosa dalla quale uscire; ma evidentemente la Lucertola che grattava disperatamente contro le pareti di latta, nel suo essere pienamente Lucertola, al fine di trovare la salvezza come farebbe una qualunque persona umana in una situazione analoga, subiva un’esperienza dolorosa, ed era del tutto intenzionata a salvarsi. Si può parlare allora precisamente di eucatastrofe, perché un individuo che aveva tutta l’intenzione di vivere, si è infine salvato in maniera inaspettata.

La conclusione tratta da questa esperienza non si limita in ogni caso a situazioni particolari e specifiche, ma anche a questioni di più grande portata. Pensiamo allo specismo. Nel momento in cui veniamo a conoscenza di cosa ciò significhi per gli altri Animali, non possiamo far finta di nulla e pensare di continuare a vivere comodamente, come se niente fosse. Quel che a noi costa poco, infatti, agli Animali costa letteralmente tutto; e anche di più. Ma a differenza di un Animale che si trovi in difficoltà per motivi non riconducibili direttamente a noi, siamo sicuramente i diretti responsabili della situazione nella quale vengono a trovarsi gli Animali che nascono negli allevamenti per essere spremuti e ammazzati, e di quella di molti altri ancora, se ci serviamo del prodotto della loro mattanza e sfruttamento. Se non ci si può voltare dall’altra parte quando abbiamo il sospetto che un Animale sia in grave pericolo, allo stesso modo non si può far finta di nulla quando lo specismo ci viene spiattellato in faccia in tutta la sua oscenità. Perché i nostri pensieri e le nostre azioni possono mietere vittime, mentre l’inazione le lascia al loro destino. Se decidiamo di ignorare, all’orrore dello specismo se ne somma un altro altrettanto grande di cui, di nuovo, Coetze fa menzione nel suo libro: il rifiuto da parte del carnefice, del consumatore, e di chi è testimone del dolore di un Animale, di immaginarsi al posto delle vittime.

Quella lattina avrebbe potuto essere una bara. Adesso, invece, non potrà più far male a nessuno.

Pasquale Stigliano


Fotografia in apertura: la lattina. Fonte: Pasquale Stigliano


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4 Commenti
  1. costanza troini ha scritto:

    Un raggio di luce. Ciao Lucertola e grazie all’autore dell’articolo e soprattutto di un gesto immenso.

    31 Agosto, 2023
    Rispondi
  2. Veganzetta ha scritto:

    Storie come queste sono rivelatrici di una importantissima opportunità che come Umani abbiamo, quella di salvare una vita compiendo un gesto che per noi spesso è assolutamente semplice e per nulla impegnativo. Salvare una Lucertola prigioniera di una lattina, spostare una Chiocciola dalla strada, evitare di calpestare un Insetto, mettere a disposizione dell’acqua ai piccoli Animali che frequentano un giardino o un parco, sono tutti gesti semplici ma dalla portata enorme, significando spesso per un individuo animale la salvezza dalla morte.
    La nostra posizione privilegiata (di dominio) ci permette di arrecare quotidianamente danni e sofferenze terribili agli Animali, così come ci permette di aiutarli anche con semplici interventi. Il nostro comportamento di singoli è importante e può avere conseguenze pesanti, dunque ogni azione va ponderata e valutata.
    L’empatia dimostrata in questa storia rappresenta realmente la base per la costruzione di un nuovo rapporto con gli altri viventi e dovrebbe essere presa ad esempio: ogni piccola liberazione n realtà è una grande liberazione (anche per la nostra mente ancora prigioniera dello specismo).

    31 Agosto, 2023
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  3. Paola Re ha scritto:

    Mi ritrovo molto in queste storie del quotidiano. Davanti all’olocausto perpetuo cui sono sottoposti gli animali, pure io certe volte mi sento “felice” per avere salvato una vita. Pure io dico: “Adesso, invece, è salva. E questo ha dato un senso alla mia giornata.” Il senso di una giornata non è lavorare 8 ore in ufficio, ma salvare una lucertola.
    Il luogo in cui lavoro è in aperta campagna (ho anche la disgrazia di sentire gli spari dei cacciatori) quindi in ufficio entrano animalini che spesso catturo e riporto fuori perché so che farebbero una brutta fine per mano dei miei colleghi o del personale che fa le pulizie. Ho anche catturato un topo, impresa impossibile, ma sono ci riuscita. Abbiamo le esche per topi: morte atroce.
    Come scrive Pasquale, ci vuole poco a ignorare, ma non dobbiamo farlo. Dobbiamo immedesimarci e agire di conseguenza.

    21 Settembre, 2024
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    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Paola,
      Grazie per ciò che fai per i piccoli Animali che transitano nel tuo ufficio. Questi genti sono fondamentali e svelano l’esistenza di un vero e proprio solco tra chi è capace di vedere e rispettare gli altri e chi invece non può o peggio non vuole farlo.

      23 Settembre, 2024
      Rispondi

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