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Philip McCulloch Downs è un artista vegan ed attivista inglese.
Le sue opere si distinguono per un incredibile realismo e dovizia di particolari e per un’energia disarmante, che crea l’impressione nello spettatore di trovarsi all’interno della scena: il dolore degli Animali da lui rappresentati è reale e tangibile.
Oltre ad avere un grande talento artistico, è profondamente impegnato per la lotta verso la presa di consapevolezza da parte delle persone umane perché si possa giungere al più presto alla liberazione animale.
Quando sei diventato vegano e perché? C’è stato un evento o una situazione particolare che ti ha portato a cambiare il modo di considerare gli altri Animali?
Nel 1989, a 19 anni, vidi un camion che trasportava delle Pecore al macello.
La mia ragazza dell’epoca, vegetariana, mi disse: “Come puoi giustificare il mangiare carne quando vedi tutto questo?”.
A quella domanda mi resi conto che semplicemente non potevo e basta.
Da quel momento decisi di diventare vegetariano e lo rimasi fino al 2005, quando iniziai a lavorare per Viva! a Bristol e feci il passo successivo diventando vegano.
Le informazioni che quest’associazione mi fornì sull’allevamento animale e sull’alimentazione umana rese il veganismo l’unica opzione logica, etica e compassionevole che potesse avere un senso per me e da quel momento non tornai più indietro.
Il mio unico rammarico è quello di non aver fatto il collegamento tra i derivati e la carne molto prima.
Proprio per questo mio arrivo tardivo al veganismo, sento di non poter giudicare nessuno per la propria ignoranza rispetto a ciò che succede negli allevamenti nascosti al pubblico. Sento pertanto di avere il dovere di diffondere informazioni attraverso il mio lavoro per aiutare ad educare le persone umane a cambiare molto prima di quanto ho fatto io, rivelando la verità attraverso i miei dipinti e video.
Qual è stato il tuo percorso come artista?
Frequentai il Politecnico di Leicester, laureandomi in illustrazione nel 1992, i successivi dieci anni li trascorsi in diversi posti di lavoro legati all’arte prima di spostarmi a Bristol e diventare volontario presso Viva!.
Anche se inizialmente ero solo un aiutante generale per l’ufficio, l’effetto di tale decisione fu profondo a causa dell’ambiente vegan in cui mi ritrovai immerso e di conseguenza anche la mia arte subì un forte cambiamento. Tutto questo, aggiunto allo spostamento dalla città alla campagna di Somerset, mi fece scoprire un nuovo modo di vivere che mi portò a fare della Natura e dei diritti animali le influenze dominanti nella mia pittura, poesia e romanzi.
Smisi col tempo di lavorare come grafico freelance per dedicarmi invece a progetti personali più intensi come i video musicali e l’illustrazione di romanzi, partendo sempre da una dimensione introspettiva.
Nel 2014 mi resi conto che era giunto il momento di fare di più ed affrontare finalmente a testa alta la questione animale, accadde in modo quasi incosciente, come se fosse la sola logica conseguenza di tutto il lavoro passato.
Scrissi un romanzo intitolato “Tutto ciò che resta”, una critica feroce, attraverso un libro per bambini, a come gli Umani si comportano nei confronti del Pianeta e decisi di includere un ritratto della fotografa Jo-Anne McArthur come parte di una storia chiamata “The Ghost Camera”. Il supporto e le risposte emotive che ricevetti dagli utenti dei social media fu travolgente, e mi diede la fiducia necessaria per affrontare il mio capo a Viva! e chiedere il permesso di utilizzare il loro archivio fotografico delle investigazioni negli allevamenti inglesi.
Tutto quello che ho fatto a partire dai miei scarabocchi infantili di dinosauri e astronavi, passo dopo passo, mi aveva portato a quel momento, ed ora sono molto orgoglioso di essere considerato ufficialmente un “artista per i diritti degli Animali” ed essere parte di questo piccolo ma attivo gruppo di artisti da tutto il mondo che stimo ed ammiro.
Qual è la sua opinione sullo specismo e come questo influenza la tua vita e la tua arte?
Lo specismo è un concetto a cui ho iniziato a pensare seriamente da poco tempo, ma ho sempre provato un’innata avversione verso di esso che ha sostenuto e definito le mie avventure creative per molti anni. Molto prima di scoprire la verità sugli allevamenti, le conseguenze per il clima, la sovrappopolazione , ecc… Immaginavo già ritratti fantastici di uomini e donne che si trasformavano in fiori capaci di ripulire l’atmosfera e “uomini verdi” che liberavano il mondo dalla maledizione del genere umano.
Non vedo alcuna ragione per cui l’Umano non possa evolversi in un essere più gentile e sano, semplicemente utilizzando la scienza, la logica e la compassione. Dovremmo tutti provare empatia verso il mondo animale di cui siamo parte, ma purtroppo ancora solo una piccola parte di noi sembra capirlo.
