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Nota introduttiva: Tamera è una comunità (meglio, biotopo di cura) in Portogallo: chi scrive ha avuto la sorte di passarci alcuni periodi e di collaborare in diversi progetti.
“Stiamo ripristinando l’ecosistema e abbiamo bandito la violenza: molti Animali selvatici stanno venendo a Tamera come rifugiati“
Tamera
Tamera esiste da più di venti anni (ma ha le sue radici in un progetto nato già nel 1978 in Germania), si trova nel meridione del Portogallo (una terra arida costellata olivi e pascoli di Mucche e Pecore, in libertà vigilata in attesa del mattatoio) ed è oggi abitata permanentemente da circa 200 abitanti umani (tra cui neonati, bambini e anziani) provenienti da varie parti del mondo.
Si estende in un’area, di proprietà, di più di trecento acri che è stata trasformata in un’oasi di vegetazione e laghetti, circondata dalle aride colline dell’Alentejo.
Vi si svolge vita comunitaria e di ricerca personale, sociale, tecnologica (energie pulite) e politica, sulla base della non-violenza, della fiducia reciproca e dell’amore senza condizionamenti.
La vastità e complessità del progetto che si volge da anni a Tamera merita di essere approfondita (www.tamera.org per iniziare) ma in questa sede focalizzeremo l’attenzione sugli aspetti relativi al veganismo e all’antispecismo.
Oltre all’esperienza diretta a Tamera, l’autore ha avuto modo di approfondire il discorso con Marcus del dipartimento dell’ecologia di Tamera1.
Tamera vegan?
Il veganismo è un fenomeno etico e politico che nasce negli anni ’40, in Inghilterra, pertanto nel contesto della società urbanizzata industriale. Tamera è qualcosa di profondamente diverso, un esperimento concreto di realizzare l’utopia di un mondo liberato.
Pertanto, ad avviso di chi scrive, usare il termine “vegan” a Tamera è limitativo delle complessità che qui si incontrano (la complessità della Natura in primis), alla consapevolezza comunitaria posta in ogni azione ed inoltre rispetto alla relativa semplicità della società urbana-industriale in cui tutto quello che “arriva” dagli Animali è frutto di sfruttamento e violenza, ma lasciamo parlare i fatti.
Una delle ragioni alla base della fondazione della comunità fu proprio quella di mettere fine al massacro e sfruttamento degli Animali ed infatti tutte le cucine comunitarie di Tamera sono esclusivamente vegetali e tutti coloro che si fermano a Tamera sono incoraggiati ad usare prodotti vegetali / cruelty free.
Non esiste però l’obbligo per chi frequenta Tamera di essere vegan, come non esistono altri obblighi relativi alla sfera individuale. Questo non vuol dire che non ci sia una pressione umana ed amichevole (basata sul dialogo) per favorire certi comportamenti e una certa visione etica (essere vegan, non usare sostanze tossiche, ecc.).
Tamera ritiene che vi siano due bastioni fondamentali per creare una realtà socio-politica genuinamente non violenta: l’autoproduzione e la connessione con produttori locali virtuosi, come spiega Marcus: «Una delle nostre linee guida etiche è quella di condurre una vita che partecipi quanto meno possibile nel sistema di sfruttamento del capitalismo globale, per esplorare e definire delle strade basate sulla collaborazione con produttori locali che non abbiano alcuna complicità col sistema di sfruttamento».
Dal lato dell’autonomia alimentare, Tamera produce circa il 40% dei vegetali che consuma (il resto giunge appunto da piccoli produttori locali selezionati). I terreni sono fertilizzati con compost (avanzi delle cucine) e con il riutilizzo degli escrementi umani trasformati dai bagni secchi (compost toilet). Il sistema di fertilizzazione è quasi totalmente autarchico quindi (salvo sporadici acquisti all’esterno di fertilizzanti naturali, una pratica che vogliono però eliminare).
