Nessuna stima per chi ammazza: il caso del mattatoio di Ghedi


Si legge in circa:
6 minuti

Il caso del mattatoio di Ghedi (BS) è assurto agli onori della cronaca al punto da occupare le pagine dei giornali, soprattutto locali ma non solo.
Il giornale Brescia Today descrive uno scenario incredibile alla maggior parte delle persone umane che mangia Animali, ma assai noto a chi si oppone a questa pratica:

Emergono nuovi e inquietanti particolari sull’inchiesta capitanata dalla Procura di Brescia e dalla Guardia Forestale, che ha portato al sequestro preventivo dell’azienda di macellazione Italcarni di Ghedi. Scene di maltrattamenti che sarebbero state riprese minuto per minuto dalle telecamere nascoste fatte installare dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani: filmati che ora diventano pesantissimi capi d’accusa.
Confermata l’ipotesi che molti animali arrivassero ai cancelli dello stabilimento già morti, e chissà da quanto tempo. Per non parlare poi dei maltrattamenti che sarebbero diventati un’abitudine: bovini agonizzanti trascinati sul pavimento agganciati a delle catene, presi a bastonate per entrare all’interno del macello. Ma addirittura sollevati di peso con i bracci meccanici dei muletti, addirittura infilzati in un bagno di sangue. (…)
E pare che il pessimo trattamento subito dagli animali poi incidesse sull’effettiva qualità della carne: in alcuni campioni, sempre secondo la Procura di Brescia, sarebbero state trovate concentrazioni di batteri anche 50 volte superiori a quelle consentite dalla legge, tra cui la salmonella.
Gli indagati: sei in tutto, tra di loro anche due veterinari dell’Asl della Bassa. Si sarebbero occupati del monitoraggio ‘ufficiale’ del buon funzionamento della Italcarni, spesso chiudendo un occhio o forse due. Pare che comunque anche l’azienda si fosse attrezzata, e si fosse dotata di un accurato meccanismo per autocertificare la provenienza e la ‘salute’ della carne poi macellata.
Oltre ai due medici – accusati in concorso di adulterazione e contraffazione dei cibi, poi falso ideologico in atto pubblico – risulterebbero indagati anche il titolare dell’azienda e tre suoi fedeli collaboratori. Accusati invece di adulterazione e commercio di sostanze alimentari nocive, frode in commercio, maltrattamento di animali, attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

Il giornale Brescia Oggi, alla descrizione dell’orrore, aggiunge particolari sulla qualità della carne prodotta e il motivo che ha portato all’apertura del caso:

Bovini agonizzanti trascinati sul pavimento con catene agganciate ai muletti, vacche pungulate nelle piaghe sanguinanti con dei forconi, animali con fratture esposte agli arti lasciati morire lentamente. In quella bolgia infernale ricostruita dalla procura anche con l’ausilio delle immagini di microvideocamere nascoste, grazie alla compiacenza di funzionari e veterinari della Asl non veniva rispettata alcuna norma in materia di macellazione. La crudeltà nei confronti degli animali destinati ad essere abbattuti nel mattatoio della Italcarni di Ghedi era la punta dell’iceberg di una serie di violazioni che, secondo gli inquirenti, avrebbe messo a repentaglio la salute dei consumatori. Le analisi dei campioni di carne posta in vendita all’ingrosso dall’azienda hanno evidenziato livelli batteriologici 50 volte superiori al consentito. Tra i batteri rilevati dai test batteriologici anche quello della salmonella (…)
A dare impulso all’inchiesta è stata una perquisizione effettuata a maggio per verificare le procedure di macellazione. Nell’occasione era stato riscontrato che l’azienda scaricava abusivamente nelle rogge acqua mista al sangue dei bovini abbattuti e aveva installato senza autorizzazione un impianto di videosorveglianza all’esterno del perimetro del mattatoio. La perquisizione aveva portato alla luce carenze igienico sanitarie che inficiavano la qualità delle carni con reale pericolo per la salute pubblica e violazioni delle norme sul benessere animale. La Forestale, su disposizione del pm, aveva prelevato dei lotti di carne posta in commercio che sono stati analizzati… Dai test è emerso che le carni erano caratterizzate da una elevata carica batterica, in qualche caso anche di salmonella. A quel punto gli inquirenti hanno deciso di installare delle microtelecamere nel mattatoio che hanno ricostruito fotogramma per fotogramma le procedure di abbattimento degli animali e le sevizie agli animali in attesa di essere abbattuti.

