Cos’è l’antispecismo? Un libro per fare un po’ di chiarezza


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Negli ultimi tempi il termine “antispecismo” sta dilagando sul web e sempre più spesso lo si ritrova citato negli articoli di giornali e riviste. Sono numerose le attività sul territorio, le manifestazioni e le feste, come pure le persone, che si autodefiniscono “antispeciste”. Tutto ciò dovrebbe rallegrare, e non poco, chi da anni tenta di vivere quotidianamente l’idea antispecista, e che ricorda assai bene l’isolamento subito in passato; ma è lecito domandarsi se il numero crescente di persone che al giorno d’oggi parla di antispecismo, abbia realmente compreso cosa esso significhi.
Chi si definisce antispecista e non è nemmeno vegan, o raccoglie firme per chiedere leggi in favore degli Animali alle istituzioni speciste, chi si occupa di diete, ricette di cucina e di prodotti privi di ingredienti animali, chi organizza eventi commerciali e li pubblicizza come antispecisti, chi partecipa alle manifestazioni antispeciste e al contempo aderisce a ideologie razziste, xenofobe, sessiste o discriminatorie, evidentemente ha un proprio concetto del significante (il termine “antispecismo”) e del suo significato; nonostante ciò, pur rispettando e anzi stimolando le personali interpretazioni, sorge il fondato dubbio che molte di queste persone non abbiano le idee chiare su quale siano le fondamenta della filosofia che l’antispecismo propone – chiaramente rivoluzionarie e antisistema – e che abbiano semplicemente arricchito il proprio vocabolario (per moda o per altre motivazioni) con termini che utilizzano in modo superficiale o addirittura improprio o errato. 
L’esperienza ci insegna che ogni volta che un’idea, una nuova filosofia divengono d’uso comune, subiscono un inevitabile processo di banalizzazione e di omologazione per divenire utilizzabili dalla massa. Il senso comune si impossessa di un termine e lo fa proprio, lo introduce nel linguaggio, lo semplifica, ma spesso lo snatura stravolgendone le caratteristiche originarie. Questo è ciò che sta accadendo per il veganismo, il timore è che la stessa sorte stia toccando all’antispecismo.
Per tale motivo il progetto “Manifesto Antispecista” dopo molti anni di presenza sul web con un testo aperto, e dopo ben quattordici revisioni operate anche e soprattutto grazie ai suggerimenti, le critiche e le proposte di lettrici e lettori, è diventato un libro: “Proposte per un Manifesto Antispecista. Teoria, strategia, etica e utopia per una nuova società libera“. Un libro di 56 pagine edito da NFC Edizioni, di piccolo formato e di poche e soppesate definizioni, contenente un testo agevole e veloce, unitamente a una serie di 10 F.A.Q. (Frequently Asked Questions) sull’antispecismo. Il motivo principale per cui il testo di Proposte per un Manifesto antispecista è divenuto una pubblicazione cartacea, è quindi il tentativo di fare chiarezza: l’idea antispecista – forse ora più che mai – ha bisogno di alcuni punti fondamentali in cui riconoscersi, di alcune basi su cui poggiare, di concetti sufficientemente chiari e di carattere generale, da poter essere perlomeno accettati, se non condivisi, e magari utilizzati per successive elaborazioni da chi si interessa della questione animale

Il libro non ha alcuna volontà dogmatica e si propone con modestia come una raccolta di definizioni di base e considerazioni, utili a rendere accessibile la filosofia antispecista a chiunque. L’urgenza è e rimane quella di creare almeno una piattaforma comune di partenza, senza imporre alcunché, o arrogarsi il diritto di definire una linea di pensiero unica e immutabile. Proprio per evitare di porre dei “paletti concettuali” troppo stringenti, il testo del libro rimarrà aperto: verrà infatti pubblicato integralmente sul web, e sarà liberamente scaricabile, in modo da permettere a chi lo desidera di partecipare alle successive revisioni e modifiche dello stesso. 
Chi conosce il progetto sa che quanto proposto è il risultato di un lungo lavoro di elaborazione e sintesi di testi, idee, proposte di pensatrici e pensatori che negli anni hanno discusso di antispecismo, unitamente a considerazioni e stimoli del curatore: il tutto per cercare fornire una piccola “bussola” utile a orientarsi nel complicato mondo antispecista, e soprattutto per comprendere che non esistono diversi antispecismi, ma una sola idea che ha molteplici forme ed è in continua evoluzione.