Non mi ritengo più meritevole di vita rispetto a qualsiasi altro Animale e sento la responsabilità di vivere una vita il più naturale possibile, che non causi l’altrui sofferenza.
Puoi dirci di più sul tuo progetto con “VIVA!”?
I Viva! Progect (Dairy/ Pig/ Hen) sono nati dalla mia reazione viscerale alle indagini negli allevamenti del Regno Unito, ai mercati degli agricoltori e agli Open Days delle fattorie condotte dall’associazione tra il 2015 e il 2016.
I fatti e le scene che hanno documentato, generalmente invisibili al pubblico, sono un oltraggio ad ogni livello.
Ho deciso di mostrare con intensità di dettagli e precisione, la vile realtà quotidiana degli allevamenti intensivi, per riuscire a tirar fuori “l’opera d’arte” anche dalle immagini più buie e tristi, per far emergere l’individualità di ogni Animale ritratto e dimostrare finalmente quel rispetto che non è mai stato loro concesso in quelle brevi vite miserabili.
L’arte ha un potere e un’immediatezza che trascende il linguaggio, e credo che questo tipo di campagne per i diritti degli Animali attraverso la pittura, il disegno ed il montaggio video possa essere un appello verso quelle persone umane che normalmente si rifiutano di leggere un opuscolo o di guardare i filmati scioccanti delle investigazioni.
Vorrei che lo spettatore riuscisse a immedesimarsi con l’Animale ritratto a livello personale e sentire quelle emozioni che un allevatore, l’operaio in un mattatoio o il consumatore al supermercato a quanto pare non sentono praticamente mai.
Spero che questa ritrovata empatia, almeno in alcune persone umane, venga sentita profondamente come accadde per me e che porti ad un cambiamento del cuore, della dieta e del modo di vivere.
Quali sono le reazioni di fronte le tue opere?
I canali principali che utilizzo per pubblicizzare il mio lavoro sono Youtube e Facebook e proprio grazie al loro potenziale mediatico, il lavoro che svolgo con l’associazione si è rivelato uno strumento di campagna molto efficace.
Ho ricevuto alcuni messaggi ostili da parte degli allevatori che dimostrano tutta la loro “dissonanza cognitiva” quando affermano “è solo una tradizione” e “ma noi amiamo i nostri animali“, ma ciò che dicono ormai non ha alcuna importanza: non si può difendere l’indifendibile.
Una cosa positiva invece è che tre pezzi del “Dairy Project” sono ora parte della Sheppard Art Collection di Londra e dell’Animal Activism Art Collection di Stoccarda, entrambe collezioni d’arte vegan. La pubblicazione di “Ghost Camera” è stata acquistata da molti dei sostenitori di Jo-Anne McArthur e una copia è di proprietà dell’Animal Museum di Los Angeles.
Al mio primo evento in una galleria di Londra tenutosi di recente (“Animus” Show) sono stato entusiasta di vedere il mio lavoro accanto a quello di Sue Coe, fonte d’ispirazione artistica da quando ero uno studente. La reazione sincera delle persone umane presenti è stata piuttosto travolgente, da una parte molti complimenti e dall’altra altrettante lacrime.
Poter vedere in prima persona la risposta del pubblico a qualcosa che per tanti anni era stata una parte privata della mia vita è stato emozionante, e da ora in poi spero che la qualità tecnica mescolata all’emozione in sottofondo che caratterizzano il lavoro che sto portando avanti come attivista, diventino i punti focali dei miei progetti futuri.
Parlaci allora dei i tuoi progetti futuri
Ho intenzione di dedicarmi a ogni tipologia di Animali “d’allevamento”: dai Tacchini ai polli “da carne”, passando per Pecore e Capre, fino ai Pesci, alle Aragoste ecc.
L’entità della crudeltà verso gli Animali in tutto il mondo industrializzato è stata una rivelazione per me, nonché causa di disperazione e so di non essere il solo a provare tali sentimenti.
Mi sento privilegiato ad essere parte della comunità vegan sempre crescente ed essere in grado di giocare una piccola parte nella lotta continua per porre fine alla crudeltà verso gli altri Animali.
www.youtube.com/user/sbl2323
www.philipdownsart.co.uk
Intervista e traduzione a cura di Monica Jade Bello
Galleria fotografica fornita dall’artista
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Veramente molto bravo.
Sono opere scioccanti, sembrano quasi delle fotografie per quanto dettagliate.
Gli auguro che possa esporre nelle maggiori gallerie di Londra, e non solo, affinché tutti possano vedere i suoi lavori e riflettere.
L’arte, purtroppo, tranne rare eccezioni, è tutta antropocentrica e quindi c’è bisogno di autori antispecisti.
Stupende. Bravo davvero.