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In occasione della “Giornata Mondiale per l’Abolizione della Carne: 31 gennaio 2015” numerose persone umane si sono date appuntamento davanti al mattatoio di Roma in via Palmiro Togliatti.
Alla pagina www.campagneperglianimali.org/web/chi-mangi-oggi-al-meat-abolition-day-di-roma è visibile una galleria fotografica del presidio in cui si evidenzia lo striscione di grandi dimensioni raffigurante la pubblicità antispecista di Campagne per gli animali “CHI mangi oggi?” utilizzato durante l’evento.
Un sentito ringraziamento per l’utilizzo della pubblicità, speriamo che il messaggio antispecista che essa veicola sia stato recepito.
Considerazioni di Veganzetta sul progetto “Abolizione della carne”
Alcune persone umane che seguono Veganzetta hanno scritto chiedendo per quale motivo non vengono pubblicate notizie relative al progetto “Abolizione della carne” che, nato in Francia, da qualche tempo sta prendendo piede anche in Italia.
Dalla presentazione del progetto nelle pagine del sito web ufficiale, si possono citare (ma si consiglia di leggere per intero il testo) alcuni passaggi, utili alla comprensione dei motivi per cui si è deciso di non pubblicizzare gli eventi che si sono svolti in questi giorni in alcune città italiane:
“Questo sito promuove la richiesta di abolizione della produzione e consumo di carne animale in tutto il mondo.”
“L’idea qui espressa è che dobbiamo lavorare esplicitamente per la proibizione legalizzata della produzione e del consumo di carne animale. Si tratta sia di una misura necessaria, sia di qualcosa che è possibile da ottenere senza aspettarci una rivoluzione nel modo di pensare o nell’organizzazione delle nostre società.”
“Bisogna dare inizio ad un processo che si concluda con l’approvazione di leggi che proibiscano la cattura (la caccia e la pesca) e la produzione (l’allevamento) di animali per il consumo umano. Le istituzioni pubbliche giocano anche un ruolo fondamentale nella riqualificazione dei lavoratori il cui reddito dipende dalle suddette attività. Questo processo inizia con la volontà pubblica di richiedere l’abolizione della carne.”
“L’abolizione della carne è un approccio riformista. Non c’è bisogno di rivoluzionare credenze e relazioni sociali partendo da zero per installare radicalmente un nuovo ordine sociale. Si tratta di portare una risposta operazionale a un problema concreto: l’orrendo destino riservato fino ad oggi agli animali che vengono mangiati.”
Tali passaggi tracciano un quadro lineare dell’approccio proposto dal progetto in questione: avanzare richiesta ai Governi per l’emanazione di leggi che vietino la produzione di carne rendendola illegale per ottenere un risultato immediato e efficace, senza attendere una “rivoluzione nel modo di pensare o nell’organizzazione delle nostre società“; insomma riconoscere (e accettare avallandolo) il ruolo fondamentale delle istituzioni vigenti in questo processo abolizionista (e quindi legalista), il cui intervento servirebbe per riformare la società umana senza intaccarne le caratteristiche speciste e gerarchiche.
Va da sé che quanto sopra esposto non ha attinenza con il pensiero antispecista, che è invece dichiaratamente rivoluzionario, che spinge per un cambio paradigmatico della società umana e che non può riconoscere le istituzioni – in quanto speciste e autoritarie – come referenti, ma mira a un cambiamento “dal basso” individuale e collettivo su basi etiche egualitarie. Ciò potrebbe causare anche la promulgazione di leggi in favore degli Animali, come reazione da parte del sistema specista nel tentativo di riassorbire la spinta rivoluzionaria antispecista, ma interventi del genere sarebbero solo una delle conseguenze della lotta per la liberazione animale, e non uno dei fini.
Di sicuro l’idea dell’abolizione della carne non è sbagliata se considerata utilitaristicamente e meramente dal punto di vista animalista, di sicuro potrebbe sortire risultati positivi per i miliardi di Animali ad oggi schiavi degli Umani, ma rimarrebbe sempre e solamente incasellata in un’ottica welfarista della questione animale improntata ai diritti degli Animali e non alla loro liberazione. Senza volersi addentrare in questioni teoriche su abolizionismo e liberazionismo, è indubbio che il divieto di produzione di carne sarebbe sempre e comunque una concessione che il sistema specista umano concede ai non umani, significherebbe che tutto sommato questo ordine delle cose potrebbe funzionare autocorreggendosi.
