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L’allenamento funambolico della conoscenza, giunge talvolta all’atto creativo che ri-organizza nuovi universi semantici. Qui ciò che è quasi impossibile immaginare si palesa. La capacità di tollerare i conflitti, veri e propri cortocircuiti fra linguaggio e realtà, è per l’artista un detonatore potente col quale può giungere in luoghi sistematicamente fuggiti dai più. E se l’arte è un modo interrogativo di porsi di fronte al reale, il difficile status dell’artista è da sempre percepito dalla società come anomalo e pericoloso. Tuttavia la collettività si aspetta sempre delle risposte dall’arte , mentre gli artisti formulano domande e, dunque, non stanno al gioco. Anzi lo ribaltano.
L’arte che interroga e non risponde, corrisponde però alle affabulazioni fisiologiche del nostro diffuso ” senso comune”, mettendolo a soqquadro. Mai come inermi oggetti del desiderio, le immagini rendono visibile la fenomenologia invisibile dell’immaginario che produce e ri-produce oggetti simbolici, spesso indesiderati e occultati dalla società.
Nei Frammenti postumi dei 1888 Nietzsche, scriveva: “L’artista appartiene a una razza più forte. Ciò che per noi sarebbe già nocivo, sarebbe già morboso, è in lui natura.” Questo stato esplosivo, che per Adorno ha i connotati della nevrosi totalitaria, libera attraverso lo stato d’ebbrezza la forza violenta capace di evocare ciò che è solitamente rimosso.
Attraverso la lettura di un campionario di opere di artisti moderni e contemporanei, ci addentreremo nei significati attinenti al mondo animale, la simbologia animale e le sue ripercussioni nell’animo umano.
THEODORE GERICAULT
La vita e le opere di Géricault (1791-1824), celebrano l’ideale romantico dell’individuo e anticipano la moderna concezione dell’arte. Fu considerato da Baudelaire come un “faro” della pittura di tutti i tempi, incarnando l’eccedenza di significazione fino a diventare un veicolo di documentazione, critica e denuncia di complesse problematiche sociali.
L’adolescente inquieto segnato dal sigillo del genio, crebbe nell’ottusa borghesia, ma le costrizioni finirono all’età di diciassette anni, quando, abbandonati gli studi e gli agi famigliari, Géricault, partendo da una Parigi ancora sconvolta dalla rivoluzione, si diede alla vita raminga del primo artista, dichiaratamente anarchico e ateo, che si possa definire “maledetto”. Non è agevole definirne le opere, in parte collocabili nell’ambito dell’ultimo Neoclassicismo alla David (Cavallo trattenuto dagli schiavi), in parte già appartenenti al Romanticismo (La Zattera della Medusa) o addirittura introducenti al Realismo (Ritratti di alienati) e al Naturalismo (La fabbrica del gesso).
Morì all’età di trentatre anni e alcuni ambiziosi progetti di denuncia sociale, quali ” La tratta dei negri” o ” L’Inquisizione”, rimasero incompiuti.
Chi è dunque Géricault? Per capire l’artista bisogna capovolgere il problema: dimenticare le classificazioni e calarsi nell’abisso della sua inquieta ricerca, dallo slancio sempre generoso.
Seguiamo il tema del ritratto e degli Animali.
Géricault eseguì numerosi ritratti, e alcuni di questi furono considerati vere e proprie documentazioni delle problematiche sociali delle metropoli nascenti. In particolare l’interesse alla questione del razzismo e la propensione dell’artista a partecipare ai grandi dibattiti politici ed intellettuali del suo tempo, fecero scaturire una serie di studi riguardanti lo schiavismo. L’argomento di grande attualità, oggetto di discussione alla camera di Parigi a partire dal 1818, è rappresentato nell’opera “Ritratto di negro” , del 1822: forse per la prima volta nella storia dell’arte viene eseguito un ritratto in cui è attuata una minuziosa indagine psicologia di un indivuduo socialmente debole. Il dipinto è scarno ed essenziale, definito da pennellate a tratteggio veloce e dalla materia magra, la tavolozza è terrea. Nulla cede ai fronzoli, nulla distrae: rimane solo l’Umano.
La traduzione dal latino del termine re-traho significa tirare fuori, cioè recuperare l’immagine dalla realtà. Più che in qualsiasi altro genere, nel ritratto l’arte si confronta direttamente con il soggetto: l’artista cattura un’espressione fuggevole, uno scatto, un moto dei sentimenti e li fissa indelebilmente. Ma Géricauld non si limita a fissare la natura umana.
La sua visione del mondo e delle relazioni fra i viventi supera le barriere di razza e di specie. Il legame di atavica fratellanza fra la vita umana e non umana è tangibile specialmente nelle ultime opere, purtroppo solo abbozzate, ispirate agli scritti dell’amico Lord Byron, quali Mazeppa, del1823, in cui un Cavallo nel buio della notte esce dall’acqua traendo in salvo un Umano a lui legato dallo stesso tragico destino.
E’ dunque già nel ritratto equino ” Testa di cavallo bianco”, del 1816, che un volto non umano appare in tutta la sua espressività. Analogamente a quanto accade nella raffigurazione dei personaggi umani ritratti in quel periodo dall’artista, un fascio di luce frontale e diretta permette di percepire ogni minimo avvallamento della fisionomia, ottenuta con pennellate morbide che definiscono il candore del mantello, la sinuosità della criniera, la profondità dello sguardo. L’indagine psicologica non è diversa da quella che ci si aspetterebbe se fosse rappresentato un volto umano.
La correlazione empatica che si istaura fra gli individui prescindendo dalla loro appartenenza di specie e il conseguente rifiuto delle discriminazioni è la cifra morale, non ancora abbastanza indagata, che troviamo in molti scrittori, filosofi e artisti a partire almeno dal Romanticismo. Per questo Nietzsche abbracciò piangendo il Cavallo maltrattato, e Theodore Géricault ne fu l’ispiratore segreto.
Cristina Beretta
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Mi è piaciuto tantissimo questo articolo, Cristina ! ( -:
E’ importante e interessante ciò che dici e come lo dici. Auspico altri tuoi articoli simili .. ingenerale apprezzo l’introduzione del tema arte/animali, e in ciò mi complimento con veganzetta. Il ritratto di cavalo bianco e dello schiavo nero posti vicin mi ricorda molto la campagna di CA “Persone” .. Quindi bravi tutti e grazie a tutti .. ( -:
Cristina, sei una grande!!
Questo argomento è veramente interessante e poi lo hai scritto mirabilmente…. complimenti!
Questo approccio all’arte apre nuove prospettive e consente di continuare a riflettere su tematiche che ci toccano davvero nel profondo.
L’arte, con la sua forza visiva ed espressiva, tocca le corde della nostra coscienza.
Grazie!
Anto
Grazie Sandra e Antonella per gli apprezzamenti. Dunque continuerò in questa avventura. Approfitto di questo spazio per richiedere suggerimenti e segnalazioni sul tema Arte e Animali a quanti siano sensibili alla tematica.