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Il Coordinamento Fermare Greenhill ha indetto, per il 28 aprile 2017, un presidio di solidarietà per le cinque persone umane attiviste sotto processo per l’occupazione dello stabulario della facoltà di Farmacologia dell’Università Statale di Milano avvenuta il 20 aprile 2013.
Il presidio di solidarietà in questo specifico caso non solo è opportuno per dimostrare vicinanza e sostegno nei confronti di chi subirà il processo, ma è da ritenersi necessario per ristabilire un minimo di chiarezza all’interno del variegato e frastornato mondo animalista e antispecista nostrano. I fatti del 20 aprile 2013 hanno rappresentato probabilmente l’azione più eclatante e importante dal punto di vista politico di tutta la recente storia del liberazionismo italiano, le ricadute in ambito animalista e antispecista – ma non solo – sarebbero dovute essere enormi, in realtà purtroppo non è accaduto assolutamente nulla. Il problema è che ben poche/i ne hanno compresa l’effettiva portata, mentre molte/i hanno volutamente ignorato o minimizzato l’accaduto per motivi che esulano la lotta antispecista. Lo scalpore causato dalla liberazione dei Cani prigionieri nel lager di Green Hill è stato, infatti, enormemente maggiore rispetto a quello sollevato dall’occupazione dello stabulario di Farmacologia e questo per numerosi motivi tra i quali è opportuno sottolineare:
1) La ormai arcinota, cronica e insanabile propensione dei gruppi – animalisti in generale e liberazionisti in particolare, nessuno escluso – a non organizzare e non gestire correttamente comunicazione e coordinamento in occasione di campagne o azioni, come quella avvenuta a Milano nel 2013;
2) La altrettanto arcinota, cronica e insanabile tendenza dei gruppi di cui al punto 1 a scatenare guerre e faide intestine, causando paradossalmente disaffezione e disinteresse nei confronti di azioni tatticamente, strategicamente e politicamente molto importanti come quella di cui si sta parlando;
3) La palese e preoccupante mancanza di approfondimento, elaborazione delle attività pregresse e di visione prospettica dell’attivismo (in una parola: superficialità), causa di molti guai, primo fra tutti l’incapacità di procedere coerentemente verso una meta, preferendo attività discontinue e autoreferenziali, che senza dubbio soddisfano la grande voglia di protagonismo che pervade il “movimento”, ma che non aiutano di certo la lotta per la liberazione degli schiavi animali.
Dal 28 aprile c’è però la possibilità di correggere la rotta e di avviare una nuova fase – preferibilmente una ripartenza considerato il ginepraio di questioni stratificatesi nel tempo – che potrebbe aiutare a ricompattare (perlomeno dal punto di vista ideale) le numerose forze disperse negli ultimi anni. Molto dipenderà dall’andamento del processo e dalla condotta che imputate e imputati sceglieranno di adottare durante in dibattimento, agendo conseguentemente anche sulla base del supporto e attenzione che le realtà animaliste e antispeciste italiane vorranno loro fornire.
Quanto accaduto il 20 aprile prescinde diversità di vedute, personalismi, gelosie ed egoismi che hanno minato l’ambiente antispecista distruggendolo; il 20 aprile ha rappresentato una sintesi importante: una concretizzazione dell’idea liberazionista mediante l’occupazione non violenta di un luogo istituzionale deputato alla tortura legalizzata degli Animali, e la liberazione (non il furto come le leggi speciste sanciscono) di 400 Topi e un Coniglio che hanno potuto per la prima volta nella loro misera vita respirare finalmente l’aria fresca e non quella asettica della loro prigione. Quanto accaduto a Milano rappresenta una discontinuità, una reale rivendicazione liberazionista che permette all’attivismo di passare dalla linea teorica a quella pratica con coerenza. Un momento di rottura progettato e realizzato che può contribuire fattivamente a un’evoluzione del pensiero antispecista, dimostrando che è possibile ottenere risultati importanti con pochi mezzi e con molta determinazione, senza l’uso di violenza e senza dover scendere a compromessi se non i minimi indispensabili per trarre in salvo chi è ridotto in schiavitù.
