Kafka: “I più deboli”


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Kafka
I più deboli

Il più forte vince sul più debole,
Dice la natura per bocca dell’uomo,
Il padrone sullo schiavo,
Il borghese sul proletario,
Il capitale sull’umano,
Il nord sul sud,
Magreb su Mashreq,
Tutti vincono su qualche cosa,
Tutti vincono e gli altri tutti perdono,
Ma i più deboli chi sono,
I più deboli di tutto,
Dalla bibbia in casseruola,
Cagna bastonata cervello di montone,
Ma i più deboli chi sono,
I più deboli di tutto
Tutti vincono sugli animali,
Nessuna remora mentre t’abbuffi
Sono solo ratti gatti vacche scimmie maiali
Bufale piccioni galline ubriachi drogati vico-posta-vecchia
Tacchini polli mufloni cani-come-armi cavie-strozzate
Angeli-senz’ali montoni-montati puttane straccioni
Bambini-senza-faccia orizzonti-senza-cielo
Puzza-di-piscio siringa-nel-braccio,
Gli animali sono i più deboli, e perdono sempre


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11 Commenti
    • wegan ha scritto:

      Sì, il più forte vince sul più debole , tutti vincono sugli animali non umani, gli (altri) animali sono i più deboli, e perdono sempre… ma la legge su questa Terra, l’unica legge spietata, è MANGIARE ED ESSERE MANGIATI, UCCIDERE ED ESSERE UCCISI, SFRUTTARE ED ESSERE SFRUTTATI… tutti, minerali, piante, animali ed uomini. Nessuno sfugge, questa legge vale per tutte le creature viventi di questo Pianeta: si sopravvive solo mangiando o comunque uccidendo qualcun altro (anche se si riesce ad essere bretariani). Questa è Matrix, questa è la nostra prigione.

      2 Febbraio, 2015
      Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Caro Roberto, non si è mai soli, si è isolati perché viviamo in una società in cui non ci riconosciamo, ma non soli. Per questo è importante fare aggregazione e confrontarsi il più possibile.

      12 Febbraio, 2015
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  1. Lorenzo Bresciani ha scritto:

    “Nessuno sfugge”. Siamo proprio sicuri? Perché allora stiamo qua a parlare di schiavitù, di dominio, di oppressione?

    Poi, sono consapevole del fatto che la perfezione non esista ma è forse giusto buttare nello stesso calderone “tutti, minerali, piante, animali ed uomini”? (l’uomo non è animale?)

    Cibarsi di insalata e cibarsi di un essere senziente quale un maiale è davvero la stessa cosa?

    2 Febbraio, 2015
    Rispondi
    • wegan ha scritto:

      Certamente vi è differenza fra uccidere un maiale ed una pianta: uno versa sangue come gli umani (per questo lo sentiamo più vicino a noi) ed ha la voce per urlare il suo terrore (altra cosa che empaticamente riusciamo a “sentire”), ma credi che la pianta non desideri vivere, godere dell’aria e del sole, affondare le sue radici nella buona terra e nell’acqua e gettare poi i suoi semi per riprodursi? Credi che non percepisca i sentimenti di chi gli è vicino o le intenzioni di chi le si appropinqua? Ma purtroppo non è in grado di urlare che anche lei ha diritto di vivere, che non vuole lasciare la vita (almeno per i nostri attuali organi di senso non è possibile percepirlo); non può fuggire…deve solo subire in silenzio, anche lei come molti altri esseri che non hanno voce (pensa agli insetti, per esempio; ma potrei pensare anche ad un umano muto).
      Quello che mi premeva sottolineare, comunque, è che l’uccisione in sè personalmente mi sconvolge (chi non prova un simile sentimento difronte ad un gatto che si mangia un topo, o verso un afide succhiato vivo da un altro insetto, o verso una pianta carnivora che chiude un essere vivente fra le sue spire; ma anche difronte ad un albero, magari centenario e vigoroso, attaccato da un branco di uomini muniti di micidiali motoseghe?). E’ una legge cui però, volenti o nolenti, tutti quanti dobbiamo sottostare a vari livelli (onnivori, vegetariani, vegani). Personalmente ed idealmente considero la nutrizione più innocente e più pura, per chi riesce a portarla avanti, quella fruttariana senza il consuma di semi; quelli che ci riescono stabilmente, però, sono pochi. Forse è solo questione di far “parlare” il cuore; il mio è trent’anni che lo fa… ma aprire gli occhi su questa e su altre realtà è sconvolgente, è sofferenza allo stato puro che fa rischiare la pazzia, e non tutti sono disposti a farlo, a vedere come stanno veramente le cose dietro la cortina dell’apparenza, a rinunciare, a preoccuparsi degli altri. Ma sono nella convinzione che questa presa di coscienza, l’andare oltre il velo di Maya, serva…per un proprio futuro. Sono stata un po’ prolissa, ma era doveroso; ciao!

