Si legge in circa: 2 minuti
L’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – parte integrante dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha pubblicato in questi giorni un rapporto sulla relazione tra consumo di carne rossa e lavorata e l’insorgenza di tumori nell’essere umano.
Secondo tale rapporto le carni rosse e quelle lavorate aumentano la probabilità per chi le consuma di ammalarsi di tumore, le carni lavorate in quanto a pericolosità vengono affiancate al fumo e all’amianto.
Associazioni, gruppi, singole persone attiviste animaliste, vegan e vegetariane gioiscono per la notizia. I giornali e i programmi televisivi danno gran risalto alla questione e si scatena il dibattito – penoso e ipocrita – che vede come protagonisti oncologi, dietisti, nutrizionisti, esponenti del mondo zootecnico, guru del salutismo e allevatori: tutti a prodigarsi in assicurazioni, distinguo e precisazioni per convincere il pubblico che la carne derivante da Animali schiavizzati in Italia sia migliore delle altre. Il colpo per la filiera del massacro potrebbe essere pesantissimo, ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro: sfruttare e ammazzare gli Animali è sempre stato un grande affare per l’Umano, oggi più che mai si vive – e bene – grazie alla sofferenza e morte degli altri.
Come soggetti antispecisti (ma del resto anche solo come soggetti animalisti) dovremmo unirci al coro di chi esulta per questa notizia? A ben pensarci per quale motivo dovremmo interessarci se la carne può arrecare danno a chi la mangia? Perché dovremmo mettere in guardia chi bellamente se ne infischia dello strazio altrui e si gode il frutto di una terribile violenza? La carne fa male? Probabile, ma anche se facesse benissimo non cambierebbe nulla dal punto di vista etico.
La carne fa male a chi ce la fornisce: agli Animali che soffrono, che subiscono, che vivono la loro misera esistenza di schiavi in un costante stato di stress e paura e che la concludono all’interno di un macello in un vero e proprio calvario. Sono i loro corpi che diventano la nostra carne, è a loro che la carne che consumiamo viene strappata ed è a loro che fa male. Che chi consuma, chi tortura o chi sfrutta possa subire un danno derivante dalle sue pratiche di dominio non dovrebbe affatto riguardarci, se non considerandolo come un ben misero risarcimento – una sorta nemesi? Chi la fa l’aspetti? – per il sacrificio (al mito della carne) di miliardi di vittime animali, o come una mera questione utilitaristica dovuta al fatto che notizie del genere porteranno a una diminuzione del consumo di pezzi di certi Animali, a discapito magari di altri; ma queste non sono argomentazioni antispeciste: ciò che deve interessarci è la sofferenza animale, il nostro comportamento assurdo e specista, l’ingiustizia che loro patiscono a causa nostra, nient’altro.
In tutta questa cacofonia di dichiarazioni pro o contro la presa di posizione dell’OMS, poche sono le voci che si levano in difesa di un principio semplice e limpido: dobbiamo smettere una volta per tutte questa visione puerile e nauseante del mondo che ci circonda, che ci porta a pensare sempre e solo a noi stessi. Il massacro degli Animali e la loro schiavitù devono terminare, perché sono un’ingiustizia mostruosa e non perché ci si può irritare il colon.
Adriano Fragano
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.
Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.
Ho condiviso su Fb
Grazie …
Grazie a te.
Anche il ministro della sanità della repubblica italiana ha commentato la news (che news non è!) con un “ci guarderemo meglio…c’è una commissione che sta studiando le indicazioni OMS (a capo della commissione c’è un certo nutrizionista prezzolato sempre presente in tv, certo dr.calabrese…tra l’altro!)… potete stare tranquilli perchè in italia ci sono molti controlli…” ecc. ecc. le solite cose di chi è dentro al sistema di dominio e non lo vuole cambiare perchè le fa comodo.
Lo spaventoso olocausto animale non finirà se la consapevolezza comune, assopita e rimbambita dai media, non si espanderà a tutte e a tutti. Per fare ciò non rimane altro che continuare ad informare e a cambiare noi stessi per cambiare il resto intorno a noi.
L’informazione è basilare, ma nulla davvero cambierà se continueremo a pensare sempre e solo ai nostri interessi.
Da 48 ore ci stanno allarmando ma subito dopo rassicurando e poi ancora allarmando e rassicurando. La carne uccide gli animali e il mimino dovuto è che uccida pure chi la mangia. Non ho mai messo in guardia nessuno sulle conseguenze salutistiche del consumo di carne. Comunque questa notizia che ai più appare come una notizia bomba mi sa che avrà l’effetto del caso “mucca pazza” o dei vari casi di aviaria: sono fenomeni che esplodono e poi implodono e torna tutto come prima. E’soltanto la presa di coscienza della sofferenza animale che non fa tornare tutto come prima.
