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“Veghisti”
Salve, chiamerei così i vegani estremisti.
Quelli che sembrano aver costruito un’ideologia, un partito, una militanza sotto la bandiera Vegan. Immagino che se ipoteticamente avessero il potere assoluto di una società, non si comporterebbero molto diversamente da Pol Pot, nella Cambogia dei Khmer rossi, che eliminò milioni di persone per rifondare una società a partire da bambini ideologizzati. La forma mentale che non tollera diversità di opinioni è la tipica forma mentale del fascista ( o comunista se si preferisce), dove il pensiero altro dal proprio deve essere semplicemente eradicato fino al punto di eliminare chi lo sostiene.
Ritengo che in molti casi, il sostenere la causa per la difesa degli animali, nasconda dinamiche psicologiche nevrotiche, di proiezione esterna di traumi personali. Propongo venga fatto uno studio su questo argomento.
Grazie per l’attenzione!
Cordiali saluti.
Messaggio inviato a Veganzetta da Dany
Risposta di Veganzetta:
Ciao Dany,
Di ideologie se ne costruiscono di continuo, anzi di ideologia si vive, per esempio non potrai negare il fatto che in questo periodo storico viviamo in una società che rappresenta e veicola l’apice di una precisa ideologia: quella capitalista, con tutte le sue ricadute etiche, politiche, sociali e culturali.
Il termine “ideologia” è inteso nel senso comune con un’accezione negativa, non si tiene conto però del fatto che ve ne sia anche una positiva. Secondo il vocabolario online della Treccani, una delle definizioni di ideologia è la seguente:
In filosofia, termine coniato dal filosofo fr. A.-L.-C. Destutt de Tracy (1754-1836) per indicare la scienza del pensiero in una prospettiva antimetafisica, cioè l’analisi dei fatti di coscienza (sensazioni, idee), che non implica lo studio dell’anima.
oppure
Nel pensiero sociologico, il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale (…)
Pertanto non tutto deve essere sempre e solo interpretato secondo la visione parziale dominante. Esiste quindi anche un’ideologia vegana, non per forza ciò dovrebbe essere una cosa negativa.
Ciò che è sicuro è che l’attivismo vegano antispecista è politico e intende decisamente influenzare i singoli e la società, ciò non vuol dire costringere con la forza: converrai che la differenza tra costringere e convincere è considerevole. In ambito vegan vi sono molte posizioni diverse e a volte contrastanti. Certamente c’è chi auspica l’adozione di leggi che impediscano alle persone umane di cibarsi di carne, ciò non riguarda il veganismo etico antispecista, in quanto esso non si prefigge di raggiungere il suo scopo mediante l’adozione di metodi coercitivi, né tantomeno prevede la possibilità di avanzare richieste agli organi di potere della società umana specista e gerarchica, perché prendano provvedimenti in merito.
Le principali obiezioni che si possono muovere alle tue affermazioni sono due:
1) Il veganismo etico inteso come pratica antispecista è nonviolento (ma ciò non significa che si debba essere remissivi e non difendersi) e prevede l’assunzione di una consapevolezza individuale e collettiva e la conseguente coerenza di comportamenti nella quotidianità, non certo la costrizione con atti di forza o di dominio nei confronti degli altri, ciò perché se l’antispecismo è una filosofia individualista e libertaria che combatte lo sfruttamento e il dominio del più forte sul più debole, non è possibile che ricorra alle stesse metodologie per imporsi, prendendo di fatto il posto del più forte.
2) Volendo ragionare solo ed esclusivamente di questioni pratiche e strategiche e tralasciando – per assurdo – il punto 1, la storia insegna che un reale cambiamento culturale che sia duraturo e assorbito a livello individuale e collettivo, non si può imporre. Pur volendo quindi il veganismo non lo si potrebbe imporre forzando le persone a non cibarsi di Animali e a non sfruttarli, ciò perché diventerebbero vegane solo per paura di subire una punizione, e non certo perché convinte che sia giusto esserlo. Il veganismo etico che propone l’antispecismo non mira quindi a uno Stato etico (che sarebbe una sorta di incubo alla 1984 di orwelliana memoria), ma a una società etica in cui gli Umani possano vivere con la consapevolezza del fatto che non sia giusto sfruttare e dominare i più deboli a partire dagli altri Animali.
Dal punto 2 si evince che la strada da percorrere è lunga e non priva di problematiche – alcune irrisolte – ma è l’unica che sia eticamente accettabile.