In virtù di tali considerazioni, è logico affermare che un’azione del genere sia dotata di un peso specifico enormemente maggiore rispetto ai fatti di Montichiari, ciò dovrebbe essere ben chiaro e tenuto in debita considerazione, cosa che purtroppo – per i motivi già esposti – non è avvenuto.
Il silenzio e il disinteresse quasi totali sull’irruzione a Farmacologia che hanno caratterizzato gli anni che ci separano dal giorno dell’occupazione, sono la prova tangibile di quanti muri (non solo fisici, ma soprattutto mentali) ci siano ancora da abbattere, anche tra chi si definisce animalista o peggio antispecista.
Solo abbattendo tali muri si potrà sperare in futuro di poter assistere finalmente a eventi liberazionisti supportati senza se e senza ma, come concreta, seria e matura dimostrazione di unità di intenti volta alla liberazione degli Animali. Ciò non significa che il moribondo “movimento” antispecista potrà risollevarsi: la strada è già segnata e troppo è stato bruciato per essere recuperato, inoltre quasi nessuna/o sarebbe disponibile a tentare tale impresa, perché ammettere le proprie colpe è pur sempre una pratica scomoda se non dolorosa. Posto di fronte all’evidenza che l’occupazione di Farmacologia è stata una delle poche azioni chiaramente antispeciste portate a termine nel nostro Paese, l’antispecismo italiano ha il dovere di riconoscerne l’importanza e di raccogliersi intorno alle persone umane attiviste che l’hanno compiuta. Pur non esistendo più un movimento, esiste però un’idea che potrebbe uscirne rafforzata dal punto di vista politico e identitario. Per tale motivo il processo che avrà inizio il 28 aprile non può e non deve essere ignorato. Ripartiamo, dunque, recuperando ciò che abbiamo colpevolmente dimenticato per troppo tempo: la solidarietà.
Adriano Fragano
Fotografia in apertura: archivio Dentrofarmacologia.org
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Ciao Adriano,
è stato una piacevole sorpresa leggere il tuo nome in fondo a questo articolo nel quale mi riconosco totalmente.
….”esiste però un’idea che potrebbe uscirne rafforzata dal punto di vista politico e identitario”
grazie
Grazie wilma per il tuo commento di approvazione.
Interessante, si potrebbe anche parlare del silenzio e del disinteresse nei confronti dell’attacco contro l’azienda di mangimi ogm del luglio 2015. Azione che ritengo ben più rilevante dell’autocastrazione di farmacologia. E non sto parlando di rilevanza “mediatica” che poi è quella che interessa agli attivisti “antispecisti”. Ma di rilevanza tra gli attivisti stessi, sempre pronti a chiedere di partecipare alle le proprie iniziative, ormai solamente spettacolari, come il pedone di una scacchiera, ma altrettanto solerti a snobbare il resto. Stesso atteggiamento da primadonna mediatica, protagonismo nell’articolo qui sopra, che nel mass media vede il massimo traguardo e non il massimo nemico quale dovrebbe essere. Se si ritiene sbagliata una legge non la si accetta passivamente facendosi condannare da un tribunale che agisce in suo nome. La si combatte, senza secondi fini mediatici, senza quell’obbiettivo riformista di convincere il politico di turno a concedere qualcosa dall’alto grazie alla pressione della volubile e disinformata opinione pubblica, attenta agli scandali e allo spettacolo piuttosto che ai contenuti. Che oggi ti appoggia e domani ti condanna al variare delle mode, in un triste spettacolo che ha accompagnato le società nell’ultimo secolo senza alcuna eccezione.
Come si può parlare di discontinuità dopo l’ennesima liberazione a volto scoperto? E’ una pratica vecchia e stantia, con un unico fine riformista.
Commentare un articolo su un’azione affermando che non si è parlato di un’altra azione si chiama “benaltrismo”, e trattasi di una pratica inutile e qualunquista.
