Si legge in circa: 3 minuti
“Veganismo di oggi” è un testo pubblicato su Veganzetta in cinque parti e tratto dal libro “Disobbedienza vegana. Ovvero il veganismo come potrebbe essere” di Adriano Fragano, Edizioni Veganzetta, 2024. pp. 49-65.
Questa è la terza parte: Il consumismo vegano – (leggi la prima parte, seconda parte).
Buona lettura.
Il consumismo vegano
Come accennato in precedenza considero il consumismo vegano una degradazione del veganismo riformista, ma non escludo che possa anche essere un vero e proprio atteggiamento deviato del veganismo, che in alcuni casi prende piede autonomamente da una parziale o errata interpretazione dei principi di base. Le finalità del consumismo vegano sostanzialmente rimangono di tipo animalista, anche se affiancate da una consistente presenza di motivazioni salutistiche e blandamente ecologiste che assumono sempre maggiore rilevanza e peso, fino a divenire in molti casi preponderanti. L’approccio proposto è quello di una totale e convinta adesione al mercato, al quale viene riconosciuta la capacità quasi taumaturgica di risolvere ogni problema in nome della libera concorrenza e del consumismo. Per intenderci, con riferimento al capitolo sul McVegan, il consumismo vegano farebbe ovviamente parte del gruppo dei cosiddetti Vegan-entusiasti. In sostanza questa tipologia vegana ritiene sia possibile correggere il nostro atteggiamento nei confronti degli Animali soprattutto tramite i meccanismi del libero mercato, che così diventa il principale piano di confronto con la società specista. Per queste ragioni ogni nuovo prodotto lanciato sul mercato rispondente ai minimi requisiti etici prefissati (sostanzialmente l’assenza di componenti di origine animale) è accolto – a prescindere dalla sua provenienza – come una “vittoria” utile alla fine dello sfruttamento degli Animali. Il prodotto “a base vegetale” viene a rappresentare non solo un prodotto utilizzabile secondo i canoni di questo tipo di veganismo, ma anche la materializzazione della soluzione allo sfruttamento animale.
Il messaggio vegano in questo modo si propaga, completa e realizza principalmente nella proposta, nella promozione o nel boicottaggio di un prodotto commerciale. Non è errato pertanto considerare il consumismo vegano come figlio di una concezione capitalista delle relazioni tra individui all’interno della società umana, in cui i fondamenti della dottrina economica diventano anche gli unici fondamenti sociali di riferimento.
Concepire la filosofia vegana in un’ottica consumista (e quindi accettando in toto le regole del mercato e il ruolo che esso ci impone all’interno della società dei consumi), significa nella pratica basarsi sulla convinzione che in quanto soggetti consumatori vegani possiamo influenzare la produzione facendola virare verso prodotti, beni e servizi che corrispondano alla nostra impostazione etica, nella speranza che da ciò venga facilitato un atteggiamento virtuoso degli Umani nei confronti degli Animali. Il veganismo così interpretato consiste in un tentativo di raggiungere la fine dello sfruttamento animale, prevalentemente mediante pratiche di consumo e non mediante una vera opposizione alla società specista agendo in ambito culturale, politico e sociale. Lo spostamento del focus delle rivendicazioni vegane all’ambito commerciale significa, nella sostanza, la condivisione delle logiche del sistema e causa l’esclusione di politiche indispensabili a ripensare non solo la relazione con le altre società animali e la Natura, ma anche il nostro ruolo come individui nella società umana. L’idea del consumismo vegano deriva dalla classica opinione che comprando si esprime un voto. Ossia che in base alle nostre scelte di consumo eticamente determinate si penalizza o si premia economicamente chi produce con riferimento alle caratteristiche del prodotto, orientando il mercato che diviene il referente in grado di innescare il cambiamento auspicato. Oltre a disattendere la visione etica originaria del veganismo moderno, il consumismo vegano rappresenta un errore tragico in quanto la sua acriticità dovuta alla piena fiducia nel mercato lo rende un complice involontario delle stesse logiche e pratiche di sfruttamento che vorrebbe eliminare.
Il consumismo vegano è chiaramente uno dei maggiori responsabili della nascita e della grande diffusione del business legato ai prodotti cosiddetti vegan friendly. Una serie di attività produttive, commerciali e di marketing nate per sfruttare le esigenze consumistiche eticamente orientate di parte del mondo vegano e di chi intende acquistare prodotti considerati salutari, dietetici, dotati di minor impatto ambientale, o semplicemente di tendenza.
Tenendo fede a quanto scritto nell’introduzione del libro, eviterò di parlare di quest’ultimo argomento che è molto popolare e dibattuto, continuando a concentrarmi invece su tutte quelle tematiche che potranno fornire una visione inattesa e inedita del pensiero vegano. I danni all’immagine e alla causa vegana, le strumentalizzazioni e mercificazioni, che il business dei prodotti vegan friendly può provocare, sono del tutto evidenti. Chiunque potrà pertanto valutare in coscienza questo triste fenomeno e giudicarlo.
Continua…
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.
Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.