“E’soltanto la presa di coscienza della sofferenza animale che non fa tornare tutto come prima.”
Assolutamente d’accordo.
Infatti è questa l’unica vera dicriminante, il resto sono tutte chiacchiere da bar.
Grazie Ferdy.
Sig. Fragano lei è nato vegano?
Io sinceramente no. Lo sono diventato, come animalista, dopo essere passato anche per la fase carnivora entusiasta, sempre il primo a fare un barbeque.
Lei invece, da come si esprime, sembra sia nato già vegano e animalista, e non abbia mai mangiato un derivato animale in vita sua. Ma andiamo.
Frasi come “chi bellamente se ne infischia dello strazio altrui e si gode il frutto di una terribile violenza” puzzano di giudizio, di ego spropositato, di incapacità di vedere se stesso nel prossimo.
Ha fatto il passo animalista, bene. Adesso faccia anche il passo introspettivo.
Altrimenti taccia. Se non riesce a rivolgersi ai carnivori con rispetto e comprensione, tenga chiusa la bocca, che così danneggia la nostra causa.
con affetto
Filippo
PS
sono passato anche io per la fase assolutista. Le auguro di riuscire ad uscirne.
Caro Filippo Gregoretti,
Quindi chiunque abbia anche solo addentato un pezzo di carne in tutta la sua vita non può permettersi di esprimere un giudizio su chi continua a farlo? Se così fosse non sarebbe possibile esprimere un giudizio o una valutazione, o prendere una posizione su nulla non credi?
Ciascuno ha il proprio percorso personale e i propri tempi, di sicuro chi mangia carne oggi ha un ventaglio di possibilità di informarsi e sapere cosa tale atto significhi di molto superiore rispetto a 10 anni fa. Gli utenti italiani che hanno un profilo su un social network sono un numero esorbitante, come pure chi ha uno smartphone con un collegamento ad internet, e via discorrendo. Le notizie che possiamo recepire dal web – ma non solo – sull’argomento sono quantitativamente numerosissime, pertanto è possibile affermare che chi mangia carne se ne infischia della sofferenza animale, questo perché sa cosa significhi, ma non lo reputa importante. E’ un giudizio così spaventoso o lontano dalla realtà per te?
Se stessimo parlando di un altro argomento non parleresti di rispetto, queste tue parole sono l’esatta cifra di come concepisci la questione animale. Sei assolutamente libero di pensarla come vuoi, ma non venire a fare sermoni sulla causa (che probabilmente non è nemmeno la stessa), pretendendo che gli altri tacciano solo perché non esprimono concetti a te graditi. Dissentire va benissimo ed è un esercizio importante e utile, zittire non serve a nessuno e puzza di censura.
PS: probabilmente sei passato attraverso troppe fasi: forse ti sei smarrito un po’. Ti auguro di ritrovare la strada.
Gentile Adriano (immagino sia Veganzetta), hai ragiono sul tono del mio commento, e me ne scuso.
Quando parlo di tacere e di rispetto, mi riferisco a ciò che può far bene, o meno bene, alla causa animalista. Io sono ecumenico, e fortunatamente i non-animalisti si aprono con me. Ho constatato che la cosa che tiene, più di ogni altra, alla larga dalla comprensione delle istanze animaliste, è il “tono” saccente e accusatorio che noi vegani animalisti usiamo nei confronti di coloro che ancora non lo sono. Uso “ancora” in quanto è inevitabilmente la direzione in cui andrà il genere umano.
Poichè incosciamente tutti i mangiatori di carne sanno benissimo di cosa sono complici e mandanti, hanno delle comprensibilissime (comprensibile non è sinonimo di giustificabile, bada bene) resistenze interiori, molto forti, nei confronti della verità.
Ahahah mi scuso ancora per averti detto di tacere :) hai ragione, è da cafone e facilmente fraintendibile, ma un articolo come questo farebbe smettere di leggere un carnivoro alla decima riga. Diventi un grande alleato delle loro resistenze. E questo, ahimè, certo non aiuta la causa animalista, alla quale, pur senza necessitare della tua approvazione, sono votato anche io.
Allora, quando leggo o ascolto questo genere di ragionamenti, mi rendo conto che noi stessi siamo un grande ostacolo affinchè chi non ha ancora capito capisca presto.