Nell’articolo non si è mai parlato di “rilevanza mediatica” o di questioni riconducibili ai mass media, non si capisce pertanto su che basi tu lanci le tue accuse e con quale fondatezza. L’articolo in questione è direttamente rivolto al mondo animalista e antispecista perché avvii una seria riflessione su quanto fatto e soprattutto su quanto non fatto in questi anni.
Per ciò che riguarda la questione legalista anche in questo caso sei in errore: Veganzetta non ha mai appoggiato soluzioni del genere, al contrario. Il processo, che chi ha compiuto la liberazione dovrà subire, può essere considerato un momento di rivendicazione politica.
L’antispecismo non ha alcuna caratteristica riformista.
Eh no, io ho semplicemente confermato la mancanza di “scalpore” di cui si parla nell’articolo. Ho citato quell’esempio anche per obbiettare all’affermazione “l’azione più eclatante e importante dal punto di vista politico”, dicesi critica e non benaltrismo. Mi pare di capire che le critiche qui non sono ben accette, soprattutto quando si osa ritenere più importante l’azione distruttiva rispetto a quella pacifista e spettacolare della liberazione a volto scoperto.
Per quanto riguarda la rivendicazione politica staremo a vedere, negli ultimi anni vi ricordo altre rivendicazioni politiche (limitarsi solo a rifiutare il pentimento e parlare solo di animali, ignorando le cause del perchè gli animali sono schiavi, da un punto di vista politico forse è un pò poco), ampiamente snobbate dal movimento (giusto per benealtramente confermare ciò che hai scritto nell’articolo), Luana al processo Green Hill, Billy, Costa e Silvia nei vari processi che hanno dovuto subire, Gianluca e Adriano.
Io non ho mai scritto che l’antispecismo è riformista, ne accusato veganzetta di ambire ad avere rilevanza mediatica. Mi riferivo alla liberazione a volto scoperto, pratica che non condivido e critico ponendo ragionevoli dubbi. Ad esempio mi chiedo cosa si intendo con il termine “scalpore”, mi chiedo perchè chi compie liberazioni a volto scoperto finisce regolarmente in televisione, mi chiedo perchè autocastrarsi subendo consapevolmente e per scelta una legge, salvo poi non riconoscerla. E’ un controsenso.
L’antispecismo non ha alcuna caratteristica riformista? A parole può avere qualsiasi caratteristica, ma nei fatti cos’è l’antispecismo? Le liberazioni a volto scoperto per la loro caratteristica spettacolare, autopunitiva, e legalista sono riformiste. Perchè legalista? Perchè se non riconosci la legge e il tribunale eviti (o almeno ci provi) di diventarne vittima. Criticare poi la legge davanti a un giudice e di fronte ai media non equivale a chiedere una legge migliore e quindi una riforma?
Come hai ragione. Il pulviscolo animalista antispecista italiano è “frastornato”. Da cosa o da chi e perché, sarebbe da capire, ma di sicuro questo frastornamento spesso troppo autoreferenziale ci rende i peggiori nemici di noi stessi.
Se si trattasse solo di essere “i peggiori nemici di noi stessi”, poco importerebbe. La verità è che così facendo si rischia seriamente di divenire anche nemici della liberazione animale.
Sinceramente questo ragionamento mi sembra molto superficiale, è lo stesso portato avanti da 100% animalisti, fronte animalista e satelliti vari. Che accusano tutti di essere nemici della liberazione animale (come la intendono loro) perchè non d’accordo con le loro modalità di concepire l’animalismo e le loro posizioni politiche, schierate o qualunquiste che siano.
Si potrebbe dire la stessa cosa di chi ha preso posizione criticando le azioni distruttive, in alcuni casi arrivando persino alla delazione (o alla minaccia di delazione).
Ben felice di non far parte del pulviscolo animalista antispecista italiano.