Come si è visto il progetto “Abolizione della carne” non nasconde affatto le proprie aspirazioni che vengono illustrate con chiarezza, proprio per questo chiunque sia interessata/o all’antispecismo potrà fare le proprie valutazioni e comprendere il perché una realtà antispecista come Veganzetta, non può sostenere un progetto simile. Non si tratta di boicottaggio, o di ostilità, ma semplicemente di visioni teoriche e strategiche diverse, che possono sicuramente procedere parallelamente – ciascuna a suo modo e senza ostacolarsi – ma che non hanno rilevanti punti d’incontro: per l’antispecismo è impossibile concepire che un progresso morale come la fine del massacro di Animali per fini alimentari, possa derivare dall’intervento di uno Stato (specista) mediante l’emanazione di leggi che di fatto impongono un divieto da rispettare, per non incorrere in una punizione: ancora una volta si confonderebbe Legge con giustizia sperando in un reale cambiamento calato dall’alto, deresponsabilizzando al contempo il singolo al quale non verrebbe nemmeno chiesta un’autocritica in chiave vegana.
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
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Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.
Ciao, non entro nel merito della discussione sul Meat Abolition Day, volevo però specificare che la campagna che abbiamo iniziato noi attivisti di Roma si chiama NOmattatoio (esiste già una pagina Facebook e presto faremo anche un sito ufficiale), del cui scopo e modalità abbiamo parlato qui: http://www.ildolcedomani.com/2015/02/resoconto-del-secondo-presidio-davanti.html
Abbiamo già fatto un primo presidio il 20 dicembre, a prescindere dal Meat Abolition Day dico. Il secondo è andato a cadere proprio il 31 e quindi ci è sembrato opportuno rimarcare che era anche il Meat Abolition Day.
Ciao Rita,
Grazie per le informazioni e per il link.
L’articolo non parla di NOmattatoio, ma del Meat Abolition Day, e fa riferimento alla manifestazione di Roma avvenuta il 31 gennaio 2015 per via dello striscione con una pubblicità di Ca. La manifestazione è stata propossa a questo indirizzo: https://www.facebook.com/events/378901378951379/?fref=ts dove non si fa riferimento al Meat Abolition Day.
Quindi Campagne per gli animali non era rappresentato da nessuno? Hanno solo utilizzato la loro pubblicità? Perché mi sembra di capire che siete in qualche modo legati a loro.
Ciao Lorenzo,
Campagne per gli animali non ha preso parte alla manifestazione. Era esposta una pubblicità antispecista di Ca che chiunque può utilizzare liberamente scaricandola dal sito web e stampandola.
Veganzetta, Campagne per gli animali e Manifesto antispecista fanno parte di un’unica rete antispecista. Ciò che è scritto su Veganzetta, quindi, è condiviso anche dagli altri progetti.
Ok. Grazie per il chiarimento.
Qualora vi fossero altri dubbi o questioni è possibile scrivere anche privatamente alla email di Veganzetta. Grazie
Abolizione non è liberazione. Ottimo articolo!
Si può comunque trovare un punto d’incontro tra le due posizioni: se la richiesta di abolire la carne è rivolta alle singole coscienze, allo scopo di innalzare il grado di consapevolezza individuale, non può che essere una richiesta antispecista.
Al contrario se la richiesta è rivolta alle istituzioni speciste ciò comporta avallarne, riconoscerne il sistema di dominio che le stesse detengono tramite leggi che sappiamo tutt* essere utili solo a chi detiene il potere politico. Il gran clamore che fanno i presidi in occasione delle settimane internazionali per l’abolizione della carne, penso siano una buona occasione per attirare l’attenzione di chi è culturalmente privo degli strumenti di critica antispecista, un appello alle coscienze dei singoli componenti della società, una richiesta a tutt* i viventi umani perchè si riapproprino della propria ragionevolezza e del pensare critico (appiattiti e omogeneizzati dal sistema). Rendiamoci conto del fatto che viviamo qui, non su un altro pianeta: è bene essere chiari nei messaggi. E’ bene che la rivoluzione sia sostenuta sempre più da un maggior numero di persone…pena la ghettizzazione, la settarizzazione e una visione, dal di fuori, asfittica e sterile della filosofia antispecista. Insomma, si devono fare i conti con la realtà in cui viviamo e trovare il modo di essere chiari e limpidi nei messaggi da indirizzare sia al potere costituito (ovviamente in contrasto con esso) sia ai singoli individui (di informazione pulita e diretta alle coscienze). Sta a noi trovare il modo migliore per arrivare al cuore delle persone.