Il Comitato Montichiari contro Green Hill rende pubblico un appello invitando a scrivere alla ASL di Brescia e a partecipare a un presidio di protesta davanti ai cancelli del mattatoio di Ghedi.
In esso si legge tra l’altro:

(…) A parte il discorso igienico-sanitario della carne infetta che pare venisse tranquillamente certificata e messa in vendita (con evidente pericolo e danno per i consumatori), per noi è ancor più grave e scandaloso che animali stremati e già in agonia venissero sistematicamente sottoposti a maltrattamenti crudeli e gratuiti prima di essere macellati, in spregio delle rigorose normative nazionali ed europee che regolamentano il benessere animale e la macellazione (…) Chiediamo che vi sia maggiore trasparenza e fermezza negli Enti preposti a settori delicati e essenziali come la Sanità. Chiediamo che i vertici eseguano controlli capillari e severi sull’operato dei loro dipendenti.
Fortunatamente molti professionisti sono persone integerrime al servizio della collettività e a loro va la nostra stima, ma per quelli che non hanno svolto il proprio lavoro in coscienza e nel rispetto della deontologia professionale, una volta riconosciuti colpevoli dalla Magistratura, chiediamo punizioni esemplari. Per noi che siamo contrari all’uccisione degli animali e promuoviamo una cultura nuova, basata sull’alimentazione vegana e su uno stile di vita cruelty free, è inaccettabile che si chiudano gli occhi e si lascino commettere simili atrocità (…). Vogliamo il rispetto delle Leggi ma ancor più pretendiamo rispetto per gli esseri viventi, di tutte le specie, compresi quelli allevati per essere macellati.

Le dichiarazioni di “stima” ai “molti professionisti” che il Comitato Montichiari contro Green Hill ritiene “persone integerrime al servizio della collettività” sono veramente incredibili: ammesso e non concesso che vi siano persone integerrime al servizio della collettività che operano all’interno di un macello, come si può stimarle per ciò che fanno agli Animali? Inoltre quale sarebbe il servizio alla collettività che svolgono se non quello di sfruttare e ammazzare esseri senzienti per trasformarli in cibo? Sfugge infine da ogni possibile comprensione il concetto di “rispetto” per gli Animali che pretende il Comitato Montichiari contro Green Hill, visto e considerato che pare accetti tranquillamente il fatto che continuino a esistere Animali “allevati per essere macellati”.
Chi lotta per la liberazione animale, lo fa quasi sempre contro le leggi: allevamento, macello, caccia, pesca, sperimentazione animale, circo, zoo, corrida, acquario, delfinario, palio, corse… la fantasia specista non ha limite e le leggi in vigore (emanazioni di un sistema sociale specista) la sostengono. E’ chiaro che sarebbe tutto più semplice se esistessero leggi che affermassero il contrario di ciò che in realtà sanciscono in merito a queste nefandezze, ma è altrettanto chiaro che rispettare la legge non significa sempre e comunque essere “persone integerrime” perché, a questo punto, le persone umane “non integerrime” saremmo noi che lottiamo per cambiare questo sistema marcio dalle fondamenta al tetto, così marcio che il caso di Ghedi è scoppiato per meri motivi ambientali – cioè lo scarico abusivo nelle rogge – e salutistici – l’analisi della carne -. Probabilmente non avrebbe avuto i risultati che conosciamo se fosse stato segnalato “esclusivamente” come caso di maltrattamento animale. Ciò non è avvenuto perché se si discutesse realmente di maltrattamento animale, dovrebbero semplicemente essere chiusi tutti i macelli.
Per ciò che concerne il “lavoro in coscienza e nel rispetto della deontologia professionale” nei macelli e negli altri lager legalizzati, è evidentemente necessario comprendere di quale tipo di coscienza e di professione si sta parlando. Il macello è un luogo di ingiustizia, tortura e morte, senza se e senza ma: il fatto che sia legale, che sia accettato grazie a una coscienza improntata alla violenza e allo specismo e che esistano professioni legate allo sterminio con un proprio codice deontologico, non ne cambia la natura.
E’ vergognoso parlare di salubrità della carne quando si tratta di sofferenza di esseri senzienti: è un’inconcepibile offesa nei loro confronti. Non esiste motivo per cui, chi la mangia debba godere di una particolare tutela in questa sua pratica violenta e sanguinaria. Oltre al danno di vedere uccidere gli Animali, dobbiamo subire la beffa di tutelare chi li uccide? Non si dovrebbe mai parlare di qualità di un “prodotto” se esso deriva dallo sfruttamento e dall’uccisione di un essere senziente, semplicemente perché nessuno di loro dovrebbe mai essere considerato un “prodotto”. Il punto non è la situazione di illegalità di un macello o la non salubrità delle carni, ma l’ingiustizia e la violenza che gli Animali sono costretti a subire.

