Riflettere sullo sfruttamento delle mucche mangiando formaggio


Si legge in circa:
4 minuti


La pagina social ufficiale del documentario “The Milk System” recentemente giunto in alcune sale italiane propone una breve descrizione:

“The Milk System svela verità sorprendenti sul sistema latte: chi ci guadagna a spese di chi? Il sistema ha un futuro ed esistono delle alternative? Un viaggio cinematografico attraverso diversi continenti che smaschera preconcetti presentando nuove soluzioni”1.

«Voglio sapere da produttori e industriali, contadini e scienziati in che modo il cambiamento di produzione si ripercuota sugli animali, sull’ambiente, sulle politiche e su di noi». Così si esprime sul suo lavoro Andreas Pichler regista del documentario; dalle premesse, pertanto, pare che il documentario consideri l’enorme problema dello sfruttamento animale per fini commerciali (nello specifico la filiera lattiero casearia) mediante un approccio critico se non di condanna.
Del resto alcuni temi trattati come per esempio le strategie produttive a cui sono sottoposte le mucche negli allevamenti industriali, il tragico destino dei vitelli, gli aspetti legati alla salute degli Umani “consumatori”, le incredibili geometrie economiche e produttive escogitate appositamente per favorire le multinazionali dell’agrobusiness, il devastante impatto ambientale, fanno pensare che ci siano le premesse per l’unica logica conclusione. Che il “sistema” non abbia un futuro e che non debba averlo, parrebbe quindi scontato, invece Pichler estrae dal cilindro una magica soluzione che arriva direttamente dalle reminiscenze della sua infanzia trascorsa sugli alpeggi di Bolzano e ha un nome che pare fatto apposta per confortare: piccoli allevamenti biologici. Ritmi rilassati, mucche placide al pascolo, grandi spazi e soprattutto grandi discorsi concettuali sul rispetto della Natura. Nella mente di Pichler l’allevatore diventa d’incanto una sorta di ecofilosofo che comprende finalmente i veri ritmi della Terra e rispetta i cicli dei viventi.
Ancora una volta la soluzione fatta astutamente intravvedere è sempre la solita e ci racconta di una produzione “sostenibile” secondo nuovi criteri verdi e di un’allevamento che torna alle origini, come se in quei tempi andati le Mucche non fossero vendute e comprate, usate e dominate, e non finissero al macello, precedute solo dai loro figli. Questo è ciò che puntualmente accade quando non si vuole considerare la condizione altrui.
L’acrobazia concettuale del documentario è ardua ma a volerci credere – ed è questo che chi consuma il prodotto della sofferenza altrui intende fare – può funzionare, ed è ben palesata dall’apertura di un articolo di Maria Grosso pubblicato su Il Manifesto:

“Il dettaglio dell’occhio di una mucca nel buio, il suo terrore inerme e struggente. Mentre la voce over racconta come, nella concezione intensiva odierna di produzione del latte, le vacche siano l’anello più debole della catena, costrette a gravidanze senza soluzione di continuità, ottimizzate dalla genetica e ipersfruttate, la camera disvela con compassione le loro mammelle ipertrofiche, il peso di una potenza generatrice costantemente violata dagli esseri umani e dai macchinari, ingombro che quasi impedisce agli animali di muoversi, mentre gli spazi claustrofobici delle mangiatoie industriali li relegano a una vita che non conosce più la libertà degli alpeggi”2.

E’ alla “libertà degli alpeggi” che “The Milk System” vuole condurci, non alla verità sulla condizione di schiavitù di esseri senzienti dominati in ogni fase della loro vita per un nostro tornaconto. Ancora una volta la comoda menzogna prevale sulla scomoda verità. Insomma si può correggere la rotta e continuare a bere latte come abbiamo sempre fatto, illudendoci che quelle vacche nell’alpeggio siano realmente libere di vivere la propria vita. Ecco le “nuove soluzioni” di cui parla la pagina social del film.
Questo è anche ciò che intendono propinare gli organizzatori di una proiezione di “The Milk System” a Trieste. Infatti nella pagina dell’evento social creato per pubblicizzare la data3 si legge:

«The Milk System arriva a Trieste per raccontare la verità sul sistema latte in Europa e di come quest’industria influenzi le nostre vite più di quanto si possa immaginare.
La Cappella Underground e Aiab-Aprobio Fvg organizzano questa proiezione, al termine della quale si svolgerà un dibattito che vedrà anche la partecipazione di LaREA Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale e dell’az. agr. Minisini di Colloredo di Monte Albano.
Al termine verrà offerta agli spettatori una piccola degustazione di formaggi».