Ciao Good Bear,
Non è necessario trovare un punto d’incontro, come non è necessario che tutte le attività siano per forza antispeciste: vi sono molte realtà semplicemente animaliste, protezioniste ecc.. Ciascuna impegnata – con i propri modi e le proprie visioni – nell’attivismo.
Se tali attività potranno essere realmente utili alla causa animale, non sta a noi valutarlo.
L’articolo di Veganzetta è nato come risposta alla richiesta di alcune persone che ci seguono e che hanno chiesto come mai non si dava spazio alle attività della “Settimana Mondiale per l’Abolizione della Carne”, l’articolo di risposta spiega quali sono le motivazioni che non permettono a una realtà antispecista coerente con i propri ideali, di promuovere attività come la “Settimana Mondiale per l’Abolizione della Carne”.
La richiesta di abolire la carne è espressamente diretta alle istituzioni, alla pagina http://meat-abolition.org/it/smac si può leggere:
La frase è chiara. Chi può “bandire legalmente” il consumo di carne è solo lo Stato, la stessa istituzione specista che ha reso legale e che tutela il consumo di carne. Non si discute il fatto che ci si possa rivolgere o meno alle istituzioni speciste, le si riconosca e si esprima la richiesta di abolire una pratica crudele e sanguinaria, ma si fa notare che tutto ciò semplicemente non è antispecista e che quindi Veganzetta, in quanto entità antispecista (che non si arroga il diritto di sentenziare sugli altri, ma che semplicemente è coerente con le proprie idee), non condivide e non promuove tali attività.
L’impostazione che la “Settimana Mondiale per l’Abolizione della Carne” propone prevede attività pubbliche di massa per fare pressione sulle istituzioni in modo che bandiscano per legge il consumo di carne nella nostra società, questo evitando di avanzare invece la richiesta che ogni singola persona si faccia carico – responsabilmente – di una nuova visione filosofica che l’allontani consapevolmente dal partecipare allo sfruttamento degli Animali (l’intervento risolutore partirebbe dall’alto e avrebbe ripercussioni nel basso: dallo Stato che impone leggi al singolo che deve obbedire). Veganzetta – in linea con l’idea antispecista – promuove una rivoluzione individuale e collettiva dal basso, mediante un cammino di consapevolezza e di pratica individuale critica e antisistema, che contribuisca a svincolare gli individui umani dal gioco di un sistema specista, antropocentrico, violento, gerarchico e crudele (l’intervento risolutore partirebbe dal basso e avrebbe ripercussioni in alto: il singolo che con una nuova visione fa comunità e influenza e cambia la società specista).
In tale ottica gli apparati, le istituzioni che reggono e governano il sistema non possono essere riconosciute come un referente. Non servono leggi che obbligano e sistemi che controllano, ma coscienze che cambiano e mettono in crisi il sistema. Se vogliamo fare un esempio pratico per meglio far comprendere la nostra posizione, ti basti fare un parallelo tra antispecismo e antifascismo (scusa la banalizzazione). In una società fascista tu credi che una realtà antifascista si rivolgerebbe mai allo Stato per chiedere per legge l’abolizione di una pratica fascista?
Parli di “un appello alle coscienze dei singoli componenti della società”, è proprio questo che l’antispecismo intende fare: creare consapevolezza, liberare dalla visione specista i singoli e renderli partecipi e responsabili individualmente e collettivamente di un cambiamento dal basso. Le istituzioni saranno costrette a dover prendere provvedimenti nel tentativo “assorbire” il nuovo paradigma proposto, questo fino a quando non si troveranno di fronte a cambiamenti tali da mettere in discussione la loro stessa esistenza.