Il presidio si svolge come da programma (il 17 ottobre 2015) e il Comitato Montichiari contro Green Hill commenta:

(…) Con il nostro presidio abbiamo voluto tenere accesa l’attenzione su questo caso squallido di maltrattamenti sistematici ai danni degli animali e altri reati gravi (…) chiediamo almeno rispetto per gli animali che purtroppo ogni giorno vengono condotti ai mattatoi per essere uccisi a scopi alimentari. Non accettiamo che vengano perpetrati atti di maltrattamento così vili e crudeli su creature indifese e pretendiamo severi controlli su chi opera nei macelli e quindi dovrebbe vigilare per far rispettare quel minimo di regole che disciplinano le varie fasi della macellazione. Pretendiamo che i controlli siano precisi, puntuali, zelanti, efficaci ed efficienti ma soprattutto che siano preventivi affinché si possano evitare condotte ambigue o negligenti da parte di chi opera in settori così importanti come la Sanità. Solo quando irregolarità così gravi non esisteranno più, allora e solo allora si potrà dire che i controlli funzionano ottimamente.

Non si comprende il senso di questa richiesta: esigere il rispetto delle “fasi della macellazione” è al contempo tragico e grottesco. In attesa del giorno in cui  “si potrà dire che i controlli funzionano ottimamente”, quindi in ottemperanza a standard specisti decisi da apposite normative su come ammazzare un essere senziente, ci consoliamo con la campagna NOmattatoio a cui vanno incoraggiamento e stima.

Paola Re – Veganzetta

Si suggerisce la lettura dell’articolo “Ghedi è in ogni luogo” a cura della Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia.


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11 Commenti
  1. silvia ha scritto:

    Mi sento di dire che leggendo la frase “molti professionisti sono persone integerrime al servizio della collettività e a loro va la nostra stima”, è chiaro da quelle precedenti che chi scrive si riferisce ai “vertici della sanità”, a qualcuno della categoria dei veterinari pubblici per capirci e non a chi fisicamente opera all’interno del macello (che poi si voglia discutere di che differenza ci sia tra chi ammazza e chi autorizza e controlla è un altro discorso). Personalmente ho da ridire sulla parola “molti” perché se molti veterinari pubblici fossero integerrimi non accadrebbe ciò che accade ma prima di fare una critica pubblica e precisa contro gente che io non conosco ma che si dà da fare per battaglie contro lo sfruttamento degli animali sarebbe il caso di chiarire le cose in modo diretto con loro e poi scrivere le dovute considerazioni. No? Altrimenti che senso ha spuntare il profilo del Comitato su Facebook con un “mi piace” per poi nemmeno avere un confronto prima di sputtanarli pubblicamente?