Sincerità per sincerità questo è un commento stupido.
vero, rileggendolo mi sono accorto della incompletezza. vero anche che con le continue diatribe, facciamo il servizio di chi invece si oppone per interesse costituito alla liberazione animale. questo, potrebbe essere un altro tassello a render meno incompleto il mio pensiero
la risposta era per Veganzetta. l’altro commento non mi appariva, al momento della mia scrittura
Per Leo:
Le critiche se costruttive sono sempre benaccette su Veganzetta.
Cosa intendi per azione distruttiva e per pacifista? Un’azione pacifista può essere distruttiva, infatti nello specifico chi ha portato a termine l’azione a Farmacologia ha reso vano il lavoro dei vivisettori durato anni. Se per azione “distruttiva” intendi invece un’azione violenta diretta verso i viventi (Umani e/o non), allora la questione è ben diversa: non si tratta di un’azione antispecista.
Nessuno ha messo in dubbio la validità delle azioni a volto coperto, in questa sede non se ne è parlato per il semplice motivo che sono azioni diverse da quella in oggetto.
Tra l’altro anche un’azione “distruttiva” come la definisci tu, può essere “spettacolare”: la liberazione da parte di anonimi di migliaia di Visoni in una notte forse non lo è?
Parli di azioni a volto coperto, ma poi citi il caso di Luana Martucci, che è una delle persone umane attiviste che hanno portato a termine una liberazione a volto scoperto a Green Hill. Tra l’altro è necessario farti notare che Veganzetta ha seguito sin dalle prime battute il processo di Luana e ha dato ampio spazio alle sue dichiarazioni: http://www.veganzetta.org/?s=luana+martucci
Tornando alla questione delle liberazioni a volto scoperto, lo scalpore (inteso come “particolare risonanza che un avvenimento ha avuto nell’opinione pubblica o in un determinato ambiente…” come recita Treccani) a cui si faceva riferimento nel testo, è quello del mondo animalista e antispecista a riguardo della vicenda.
Le liberazioni a volto scoperto hanno soprattutto una valenza di denuncia sociale, per tale motivo esistono, non si tratta di rincorrere i media, ma di denunciare alla massa un’ingiustizia entrando direttamente in conflitto con chi la compie. Si può essere d’accordo o meno, ma non si capisce per quale motivo le due metodologie di azione (a volto coperto e a volto scoperto) debbano per forza essere in competizione: seguono semplicemente criteri diversi e perseguono solo nell’immediato risultati diversi.
Infine è opportuno chiarire che non è scritto da nessuna parte che le azioni antispeciste debbano necessariamente essere a volto scoperto.
Per azione distruttiva intendo sia il sabotaggio che ho portato ad esempio nel mio commento iniziale, ma anche quello portato avanti in un altro contesto come un corteo. La parola “pacifista” era riferita nello specifico alle liberazioni a volto scoperto e non in senso generico. Discorso a parte andrebbe fatto per le azioni “violente” contro i viventi, qual’è il confine di questa violenza? la distruzione di una cosa di un vivente non è violenza? Qual’è il significato del termine “violenza”? La treccani nel termine violenza fa un rientrare un bel pò di cose, anche l’azione di farmacologia. O forse intendi la sola violenza fisica che si esprime con il ferimento di un vivente? non sarebbe accettata nell’antispecismo neanche per difesa? L’animale al macello non dovrebbe quindi reagire alla violenza mortale che sta subendo nell’unico modo possibile, quindi con altra violenza potenzialmente anch’essa mortale?
Tutte le azioni possono essere spettacolari, ma non è ciò che intendo io, anche perchè la “spettacolarità” di cui parli tu è soggettiva, il termine da me utilizzato è riferito al rapporto con i mass media, quindi al mezzo utilizzato per veicolare il messaggio, e al modo in cui tale messaggio viene percepito dalle persone, cioè in modo passivo, consumistico e riformista. In poche righe purtroppo è difficile affrontare l’argomento, si trovano approfondimenti in tal senso e ritengo che il rapporto con i media sia un tema poco trattato nell’ambito animalista/antispecista, e lo ritengo un punto importante di separazione tra un approcio liberazionista e uno riformista. Ogni giorno nasce una nuova associazione o gruppo “antispecista” (con il vizio del 5×1000 che il grano fa sempre comodo per apparire meglio sui media) ma poi le pratiche sono sempre quelle, il presidio scenografico con l’obbiettivo dell’articolo di giornale, il video sulla tv, la liberazione a volto scoperto con annessa intervista televisiva. Così si alimenta il potere dei mass media, invece di distruggerlo, e i mass media sono uno dei principali strumenti di asservimento del vivente. E guarda caso nonostante questa grande esposizione mediatica il numero di attivisti resta miseramente basso, segno inequivocabile di fruzione passiva di uno spettacolo.