In conclusione hai ragione quando dici che viviamo su questo Pianeta e non altrove, la tragedia animale è enorme e bisogna anche essere pragmatici, ma la liberazione animale – e quindi la soluzione definitiva del problema – potrà giungere solo grazie a chi davvero arriverà a essere libera/o avendo fatto i conti con la propria coscienza individuale e con quella collettiva: il cambiamento radicale e definitivo deve partire da dentro di noi, solo così potremmo costruire una nuova società umana e non una copia edulcorata di quella che conosciamo ora.
Cari amici della Veganzetta,
a me sembra che il vostro pensiero seguito fino in fondo porti inevitabilmente a questo risultato: al doversi dichiarare contrari a qualunque tipo di legge che condanni i reati di violenza sulle persone, o di danneggiamento di beni comuni. Siete pronti allora a dichiarare l’inutilità delle leggi contro la violenza sulle donne e contro l’omofobia, oppure di quelle che tutelano l’ambiente, a lasciare che donne e persone di sessualità diversa continuino ad essere picchiate o a subire violenza sessuale, che esistano le discariche abusive, a lasciare tutto come sta finché non accadrà l’unica cosa che sembra contare per voi, ovvero «un cambio paradigmatico della società umana»? Credete davvero che lasciar soffrire gli oppressi sia l’unica strada giusta da percorrere in attesa di questo favoloso, repentino e rivoluzionario (of course) cambiamento? Quanti ne morranno nel frattempo, quanti danni irreversibili verranno provocati a individui e a collettività? Credete davvero che per cambiare le cose siano necessarie queste prese di posizione semplicistiche e adolescenziali?
Tutto questo non mi sembra per niente antispecista, anzi, mi sembra manifestare una grande indifferenza nei confronti della realtà e nei confronti di chi, di fatto, qui ed ora sta peggio di voi.
E tu credi davvero che una legge possa cambiare le convinzioni, i preconcetti e in generale la cultura delle persone?
Per la legge donne e uomini sono uguali, a te pare che nella società odierna civile accada questo? Per la legge è vietato uccidere gli Umani, è vietato violentare, sfruttare gli altri Umani, è vietato discriminare, rubare, inquinare, a te pare che le cose vadano come la legge prevede? Secondo il tuo criterio una legge contro l’omofobia o il femminicidio porterà a una crescita culturale e civile necessaria per eliminare queste piaghe, e fare in modo che le persone umane comincino davvero a pensare che le persone omosessuali abbiano gli stessi diritti delle persone eterosessuali, o che non è vero che una donna che è stata violentata o uccisa infondo forse se lo è meritato perché provocava?
Stiamo parlando di fenomeni culturali, di costume, di tradizioni e condizionamenti che le persone apprendono e subiscono durante tutta la loro esistenza. Di sicuro un razzista non smetterà di odiare gli extracomunitari perché glielo ordina la legge, cercherà solo di evitare di essere punito a causa delle sue idee.
Le leggi sono emanate per gestire il comportamento dei singoli cittadini: le istituzioni attraverso le leggi obbligano e comminano pene a chi non obbedisce, o non si adegua, a un codice comportamentale che una piccola minoranza al potere ha deciso, non permette una crescita personale e collettiva, una responsabilizzazione individuale: basta osservare la legge e tutto va bene. Lo Stato tratta i singoli come bambini che devono osservare delle regole altrimenti subiscono una punizione. Ma anche volendo considerare una possibile utilità pratica di una legge, nel migliore dei casi essa viene emanata in conseguenza di un cambiamento culturale, ossia si verifica un adeguamento delle istituzioni a una richiesta che viene dalla società civile, o tramite avanguardie culturali in grado di influenzare l’opinione pubblica. Nel resto dei casi è una sparuta minoranza al potere che impone una linea comportamentale. Conferire a una legge una valenza educativa o pedagogica è drammaticamente sbagliato.