    29 Ottobre, 2015
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    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Silvia,

      Grazie per il tuo commento.

      Tu scrivi “gente che io non conosco ma che si dà da fare per battaglie contro lo sfruttamento degli animali sarebbe il caso di chiarire le cose in modo diretto con loro e poi scrivere le dovute considerazioni.”

      Tu hai bisogno di chiarire direttamente con tutti coloro sui quali esprimi un giudizio? Serve conoscere direttamente un gruppo o un soggetto per poter dare una valutazione di un atto o una presa di posizione? Se è così non potresti esprimere un tuo parere sulla quasi totalità delle persone umane. Noi ci basiamo sulle parole, su ciò che si dice e si scrive, tanto basta per farci un’idea ed esprimere una nostra valutazione sulle stesse – e non sulle persone umane -, nel caso in questione si scrive anche “Vogliamo il rispetto delle Leggi ma ancor più pretendiamo rispetto per gli esseri viventi, di tutte le specie, compresi quelli allevati per essere macellati.”

      Di quale rispetto si sta parlando? “Battaglie contro lo sfruttamento animale”: secondo te macellare un Animale è o non è sfruttamento, se non lo è hai perfettamente ragione, se consideri che lo sia allora non puoi parlare di battaglie contro lo sfruttamento animale, perché Montichiari contro Green Hill da quello che scrive legittima e ammette – ed è lampante – leggi che normano la macellazione animale e quindi che possano esistere Animali il cui destino è la macellazione, è palese che si sta parlando di un concetto di rispetto e di battaglie totalmente diverse da quelle da condurre per arrivare realmente alla fine dello sfruttamento animale.

      Detto questo appare chiaro che non siamo noi a doverci chiarire le idee, ma chi pretende di lottare contro lo sfruttamento animale e poi scrive pubblicamente di stimare professionisti che lavorano perché la macchina dello smembramento degli Animali funzioni a norma di legge (come se con il rispetto delle leggi si alleviasse l’ingiustizia insita nella macellazione), professionisti che – avendolo studiato – sanno bene cosa significhi tutto ciò per gli Animali, ma – osservando una precisa deontologia professionale specista – continuano ad operare in tal senso. Si può comprendere la loro posizione, ma la stima per il loro ruolo, cara Silvia, è ben altra cosa, o no?

      Per quanto riguarda i “mi piace” rivolgiti a chi gestisce il social network e non a noi, non è certo colpa nostra se non esiste un tasto “non mi piace” o “seguo ma non sono d’accordo” e via discorrendo. Il “mi piace” è l’unico modo per rimanere al corrente di cosa si scrive in una pagina su questo social network. Purtroppo una grande fetta delle persone umane che si interessano della questione animale sono su Facebook e quindi nostro malgrado ci siamo anche noi per poter fare informazione, ma ne faremmo davvero volentieri a meno.

      29 Ottobre, 2015
      Rispondi
      • silvia ha scritto:

        Veganzetta, la tua risposta ha travalicato i confini del mio commento ponendo delle domande a cui posso anch’io dare le tue risposte. La mia unica osservazione riguardava solo una frase, in cui il Comitato dà stima a professionisti integerrimi e a mio parere c’è stato un malinteso e non credo si intendesse con professionisti “le persone che operano all’interno di un macello”, come scritto letteralmente nell’articolo di Paola. Poi se ci sia differenza, ribadisco, tra chi fisicamente sta nel macello e chi sta fisicamente fuori da controllore questo è un altro discorso, e io non ci sono entrata non per evitare l’argomento ma per non intasare i commenti. Leggendo io capivo invece che la stima andasse a qualche veterinario quando tutta la categoria è nel centro del mirino. O tu condanni tutti i veterinari per assioma? Perché tutti i veterinari partecipano alla macchina dello smembramento degli animali? Poi, per rispondere alle tue domande: 1) sì io chiarisco con tutti coloro sui quali esprimo un giudizio se lo faccio pubblicamente per criticarlo aspramente perché devo essere sicura di evitare malintesi 2) non serve conoscere direttamente qualcuno per argomentare una presa di posizione e infatti io dicevo che non conosco il Comitato ma negli anni si è fatto conoscere per alcune battaglie cosiddette in favore degli animali e per questo prima di sputtanarlo preferirei chiarire (se ho dei dubbi, non ho pensato che forse chi ha scritto non li aveva) 3) macellare un animale è sfruttamento, e credimi che so di cosa si parla, non c’è ombra di dubbio 4) su come si possa avere stima di chi autorizzi ad uccidere concordo, non c’è bisogno di questionarne. Detto questo, il mio era un breve commento su una singola frase, non un attacco a chi ha scritto, in questo caso leggo Paola, e non una giustificazione di alcun genere all’uccisione degli animali. Così come non credo la giustifichi il Comitato Montichiari. Di cui non conosco le attività quindi qui mi fermo. Grazie per il confronto e gli spunti di riflessione :)

