L’orrore che non vogliamo vedere


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L'orrore che non vogliamo vedere - Cristina Beretta
Il progresso etico non si genera dal nulla, ma può fondarsi solo su ciò che già esiste. Questa nozione socratica del “ricordo” di ciò che deve essere portato alla coscienza in modo coerente, può rispecchiarsi in questa descrizione: noi tendiamo a considerare la nostra esistenza come iscritta nell’ordine naturale delle cose. Siamo nati con dei diritti, in genere rispettati, non abbiamo sofferto la fame, non siamo stati schiavizzati, abbiamo passato un’infanzia in cui siamo stati accuditi, curati se ammalati, abbiamo giocato, studiato, fantasticato, pensato al nostro futuro. Qualcuno si è occupato di noi, genitori, parenti, insegnanti,ecc.. Siamo cresciuti in un contesto sociale in cui i rapporti con una cerchia sempre più allargata di persone ci hanno fatto sentire parte integrante di una comunità. Occupiamo un posto ben definito e difficilmente qualcuno potrà non considerare i nostri interessi o abusare di noi. Varie protezioni sociali ci tutelano. E tutto ciò per noi è acquisito naturalmente, solo per il fatto d’esistere. Eppure lentamente, fin da piccoli, cominciamo a renderci conto che non tutti sono fortunati quanto noi. Alcuni bambini che ci capita di conoscere sono nati in famiglie disadattate, sono poveri, sono stati abbandonati. In paesi lontani addirittura soffrono la carestia o muoiono per malattie terribili. Molti sfortunati non possono giocare o frequentare la scuola, poiché ancora in tenera età sono costretti a lavorare. Altri devono combattere guerre che neppure capiscono. E noi? Quali meriti abbiamo avuto per non essere nei loro panni? Avremmo potuto nascere in un periodo storico, in una latitudine o in un contesto sociale ben più svantaggioso rispetto al nostro. Avremmo potuto essere anche noi semplicemente “sfortunati”.
Ed ecco affacciarsi la prima riflessione morale sul concetto di “fortuna e sfortuna”. Da questa riflessione nasce la coscienza sociale. La moralità si fonda proprio sulla capacità di immaginare alternative all’arbitrarietà delle mere contingenze. Parimenti dovremmo renderci conto che sfruttare il potere gratuito che abbiamo solo per un caso fortuito, non fa altro che contribuire a determinare la posizione svantaggiata di altri. Ciò è particolarmente evidente nei rapporti di predominio della nostra specie su tutte le altre. Gli Umani sottovalutano il ruolo che la sorte biologica svolge nell’assicurare la dominazione sul resto dei viventi. Così la coscienza non è quasi mai tormentata dal pensiero che la nostra specie d’ appartenenza avrebbe potuto arbitrariamente trovarsi molto più in basso nella scala del potere. Solo il pensiero antispecista risale il buio dell’inconscio, proietta all’estremo sfortunato le nostre certezze antropocentriche, distrugge tutti i miti dell’umanità sovrana e ci libera dalle sovrastrutture create per sfuggire alle conseguenze morali del riconoscimento dell’orrore che accade, anche per causa nostra, ma che non vogliamo vedere.

Cristina Beretta


Cenni biografici

Ho seguito un corso di studi artistici, laureandomi in Storia dell’Arte, ma  frequentando, negli stessi anni dell’ Accademia di Brera, anche numerosi seminari in facoltà di Filosofia e partecipando alle attività di un gruppo di studio e approfondimento teorico delle  tematiche inerenti la questione animale. Dall’esperienza nasce, nel 1989, un gruppo di divulgazione antispecista,  collegato alla rivista Etica & Animali di Paola Cavalieri:  Eguaglianza Animale, il primo gruppo antispecista italiano, dal 1990 al 1996 si occuperà della pubblicazione di numerosi testi di filosofia antispecista per le maggiori case editrici italiane, organizzando conferenze, incontri internazionali di etica e bioetica, presso le maggiori università italiane ed europee. Ecco alcuni nomi degli studiosi che hanno collaborato con noi in quegli anni: Peter Singer, Tom Regan, James Rachels, Dale Jamieson… Nel 1993 nasce il Progetto Grandi Scimmie, dalla collaborazione di Paola Cavalieri e Peter Singer. Io ne curo l’ufficio stampa.
Dopo il 1996 il gruppo Eguaglianza Animale si scioglie. Io continuo il mio impegno antispecista scrivendo articoli, partecipando ad azioni dirette, progetti e campagne specifiche, collaborando di volta in volta  con associazioni diverse.


Fotografia fornita dall’artista


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3 Commenti
  1. antonella ha scritto:

    Una bella riflessione da diffondere in queste feste pasquali!

    16 Aprile, 2014
    Rispondi
  2. Luisa Avetta ha scritto:

    Grazie per questa riflessione; mi riporta ad uno spicchio di conversazione con mio nipote di 10 anni al quale chiesi se trovasse giusto ciò che facciamo ai polli , partendo dall’ovvio assunto che se la stessa cosa fosse fatta a noi non ci piacerebbe affatto.
    La sua risposta, ingenua ma ovviamente frutto di ciò che aveva assorbito in famiglia, fu: ” eh forse no .. ma è lui che è nato pollo!”.
    Come se, appunto, l’essere destinati allo sfruttamento dipendesse dalla collocazione alla nascita nella scala della fortuna ( o della sf…ortuna).

    24 Dicembre, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Per giustificare la nostra voglia di dominio ci siamo inventati anche soluzioni quali il destino o il karma. La nostra fantasia quando si tratta di sfruttare gli altri è inesauribile.
      Di sicuro tuo nipote avrà la possibilità, grazie a una zia come te, di aprire gli occhi su tale argomento.

      3 Gennaio, 2016
      Rispondi

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