Se sin dalla tenera infanzia s’insegnasse ai piccoli Umani che la violenza è sbagliata, che siamo tutti uguali nelle nostre diversità, con gli stessi diritti fondamentali, forse le leggi non servirebbero. Di sicuro sarebbe molto più facile salvaguardare i diritti fondamentali degli Animali, insegnando alle giovani generazioni che gli Animali hanno diritto a vivere tanto quanto noi, piuttosto che costringerli a osservare delle leggi che obbligano a non far loro del male. Forse una legge che avvii un’educazione di questo tipo potrebbe essere valida: ma anche in questo caso, come si potrebbe insegnare qualcosa che non si è compreso fino in fondo e vissuto in prima persona alle giovani generazioni?
Certamente nell’immediato una legge potrebbe rivelarsi utile per diminuire la sofferenza animale, potrebbe obbligare gli Umani a non torturare, sfruttare, uccidere gli Animali; sarebbe splendido, ma pensare che un’istituzione specista – formata da persone speciste che credono in una società specista – possa emanare una legge in favore degli Animali andando contro il suo stesso impianto teorico che prevede il fatto che gli Umani siano superiori agli altri Animali, è tanto utopico quanto pensare che si possa vivere senza alcuna norma. Da una società specista ci possiamo attendere solo delle briciole di giustizia. Ma i vero problema, il buco nero causato dalle leggi, è senza dubbio il fatto che per tutelare i più deboli si debba costringere qualcuno a fare qualcosa contro la sua volontà: costringendolo a determinati comportamenti e non convincendolo che sia giusto adottarli. Dire che la maggior parte delle persone non fa del male ai propri simili solo perché ha paura di essere punita non è esagerato, e questo non significa che le leggi servono, ma semplicemente che si sostituiscono a una crescita morale e culturale dell’individuo, che non dovrebbe fare del male semplicemente perché è sbagliato. Una legge presuppone l’esistenza di qualcuno che la faccia rispettare e che sia in grado di punire chi la trasgredisce: ancora una volta non desideriamo altro che qualcuno pensi, decida e provveda per noi per fuggire alle nostre responsabilità individuali e collettive. Quante volte si sente dire “lo prevede la legge”, “è contro la legge”, “è legale”. La legge ha ben poco a che fare con la giustizia: secondo te è giusto sgozzare dei cuccioli di Pecora appena nati per mangiarli? Eppure è legale. Dobbiamo smettere di pensare al contingente e che qualcuno possa risolvere per noi i problemi che vorremo vedere risolti.
Questo sì che è una posizione adolescenziale.
La visione antispecista è improntata a un cambiamento radicale, a uno stravolgimento dell’esistente, che intende seguire la via legalista di richieste di leggi, norme e regolamenti per cercare di salvare nell’immediato il salvabile ha tutto il diritto di farlo, ma anche noi antispeciste/i abbiamo lo stesso diritto di dire che questa non è la via da seguire, e che per un problema enorme servono provvedimenti pesanti e radicali ben diversi da una semplice legge, che peraltro può essere cambiata o eliminata in qualsiasi momento.
L’antispecismo prevede una grande responsabilizzazione personale, una presa di coscienza capace di generare una forte critica sociale, solo in questo modo si potrà intraprendere una strada per una società equa e compassionevole.
Quanto detto non ha nulla a che fare con l’indifferenza di cui tu parli, non è assolutamente indifferenza ma è una visione prospettica radicale della nostra condizione e della condizione degli altri Animali. Se domani una legge vietasse la macellazione degli Animali sarebbe una grande festa, ma ciò non toglie che la stragrande maggioranza degli Umani continuerebbe a pensare che sia giusto e normale macellarli e appena possibile tornerebbe a farlo.
Abolire significa togliere qualcosa che è in vigore… si chiede allo Stato o a una Regione per esempio di abolire una legge o un’usanza. Non ci vedo nulla di rivoluzionario o radicale, mi pare solo una gran leccata di culo al potere
Ciao Simo…allora cosa proponi?
Si deve parlare con la gente! io sono antispecista perché ho parlato con persone antispeciste e ho capito questo pensiero. Nessuna legge mi ha convinto a essere quello che sono. imporre agli altri il rispetto per gli animali con la forza o con la legge o con le armi non è antispecista. quanto le persone antispeciste aumenteranno non servirà chiedere leggi ma sarà il potere a farle perché non potrà ignorarci ma questo non ci deve interessare