Si legge in circa: 2 minuti
Se pensavate di aver visto ormai tutto, vi stupiremo con un effetto speciale: ecco a voi il biscotto antispecista.
Trovarsi tra le mani un prodotto alimentare la cui confezione reca una descrizione del genere, fa un certo effetto, inutile negarlo; si è già parlato molto in passato dell’esplosione del fenomeno vegan a livello commerciale, se n’è parlato mettendo in guardia gli entusiasti dello scaffale vegan da una grave deriva ideologica e di principi a favore del mero consumismo capitalista, paventando un possibile pericolo anche per l’ambito antispecista: come sempre però la realtà supera di gran lunga la fantasia.
Non si tratta di uno scherzo, l’immagine riporta un particolare della confezione di un prodotto alimentare in vendita nei punti vendita di una catena italiana di supermercati bio, e a tutti gli effetti è la prova provata che anche il termine “antispecismo” è entrato ufficialmente nelle grazie della GDO (Grande Distribuzione Organizzata).
Si parla di termini e non certo di concetti, per il semplice motivo che non è dato sapere quale sia il ragionamento che possa spingere delle persone a concepire una descrizione del genere, accostando l’antispecismo con un prodotto alimentare industriale. Allora perché non una marmellata antifascista? O una macedonia antisessista?
Ancora una volta è palese come la confusione più totale che vige intorno alla questione antispecista, possa arrecare danni a volte non calcolabili. La mancanza di una base teorica seria, chiara e condivisa utile a connotare la filosofia antispecista, non permette di interpretarla per quello che è: una visione rivoluzionaria della società umana e del rapporto Umano-Animale, non un ingredienti di un biscotto.
Adriano Fragano
Fonte fotografia in apertura: archivio Veganzetta
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.
Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.
Salve,
la mia opinione in merito è: wow, è fantastico che sensibilizzino scrivendo una cosa del genere su un prodotto!
Poi leggo l’articolo e rimango stupito del fatto che invece è una critica e non un apprezzamento: l’argomentazione è che l’etichetta non riassume bene, secondo l’autore, ciò che è l’antispecismo. Le faccio notare caro autore, che c’è scritto “vegan”, non “antispecista” e temo che il suo concetto di antispecismo sia personalissimo e non rispecchia affatto il concetto di antispecismo che hanno la maggior parte delle persone (lo affermo in base al confronto che ho avuto negli anni con i vari sostenitori, come me, dell’antispecismo).
Alla luce di ciò l’articolo mi sembra una lamentela infondata perché sull’etichetta c’è scritto che la scelta vegan è basata sul pensiero antispecista: giustissimo! Non si può chiedere di meglio dall’etichetta di un prodotto vegano.
Chiedo perciò di rivedere le sue posizioni perché non è questo un caso di confusione sull’antispecismo ed è invece questo articolo a poter, semmai, “arrecare danni a volte non calcolabili”.
Con tutto il rispetto, buon lavoro.
Salve Alex L.
Grazie per il tuo commento.
Il testo accosta la scelta etica vegana al pensiero antispecista, quindi si assume che essere vegan significhi anche essere antispecisti. Ciò non è sempre vero purtroppo, ad ogni modo nel nostro caso si afferma sia così. Se essere vegan significa essere antispecisti, allora il prodotto in questione lo si può considerare nelle intenzioni “antispecista”.
Non si capisce francamente quale sia il concetto di antispecismo che hanno la maggior parte delle persone a cui tu fai riferimento, ma una delle basi portanti dell’antispecismo è sicuramente anche la lotta allo sfruttamento dell’Umano sugli altri Animali anche per motivi economico. E’ indubbio che il capitalismo rappresenta appieno il concetto che l’antispecismo intende combattere.
Se quanto detto non è del tutto alieno alle tue convinzioni, ti sarà facile comprendere che produrre un prodotto commerciale venduto dalla Grande Distribuzione Organizzata che citi tra le sue motivazioni anche l’antispecismo, non sia il massimo per chi sinceramente intende rivoluzionare la nostra società dei consumi.