        29 Ottobre, 2015
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Ciao Silvia,

          La riposta non travalica assolutamente nulla: pone delle questioni inerenti un testo pubblico relativo a una protesta e a una manifestazione di stampo animalista che noi abbiamo criticato in quanto animalisti e antispecisti.
          Tu sai di cosa parli ma fai confusione perché fino a prova contraria i veterinari preposti al controllo delle operazioni di macellazione nei macelli ci entrano eccome.
          Si può stimare una persona umana, ma di certo se ci si considera perlomeno animalisti – lasciamo stare l’antispecismo per un momento – risulta ben difficile stimare dei professionisti deputati al funzionamento di operazioni di uccisione di esseri senzienti. Questo punto non dovrebbe essere così sconvolgente o astruso. L’articolo pubblicato non è nulla di nuovo per quanto riguarda le posizioni di chi lotta per la liberazione animale.

          Chiedendo se si condannano tutti i veterinari dimostri di voler portare la questione su un altro livello che non pare essere corretto. Per tua informazione una delle persone che scrive su Veganzetta è una veterinaria antispecista e vegana, quindi non si condannano tutti i veterinari per partito preso, semplicemente non si stimano coloro che lavorano in un macello facendolo funzionare e sapendo cosa significa continuano a farlo. Se poi un un ipotetico futuro cambieranno vita e approccio con gli Animali è un altro discorso.

          Una sola precisazione: su Veganzetta non si “sputtana” nessuno, si informa, si argomenta, si critica e ci si confronta. I diretti interessati avrebbero avuto tutto lo spazio pubblico per controbattere (come è stato dato a te), non lo hanno fatto. La critica è lecita e a nostro avviso indispensabile e chi prende delle posizioni pubbliche deve anche accettare che ci sia qualcuno a cui queste posizioni non piacciono.

          Grazie a te.

          29 Ottobre, 2015
          Rispondi
  2. Cori ha scritto:

    …dalle loro azioni e dalle loro omissioni (aggiungo io), è più che sufficiente per capire chi sono!

    29 Ottobre, 2015
    Rispondi
  3. silvia ha scritto:

    D’accordo, ti ringrazio per avermi chiarito che Veganzetta non “sputtana”. Non ho fatto nessuna confusione però :). Quando dici che tra voi c’è una veterinaria vegana e antispecista è proprio questo il punto centrale del mio commento dall’inizio ma non mi devo essere spiegata bene. Tra i veterinari (al servizio della collettività…), ci sono quelli che seguono la deontologia e quelli che non lo fanno. Già questa è una linea di confine tra chi uccide e chi non uccide. Ho dedotto che la stima andasse a chi segue la deontologia e questi fossero i cosiddetti integerrimi. Questo cercavo di dire. Non fosse però che la deontologia di un veterinario (ho scoperto con mia sorpresa tempo fa) non è la stessa di un dottore per esseri umani che giura di fare di tutto per salvare vite. Il giuramento di un veterinario è diverso e contempla concetti come animali da reddito e macellazione. Quindi alla fine, parlare di deontologia non traccia la linea che pensavo ed in fondo quindi comprendo la critica mossa. Ciao