Spero non te la sia presa.
Un caro saluto
Filippo
Caro Filippo mi scuso anche io per la risposta piccata.
Di sicuro un atteggiamento accusatorio e un tono saccente non avvicinano le persone umane, per contro è palese che in questi anni ci sia stato anche un atteggiamento buonista e ipercomprensivo di chi – da vegan – si è avvicinato a chi non lo è cercando di giustificare anche ciò che non si può e non si deve giustificare.
Trattare un carnista come un individuo in preda a uno stato di trans perenne non serve a nulla e sarebbe ipocrita. Se stessimo parlando di una questione del tutto sconosciuta avresti ragione, ma stiamo parlando di una tragedia che è sotto gli occhi di tutti e al giorno d’oggi tutto si può dire fuorché “non lo sapevo”.
Quindi è fondamentale scindere il rispetto dovuto a un singolo individuo (Umano o Animale) che non deve mai venire meno, dal rispetto per ciò che tale individuo (ed ora si parla esclusivamente di Umani) ricopre all’interno della società specista umana che intendiamo combattere. Il grande errore delle lotte sociali e politiche del nostro recente passato è stato fondere il soggetto alla causa che rappresentava: ad esempio la lotta antifascista (quindi contro l’ideologia fascista) si è tramutata in lotta contro i fascisti in quanto individui fascisti e via discorrendo: concettualmente e strategicamente può andare bene in determinati contesti storici, non certo in assoluto. Ciò è deleterio per la causa e ingiusto, nonché specista. Quello che dobbiamo attaccare, quindi, è il paradigma – la visione specista – la pratica crudele e ingiusta, l’usanza, la tradizione. Un individuo carnista rappresenta una visione del mondo che noi non vogliamo, una pratica sanguinaria e ingiusta e una tradizione inaccettabile: in quanto antispecista posso comprendere ciò che questo individuo rappresenta e fa (anche solo perché anche io lo sono stato in passato), ma non devo rispettare tale suo ruolo, perché è esattamente ciò che combatto: l’idea dello sfruttamento animale.
Tornando all’articolo: è giusto e logico preoccuparsi della salute degli individui umani, tanto quanto di quella dei non umani, non è possibile invece preoccuparsi della salute degli individui umani perché consumatori di carne, ciò per i motivi di cui sopra.
Per quanto riguarda l’atteggiamento di sicuro una posizione dialogica e conciliante è efficace, ma è giusto tenere in considerazione che anche solo il fatto di essere persone vegane etiche è già un attacco agli occhi di molte persone che non lo sono e non potrebbe essere altrimenti. Se ci limitiamo a considerare il solo cibarsi di carne esso non è un atto di mero sostentamento, ma una pratica rituale sociale e politica. Ci si divide il cibo – lo stesso cibo – per trovare un piano comune, una base culturale condivisa, non per nulla a tavola si sono sempre decise le sorti del mondo. Il cibo è anche un momento partecipativo. Chi partecipa a questo rito ma rifiuta la base culturale comune dello stesso cibo, si pone inevitabilmente in conflitto con gli altri. Quindi tu potrai essere la persona più gentile del mondo, ma verrai sempre visto come un elemento di disturbo, di rottura, perché nella realtà è questo che siamo e che vogliamo essere: non vogliamo partecipare a un atto che rappresenta – come del resto molti altri – il paradigma antropocentrico del primato dell’Umano sugli altri Animali.
Non me la sono presa affatto, un caro saluto e a te.
Adriano
Gentile Filippo, mi intrometto nella domanda che lei ha fatto ad Adriano “lei è nato vegano?” e nella sua affermazione in cui riporta la sua esperienza “Io sinceramente no. Lo sono diventato, come animalista, dopo essere passato anche per la fase carnivora entusiasta, sempre il primo a fare un barbeque.”