L’intento palese di chi ha ideato e realizzato il prodotto in questione è quello si sfruttare la crescente notorietà dei termini “vegan” e “antispecista” per vendere di più: è marketing.
Buon lavoro anche a te.
Ciao,
benchè io non sia sicuramente un fan del “consumismo vegan” (figurarsi poi di un fantomatico “consumismo antispecista”) mi trovo pienamente d’accordo con quanto scritto da Alex L. inoltre mi pare che l’autore dell’articolo faccia dei salti logici non giustificati e che li faccia anche tu (Veganzetta) nella tua risposta ad Alex.
Il primo è quello già sottolineato da lui: da nessuna parte sta scritto “biscotto antispecista” ma viene spiegata,nella brevità concessa dall’etichetta su un prodotto, la scelta vegana etica. questa scelta su cosa può fondarsi se non sul pensiero antispecista? (unica altra opzione che mi viene in mente è una motivazione religiosa,ma stiamo veramente cercando il pelo nell’uovo…).
Per quanto riguarda la relazione tra capitalismo e specismo benché io pensi , come te mi pare, che l’uno non esisterebbe senza l’altro, ti ricordo che però esistono tante interpretazioni dell’antispecismo, non tutte in chiave anticapitalista e\o rivoluzionaria.
vorrei poi aggiungere che sebbene io mi auspichi il crollo (o meglio il rovesciamento) definitivo del sistema mortifero in cui viviamo non posso fare a meno di individuare una serie di sfumature tra il presente e il futuro ideale che ci si auspica (per altro il mio quasi sicuramente non coinciderebbe col tuo, aldilà della liberazione animale che tutti ci auspichiamo…), quindi non posso fare a meno di valutare un dato evento o un dato oggetto nella cornice reale del presente. premesso questo data l’attuale inondazione di prodotti “vegan” , di locali vegan-friendly, di cose le più disparate e assurde alle quali viene affibbiata l’etichetta “vegan” se una piccola azienda (non credo che il prodotto in questione venga da una grande corporation…)decide di spiegare in estrema sintesi il perchè della scelta vegana etica sull’etichetta di un suo prodotto la cosa mi pare positiva (o quanto meno non-negativa) e indice di una volontà di andare oltre la moda e il salutismo, quindi mi pare l’esatto opposto di quello che sostiene l’autore dell’articolo. Dai per scontate un po’ di cose. non è impossibile che il\la proprietari* della suddetta azienda sia animalista, vegan, e che abbia avuto l’idea di approfittare della vendita di un prodotto per far circolare un’idea che sostiene. puoi affermare con sicurezza il contrario, come fai nel tuo post?
se proprio volessi trovare una critica da portare trovo non condivisibile l’accostamento dato per scontato tra “rispetto della vita” “antispecismo” “non-violenza” e “tutela ambientale”
Per prima cosa bisogna chiarire che molte persone sono vegan per motivi che esulano l’etica. Dovrebbe essere come dici tu: il veganismo è solo etico, nella realtà invece molte persone compiono tale scelta per una questione dietetica o salutistica. In tale chiave di lettura (sbagliata o quantomeno limitata) del fenomeno vegano, è chiaro che vi possano essere prodotti e servizi forniti appositamente per le persone vegan.
Il problema che tu non vedi è invece di enorme portata: è senza dubbio vero che ogni idea – per quanto rivoluzionaria e innovativa – per essere compresa e accettata dalla massa, deve subire un processo di semplificazione e banalizzazione, ciò permette al cosiddetto “senso comune” di farla propria. Dando per buono tale processo, è chiaro che anche l’idea antispecista dovrà subire un percorso analogo, altra questione è lo snaturamento dell’idea stessa: il messaggio rivoluzionario diviene mezzo pubblicitario utile ad avallare e alimentare un sistema che originariamente intendeva combattere.
Ecco che il termine antispecista sulla confezione di un prodotto industriale che segue le rigide norme della Grande Distribuzione Organizzata e che è parte integrante di un processo produttivo capitalista e consumista che tutto trita (a partire dagli Animali), può essere paragonato alle magliette che andavano di moda qualche anno fa raffiguranti il ritratto di Che Guevara: un’icona di un’idea rivoluzionaria usata per fini commerciali.