    29 Ottobre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Seguire la deontologia di una professione non significa essere automaticamente nel giusto. Un boia professionista può essere una persona professionalmente integerrima e seguire alla lettera la propria deontologia professionale e continuare ad ammazzare nel migliore e più efficace dei modi. Tale fatto non implica che l’atto di uccidere un altro essere senziente sia moralmente accettabile: rimane sempre e comunque un atto di violenza e di dominio.
      I veterinari svolgono una professione utile alla collettività (al servizio della collettività umana), ossia sono professionisti che curano problemi e patologie degli Animali che a seconda dei casi vengono definiti “da compagnia”, “da carne”, “da reddito” etc… Sicuramente possono essere buoni veterinari (corretti e osservanti della deontologia professionale) o cattivi veterinari. Un veterinario che va in un macello e controlla gli Animali che stanno per essere uccisi può essere un buon professionista o un cattivo professionista, ma è pur sempre un professionista che svolge una mansione atta a uccidere degli esseri senzienti: è lui o lei che fornisce il benestare alla macellazione. Entrambi uccidono o contribuiscono attivamente a far uccidere: il primo “bene” e secondo la legge, il secondo male.
      Quindi come giustamente dici tu c’è un problema di fondo e parlare di deontologia professionale per gli Animali ai fini dello sfruttamento animale non ha senso.
      Grazie per la disponibilità e apertura che hai dimostrato. Ciao.

      29 Ottobre, 2015
      Rispondi
  4. Paola Re ha scritto:

    Cara Silvia, grazie per la tua opinione che non ho la pretesa di cambiare ma vorrei spiegarti meglio la mia che forse non hai compreso. Ho scritto certe considerazioni sui comunicati del Comitato perché sono rimasta turbata da certe frasi.
    Una è quella citata da te: “Fortunatamente molti professionisti sono persone integerrime al servizio della collettività e a loro va la nostra stima…” Tu ritieni sia chiaro che le persone integerrime citate siano quelle ai “vertici della sanità” o siano i veterinari che fanno bene il loro mestiere. Io non mi sono neppure posta il problema: che siano persone nella stanza dei bottoni o persone con il camice inzuppato di sangue non mi interessa. Chi fa parte del sistema di morte e di tortura che regola la vita di miliardi di animali al mondo non può essere una persona integerrima. Dare l’ok per una morte “a norma” nel mattatoio è segno di integrità? Ho visto macellazioni nei video e nel cortile in campagna e non ho mai visto una norma che ritengo degna da rispettare.
    Un’altra espressione che mi ha fatto riflettere è: “Vogliamo il rispetto delle Leggi ma ancor più pretendiamo rispetto per gli esseri viventi, di tutte le specie, compresi quelli allevati per essere macellati.” Hai mai letto il “REGOLAMENTO (CE) N. 1099/2009 DEL CONSIGLIO del 24 settembre 2009 relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento” ? Contiene 56 volte l’espresione “benessere animale”: gli animali sono “protetti” durante l’abbattimento. Chi si comporta secondo quel regolamento è persona integerrima. Ti assicuro che ho avuto problemi a leggerlo fino alla fine: quando arrivi ai metodi di abbattimento ti si rivolta l’anima, non solo per l’orrore di quelle parole, ma per il fatto che quelle sono legge. Pretendere che si rispetti la legge che regola l’abbattimento di animali “allevati per essere macellati” avvalora la legge ed è ciò che non voglio fare.
    Un’altra frase è: “chiediamo almeno rispetto per gli animali che purtroppo ogni giorno vengono condotti ai mattatoi” . Non sono riuscita a collocare il termine “rispetto” nell’ambiente mattatoio. Forse il Comitato si ispira al suddetto Regolamento CE ma io guardo oltre.
    Infine, a proposito di controlli: “pretendiamo severi controlli su chi opera nei macelli e quindi dovrebbe vigilare per far rispettare quel minimo di regole che disciplinano le varie fasi della macellazione. Pretendiamo che i controlli siano precisi, puntuali, zelanti, efficaci ed efficienti ma soprattutto che siano preventivi affinché si possano evitare condotte ambigue o negligenti da parte di chi opera in settori così importanti come la Sanità. Solo quando irregolarità così gravi non esisteranno più, allora e solo allora si potrà dire che i controlli funzionano ottimamente.” Supponiamo che la richiesta accorata del Comitato sia accolta e che questi controlli funzionino “ottimamente”: a quel punto che cosa si farà? Si potrà ancora contestare l’ASL? Certo che no perché il mattatoio funzionerà “ottimamente”, come richiesto. Se queste parole non fossero state firmate dal Comitato, avrei scommesso che fossero frutto del pensiero mistificatorio di CIWF, amicona del cosiddetto benessere animale.
    Non accetto che coloro che considero compagni e compagne di lotta si esprimano in questa maniera perché mi metto nei panni dell’animale che deve essere macellato “ottimamente”: se capisse la nostra lingua e leggesse quel comunicato si sentirebbe macellato due volte.
    Tu scrivi: “sarebbe il caso di chiarire le cose in modo diretto con loro e poi scrivere le dovute considerazioni” . Innanzitutto mi piacerebbe sapere se il Comitato ha fatto una tavola rotonda con mattatoio e ASL, confrontandosi direttamente, prima di condannare il loro comportamento. Se non lo ha fatto, cosa del tutto comprensibile, si è basato su ciò che ha letto sui giornali, come io mi sono basata su ciò che ho letto nel loro comunicato. Le parole sono importanti e le loro sono un macigno. Non conosco le persone che fanno parte del Comitato e questo dovrebbe essere una garanzia di imparzialità: non ce l’ho con loro e, se verrà l’occasione di incontraci di persona, non esiterò a presentarmi. Metto firma in ciò che scrivo e faccia in ciò che dico senza alcun problema. Non era mia intenzione “sputtanarli”, tanto più tramite Veganzetta. A proposito di parole, Veganzetta consiglia anche di non usarne certe dal significato spinoso. Mettiamo da parte puttane e sputtanamenti. https://www.veganzetta.org/troia/