Proposte per un Manifesto Antispecista è in vendita sui siti web di Veganzetta (che ne cura la distribuzione online) e Manifesto Antispecista, chi desidera potrà acquistarlo premendo il pulsante “Aggiungi al carrello” che troverà nella colonna destra delle pagine dei suddetti siti web. Il libro è anche presente sui maggiori portali web che si occupano di vendita di libri (Amazon, Feltrinelli, IBS, Libreriauniversitaria, solo per citarne alcuni), e nelle maggiori librerie italiane.

Chi fosse interessata/o alla distribuzione del libro può scrivere a contatti@manifestoantispecista.org per prendere accordi sulle agevolazioni economiche previste e sulla spedizione delle copie.

Attualmente è in fase di definizione un tour italiano di presentazione. Le prime date utili sono: il 29 marzo presso Agripunk (Arezzo), l’11 aprile presso Elemento di Disturbo (Vicenza), Il 22 aprile presso Panino Vegano (Firenze).
Ad ogni presentazione si potranno ritirare anche le copie omaggio dei numeri cartacei di Veganzetta. 
Chi desidera organizzare una presentazione con la presenza del curatore del libro nella propria città, può scrivere a Veganzetta o a contatti@manifestoantispecista.org 


Aggiornamento 2022:

Dopo il successo editoriale della 14a edizione del libro, è stata pubblicata nel luglio 2022 la quindicesima edizione dal titolo “Manifesto Antispecista. Teoria, strategia, etica e utopia per una nuova società libera“, la nuova edizione è disponibile online in formato ebook (.epub) e in formato pdf impaginato per la stampa su carta. Per maggiori informazioni visita il sito web del Manifesto Antispecista.


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6 Commenti
  1. Paola Re ha scritto:

    Ho letto il libro in un baleno. E’ un utilissimo vademecum, significativo, chiaro nella forma e nel contenuto.
    Interessante il capitolo sulle considerazioni, e quello sulle definizioni: spesso viene confuso il concetto di maltrattamento con quello di sfruttamento ma qui è ben spiegato che cosa sia lo sfruttamento.
    Interessante la differenza tra animalismo e antispecismo: purtroppo vengono spesso confusi. Ci chiamano animalisti o animaliste ma noi sappiamo che non è corretto.
    Una cosa non mi è del tutto chiara. Nella FAQ 6 (pag.43) è scritto “il fine non giustifica mai i mezzi”. Non so se sia applicabile in assoluto questo principio. Per esempio, sono favorevole all’eutanasia, sia su esseri umani che su esseri non umani e mi sono trovata nella condizione di scegliere se mantenere in vita il mio cane o farlo morire. La sofferenza a cui andava incontro era inaccettabile, secondo me. Non so se lo sarebbe stata anche per lui, così ho deciso io e ho scelto di farlo morire. L’eutanasia, quindi ucciderlo, è stato un mezzo per giustificare un fine: la cessazione della sua sofferenza. Forse, in un certo senso, è stata anche quella un’affermazione del mio dominio e del mio controllo su di lui, cosa che l’antispecismo non accetta. Stessa cosa accade con le sterilizzazioni, gli aborti. Sono pratiche a cui sono favorevole ma mi pongo certamente qualche domanda: anche quelli sono mezzi piuttosto “critici” che giustificano un fine, secondo me giusto. Tutto ciò per dire che il fine non giustifica i mezzi, con le eccezioni che confermano la regola.
    Interessante anche la FAQ 8 con l’annosa questione sui (presunti) antispecisti fascisti, nazisti eccetera… Sono inquietanti solo a sentirli fare questa dichiarazione, eppure ci sono estremisti di destra che sbandierano il loro antispecismo.
    Interessante la FAQ 9 sul rapporto tra antispecismo e anticapitalismo. E’ vero che chi è antispecista deve essere certamente anticapitalista ma è altrettanto vero che ci sono moltissime persone che si vantano di combattere il capitalismo ma se guardi nel loro frigorifero, nel loro bagno, nel loro armadio e nella loro scarpiera trovi il regno del capitalismo.
    Mi piace la copertina con il possibile logo ufficiale del manifesto. Ce ne sono altri candidati? Chi deciderà?
    Oltre a ringraziare Adriano per l’ottimo lavoro fatto, mi associo ai ringraziamenti che Adriano fa a Monica Bertini, Ada Carcione, Luca Carli e Massimo Roccaforte.
    Ai Veganzettisti e alle Veganzettiste consiglio, non solo di leggerlo, ma di regalarlo: per noi quelle sono cose già note ma per la maggior parte della gente che ci circonda no.

    4 Aprile, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Paola per il commento sul libro “Proposte per un Manifesto Antispecista”.