      2 Febbraio, 2015
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      • Lorenzo Bresciani ha scritto:

        Per quanto possa rispettare il tuo pensiero, faccio fatica a comprenderlo. Che la pianta viva è un dato di fatto (anche un sasso vive all’interno del mondo), che sia consapevole di questo, lo dubito, così come dubito che possa desiderare, godere, provare un qualsiasi piacere o percepire, tutte caratteristiche che attribuisco più facilmente ad un animale (umano o non umano che sia). Sul fatto di provare empatia solo nei confronti di chi “ha la voce per urlare il suo terrore” non sono d’accordo. Il pesce non urla il proprio terrore (hai fatto l’esempio dell’umano muto) ma ciò non significa che non trasmetta empatia/compassione, a me personalmente sì. E il sentimento che provo nei confronti di un animale umano/non umano non è lo stesso che posso provare nei confronti di un vegetale, per quanto mi possa dispiacere nel veder “un albero, magari centenario e vigoroso, attaccato da un branco di uomini muniti di micidiali motoseghe”. Ti sconvolge l’uccisione di un topo da parte di un gatto (che alternativa ha per sopravvivere? Dovremmo forse impedire tutto questo?), beh a me sconvolge molto di più la violenza, lo sfruttamento, la privazione di libertà (la morte è solo l’ultimo pezzo del macabro puzzle) che milioni di animali sono costretti a subire ogni giorno a causa di un male chiamato antropocentrismo, che è sfociato in ciò che noi chiamiamo specismo, il quale ha creato luoghi di tortura quali allevamenti, macelli, laboratori, zoo, circhi… Non do molta importanza alla nutrizione, in quanto vedo il veganismo come prassi e non come fine. Non sono alla ricerca della purezza, cerco solo di limitare i danni causati dalla mia presenza su questo pianeta, per quanto mi è possibile.

        2 Febbraio, 2015
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        • Veganzetta ha scritto:

          La questione sollevata da wegan e Lorenzo è complessa, servirebbe affrontarla in modo più esteso e magari lo si farà in futuro.