Tu non vedi nulla di male in un’operazione del genere, altri invece vedono un chiaro esempio di “veganwashing” che permetterà ad aziende grandi o piccole e a multinazionali di rifarsi una sorta di “verginità” agli occhi del consumatore, per poter essere più accettabili dal punto di vista etico. Non sono dei biscotti a doverci dire cos’è l’antispecismo e cosa significa il veganismo etico, non stiamo parlando di un piccolo produttore locale che vende direttamente dei prodotti che cerca di ottenere nel modo più libero possibile da crudeltà, stiamo parlando di un’azienda (senza far nomi) presente in 48 Paesi nel mondo con un fatturato annuo di 30,5 milioni di euro.
ah, questo in effetti cambia di parecchio le cose!
ma per chiarire ulteriormente,parli del produttore dei suddetti biscotti o del distributore?
perchè effettivamente sarebbe surreale se il produttore fosse un colosso multinazionale e inserisse questo messaggio…
Del produttore…
trovato il produttore. in effetti fa riflettere la cosa.
Giona scusa se l’azienda produttrice non è stata citata, ma si voleva evitare di fare pubblicità. Ora comprendi che non si tratta esattamente di una bottega artigianale e che l’intento è tutt’altro che etico.
Chiarisco che la mia accezione di antispecismo nulla ha a che fare con il capitalismo/anti-capitalismo, sono ambiti diversi e l’uno non esclude l’altro. Anche la distribuzione organizzata non ritengo possa, a livello puramente concettuale, ledere i principi dell’antispecismo. Che poi ci siano delle pratiche speciste favorite dall’attuale implementazione di capitalismo e distribuzione organizzata non vuol dire che concettualmente queste ultime siano il problema, tant’è vero che si potrebbe avere altrettanto specismo senza avere capitalismo e distribuzione organizzata.
A sostegno di ciò vorrei citarvi la voce di Wikipedia sull’antispecismo (https://it.wikipedia.org/wiki/Antispecismo) per invitarvi e incoraggiarvi a contribuire a essa con il vostro modo di intendere l’antispecismo, citando delle fonti. Così esso sarà vagliato e discusso e, se si riterrà essere, totalmente o in parte, l’accezione corretta e/o comunemente accettata, allora si farà l’opportuna modifica alla voce “antispecismo”.
Propongo spesso questo metodo di confronto produttivo quando si discute sui termini, perché ognuno può avere la sua accezione personale, ma ciò può generare confusione ed avere un riferimento oggettivo come Wikipedia, a cui tutti possiamo contribuire, mi sembra la soluzione migliore. Comunque sconsiglio la diretta contrapposizione antispecismo/capitalismo, poiché mettere a confronto due termini di ambiti diversi è una considerazione personalissima, che difficilmente, se non dopo anni di produzione letteraria, può divenire comunemente accettata. Va posta in altri termini, tutto qui. Con altre persone abbiamo constatato invece che il problema della compartimentizzazione della società moderna rende possibile le forme di specismo estremo che conosciamo bene. Ma una cosa è la compartimentizzazione, un’altra è la “grande distribuzione organizzata”. Per il capitalismo vi rimando sempre sull’omonima voce di Wikipedia che è molto chiara sulle varie accezioni.
Alex, preciso che quando dicevo “Per quanto riguarda la relazione tra capitalismo e specismo benché io pensi , come te mi pare, che l’uno non esisterebbe senza l’altro” ero rivolto a Veganzetta.
Sul fatto che Wikipedia possa essere una fonte oggettiva e un punto di riferimento ho serissimi dubbi ma non mi pare questa la sede per discuterli.
però appunto già il fatto che noi tre che ne stiamo parlando abbiamo tre interpretazioni sicuramente differenti dell’antispecismo avvalora quanto dicevo nel mio post precedente. per quanto possa pensare che la mia interpretazione sia più corretta delle altre non presumo che sia la Verità.