L’antispecismo è una filosofia fondata sul rispetto dell’alterità, quindi sul rispetto del diverso – anche l’enormemente diverso – pertanto anche della diversità di opinioni. Chiaramente c’è un limite a tale rispetto perché, se così non fosse, si dovrebbe rispettare anche chi è convinto che vi siano delle razze umane e che alcune di esse siano inferiori ad altre (tanto per fare un esempio): non vi può essere rispetto per ideologie razziste, fasciste, o improntate alla discriminazione in generale. Trincerarsi dietro a un presunto concetto di rispetto altrui per chi mangia carne serve a poco; ciò perché è assurdo pretendere rispetto da chi non intende arrecare danno o sfruttare nessuno, mentre si continua bellamente – in nome di una mal interpretata ed egoistica libertà di pensiero e azione – a schiavizzare, sfruttare, torturare, dominare e ammazzare esseri senzienti. La tipica forma mentale del fascista non è quella di chi lotta contro un’idea di discriminazione e di supremazia (nel nostro caso degli Umani nei confronti degli altri Animali), ma di chi pretende in nome di un concetto di presunta supremazia (l’antropocentrismo che ci permette di sentirci superiori agli altri Animali) individuale e/o collettiva, di continuare a massacrare altri esseri senzienti spacciando questa continua e infinita carneficina per un diritto acquisito, per una cultura condivisa, per una tradizione da rispettare.
Avrai ormai ben capito che la visione antispecista (e quindi il veganismo etico adottato come pratica di vita) combatte l’ideologia specista e non l’individuo. Tale visione è chiaramente rivoluzionaria e si batte per un radicale e completo cambiamento individuale e della società umana e per il ribaltamento del paradigma antropocentrico. Se ciò significa avere una bandiera ed essere estremisti, allora quanto tu dici è vero.
Per quanto riguarda ciò che tu dici a riguarda di presunte dinamiche psicotiche e nevrotiche, sarebbe opportuno prima risolvere la palese dissonanza cognitiva di chi, per esempio, fa mangiare carne di Maiale ai propri figli, mentre stringono in braccio un Maiale di peluche che è il loro migliore amico e guardano alla TV Peppa Pig che è un maiale antropomorfizzato che è il loro eroe. Risolte questi evidenti problemi cognitivi, potremo poi parlare delle ipotetiche nevrosi di chi non vuole sfruttare, torturare e uccidere gli altri viventi.
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Cara/o Dany,
non c’è niente che io possa aggiungere a quanto già stato risposto alle tue osservazioni. Vorrei solamente portarti a riprova quella che è la mia seppur piccola esperienza… quello del vegetarismo è stato un percorso di vita nel mio caso durato ben 15 anni, ovvero da quando ne avevo 17, iniziato in completa solitudine, quando non apertamente osteggiato e giunto a maturazione con il veganismo, dopo un’esperienza dolorosa della mia vita. Nessuno pretende di avere la verità in tasca e la stessa esistenza di luoghi di confronto come questi dimostra che il dibattito anche interno è tutt’altro che inesistente, ma anzi vivace… ciò nonostante il linguaggio per lo meno in questa sede, è molto rispettoso delle opinioni o dei dubbi che si possono incontrare strada facendo. Se come giustamente osservavi ci sono famiglie, scelta che premetto di condividere appieno pur non avendo ad oggi figli, che decidono di far compiere questa scelta ai propri bambini, è perché ogni genitore vorrebbe e trasmette ciò che ritiene essere il meglio per loro. Ma come vedi non è un’imposizione calata dall’alto, tramite una legge di Stato, o un regime di terrore, ma anzi un cambiamento che sgorga da quello che viene definito il primo nucleo della società, la famiglia. Ciò non toglie che queste persone una volta adulte, non possano decidere di non seguire le orme genitoriali, così come ho deciso di non fare io con quello che mi è stato insegnato fin dallo svezzamento, ovvero nuocere alla vita di altri esseri senzienti, senza necessità alcuna.
Possiamo dire che antispecismo è (anche) veganismo ma viceversa non è necessariamente così?
Forse sarebbe meglio dire che l’antispecismo adotta il veganismo per le sue prassi di lotta minima (ma si può sempre migliorare). Quindi una persona umana antispecista è almeno vegana, una persona umana vegana non è detto che sia per forza antispecista, ma dovrebbe esserlo, anche perché i principi originari sono gli stessi.
io sono perfettamente d’accordo… ci sono vegani estremisti che non alzano un dito pe cercare di far soffrire meno gli animali da allevamento intensivo, per me cosa inconcepibile… anzi trovo poche cose più tremende, e in special mondo in un vegano, che l’indifferenza al dolore di milioni di animali in nome di una utopia. Bisognerebbe essere più realistici e cercare di fare cose concrete anziché barricarsi dietro teorie antispeciste aride. La COMPASSIONE dovrebbe regnare sovrana tra i vegani… aggiungo che parecchi hanno gioito del terremoto in Nepal ed è vero , parecchi sono spietati e poco tolleranti nei confronti di chi non è stato in grado di iniziare il suo cammino verso la consapevolezza. Talebani.