Pare incredibile ma è proprio così4: dopo aver preso visione di come sfruttiamo degli esseri senzienti per un nostro esclusivo interesse, possiamo degustarne i prodotti ottenuti mediante metodi ritenuti evidentemente più accettabili e di minor impatto, ma che non fanno altro che perpetuare il medesimo concetto di schiavitù animale descritto nel documentario, ma in una versione edulcorata e quindi maggiormente pericolosa.
Forse l’unica nota positiva di questa squallida vicenda è che ancora una volta appare lampante che un problema enorme come lo sfruttamento degli altri Animali da parte dell’Umano, non può essere affrontato mediante la proposta di messaggi deboli, indiretti, addirittura autoassolutori, utilitaristici – per non parlare di quelli ipocriti e specisti del documentario – ma solo esprimendo posizioni radicali e conseguenti provvedimenti coerenti. Tornando alla descrizione del film, c’è una domanda che necessita di una risposta finalmente chiara e onesta che il documentario si guarda bene dal fornire: chi ci guadagna e a spese di chi?
Una buona volta diciamola fino in fondo “la verità sull’industria del latte”.

Adriano Fragano

Note:

1) www.facebook.com/TheMilkSystem
2) Maria Grosso, The Milk System, fiumi di latte ma non troppo, Il Manifesto, 26 gennaio 2019
https://ilmanifesto.it/the-milk-system-fiumi-di-latte-ma-non-troppo
3) www.facebook.com/events/404957913648574
4) Istantanea della pagina facebook dell’evento in data 4 aprile 2019, privata di alcuni elementi per questioni di riservatezza degli utenti. www.veganzetta.org/wp-content/uploads/2019/04/the-milk-system-trieste-evento-fb.png


Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.

Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.

8 Commenti
  1. Cereal Killer ha scritto:

    Piccolo aggiornamento:
    A Pesaro in occasione della proiezione del documentario al Cinema Metropolis tenuta il 24 marzo 2019, ai primi 30 che prenotavano il biglietto veniva regalato 1 litro di latte vaccino bio…

    Istantanea pagina dell'evento di Pesaro

    4 Aprile, 2019
    Rispondi
  2. Cereal Killer ha scritto:

    Stesse modalità seguite a Pordenone in data 28 febbraio 2019.

    AIAB - The Milk System - POrdenone 28-01-2019

    5 Aprile, 2019
    Rispondi
  3. Paola Re ha scritto:

    No, dai, non ci credo.
    So che questo film sta girando in certe città grandi ma le degustazioni di latte e formaggio sono grottesche.
    Comunque, mi sa che non lo vedremo mai in TV.

