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L’Orca Lolita (conosciuta anche con il nome di Tokitae) tenuta prigioniera nel Miami Seaquarium in Florida (USA) per 53 lunghissimi anni, è morta prima di poter essere liberata.
La storia della sua misera esistenza di prigioniera è stata costellata di proteste e azioni legali nel tentativo da parte del mondo animalista di liberarla (qui maggiori dettagli), nonostante questo lei è morta in prigionia dentro ad una vasca così piccola da permetterle a mala pena di nuotare dove ha trascorso tutta la sua vita. Nell’aprile di quest’anno pareva essersi aperto finalmente uno spiraglio grazie alle attività dell’organizzazione Friends of Lolita che era riuscita a convincere la direzione del parco acquatico a liberarla. Lolita però non ce l’ha più fatta ad attendere e se n’è andata senza poter più rivedere l’ambiente naturale, dove ha potuto vivere solo per i primi 4 anni della sua esistenza prima di essere catturata nel 1970 e venduta per 20.000 dollari al Miami Seaquarium.
La fotografia tristemente nota in apertura di questo articolo, mostra le condizioni terribili in cui Lolita ha passato la sua non-vita dentro ad una vasca lunga appena 24×11 metri e profonda poco più di 6. Una vita di stenti, di segregazione, priva di stimoli, costretta ad esibirsi per un pubblico di Umani specisti in compagnia di altri prigionieri come Hugo, che fu il suo compagno fino alla sua morte nel 1980 o di altri Cetacei come Li’i un Lagenorinco dai denti obliqui che ora rimane l’unico Cetaceo detenuto nel Miami Seaquarium e che speriamo possa almeno lui tornare in libertà.
Certamente ci sarà chi penserà che finalmente Lolita è libera, in realtà si tratta di un banale espediente per alleggerirci la coscienza: la verità è che Lolita è morta prigioniera e questa è una delle infinite conseguenze del nostro totale fallimento morale.
Ciao Lolita.
Fotografia in apertura: Lolita nella vasca nel Miami Seaquarium. Fonte: Friends of Lolita
Fotografia a piede pagina: Lolita. Fonte: Friends of Lolita
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Quando muoiono questi animali simboli di uno sfruttamento che interessa tanti altri, il dolore si amplifica perché il potere dei simboli è proprio questo.
Rest in Power.
E’ vero: il potere dei simboli può amplificare nel nostro caso il dolore, ma dal punto di vista della povera Lolita tutto ciò non ha avuto alcuna rilevanza. L’unica cosa che importava era la libertà che non ha avuto.
E’ vero. Gli animali simboli dello sfruttamento non sono consapevoli di esserlo e a loro non serve esserlo perché muoiono di sfruttamento. Talvolta serve a evitare lo sfruttamento di altri animali.
Questi lager acquatici sono stati, sono e saranno causa di morte per troppi animali, ma a poco a poco chiuderanno tutti per sempre.