Lo faccio perché io sono vegan, “nata” vegetariana, sui generis, nel senso che latte e uova non sono mai stati frequenti nei miei pasti. Nell’infanzia ho mangiato animali su costrizione, anche violenta, ma avevo già chiaro in mente che bisognava uccidere gli animali per avere certi cibi e io non lo accettavo. Sono diventata vegan con l’informazione dell’ultimo decennio, come scrive Adriano: internet mi ha aiutata moltissimo. Da piccola non immaginavo che cosa ci fosse dietro latte e uova e l’ho scoperto nei video; nel caso degli indumenti che indossavo, giustificavo i tessuti animali pensando che comunque gli animali erano stati uccisi per essere mangiati, quindi non facevo nulla di male, e poi le pecore venivano tosate perché avevano caldo, la seta veniva fatta dai bachi spontaneamente eccetera eccetera con una valanga di ignoranza. Al giorno d’oggi questa ignoranza è giustificata solo nel caso della prima infanzia (certi bambini della scuola materna sono già consapevoli dell’orrore animale) e della vecchiaia che ha il cervello cementificato dalle abitudini di tutta la vita. Per il resto della popolazione non c’è giustificazione ed è giusto arrabbiarsi, anche perché oggi si trova una gran varietà di cibo e di indumenti che negli anni Settanta, quando io ero bambina, non si trovava. Quello che lei chiama “rispetto per i carnivori”, visto dall’occhio delle vittime animali, è inaccettabile. Noi dobbiamo guardare la realtà con quegli occhi, non con quelli dei carnivori, altrimenti possiamo chiudere bottega e dedicarci ad altre lotte altrettanto dignitose. Possiamo aiutare e consigliare le persone non vegan a diventarlo ma continuare a “rispettare” le loro usanze macabre e crudeli a tavola, nell’armadio, nella scarpiera è controproducente perché loro continueranno a sentirsi nel giusto (d’altra parte il massacro animale è legale) e noi un popolo predicatore vagante a oltranza. Su certe questioni io non medio più: una di queste è proprio l’olocausto animale. Se lei ha altre soluzioni, a me piacerebbe conoscerle, ma mi piacerebbe anche sapere se hanno portato a risultati positivi. Non mi sento nella fase “assolutista” ma in quella razionale.
Grazie Paola per il commento che è chiaramente condivisibile.
Una sola precisazione: la questione del “rispetto” è delicata, se si può sempre parlare di rispetto del singolo individuo, della persona, non è sempre vero per ciò che fa.
Quindi è chiaro che ci sarà sempre rispetto per le persone (umane in questo caso specifico), ciò non toglie che da antispecisti non siamo affatto tenuti a rispettare tali persone in quanto carnivore, le si può comprendere perché anche noi lo siamo state/i, ma il rispetto è un’altra cosa.
Cara Paola,
grazie della risposta. Ero stato molto chiaro nell’esprimermi, “rivolgersi ai carnivori con rispetto”. Sottolineo il “rivolgersi”. Al di là della questione personale e intima di come si concepisce il rispetto nei confronti di chi sbaglia (giustamente sottolineata da Adriano), il punto cui mi riferivo, è che un altra volta leggo un articolo dagli intenti encomiabili, che letto da un carnivoro (con il carico inconscio di senso di colpa e rimozione del vero che inevitabilmente porta con se) non farebbe altro che convincerlo ancora di più della sua esecrabile scelta, e farlo difensivamente arroccare ancora più all’interno.
Bisogna rivolgersi ai carnivori con rispetto e comprensione, ricordando che sono esseri umani, e se vogliamo avvvicinarli alla verità, dobbiamo farlo con maestria e cognizione di causa.
Stare qui a urlare tra di noi, non porta nessun beneficio ai nostri amici animali. E probabilmente rafforzerà nel carnivoro l’idea del vegano ingiusto, invasato, accusatorio e egoico.
Ho solo giudicato lo scritto di Adriano, che ho davanti ai miei occhi, non certo la persona che non conosco ma che sono sicuro sia degnissima.
E poichè ho a cuore la causa, ci tengo a sottolineare come darci pacche sulle spalle tra di noi non porta giovamento ai nostri amici innocenti vittime di questa grande allucinazione di massa.
un abbraccio
Filippo
Bellissimo: La felicita’ non e’ trovare prodotti vegani nei supermercati, bensi’ non trovare supermercati. L’ho notato solo adesso. Complimenti.
Grazie Filippo.
Caro Filippo, abbiamo una cosa in comune, cioè avere a cuore la causa ma il nostro approccio alla causa è visibilmente diverso. Come scrive Adriano, la questione del rispetto è molto delicata e anche molto sfruttata perché ci marciano parecchio le persone carniste, come marciano su quella della libertà. “Io ti lascio libera di mangiare carote e tu mi lasci libera di mangiare bistecche” “Io rispetto te e tu rispetti me”. Sono frasi tanto frequenti quanto nauseanti perché saltano l’anello più importante della conversazione, l’animale-bistecca, togliendogli appunto libertà e rispetto. A questo anello dobbiamo pensare noi. Io ci penso in un modo e tu in un altro: spero che arriveremo alla stessa meta insieme pur percorrendo strade diverse.
discutere se la carne fa bene o male vuol dire aver mancato in pieno l’obbiettivo. La questione non si gioca affatto su quel piano. Grazie per l’articolo, questo è decisamente il punto di vista che centra l’obbiettivo. La domanda è una sola e sempre la stessa, vogliamo continuare a dormire profondamente o vogliamo prenderci la nostra responsabilità al 100% e svegliarci?
