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I progressi tecnologici e tecnici della medicina nel campo dei trapianti e le possibilità di salvezza per molte persone malate si scontrano con un problema pratico molto concreto e carnale, ossia la cronica mancanza di organi sani da trapiantare, dovuta ad una carenza di donatori: «La lista d’attesa negli Stati Uniti, aggiornata al gennaio 2004, consiste in un elenco di circa 84.000 pazienti; di questi, 57.000 sono in attesa di un rene.
I dati, comunque, indicano che 16 persone muoiono ogni giorno negli Stati Uniti in attesa di un organo».1
Si potrebbe avanzare come soluzione migliore per far fronte a tale carenza quella di utilizzare come fonti di organi dei corpi biologicamente appartenenti alla specie Homo sapiens sapiens ma privi di identità , ovvero dei cloni sviluppati in vitro e privi di qualsiasi apparato celebrale (se non per le attività fisiologiche strettamente legate alla sopravvivenza) e quindi di coscienza e ragione. Degli Umani non-persone2, decerebrati e privi di sensibilità e coscienza, che potrebbero essere i migliori donatori in assoluto per gli altri Umani-persone.
Ribaltando la questione attorno al concetto di “persona” passiamo dalla provocazione alla realtà : altri Animali privati culturalmente e legalmente (ma non biologicamente) della loro identità di “persone” potrebbero essere utilizzati come banche di organi da trapiantare.
L’incubo è iniziato con prove di trapianti di organi di Maiali a Primati (che morivano tutti dopo al massimo qualche mese a causa del rigetto degli organi).
Le tecniche sono state continuamente affinate cercando di modificare geneticamente i donatori (affinché i loro organi siano più “accettabili” per il ricevente) e nel contempo provando nuovi interventi di immuno-soppressione nei riceventi. Si fanno già ipotesi di poter avere a breve dei Maiali geneticamente modificati che avranno degli organi adatti al trapianto su Umani: questi Maiali verranno allevati esclusivamente per avere degli organi pronti da espiantare e da trapiantare negli Umani bisognosi (vedasi le ricerche del dott. Park Kwang-Wook in Korea, del professor Robert Winston negli Usa, del prof. Hiroshi Nagashima in Giappone).
Tale soluzione pare essere una delle più adatte a portare ad un aumento dell’offerta di organi, ad una diminuzione dei costi (e prezzi) di tali interventi e ad un aumento delle pratiche di questo tipo, insomma una democratizzazione della possibilità dei trapianti, ma una democratizzazione riservata agli Umani e basata sulla morte di altri animali, un po’ come la ricetta di eterna giovinezza di Lady Bathory3.
E’ necessario chiedersi come intervenire criticamente in questo campo di fronte alle obiezioni di chi è in attesa di un trapianto e attende un organo per poter continuare a vivere.
E’ possibile e comprensibile che un Umano in tale stato di necessità di sopravvivenza non stia molto a sindacare sulla provenienza magari illegale dell’organo… figurarsi se vi sarebbero delle perplessità se tale organo fosse di provenienza animale.
Tutto ciò è legato al fondamentale problema della dignità delle persone umane e delle persone animali di altra specie e nel contempo porta tale problema ai suoi confini più assoluti, ovvero a quelli della sopravvivenza individuale: “o io o lui, Umano o Animale che sia”.
Pertanto potrebbe essere utile chiedersi a questo punto perché la legge e in alcuni casi la morale sociale impediscano di uccidere Umani per prelevarne gli organi.
In effetti però vi sono delle zone d’ombra riguardo all’impedimento morale: molti sostengono che l’espianto di organi attuale altro non sia che un assassinio, in quanto la persona espiantata è ancora viva e potrebbe anzi avere delle possibilità di salvezza.4
Dobbiamo pertanto ammettere che forse il nostro altruismo e la nostra morale avrebbero dei cedimenti di fronte alla drammatica possibilità “o io o lui”: quanti accetterebbero la morte pur avendo prospettata la possibilità di avere un organo – e la salvezza – pagando una certa cifra, pur immaginando una provenienza illecita dell’organo stesso?
La società umana si è regolata con delle leggi che impediscono queste possibilità , ovvero la legge sovrasta una morale deficitaria a causa di un naturale egocentrismo e “istinto” di sopravvivenza, con il fine di tutelare l’incolumità e la vita di ogni persona umana, proprio in virtù della sua unicità individuale.
Fintantoché non verrà riconosciuta l’esistenza di “persone animali” e non di “esemplari animali” allora non si potrà sperare di ovviare a questo problema: nel caso specifico del trapianto il senso morale e la cultura non bastano occorrono degli impedimenti legali (il che dimostra come tali “blocchi legali” altro non siano che dei necessari palliativi che non risolvono alla radice il problema ma mirano solamente a debellarne i sintomi), come quelli che per ora hanno impedito di percorrere la strada della soluzione nella pratica migliore, ovvero quella dei cloni umani decerebrati.
Andrea Furlan
Note:
1) Fonte: CORIT Consorzio per la Ricerca sul Trapianto di Organi
2) Persona. In mancanza di una più ampia trattazione dell’argomento, utilizziamo il sostantivo “persona” nella sua accezione più comune per individuare un soggetto vivente unico e autonomo, dotato di coscienza e pensiero, il termine seppur forse improprio è utile temporaneamente per la trattazione di determinati argomenti.
3) basata come noto, sul sangue di giovani ragazze uccise.
4) vedasi www.antipredazione.org
Articolo pubblicato originariamente nella rivista Veganzetta versione cartacea: Anno II / n° 4 del 15 Novembre 2008, p. 1
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