    5 Aprile, 2019
    Rispondi
  4. Massimo Siri ha scritto:

    Al di là delle questioni etiche non presenti, ho trovato comunque il film interessante per i dati che fornisce e che non conoscevo. Il 28 gennaio sono andato a vederlo al Cinema Classico di Torino. Ha fatto il tutto esaurito, non bastando la platea, hanno aperto anche la galleria. L’iniziativa era organizzata da un gruppo di studenti insieme a una associazione per la “decrescita felice”. Il film è stato realizzato da una persona che in gioventù, da ragazzo, portava le mucche negli alpeggi. Mostra come si è evoluto il settore a tutti i livelli, sia in Europa che all’estero, è costituito da interviste, dai piccoli allevatori, ai grandi allevatori intensivi, fino ai vertici delle multinazionali europee del latte che controllano il mercato europeo e estero. Un’industria in espansione che richiede sempre più latte e costi sempre più bassi che riducono alla fame i piccoli produttori i quali fanno proteste o si suicidano (un dato che viene dato è che in Francia, mi pare nel 2017, si siano suicidati 600 allevatori). Le eccedenze vengono trasformate in latte in polvere (con enorme dispendio di energia) ed esportate in Africa con pesanti ripercussioni anche lì: i piccoli produttori locali finiscono in miseria perché il latte in polvere costa pochissimo. Una cosa che è stata detta è che il fenomeno dell’emigrazione dall’Africa è causata anche dall’allevamento e dal latte in Europa. Da una parte ci sono i mega palazzoni scintillanti con architetture avveneristiche delle sedi delle multinazionali del latte in Europa, dall’altra catapecchie e miseria in Africa, ma qua e là non mancano espositori pubblicitari giganti che invitano la popolazione a consumare latte in polvere “per diventare forti”. L’Africa continua e essere una terra di conquista spietata, frega niente della miseria che viene prodotta. In Cina le multinazionali europee hanno iniziato una invasione del mercato con i prodotti del latte e una pubblicità aggressiva e ingannevole: viene detto ai cinesi che il latte li fa diventare alti (perché i cinesi sono notoriamente di bassa statura). Stanno facendo il lavaggio del cervello come l’hanno fatto per decenni in Europa e ancora di più negli USA. La Cina sta creando anche i suoi impianti e allevamenti, strutture modernissime e automatizzate con sale operative che sembrano quelle di una centrale atomica. La Cina prende il peggio da noi e lo ottimizza, senza nessuno scrupolo. Si è parlato anche degli animali, che per fare il latte le mucche devono necessariamente partorire una volta all’anno, sono ingravidate artificialmente, e dopo 3 o 5 anni mandate al macello perché non più redditizie, mentre potrebbero vivere fino a 20 e più anni e i figli maschi sono considerati scarti e quindi anch’essi destinati al macello che sono ancora cuccioli. La genetica studia il modo per produrre mangimi che aumentano la lattazione negli animali e il modo per far nascere più femmine e meno maschi e ottenere mucche sempre più produttive. Si partecipa a una mostra internazionale di settore che si tiene annualmente in Italia (a Cremona) dove si presentano le ultime “innovazioni” e queste mucche come fossero auto di Formula 1 dalle altissime prestazioni, con mammelle tesissime tanto sono piene. Si è parlato della deforestazione in Brasile, principalmente per la produzione della soia, l’impatto ambientale in Brasile e in Europa per lo spargimento dei liquami (per ogni litro di latte una mucca produce 3 litri di liquame) che sta inquinando i terreni e le falde acquifere con i nitrati, tanto che l’Unione Europea ha lanciato un allarme. Un’industria spietata che punta alla continua crescita esclusivamente in nome del profitto. Come detto all’inizio il film non affronta l’aspetto etico, né si parla mai di evitare il latte e i suoi prodotti, le tematiche animaliste non sono prese in considerazione. Per un pubblico generico il film è “credibile” poiché a dire quello che succede in questa industria non sono gli animalisti, che potrebbero essere considerati di parte, ma gli stessi operatori del settore ed esperti dell’impatto ambientale. Il film mostra sufficienti dati che anche se non dice quali sono le soluzioni (smettere di consumare latte), se uno ha un minimo di senso critico, e chi va a vedere questo genere di film si spera che un po’ ne abbia, capisce che il “sistema latte” è un sistema perverso con mille implicazioni negative. Durante la presentazione e alla fine, è stato detto che Coldiretti e AssoLatte avevano boicottato il film (solo in Italia) temendo ricadute economiche per il settore lattiero caseario nostrano. Alla fine si è lasciato il microfono al pubblico, per fare domande o considerazioni. Ha parlato un piccolo allevatore che ha detto di aver apprezzato il film e altre sue considerazioni. Poi sono intervenuto io, ponendomi dalla parte della mucca, la vera vittima di tutto questo sistema, dicendo che nel film non è affrontata la questione etica e sottolineando che latte e altri prodotti non sono neppure necessari come vogliono farci credere, e possiamo azzerarne il consumo.

    5 Aprile, 2019
    Rispondi
    • azza ha scritto:

      capisco il valore dei dati, ma che senso può avere proiettare questo documentario in qualsiasi ambito antispecista se la soluzione prospettata alla fine è semplicemente la bugia della mucca felice al pascolo?

      6 Aprile, 2019
      Rispondi
    • Leonardo ha scritto:

      Grazie Azza, bellissimo quel Video. Speriamo che a 2 anni di distanza le mucche ribelli siano ancora sane e salve!

      6 Aprile, 2019
      Rispondi
      • azza ha scritto:

        bellissimo davvero e a quanto pare stanno continuando a vivere libere. conosco una persona che vive lì vicino.
        questo giusto per rispondere a chi dice che se non le mungi esplodono e in natura si estinguono…

        9 Aprile, 2019
        Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *