Noi, gli altri Animali e le Intelligenze artificiali. Un incontro tra alterità


Si legge in circa:
4 minuti

«La felicità non è trovare prodotti vegani nei supermercati, bensì non trovare supermercati»
Adriano Fragano

Antonio Capone presenta un proprio scritto e alcune opere per la sezione ArteVeganzetta, affrontando un argomento al contempo estremamente affascinante e terribilmente pericoloso: l’intelligenza artificiale, questa volta utilizzata per produzioni artistiche di stampo antispecista.


La prima volta che ho sentito parlare di Artificial Intelligence (AI da ora in poi) applicata all’arte risale a circa sette anni fa, durante la lettura di Homo Deus, scritto dal filosofo nonché attivista vegan Yuval Noah Harari. Si tratta di un saggio illuminante sull’ascesa dell’umanità i cui ultimi capitoli possono invece risultare indigesti o terrificanti – a seconda di come si percepisce e si immagina il futuro – in cui dati e algoritmi divengono sempre più naturalizzati nella società umana. Il professor Harari racconta in modo avvincente l’introduzione delle AI nel campo all’arte, nello specifico in quello musicale, e di come esperti e critici si dicevano riluttanti all’idea di composizioni generate dagli algoritmi – a causa del loro approccio freddo e non viscerale alla musica – salvo poi non riuscire a distinguere quale brano fosse stato eseguito da un umano e quale dalla macchina “asettica”.

A sette anni di distanza da quel libro sono passato da semplice spettatore a realizzare quella che viene definita arte generativa del nuovo millennio. In realtà, non si tratta di una novità assoluta in campo artistico, poiché qualcosa di simile ad un sistema autonomo che offre risultati artistici più o meno prevedibili era già stato studiato e messo in pratica negli anni ‘60 del secolo scorso. Tuttavia la potenza degli attuali sistemi tecnologici permette di ottenere risultati inimmaginabili allora così come pure oggi ci appare come qualcosa di miracoloso inspiegabile. Ed è a questo punto che il sottoscritto – un po’ perché lavora in ambito pubblicitario, e un po’ perché nel poco tempo libero imbratta tele reali e digitali da autodidatta – inizia ad entrare in confidenza con Midjourney, una delle AI più evolute in campo artistico, integrandola con software standard di grafica quali Photoshop e Procreate per arrivare al risultato finale desiderato.
Ma in poche parole: Come funziona questo laboratorio di ricerca visuale?
In pratica l’AI riesce a generare una serie di immagini partendo da comandi testuali, definiti prompt. Più questi sono dettagliati nelle descrizioni, più il risultato finale si avvicina, se non addirittura supera, ciò che prima era soltanto una nuvola di pensieri astratti nella propria testa. La cosa che più stupisce di queste tecnologie applicate all’arte è la velocità con cui realizzano le “opere”: talvolta si ottengono immagini soddisfacenti già dopo pochi minuti.

Arrivate a questo punto ti stai chiedendo “Ok , ma cosa c’entrano l’arte, le intelligenze artificiali, gli algoritmi con la questione animale, il veganismo e l’antispecismo?
Non è difficile rispondere a questa domanda se, come nel mio caso, si è attiviste e si scende in strada per divulgare concetti legati all’oppressione delle altre specie. Faccio parte del collettivo A4, piccolo avamposto antispecista radicale che in quest’anno e mezzo di vita ha contribuito a liberazioni, presidi contro l’abbattimento di Cinghiali (siamo state tra le presenze fisse al Parco La Maggiolina di La Spezia lo scorso agosto) e di Daini a Ravenna. A4 fa sensibilizzazione in strada e lo fa divulgando i meccanismi del sistema specista, in particolare mostrando video di resistenza animale e scorci di vita all’interno dei rifugi. Questi sono due aspetti un po’ bistrattati dal mainstream vegan, che di solito fa leva sulla pornografia del dolore per suscitare senso di colpa e far breccia nella sopita sensibilità degli astanti o, peggio ancora, cerca di convincere a diventare vegan attraverso ricette e nuovi surrogati vegetali che riproducono il sapore del corpo di un Animale.

È in questo contesto che fa il suo ingresso l’AI in A4: abbiamo realizzato poster poi donati ad alcuni rifugi (Ippoasi, Alma Libre, Ohana), il cui ricavato resta quasi interamente a loro; abbiamo creato una serie di cartelli sui selvatici, poi portati in piazza in questi mesi e, ultime ma non in ordine di importanza, abbiamo realizzato le grafiche che accompagnano i post pubblicati sui social e sul sito web a4animals.com
Inoltre, insieme alle contadine di Terrestra – una CSA agroecologica ravennate considerata aliena, poiché coltiva verdure con un approccio femminista e antispecista, di cui fa parte l’artista Andrea Nurcis – abbiamo dato vita a TerrestrA4. Questo progetto è finalizzato alla sperimentazione di forme artistiche e comunicative volte a formalizzare un linguaggio artistico antispecista. In occasione della Giornata del Contemporaneo ha dato vita all’evento “Disseminare Coesistenze“. L’installazione consisteva in una serie di messaggi-riflessioni provenienti da attiviste, pensatrici, filosofe e altre persone che gravitano nel movimento antispecista italiano (ricordiamo tra queste Adriano Fragano con “La felicità non è trovare prodotti vegani nei supermercati bensì non trovare supermercati“). Le frasi inviateci sono state stampate su cartelli successivamente affissi alle pareti della casetta che ospita i due montoni Yumma e Titiro (quest’ultimo purtroppo ci ha lasciate qualche mese fa). Le stesse frasi sono poi diventate immagini, elaborate ancora una volta con l’ausilio di Midjourney, e le stiamo tuttora proponendo sui canali social di TerrestrA4.

Il futuro dell’arte generativa applicata alle AI resta un potentissimo strumento di divulgazione di messaggi visivi che sta prendendo sempre più piede e allo stesso tempo creando non pochi dibattiti sulla liceità del suo utilizzo. C’è infatti chi accusa di plagio i software in quanto attingono da un database per realizzare le opere, ma allo stesso tempo c’è chi, come il sottoscritto, pensa che si possa collaborare in sinergia con le “macchine” se l’immagine che si ottiene non ha l’obiettivo di replicare cose già viste, o lucrare sul lavori di altre persone umane artiste, bensì creare un nuovo linguaggio artistico, utilizzando vari media e software, attraverso cui veicolare messaggi e visioni inedite applicate all’attivismo antispecista.

In conclusione è necessario che le tre alterità si incontrino: le AI rispondono ad un comando testuale nato da una serie di idee elaborate dal pensiero umano che, nel nostro caso, serve a supportare un messaggio di liberazione degli altri Animali dal dominio antropocentrico. A tal proposito ho elaborato uno dei messaggi presenti su Veganzetta, “ANIMALI LIBERI”, il risultato puoi vederlo qua sotto.

Per vedere altri lavori con, e senza, l’utilizzo dell’AI rimando alle pagine social:

www.instagram.com/natonoi_nopace
www.facebook.com/terrestra4

Antonio Capone



Illustrazione in apertura: Maichol Bondanelli per la serie DISSEMINARE COESISTENZE di TerrestrA4. «La felicità non è trovare prodotti vegani nei supermercati, bensì non trovare supermercati» Adriano Fragano #1
Illustrazioni della galleria concesse da Antonio Capone.


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Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.

2 Commenti
  1. Paola Drog ha scritto:

    Sono bellissimi e sicuramente vettori di suggestioni emotive ed estetiche per i destinatari al di là del mezzo usato sorge spontaneo il riferimento a situazioni analoghe anche in epoche precedenti in cui artisti utilizzavano fome d’arte nuove per esprimere il proprio sentire, la propria diperazione e magari sollecitare la sfera emotiva delle persone, penso a Guernica e l’arte astratta di Picasso, è normale che chi fa arte percorra sentieri nuovi e inesplorati. In un mondo così reffrattario a cogliere le proprie zone d’ombra riguardo al destino degli Animali e degli umani e’ comunque augurabile che ci siano artisti che possano fruire delle forme della tecnologia dandole una nuova vita per risvegliare gli spiriti attraverso una metamorfosi così come il bruco diventa farfalla.

    Grazie

    Paola

    12 Marzo, 2023
    Rispondi
    • AntonioC. ha scritto:

      Grazie Paola.
      L’intento di questo percorso “artistico” vuole essere anche quello di slegarsi da un certo tipo di immaginario animalista votato al pietismo e al sentimentalismo. C’è bisogno di una decostruzione di quel tipo di narrazione, che passi anche attraverso le immagini, se vogliamo che l’animalismo racconti altre storie e, magari, provi a farlo con lo sguardo degli altri animali. (naturalmente questo non sarà totalmente possibile per ovvie “influenze” antropiche).

      14 Marzo, 2023
      Rispondi

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