Personalmente credo che (oggi) sia finito il tempo in cui bisogna avere “comprensione e rispetto” per chi ancora, nonostante ci sia una mole di informazioni devastante, non abbia capito ma soprattutto compreso che nutrirsi di altri esseri viventi è il peggior danno esistente e perdurante. Ciò non significa che dobbiamo (noi vegani) abbracciare il fucile e sparare a vista al primo (carnista) che addenta una “fiorentina”…non è questa la “procedura” giusta, semmai ne esistesse veramente una.
Di contro però è indispensabile parlare, discutere, diffondere e probabilmente anche litigare il più possibile per lottare in difesa dei nostri simili (Animali). Del resto le principali “cause” del passato sono state affrontate con giudizio ma anche forza determinante al risultato.
Il potere assoluto delle multinazionali del cibo è possente ed impetuoso, e non si fermerà certamente per colpa di un semplice e banale comunicato stampa. Ci vuole ben altro per fermare il marketing corporativo. Gli interessi commerciali rivolti verso altro specie Animali (Insetti et simila) sono molto allettanti e sempre maggiormente diffuse. Per cui credo che la lotta attuale definita animalista ma meglio antispecista è fin troppo silente ed educata proprio perchè è così che deve andare (altro che tono impetuoso e presuntuoso dello scritto, è fin troppo pacato ed educato…!).
I buoni frutti si raccolgono con pazienza e determinazione, nel tempo utile necessario. Oggi tutti sanno cos’è la sofferenza, e tutti conoscono lo sfruttamento Animale! Nell’epoca più gloriosa dell’informazione…non è più accettabile e plausibile affermare il contrario!
Neanche io (come tanti) sono nato vegano…ma questo non vuol dire un bel niente! Rispetto chi mangia pezzi di Animali uccisi…ma non riesco a concepire una serena consapevolezza nel farlo! Sarà forse un mio difetto?
aggiungo questa risposta ad alcuni quesiti emersi come per esempio “bisogna aver rispetto per…” ritengo che oggi viene fatto spesso un uso improprio del linguaggio, se si intende con avere rispetto, l’incapacità di prendere una chiara posizione, assecondare per paura di aprire antichi conflitti, paura di rendersi antipatici agli occhi dei più, non riuscire a dire un no quando va detto, nascondersi dietro la causa…secondo me si usa impropriamente la parola rispetto perchè non centra nel contesto. Posso rispettare una persona nonostante che ho chiaro che bisogna impedirle di nuocere quando è del tutto evidente che nuoce. Il rispetto è una frequenza e chi calpesta la vita e la libertà di altri esseri senzienti non può reclamare rispetto, non ha nemmeno una vaga idea di cosa sia il rispetto. Certo personalmente rispetto il fatto che mi trovo davanti ad un essere senziente umano ma non asseconderò le dinamiche mortali del suo ego che reclama grottescamente la libertà di poter mangiare quello che vuole (intendendo animali). L’uso improprio della parola liberta in questo contesto e in altri è palese chi urla e sbraita per la libertà di poter mangiare,fare ciò che vuole, ma stiamo scherzando o facciamo finta, reclama il diritto di poter indisturbatamente uccidere, maltrattare, sfruttare per i propri comodi! Perchè questa mania di abbellire sempre ciò che non lo è, perchè questa paura di chiamare le cose con il loro nome…quello chè è brutto…è brutto,non si può dire che è meno bello, questo vuol dire distorgere la realtà. Ammazzare o rendersi complici dell’omicidio di un essere senziente è brutto e non va sottovalutato o sminuito, giustificando chi si macchia le mani di sangue dicendo che non ha la capacità di comprendere, allora iniziamo a togliere a chi non ha la capacità di intendere e di volere i propri diritti. Per quanto riguarda la causa personalmente non mi sono sposata con nessuna causa, non è la causa che mi interessa ma il profondo dispiacere che provo di fronte alla sofferenza degli esseri senzienti siano essi animali o umani e la consapevolezza che così non si va da nessuna parte. Bisogna cambiare e velocemente. Non so per voi ma l’aria qui si fa sempre più densa e irrespirabile a parte alcuni spiragli di luce.
Grazie Cori per il tue pensiero.