      Il parere di lettrici e lettori è fondamentale per comprendere eventuali punti critici e per migliorare il testo che è aperto e che subirà future revisioni.
      Per quanto riguarda il concetto del fine che non giustifica mai i mezzi, il tutto è espresso cercando di far comprendere che mezzi e fini non sono disgiunti e che i mezzi stessi rappresentano già una concretizzazione del fine: l’applicazione di tale concetto nella realtà è ben altra cosa, purtroppo, e comporta sempre una considerevole dose di discrezionalità. Ciò che tu hai fatto per il tuo Cane è un gesto di amore e di rispetto: hai cercato di porre fine alla sofferenza di un essere senziente evidentemente condannato da una malattia in fase terminale. Decidere della vita degli altri è sempre una questione moralmente pesantissima, anche in questo non dovrebbero esserci differenze tra Umani e Animali. L’idea antispecista pone al centro l’individuo, non la vita in quanto tale: se e quando la qualità della vita di un individuo diviene inaccettabile, bisogna intervenire anche per porre fine alle sofferenze quando sono ormai inutili. Sul concetto di qualità della vita inaccettabile ci sarebbe molto da dibattere in ambito antispecista per arrivare a una visione il più possibile comune. La tua decisione forse è stata un’affermazione di dominio, forse no. Non potendo comprendere appieno gli Animali che si trovano in una situazione come quella da te descritta, non potremo mai conoscere in dettaglio le volontà, dobbiamo quindi agire con il massimo rispetto e la massima coerenza cercando di svilcolarci dalla nostra visione parziale e antropocentrica: la teoria pare semplice, la pratica è tutt’altra cosa.
      Le questioni sterilizzazione e aborto sono simili a quella dell’eutanasia e necessitano di un approfondimento, sia dal punto di vista delle prospettive future antispeciste, sia per questioni contingenti (la proliferazione di Animali cosiddetti “da compagnia” che poi subiscono abbandoni, maltrattamenti e sfruttamento); in ogni caso andrebbe tutelato l’individuo che dovrebbe poter vivere una vita dignitosa e libera, e non il concetto di vita come valore in sé.

      I tuoi dubbi sono del tutto legittimi e forse tali argomenti potrebbero divenire parte integrante del futuro testo del Manifesto, o magari specificandoli meglio nelle F.A.Q.

      Il logo proposto per il momento è l’unico, non vi sono altre proposte grafiche, in ogni caso non è nemmeno necessario che se ne adotti uno.
      Anche il logo, come tutte le altre proposte del libro, è passibile di modifiche provenienti da tutte le persone che vorranno intervenire e partecipare al lavoro collettivo.

      Grazie per il tuo interessante commento e per i tuoi utili consigli.

      10 Aprile, 2015
      Rispondi
      • Paola Re ha scritto:

        Allora, se le FAQ saranno approfondite, bisogna che la bravissima Ada si metta al lavoro fin da ora…
        Il logo lo vorrei proprio: propongo pure di trasformarlo in adesivo perché sono un’inguaribile adesivomane.
        Se non arrivano proposte di loghi da Veganzettisti e Veganzettiste con talento artistico, si può tenere quello di adesso che va benissimo.

        10 Aprile, 2015
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Faremo lavorare Ada allora :=)
          Il logo per ora comincerà a circolare come stampa su cartoncino e poi su maglietta, per il futuro vedremo.

          11 Aprile, 2015
          Rispondi
  2. Roberto Contestabile ha scritto:

    Riporto in copia questa riflessione perchè credo sia molto importante e significativa:
    “Diritti animali. Il fine ultimo dell’antispecismo è la costruzione di una società umana a-specista che non sfrutti più gli animali (liberazione animale). E’ fin troppo chiaro che se la società umana non cambierà radicalmente, i non umani non potranno mai essere liberati. Non si considera in un futuro antispecista il diritto degli animali: il concetto di diritti animali appartiene al versante animalista, l’antispecismo lo supera proponendo non una specie superiore che concede diritti agli inferiori, ma una specie che si assume le proprie responsabilità (ed i propri doveri, non intesi dal punto di vista giuridico, ma morale) nei confronti dei propri simili e degli altri che non sono uguali, ma sono per l’appunto “altri”, ed è questa diversità che deve essere rispettata. Molto spesso si sente parlare di fratelli animali (o fratelli minori etc…), gli animali non sono nostri fratelli, sono altre popolazioni, che come noi vivono sulla terra, sono pertanto nostri compagni.”