Non si comprende come si possa concepire una società aspecista nella quale continui a vigere il capitalismo come dottrina economica, dottrina che non considera assolutamente le esigenze e specificità dell’individuo, ma solo il capitale. Sarebbe utile capire come una multinazionale dell’agrobusiness possa tramutarsi in una realtà etica e rispettosa degli altri senza tradire del tutto le sue finalità che sono, per l’appunto, l’accumulo di capitale.
Giusta la tua osservazione: anche senza capitalismo lo specismo probabilmente continuerebbe a esistere, di sicuro esisterebbe in una società capitalistica che spinge e favorisce tra l’altro una struttura sociale verticale.
La voce “antispecismo” su Wikipedia Italia è insufficiente e didascalica. L’antispecismo come idea è unica, ha una sua storia e una sua naturale e continua evoluzione, non esistono antispecismi, ma un solo antispecismo con diversi aspetti e fattori. Si possono concepire mille accezioni, ma l’idea fondante è la medesima che però subìto e subisce – come è giusto che sia – molte variazioni perché in continua evoluzione grazie all’apporto di pensatrici e pensatori.
Non è vero che tutti possono contribuire alla pagina in questione su Wikipedia: sappiamo che sono state in passato suggerite modifiche e testi, nulla è stato recepito o quanto pubblicato è stato cancellato. E’ evidente l’intento di gestire la voce “antispecismo” secondo determinati e ben precisi criteri e non si ammettono critiche o proposte alternative.
La gestione della voce in questione non è pertanto metodologicamente corretta né onesta.
Un esempio fra tutti: ci è stato riferito che è stato suggerito tempo fa un testo pubblicato nel 2015: “Proposte per un Manifesto Antispecista“: il suggerimento non è stato accettato e il testo proposto è stato rimosso insieme ad altre pubblicazioni italiane che invece potevano essere molto utili al dibattito.
Per un riscontro controlla la cronologia delle modifiche della pagina.
Cito questo esempio perché mi riguarda direttamente in qualità di curatore del testo in questione.
Il metodo di confronto che tu proponi non è né accettabile.
Per completezza di informazioni si segnala che esiste anche un’altra versione del termine “antispecismo” suggerita da Anarcopedia: https://www.anarcopedia.org/index.php/Antispecismo
Sul sito http://www.manifestoantispecista.org, inoltre, è stato avviato da anni un dibattito a cui tutti possono partecipare suggerendo modifiche, tagli o implementazioni al testo della proposta di manifesto, giusto alla sua 14a versione.
Il filo diretto tra antispecismo e anticapitalismo è un elemento accettato e condiviso da moltissime persone, è tutt’altro che una visione personale. E’ utile ricordare che nella storia del capitalismo l’elemento animale ha giocato e gioca un ruolo fondamentale: dalla domesticazione, alle recinzioni delle terre per i pascoli, alla compravendita degli Animali (bestiame), la storia della dottrina capitalistica è impregnata di sfruttamento e dominio sull’Animale. Non è pertanto possibile disgiungere la lotta per la liberazione animale da quella anticapitalistica e di liberazione umana.
Veganzetta, se sostituisco nel tuo discorso la parola “capitalismo” con “liberismo” quadra tutto. Intuisco che tu sia contro il neo-liberismo e contro il neo-feudalesimo (come me) che è ben diverso dal capitalismo. Questa cosa mi capita spesso e penso che la causa sia l’enorme quantità di letteratura sinistriota propagandistica che è stata prodotta.
Con tutto il rispetto: per favore conia un altro termine invece di usare “antispecismo” caricandolo di significati che non ha. So che questo vuol dire tanto visto quanto hai fatto tuo il termine “antispecismo”. Ma esso non è nato con le connotazioni che rivendichi né le ha tutt’ora. A questo punto è preferibile che accetti di aver inteso male il senso di “antispecismo” e cerchi un termine che rispecchi la tua idea, questo per non ostacolarci l’un l’altro.