Ciao lisa grazie per il tuo commento che però è semplicistico ed errato e ti si dimostra di seguito il perché:
Essere vegan significa risparmiare quotidianamente la vita a numerosi Animali semplicemente vivendo il proprio veganismo quotidianamente, dire che un vegan non alza un dito per cercare di far soffrire di meno gli Animali è stupido.
Ciò non significa che ci siano molte persone umane vegane che pensano di essere arrivate all’illuminazione e ritengono di non dover fare altro: cosa assolutamente sbagliata.
Chi segue una filosofia – seppur utopica – come quella antispecista lo fa perché desidera ardentemente la liberazione animale, non certo perché va di moda. Dire che queste persone sono indifferenti al dolore di milioni di Animali è assurdo.
Supporre che chi si dichiara antispecista e si occupa della teoria antispecista non faccia al contempo qualcosa di concreto nella sua vita per gli Animali è sbagliato e anche pretenzioso.
Affermare che la teoria antispecista è arida significa non conoscerla affatto. L’antispecismo fa della compassione, dell’empiatia e della giustizia i suoi cardini portanti.
Chi ha gioito per il terremoto del Nepal è un idiota, confondere questi individui con le persone umane antispeciste è gravemente scorretto.
Essere “spietati e poco tolleranti” nei confronti di chi non è stato in grado di iniziare il suo cammino verso la consapevolezza è una frase che non descrive correttamente la realtà dei fatti: tutte le persone umane al giorno d’oggi SONO PERFETTAMENTE IN GRADO di iniziare un cammino verso la consapevolezza, il problema è che NON VOGLIONO FARLO.
Si dice spesso che “ismo” sia un suffisso negativo, che denoti un peggioramento, una corruzione del sostantivo da cui deriva ma io non sono d’accordo. “Estremismo” non ha una connotazione negativa perché indica la presa di posizione estrema, senza se e senza ma. Penso a certi gesti improvvisi e definitivi, come per esempio smettere di fumare, che vengono lodati da medici o familiari non fumatori: sono gesti estremi ma nessuno dice che chi lo ha fatto è un estremista (negativamente) per il fatto di avere preso una posizione estrema contro il fumo. Chi fa un gesto estremo decidendo di non mangiare più animali è spesso visto un estremista: magari in caso di una persona vegetariana no ma di una persona vegan sì. La parola “veganismo” è associata spesso e volentieri all’aggettivo “estremo”. Mi sa che l’estremismo è positivo se fa comodo al sistema di potere e negativo se non gli fa comodo ma non deve essere il sistema di potere il parametro a cui fare riferimento.
Non ho mai capito, “estremisti” rispetto a cosa?
Chi decide cosa sta nel mezzo e cosa sta agli estremi?
Ma soprattutto, chi decide che ciò che sta nel mezzo è giusto e ciò che sta agli estremi è sbagliato?
Un’altra cosa, teoria e prassi dovrebbero andare di pari passo, senza che l’una escluda l’altra e se ad oggi non si è ancora capito, significa che siamo ancora molto indietro!
Ciao lisa,
anche secondo me ci sono errori nel tuo ragionamento. C’è da fare una grossa distinzione… il fatto che i due termini in questione, estremismo e veganismo, siano spesso associati, non significa che abbiano le stesse caratteristiche: l’estremismo denota un atteggiamento radicale e intransigente nei confronti di una qualche ideologia, dottrina o posizione politica. Nella filosofia vegana esiste infatti solo la componente della radicalità, ma non quella dell’intransigenza. Il Veganismo è radicale in quanto si oppone a qualunque forma di sfruttamento animale, in qualunque misura. Ma non è intransigente, in quanto non pretende di imporsi con alcun metodo coercitivo, come già spiegato in precedenza. La differenza come vedi è notevole. Si tratta di una semplice scelta di campo (e gli strumenti per compierla sono alla portata di tutti), perché è la sofferenza stessa ad essere inammissibile, soprattutto verso coloro che sono più indifesi di tutti. Riguardo all’antispecismo la spiegazione è perfetta, non c’è niente da aggiungere… soprattutto da me che sono alle prime armi (in senso metaforico ovviamente). Ultimo consiglio… quando senti qualcuno che si rallegra per le disgrazie che succedono nel mondo, la cosa migliore è ignorarlo… sono solamente sciacalli, che a differenza degli Sciacalli veri non lo fanno per sopravvivenza, ma per brutale cattiveria.