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Quando pensi di aver già visto tutto nel (purtroppo) variegato mondo dello sfruttamento animale, ecco che ti salta all’occhio una delle tante inserzioni facebook che ti invita a sperimentare l’allevamento delle Farfalle in casa.
Hai davanti un volto sorridente, quello di una madre umana, che ti spiegherà in video quanto sia stato semplice e divertente dare modo alla sua bambina di assistere alla nascita di Farfalle.
Per un attimo pensi che siano state loro a sperimentare la pratica, con modalità amatoriali; invece ti ritrovi davanti a uno shop online in cui è possibile acquistare dei veri e propri kit.
Ma non finisce qui.
I kit per l’allevamento sono vari:
Bombyx mori (Bachi da seta), Pieris brassicae (Cavolaia maggiore), Papilio machaon (Macaone), queste le specie che possono essere recapitate proprio a casa tua e delle quali puoi seguire lo sviluppo.
Il kit comprende anche una dose “sufficiente” di cibo “sostitutivo delle foglie”.
Madre e figlia, entusiaste, filmano tutte le fasi dello sviluppo delle Farfalle, come stessero assistendo a un evento “naturale”, nessun accenno al fatto che quegli Animali siano costretti all’interno di una scatola di plastica e siano stati spediti come merce.
Si divertono.
Passano il tempo.
La madre accenna anche al fatto che questa attività sarebbe “educativa”, sui social i kit vengono definiti “didattici”.
Non solo Farfalle selvatiche ma anche Bachi da seta, già sfruttati ovviamente e allevati su grande scala per la produzione di tessuti pregiati, che adesso diventano anche Animali da “dimostrazione”.
Allevare per intrattenimento
Quel che risulta davvero agghiacciante, sono i commenti e le domande dei potenziali acquirenti e di chi ha già acquistato uno di questi kit sulla pagina facebook dell’azienda.
In molti chiedono come mai le crisalidi siano “ferme da mesi”, altri chiedono se possa esserci stato un disguido con la spedizione e se questa abbia potuto “rovinare” i bruchi.
“Rovinare”.
Non “Uccidere”, rovinare.
«I vostri bruchi appena arrivati si muovevano?»
«Purtroppo noi non siamo stati molto fortunati, in giro di pochi giorni tutti i bruchi sono morti, siamo stati molto attenti ed abbiamo seguito le istruzioni ma purtroppo non è stato sufficiente…»
«Dopo 24h il primo bruco è già morto, speriamo che non sia una mattanza»
«A me è arrivato un bruco morto e mia figlia ci è rimasta malissimo»
Con leggerezza si parla della morte di esseri viventi trasformati in business col pretesto dell’educazione alla Natura. L’azienda millanta infatti attenzione verso ambiente e sostenibilità, vanta collaborazioni con enti didattici e al contempo ci ricorda come le Farfalle possano essere “protagoniste di spettacolari rilasci (Butterfly-Release) nel corso di feste, matrimoni ed altri eventi” offrendo anche tale servizio.
Ad un certo punto, mi sono fermata nell’approfondimento, perché mi era sembrato più che sufficiente sapere che la vita di tre bruchi venisse valutata 19,99 euro e che ci fossero madri e padri umani convinti di educare i propri figli al rispetto verso la Natura facendoli assistere ad uno spettacolo che sarebbe triste e crudele anche se andasse “a buon fine”, ovvero se terminasse come in effetti pare capiti, con la liberazione delle Farfalle.
Lo spunto che offre questo ennesimo business sulla pelle degli Animali è importante, ci spinge a riflettere su un approccio educativo errato e su quanto sia difficile liberarsi dall’idea del predominio dell’Umano sulla Natura anche quando si voglia (magari in buona fede) impartire un insegnamento alle future generazioni orientato teoricamente al rispetto delle specie non umane.
Il messaggio trasmesso da questi kit è del tutto simile a quello che veicolano giochi che riproducono attività d’allevamento come le diffusissime fattorie ed è molto semplice nella mente di un bambino: l’allevamento è la normalità, fa parte del mondo degli adulti ed è un mezzo per sostentare, divertire ed educare gli Umani.
Il gioco nella mente del bambino scongiura ogni male, rende ludica qualsivoglia attività, specialmente se a proporla sono stati i genitori.
Davvero vogliamo forzare l’osservazione della Natura fino a rendere “domestico” un allevamento?
Davvero vogliamo che i più piccoli familiarizzino con pratiche crudeli al punto da trasformarle in gioco?
Su questo, da adulti antispecisti, dovremmo ampiamente riflettere.
Ada Carcione
Riferimenti:
Pagina facebook dell’azienda
www.facebook.com/SmartBugs2.0
Sito eventi con rilascio delle Farfalle
www.farfallexeventi.com/servizi
Sito web dell’azienda
www.smart-bugs.com
Pagina del kit
www.smart-bugs.com/i-kit-didattici
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Quando vedo la pubblicità di questo genere di “gioco”, scrivo sempre all’azienda. Talvolta ho avuto risposte interlocutorie che non lasciavano certo trasparire una presa di coscienza del messaggio diseducativo. Nella maggior parte dei casi non ho avuto risposta.
Il mondo dei giochi è fatto anche da disastri pedagogici e ovviamente di questi disatri fanno le spese pure gli animali. Non ci basta sfruttarli da adulti: bisogna imparare da bambini. Imparando da bambini, la strada è spianata.
Come possiamo sperare di cambiare le cose se non riusciamo a rispettare neppure una piccolissima, leggerissima, silenziosissima farfalla?