Per quanto riguarda l’abbigliamento e i medicinali, Tamera sta lavorando per creare una situazione totalmente vegan e cruelty free, anche nell’ottica di un network con realtà locali (di autoproduzione, di produzione biologica erboristica, ecc.) oltre ad avere un laboratorio interno per il riciclo degli abiti.
Vi è una cosa importante da comprendere riguardo a Tamera: è un esperimento in sviluppo e di enorme complessità (si pensi solo alle quasi 200 persone umane che vi vivono stabilmente). Costruita su basi ideali saldissime (non violenza, fiducia), la comunità non ha però una ortodossia assoluta nelle scelte pratiche, tutto viene visto nell’ottica dell’obiettivo finale, pertanto se a volte sono necessarie (per motivi di sopravvivenza della comunità) delle scelte particolari, queste vengono prese in esame dalla comunità (appunto l’uso di medicinali, la fertilizzazione del terreno, ecc.).
Tamera e l’antispecismo:
Ogni tipo di discriminazione è al di fuori del concetto di Tamera e questo vale anche per gli altri Animali che sono visti in un’ottica di collaborazione tra tutti i viventi per il bene comune, come spiega Marcus: «A Tamera noi consideriamo tutti gli esseri viventi come degli “aiutanti”, non concepiamo buoni o cattivi Animali ma cerchiamo la collaborazione con tutti, anche con quelli che comunemente vengono percepiti come dannosi per le comunità umane, inclusi Topi, Serpenti, Lumache, Zanzare, Cinghiali. Abbiamo un progetto specifico, Terra Deva2, per sviluppare un contatto profondo e la comunicazione con tutti gli Animali. Abbiamo ad oggi imparato che, anche con gli altri Animali, quando c’è un contatto totale, non è possibile la violenza».
Si tratta di uno degli aspetti più avanzati di Tamera, una visione olistica della natura messa in pratica anche oltre il livello razionale, cercando un contatto con forme di vita che solitamente escludiamo da questa possibilità (a chi ha letto il volume “Fenomenologia della Compassione” di R. Acampora3, questo concetto risulterà familiare).
Gli altri Animali di Tamera:
Oltre agli Umani a Tamera vivono anche Cani, Gatti, Galline e Galli, Cavalli, Maiali e Pesci. Nel contesto del progetto Terra Deva, ci sono alcune iniziative specifiche che riguardano alcuni Animali, ad esempio Galline e Galli: a Tamera stanno riflettendo se sia lecito (non vegan, lecito secondo i concetti su cui si basa Tamera) mangiare alimenti di origine animale quando questi sono liberamente lasciati alla Natura, senza alcun tipo di sfruttamento o violenza. Infatti le Galline e i Galli che sono a Tamera sono assolutamente liberi, in un tentativo di reintrodurli ad una vita naturale. Gli viene fornito solo un riparo ma sono liberi di muoversi dove vogliono. In questo contesto, la predazione naturale funge da regolatore della comunità. Se vengono trovate uova abbandonate alla Natura, possono essere mangiate ma vengono sempre consumate dopo una cerimonia “rituale” di ringraziamento (come d’altronde avviene anche per i cibi vegetali).
E’ importante valutare questo nel contesto di Tamera: vegan e uova hanno nulla a che fare l’un con le altre, ma qui ci troviamo in una situazione radicalmente diversa da quella urbana. Qui la scelta e abbondanza del cibo dipende dalla Natura e, nell’ottica dei concetti fondanti di Tamera, il consumo di un uovo abbandonato non rappresenta (oggi, come scritto la questione è fonte di dibattito all’interno della comunità) un punto invalicabile.
A Tamera vivono anche tre Maiali che hanno imparato in quali campi possono scorrazzare a rivoltare il terreno e fertilizzarlo con i loro escrementi. I Maiali che sono arrivati a Tamera erano già castrati ma nella comunità si stanno cerando di elaborare vie per poter accogliere sia maschi che femmine ed evitare problemi di sovrappopolazione.
