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In un volume intitolato “Le meraviglie d’Italia” edito per la prima volta da Parenti nel 1939, vengono raccolti gli articoli giornalistici dello scrittore Carlo Emilio Gadda, tra i tanti ce n’è uno impressionante dal titolo “Una mattinata ai macelli”. Il tenore è quello di una passeggiata al parco, ma in realtà si tratta un’accurata descrizione delle ultime ore di vita, nel macello di Viale Molise, della moltitudine di Animali che andavano ad “alimentare” la metropoli di Milano: «La città chiede bovi, porci e vitelli a chi li ha saputi allevare».
Dai dettagli riportati meticolosamente da Gadda si scopre la tremenda organizzazione dell’accoglienza degli Animali (a suo di bastonate e urla), della loro uccisione, dello “smontaggio” dei loro corpi e la profonda connessione con il tessuto cittadino. Già negli anni ’30 del secolo scorso tutto era come oggi, soltanto meno tecnologico e in scala ridotta. Assorto dal suo slancio descrittivo della produttività lombarda (tanto da annoverare la tragedia del macello tra le “meraviglie d’Italia”), Gadda tenta di tenere a distanza ogni considerazione etica, empatia o moto di compassione, cosa che in simili circostanze risulta evidentemente impossibile. Soffermandosi su un macellatore egli infatti scrive che «la sua mano è lorda come quella di Macbeth, orribilmente armata, come quella di Macbeth: tutto il suo braccio è intriso in un colore da ’89». Osservando le misere condizioni degli Animali che giungono al macello riferisce che «qualche altro ha un corno mezzo divelto, e ne sanguina: il caglio scarlatto gli si è raggrumato giù per il muso, l’occhio immalinconito sembra dimandarne la cagione alle cose, al mondo». Tutto però è ricondotto a considerazioni economiche, ridotto a materia, pezzo e merce: «Mi dico e mi ripeto che si tratta di una necessità senza alternativa, il luogo, nel sole tepido, non è altra cosa se non un mercato, uno «stabilimento» qualunque…». La nobilitazione del lavoro (qualsiasi esso sia), le logiche del denaro e del mercato cancellano ogni sentimento nei confronti di chi è condannato a morte: una fine alla quale si vuole credere che non ci sia alcuna alternativa. Oggi il macello di Viale Molise è chiuso, finalmente muto. Da generatore di morte e produttore di commercio e ricchezza è divenuto nulla. Ma la mattanza si solo è spostata altrove e nessuno o quasi si ricorda chi chi lì dentro c’è morto.
Una mattinata ai macelli
di Carlo Emilio Gadda
Publicato da The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)
ISSN 1476-9859
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E’ un racconto agghiacciante che già conoscevo. Hai fatto bene a pubblicare questa chicca letteraria.
E’ così triste pensare che autrici e autori in grado di scrivere in questo modo, non abbiano potuto o voluto mettere la propria penna al servizio della giustizia nei confronti degli Animali.
La pessima prosa barocca di Gadda qui ha il merito, completamente al di là dell’intenzione dell’autore, di rivelare anche agli ignari quale fosse (sia) la realtà di orrore e di sangue che sta dietro al mercato della carne. Dovrebbe anche fare riflettere sul peso economico di tutto l’indotto relativo ai sottoprodotti della macellazione: cuoio, sostanze animali usate in medicina (più allora che oggi) e chissà quanto altro (per esempio, pochi sanno che le caramelle “Mou” e tutte quelle di gelatina sono fatte con il carniccio del sottocute dei bovini). Quindi, Gadda è da disprezzare, però quanto è importante, sempre, l’opera di chi fa conoscere!
Come giustamente scrivi Gadda fa conoscere al grande pubblico ciò che avviene in un macello. Questo senza alcuna intenzione, ad ogni modo è la dimostrazione pratica che testimoniare lo strazio animale è importante sempre e comunque, anche se a farlo è chi tenta in ogni modo di allontanare ogni remora morale.