    29 Ottobre, 2015
    Rispondi
  5. silvia ha scritto:

    Cara Paola, grazie per aver ampliato il tuo articolo con questo commento. Purtroppo conosco bene il Regolamento 1099/2009 e il precedente decreto legislativo; la prima volta che l’ho letto è stato agghiacciante. E il termine “benessere animale” è quanto più odio e mi fa infuriare quando leggo certi testi; è solo un termine dietro cui i burocrati nascondono (e neanche tanto) gli interessi della filiera dello sfruttamento e prendono in giro il pubblico. La mia reazione di scrivere che sarebbe meglio chiarire è perché avevo inteso la stima a veterinari integerrimi in modo diverso da come hai fatto tu e poi ho capito (come ho ragionato sopra) e anche perché di istinto mi dispiace sempre quando ci si critica “tra compagni di lotta”, ma mi rendo conto che pur avendo in comune certi punti in partenza poi ci si possa ritrovare lontani o si possa anche criticare un’azione senza denigrare o distruggere completamente. Il termine sputtanare non è il più appropriato ed elegante ma certamente non voleva essere sessista anche se semanticamente lo può essere.

    30 Ottobre, 2015
    Rispondi
  6. Paola Re ha scritto:

    Cara Silvia, anche a me dispiace quando ci si scontra tra compagni e compagne di lotta perché non giova alla causa. Proprio per questo, anziché arrivare allo scontro, si dovrebbero prendere in considerazioni le critiche. Non pensare che io non ne abbia mai avute… anzi… certe sono state un vero toccasana. L’uso del linguaggio in un comunicato è troppo importante per potere passare inosservato. Scusa se ti ho fatto notare bruscamente il termine “sputtanare” ma pure quello non mi è passato inosservato. Capisco che certe parole siano diventate di uso comune ma bisogna impegnarsi a dare loro un colpo di spugna.

    30 Ottobre, 2015
    Rispondi

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