          Per il momento si può senza dubbio dire che l’antispecismo comprende nella sua sfera morale tutti i viventi, ma si concentra sui senzienti, ossia su coloro che sono in grado di percepire emozioni e sentimenti. Uno dei pilastri dell’antispecismo deriva dall’animalismo: lottare per coloro che sono in grado di sentire dolore. Di recente è stato introdotto nel Manifesto antispecista il concetto di “painismo”: considerare chi è in grado di provare paura e dolore.
          Che le piante siano vive, che conducano una loro esistenza complessa e compiuta è incontrovertibile, che debbano essere rispettate è chiaro, ma che siano in grado di provare emozioni, gioie, dolori come un Animale è veramente improbabile, ciò per il semplice fatto che non hanno un sistema nervoso: forse non provano nulla, forse provano emozioni e sentimenti in altri modi a noi sconosciuti.
          Le piante soffrono, è vero, ma la loro sofferenza che conosciamo è biologica: una pianta non può essere umiliata, redarguita, spaventata etc. L’empatia umana è limitata e il suo limite è la capacità stessa dell’Umano di percepire le istanze altrui, siamo in grado di immedesimarci in un Pesce, in un Insetto perché abbiamo basi comuni molto strette dal punto di vista evolutivo e biologico, ma non possiamo immedesimarci in un albero, anche se comprendiamo bene che è un organismo vivente che deve essere rispettato: proviamo compassione quando viene tagliato o bruciato, per esempio, ma ciò che proviamo è la traslazione del nostro concetto di sofferenza su un essere vivente che non la prova come noi.
          Con ciò non si vuole dire che le piante non siano degne di considerazione e rispetto, ma come non dovremmo umanizzare gli Animali (antropomorfizzazione), non dovremmo allo stesso modo dare alle piante caratteristiche animali che non hanno: dobbiamo rispettare la loro diversità, dobbiamo comprenderla, studiarla, non pensare a loro come se avessero sentimenti ed emozioni tipiche della nostra specie.
          Idealmente lo specismo non ha limiti: combatte contro la discriminazione di specie, quindi anche le specie vegetali sono comprese in tale lotta, pragmaticamente, però, si deve dire che ad oggi non abbiamo riscontri certi che le piante provino emozioni e che siano in grado di comprendere che stanno soffrendo, come lo siamo noi, o lo è un Maiale, pertanto, ad oggi, lottiamo per sottrarre il Maiale all’ingiustizia e allo sfruttamento.
          Con la maggior conoscenza che avremo in futuro delle piante potremo comprenderle meglio e sicuramente l’antispecismo si modificherà per considerarle appieno.
          Violenza: wegan ha ragione quando parla della violenza che è intrinseca alla natura. Non è vero che la natura è buona e noi non lo siamo, come non è vero che è solo crudele e violenta: la violenza è parte integrante della natura.
          L’Umano aspecista non deve essere considerato maggiormente integrato nella natura, ma maggiormente rispettoso della natura. La nostra crescita morale non necessariamente dovrebbe significare un mero ritorno alla natura, ma dovrebbe di sicuro significare un maggiore rispetto e una maggiore comprensione della natura. La lotta alla violenza passa anche attraverso una cultura della non violenza, e non può limitarsi all’accettazione della violenza inevitabile: l’inevitabile è contingente, lo è ora, in futuro potrebbe non esserlo più. Del resto non accettiamo supinamente tutto ciò che deriva dalla natura, se così fosse non tenteremmo di curarci se colpiti da una malattia.
          Il nostro compito è migliorarci e impattare meno sugli altri, quindi l’osservazione che l’alimentazione migliore sia quella fruttariana è assolutamente giusta. Di sicuro un Umano fruttariano è meno violento e più coerente dal punto di vista antispecista di un Umano vegan, la tendenza quindi dovrebbe essere questa.
          Lo spettacolo della violenza è sempre terribile, non dovrebbe essere accettato, alcune volte l’atto violento non può essere evitato (nel contingente, come si diceva prima), altre si può e si deve intervenire: un Gatto che è un Animale che vive con l’Umano e che da quest’ultimo è nutrito non ha necessità di uccidere un Topo, non ha necessità di procacciarsi del cibo, quindi se un Gatto che vive con noi cattura un Topo è giusto intervenire per salvare il Topo, come sarebbe giusto intervenire per salvare una Lucertola catturata da un bambino: in entrambi i casi si tratterebbe di violenza del tutto gratuita.

          12 Febbraio, 2015
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          • Lorenzo Bresciani ha scritto:

            Grazie Veganzetta per i tuoi interventi che in qualche modo chiariscono i miei mille dubbi :)

            P.S. Ovviamente facevo riferimento all’atto violento che non può essere evitato perché non sotto il nostro controllo.

            12 Febbraio, 2015
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            • Veganzetta ha scritto:

              Grazie a te Lorenzo per gli spunti di riflessione che proponi.

              12 Febbraio, 2015
              Rispondi
  2. luca ha scritto:

    Credo ci sia un problema audio, non sento nulla…

    7 Febbraio, 2015
    Rispondi

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