Per quanto riguarda il capitalismo, stai dando per scontato che tutti abbiamo l’accezione sinistriota che è nata per pura propaganda. Il termine capitalismo, privato delle sue strumentalizzazioni, ha una definizione ben precisa che nulla ha a che fare con l’antispecismo.
Infine, se nell’articolo fossi stato chiaro sul fatto che fosse l’etichetta di un prodotto di una multinazionale che sfrutta gli animali per altri prodotti ti avrei dato ragione sulla contraddizione, ma non sul fatto che il messaggio in sé fosse sbagliato.
Alex L. non è che se tu hai delle idee generiche o confuse su un determinato tema, gli altri debbano forzatamente adeguarsi e rinunciare a pensieri ed elaborazioni teoriche che tu non hai compreso. Non funziona così di solito, e non funzionerà così nemmeno questa volta. Fattene una ragione.
Non si tratta di letteratura “sinistrota” come la definisci tu, o di qualsiasi altra cosa per la quale tu nutri delle idiosincrasie: si tratta di mera elaborazione logica e di coerenza.
Con tutto il rispetto: per favore fatti una cultura in materia prima di sparare giudizi su progetti, idee, filosofie e ideologie che in tutta evidenza conosci in modo alquanto superficiale.
Se credi potresti leggere un piccolo testo che potrebbe risultarti utile, ma troverai ampie bibliografie in rete e in libreria se vorrai approfondire: http://www.arivista.org/?nr=353&pag=36.htm
Come già detto in altri commenti l’antispecismo è una filosofia in divenire. E’ un’idea giovane – risale agli anni ’70 del secolo scorso – e nella sua breve storia ha goduto del lavoro di molte persone, pretendere che sia cristallizzata e ferma del concetto originario – seppur sempre valido e mai smentito, semmai ampliato e arricchito – è da ingenui.
Per amor di chiarezza e per renderti consapevole delle fesserie che scrivi, potresti leggere anche questo testo: http://www.sarcofagia.it/2011/12/se-il-capitalismo-e-un-grattacielo-gli-animali-vivono-negli-scantinati/
Come vedrai in entrambi i casi non si tratta di scritti di Veganzetta, ciò affinché anche tu comprenda che quanto si è detto in precedenza, non è il parto della mente contorta di un singolo individuo, ma una corrente di pensiero ben radicata che tu ignori totalmente.
Una volta che avrai letto, come si spera tu faccia, quanto proposto ed altre fonti facilmente reperibili sul web, potrai comprendere se la tua idea di antispecismo corrisponde a quella che attualmente circola e trarne le conseguenze. Fino ad allora non è utile continuare questo discorso. Grazie e buona lettura.
Non ci va mai bene niente…
Alcune cose vanno bene, altre no. Del resto a farsi andar bene tutto si finisce male.
Ciao! Mi sorprende che ci sia ancora qualcuno che abbia ancora dubbi sulla portata rivoluzionaria dell’antispecismo, e cioè su una nuova filosofia in continua evoluzione. La concretizzazione dell’antispecismo sta in numerose azioni che quotidianamente possiamo realizzare: il boicottaggio della grande distribuzione organizzata è uno dei tanti. Perciò non mi si venga a dire che l’antispecismo non è anticapitalista perchè mi scappa da ridere e subito dopo mi arrabbio con me stesso perchè forse quello che faccio e che vivo ogni giorno non è abbastanza chiaro, dismostrativo e informativo per gli altri.
Grazie Veganzetta per il posto ed i link dell’ultimo tuo commento…veramente molto interessanti!
A presto…
G.B.
Ciao a tutti.
Ho notato ultimamente questo exploit di prodotti vegani che sbucano come funghi nei luoghi più improbabili e da parte dei produttori più improbabili (tramezzini veg al penny market?? latte soia granarolo???)