Il caso di Luana è un pò diverso, non è stata un’azione pianificata, ma spontanea, con tutte le differenze del caso. E soprattutto in tribunale è stata fatta una rivendicazione ben precisa, un rifiuto dello stato, delle leggi, del tribunale. Dichiarazione poco presentabile sui mass media tant’è che ha avuto diffusione solo sulle pubblicazioni di movimento. Dubito che esca qualcosa di simile dal processo di farmacologia, staremo a vedere.
Sulla violenza Veganzetta è sempre stata molto chiara: https://www.veganzetta.org/antispecismo-e-violenza
Per quanto riguarda 5X1000 e amenità simili rivolgiti ai gruppi “antispecisti” a cui alludi, su questi argomenti si è già ampiamente dibattuto in passato: inutile continuare a ripetere sempre le stesse cose: il referente è il singolo individuo, altro non può essere.
Si è sempre stata chiara, ma anche in questo caso con molta superficialità. In quel vecchio post oltre a fare del moralismo distinguendo tra “buoni” e “cattivi” non si affrontando delle contraddizioni importanti, messe invece in luce dai comunicati pubblicati su informa-azione linkati. Se quella posizione così superficiale e lacunosa dovrebbe essere la base teorica dell’antispecismo siamo messi un pò male, personalmente mi sento anni luce lontano da una posizione del genere, quindi ho ben ragione a prendere le distanze dal vostro antispecismo.
Per quanto riguarda il 5×1000 o siete disinformati oppure state giocando a far finta di non capire, alcune delle persone coinvolte nel processo di cui parlate fanno parte delle associazioni a cui alludo. Stiamo parlando dell’azione di farmacologia o di veganzetta, non capisco perchè continui a spostare il soggetto della discussione su te stesso. E anche in questo caso non condividendo l’utilizzo preponderante dei mass-media nelle pratiche di questi gruppi, oltre a svariate altre cose (raccolta soldi, protagonismo, liberazione a volto scoperto, mancanza di posizione e critica politica, coinvolgimento con i partiti, riformismo), riscontrabili anche nel caso di farmacologia, non vedo perchè devo fare il bravo soldatino e partecipare alle iniziative in loro solidarietà in nome di una presunta unità (perchè tale critica non viene rivolta alla loro auto-referenzialità ad esempio?) per la “liberazione animale” (come la intendete voi).
Il fatto che tu prenda le distanze dal “nostro antispecismo” non toglierà certo il sonno a nessuna/o.
L’oggetto della discussione non è spostato: tu stai scrivendo su un luogo virtuale – che si è reso disponibile a ospitare le tue posizioni – sparando a zero su argomento e situazioni che palesemente non conosci o non hai compreso o non vuoi comprendere, è quindi del tutto lecito che chi ti risponde, in rappresentanza di questo luogo virtuale, specifichi le proprie posizioni. Se non ti garba puoi sempre esternare da qualche altra parte. Come si dichiarava al principio le critiche sono sempre ben accette se costruttive, non è questo il caso. Su Veganzetta si parla di antispecismo, veganismo etico e di liberazione animale, tutto il resto lo si lascia volentieri a chi ha del gran tempo da perdere. Grazie per la partecipazione.
A beneficio del confronto e per correttezza, è giusto affermare che l’appoggio all’azione del 20 aprile 2013, non significa automaticamente anche appoggio aprioristico alle posizioni che imputate e imputati decideranno di tenere durante il processo in corso.