I Cavalli a Tamera hanno contatti frequentissimi con gli Umani, in quanto sono protagonisti assieme a loro di un progetto di comunicazione e fiducia, basato sul contatto fisico, la libertà e la assenza di paura (il Cavallo è comunque un grande Animale ed alcune persone devono vincere alcune paure per abbassare tutte le loro barriere ed aprirsi al Cavallo)
Tamera e gli Animali che vivono fuori della comunità:
Su tutto il territorio di Tamera è vietata la caccia, cosa che non accade nei terreni circostanti. Così Tamera è la meta per molti “rifugiati” quali Cinghiali ed Uccelli.
Con i Cinghiali si cerca un rapporto di comunicazione e a quanto pare la cosa sta funzionando in quanto i Cinghiali di passaggio non creano alcun danno alle coltivazioni.
I Topi sono degli altri protagonisti a Tamera, a loro è dedicato il Tempio dei Ratti, luogo dedicato agli scambi e alla comunicazione tra Umani e Topi: «Questo luogo è fatto per inviare e ricevere messaggi dai Topi e per onorare il loro particolare e unico ruolo nel mondo e nella coesistenza con noi Umani», spiega Marcus.
La zona in cui sorge Tamera è una zona rurale e pertanto il problema dei Cani imprigionati a catena è piuttosto grave e gli abitanti di Tamera agiscono contro questo in due modi: portando sollievo ai Cani imprigionati (cibo, cure, contatto) e dialogando con i carcerieri per farli liberare o farli andare a Tamera. I Cani che arrivano a Tamera possono iniziare a vivere nella comunità oppure vengono presi in cura da persone umane responsabili (adozione esterna).
Sulla base di questi fatti, si possono fare alcune riflessioni: molto interessante è ad esempio valutare come il veganismo sia considerato all’interno di un quadro molto più ampio (quello della non violenza e del rispetto della vita tutta) e in un contesto radicale come quello della comunità di Tamera.
Infatti ogni concetto trova la sua ragione d’essere anche grazie all’ambiente in cui esiste o nel quale è stato formulato: in questo caso il veganismo, come è comunemente inteso, nasce nel contesto della società industriale, caratterizzata dalle regole dello sfruttamento e della sopraffazione. In un ambiente parzialmente liberato e in stretto contatto con la Natura, come Tamera, il concetto stesso appare meno necessitante di una definizione netta, in quanto le sue basi ideali di non violenza e non discriminazione fanno già parte di quel mondo.
Pare essere una costante negli ambienti comunitari realmente basati sulla non violenza (che quindi hanno già in parte fatto il “lavoro politico-sociale”), il fatto che il non-sfruttamento degli Animali sia dato per assodato e si sviluppi ulteriormente verso tentativi di trovare della forme di contatto profonde e sincere (anche extra-razionali), trans-specie e con la Natura tutta.
O forse questo tentativo di contatto globale è anche la base inconscia del veganismo praticato da chi vive nella società industriale ma è ancora accecato dall’enorme violenza che vediamo ad ogni angolo, che lo “blocca” all’aspetto della lotta frontale, della condanna e della ricerca di un’identità?
Andrea Furlan
Note:
1) Dipartimento di Ecologia di Tamera www.tamera.org/project-groups/autonomy-ecology/
2) Terra Deva www.tamera.org/project-groups/feminine-peace-wisdom/terra-deva/
3) Ralph R. Acampora, Fenomenologia della compassione – Etica animale e filosofia del corpo, Traduzione di Marco Maurizi e Massimo Filippi, Edizioni Sonda, 2008
Link di approfondimento:
Tamera, sito ufficiale (Inglese, Portoghese, Tedesco): www.tamera.org
Terra Nova, blog (Inglese): http://terranovavoice.tamera.org
Ultimo libro edito (Inglese): http://terranova.tamera.org
Testi basilari (Inglese): https://www.tamera.org/peace-education/#resources
Wikipedia (Inglese): https://en.wikipedia.org/wiki/Tamera
Fotografie dal sito ufficiale di Tamera
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Il presente articolo è stato pubblicato anche tra i “Collegamenti esterni” alla voce “Tamera” su Wikipedia in italiano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tamera