Personalmente credo che ci vada una gerarchia del boicottaggio:
– qualunque prodotto animale
– qualunque prodotto di grandi marchi (es: Unilever, Nestlé, Ferrero, Kellogs, Valsoia…)
– qualunque prodotto di aziende che trattano anche prodotti animali (Granarolo, Valsoia, Soyalife, e molto del tessile…)
– qualunque prodotto industriale
Credo fermamente che l’unica strategia produttiva coerente e sensata per attuare una rivoluzione antispecista e libertaria sia l’autoproduzione: se possibile produzione diretta in prima persona e acquisto (o meglio ancora il baratto!) di materie prime da produttori diretti di fiducia; in secondo luogo possibilmente da produttori diretti che non abbiano a che fare con lo sfruttamento animale… e via a scalare fino all’ultima spiaggia: la grande distribuzione, comoda, economica (ma manco tanto), e senza anima.
Dobbiamo però impegnarci a modificare le nostre abitudini, così come abbiamo modificato la nostra dieta: acquistare da produttori diretti anche tramite i GAS, preferire gli alimenti interi a quelli lavorati industrialmente, cucinare di più…
Il biscotto antispecista e anticapitalista bastano 20 minuti a farlo in casa per tutta la settimana, con gli ingredienti che più vi garbano (a km 0, bio, con spezie, cioccolato, frutta, malto o zucchero grezzo…), senza olio di palma, e con una cottura di 10-15 minuti… poco dispendioso anche in termini energetici.
Poco di più ci va per fare pane, pizza, anche pasta, conserve e marmellate, sciroppi, liquori… anche lavorando le canoniche 40 ore settimanali si trova il tempo di smanettare in cucina e saltare un po’ di fasi di produzione e trasporto. Oltretutto è divertente e da occasione di condividere ottimo cibo con gli amici.
“…il messaggio rivoluzionario diviene mezzo pubblicitario utile ad avallare e alimentare un sistema che originariamente intendeva combattere.”
Da quando è stato scritto questo articolo la questione biscotto “antispecista” è peggiorata tantissimo e sugli scaffali sono presenti sempre più prodotti alimentari veganizzati. La marketizzazione di un concetto etico alla base è stata furbamente adottatata ed implementata a dovere tramite abili opere di sofisticazione etica. Del resto era prevedibile in un sistema commerciale dove tutto è facilmente prelevabile e sfruttabile a piacimento. In un prossimo futuro (se le cose cambieranno o non) ci saranno ulteriori opportunità di speculazione…la storia capitalista insegna.
C’è qualcosa di estremamente sbagliato in questo sistema sociale dove il soddisfacimento di un bisogno personale diventa essenziale ed obbligatorio. L’egoismo prevale su tutto e rispetto a tutto, e non potrebbe essere diversamente in un contesto estremamente competitivo e votato al successo. Il vegano medio oggi è presentato in tutte le salse: in tv, sui giornali, social…e media vari. E non stupisce di come purtroppo molti siano caduti nella rete, o meglio nella trappola speculativa dove la notizia fa audience e soldi. Inutile elencare alcuni esempi veramente vergognosi su come il veganismo sia stato rappresentato anche da parte di esponenti celebri. Non ci sono dubbi: bisogna prendere le distanze da questa occasione commerciale che sta dilangando sempre più. Distanze obbligatorie e doverose perchè la liberazione animale è ben altra cosa rispetto ad una ricetta cruelty free. Il capitalismo recente ha creato solo aspetti negativi e ben lontani da una consapevolezza profonda delle vite altrui. E’ innegabile che l’antispecismo sia nato e divulgato anche e soprattutto grazie a fonti figlie di questo mezzo…ma è utile essere coscienti e coerenti con l’ambiente circostante, prendere maggiore coscienza sul compromesso attuale, pur complicato e duro da affrontare ma assolutamente doveroso da riflettere e discutere. Esistono dei limiti sicuramente individuabili in un movimento o presunto tale che deve evolversi e progredire verso una nuova era, questo è accertato. Ma, come si è detto pocanzi, esso è giovane ed in continua evoluzione!
Il capitalismo con tutti i suoi annessi e connessi è contrario ad ogni salvaguardia delle risorse, viventi e non. Non ci sono dubbi che ostacolare la crescita economica infinita sia attualmente l’unica salvezza plausibile. Solo il tempo potrà decidere diversamente.