    Gli Animali non sono nostri fratelli sono altre popolazioni. Coraggiosamente si potrebbe dire che sono altri individui, altri esseri viventi senzienti con pari intelligenza, pari sensibilità, pari empatia, pari coscienza. In particolare tutti i mammiferi, più simili a noi per conformità fisiche, possono considerarsi indubbiamente nostri simili. Come non capire coscientemente che ponendoci di fronte al viso di un Cane, una Mucca o un qualsiasi Animale…si possa percepire un pensiero, un emozione, una reazione psico-fisica dettata da un movimento degli occhi o da uno sbuffo del respiro o ancora da un gesto affettuoso che tale Animale potrebbe svolgere nei nostri confronti. Come non provare per esempio con un nostro compagno d’affezione…o anche più semplicemente, ma forse in maniera più ostica, osservando le Formiche durante il loro laborioso lavoro, o le Gazze in amore a primavera. Se si concepisce questo, tramite una profonda presa di coscienza, forse ci si rende conto, e si assimila, che ogni essere vivente esistente sul pianeta è esclusivamente puro e di diritto libero di gioire della propria esistenza.
    La nostra società umana è specista fin dalla sua nascita. Probabilmente l’Umano è tendenzialmente specista per natura fin da quando ha scoperto l’uso del fuoco e della ruota. Concretamente, e solo ipotizzando probabili teorie, l’essere umano ha inconsciamente un desiderio di predominio che è intrinseco propriamente all’interno di se stesso.
    Quindi cosa fare? Inutile procedere testardamente verso una concezione assoluta dei diritti animali. Questo è scontato, ma al pari lo sono anche quelli degli umani. Nulla mai si otterrà concretamente se si procederà verso una protezione “violenta e dittatoriale” a favore della salvaguardia animale. Ciò è in parte un dovere esclusivo di alcune fazioni animaliste che di diritto devono assolutamente praticare azioni dirette e controllate per contrastare l’azione predominante e sanguinaria dell’Umano specista. Sarebbe come lottare contro mulini a vento inarrestabili che da secoli continuano a resistere fortemente a favore di raffiche di vento in continua ascesa. Quanti più Animali verranno protetti e liberati tanti altri verranno imprigionati e seviziati per alimentare un circolo vizioso e macabro.
    Il percorso da intraprendere è lungo ed impietoso, ma l’antispecisco vero nella sua ideologia vuole spezzare questa incontrovertibile forza predominante che perdura da troppo tempo.
    Alcuni dicono che finchè l’essere umano non si libererà da egoismi passionali egocentrici mai potrà capire e condividere la bellezza di tutto l’ecosistema terrestre, nella sua integrità e purezza degna di ogni diritto naturale e primordiale. Alcuni altri paragonano il suo operato crudele ad un altro essere vivente molto diverso, dissoluto e privo di ogni remora morale rispetto alla moltitudine di specie esistenti: il virus. Non è difficile osservare un Leone, o un altro qualsiasi predatore libero in natura, in base a come sviluppa ed applica il proprio instinto cacciatore, generato solo ed esclusivamente da un bisogno primario dettato da una fame necessaria ed utile alla sua sopravvivenza.
    Inutile pertanto riflettere come e su cosa invece l’essere umano applica oggi come ieri la sua ingordigia, in tutta la sua ferocia e crudeltà. Basta osservare usi e costumi odierni in un epoca capitalista consumista di cui oggi e domani ogni Umano è complice e purtroppo parte integrante.
    Il veganismo etico è sicuramente un ottimo mezzo di diffusione informativa, condivisibile, da attuare e perseguire.
    Tutto ciò che ne consegue eticamente è assolutamente accettabile ed utile alla causa.

    8 Aprile, 2015
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    • Veganzetta ha scritto:

      Come giustamente Roberto fa notare gli Animali non sono nostri fratelli, o fratelli “minori” come qualcuno afferma, ma non sono nemmeno nostri amici, o non necessariamente, sono altri individui, altre popolazioni di individui, altre società non umane.
      In quanto esseri viventi e senzienti vanno rispettati, questo a prescindere dal grado di intelligenza – sempre e solo valutata secondo canoni umani – sensibilità, empatia e coscienza. Ciò che l’antispecismo evidenza non è il diritto degli altri a poter vivere, ma il dovere di noi Umani di contenerci, di controllarci e di reinterpretare il nostro ruolo in seno alla natura, ruolo che abbiamo stravolto e mistificato per millenni. Forse possiamo affermare che la pratica antispecista è una forma di autocontrollo e di autocritica e che l’idea antispecista, in fin dei conti, riguarda prettamente l’Umano, per una volta osservato attraverso una lente non antropocentrica.

      10 Aprile, 2015
      Rispondi

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