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Nicola Zengiaro invia questa sua lettera che racconta della vergogna della proposta di riapertura dello zoo di Torino nell’area del Parco Michelotti.
Buona lettura e buona riflessione.
La vicenda del Parco Michelotti calpesta la democrazia e sommerge i torinesi in un nuovo medioevo culturale
Maurizio Trombotto, presidente della VI Commissione Consiliare di Torino, il 9 Gennaio 2015, informa la commissione che nell’interesse per la gestione del parco c’era la contesa tra Decathlon e Zoom, ma nel bando quest’ultimo solamente si presenta come unico soggetto partecipante, con un punteggio ottenuto lunedì 21 Dicembre appena sufficiente. Tutto ciò avviene nonostante l’assessore allo sviluppo Enzo Lavolta avesse dichiarato che il parco sarebbe diventato pubblico e non ci sarebbero più stati animali dopo la chiusura dello zoo precedente. Falsato dall’annuncio del progetto che prevede che non ci siano spazi liberamente accessibili al pubblico, ma esclusivamente a pagamento in quanto la concessione verrà data per valorizzazione, cioè ne prenderà possesso chiunque faccia la migliore offerta economica. Questo avviene tramite la privazione di un bene comune alla cittadinanza, escludendone il libero accesso.1
Al di là del lato politico, che non è da prendere con superficialità, l’ipocrisia di chi sostiene che la struttura sarà ripresa per scopi educativi e didattici, falsificando la violenza con cui ancora una volta le gabbie vengono allargate per i prigionieri che non fanno parte della nostra specie, è sostenuta dall’evidente scopo di lucro, da chi mente sapendo di mentire nella creazione un ambiente naturale in un sistema totalmente artificiale.
Probabilmente non è chiaro al senso comune che bioparco e zoo sono sinonimi, e che la reclusione e la perdita della propria libertà si ha in entrambi i casi. Questo è un caso paradigmatico che oggi non può essere più accettato, per motivi politici, ecologici e antispecisti.
La discriminazione che avviene per un effetto “copertura” quale: “ZOOM è un bioparco di nuova concezione, lontano dalla vecchia e ormai superata idea di zoo tradizionale e ha l’obiettivo di far conoscere e proteggere gli animali, conservare e difendere le specie a rischio, sostenere la ricerca e approfondire le tematiche ambientali”2, è di una aggressiva falsità, verso i cittadini che vengono soggiogati da qualche parolone di stampo eco e bio di nuova generazione, la salvaguardia dell’ambiente che viene distrutto per dare vita a un natura idilliaca da vetrina, e soprattutto degli animali, sottomessi alla violenza della piramide sociale che ancora una volta, purtroppo, vede l’uomo al vertice nella possibilità di porre delle ulteriori catene a dei viventi per il puro potere di farlo. L’ “idea superata di zoo”, viene intesa nel senso di possibilità di fare festicciole all’aperto tra gli animali in depressione, banchetti di matrimoni e feste per bambini, in cui le vittime vengono usate per foto, scherzi, giochi viventi e quant’altro. “Vivi un’esperienza unica, guarda negli occhi gli erbivori più alti del pianeta e dai loro da mangiare direttamente dalle tue mani”3.
Il coordinamento No Zoo, che si è opposto, riunisce diverse sigle dell’associazionismo ambientalista e animalista torinese, lanciando una petizione popolare rivolta al Consiglio Comunale di Torino contro l’ipotesi di coinvolgere animali in cattività nell’ambito della futura destinazione del Parco Michelotti. Le proteste non sono state prese in considerazione e questo è ciò che non può essere accettato nella città più vegana d’Italia4, né in nessun altro posto civilizzato.
La sofferenza per l’impossibilità di vivere l’animalità attraverso il gioco, l’esplorazione, i rapporti normali tra simili e con le altre specie, avvengono in un ambiente libero e non in un bioparco dove la circoscrizione crea sintomi e psicopatologie dimostrati dall’etologia corrente. Inoltre l’illusione di un ambiente naturale, anche se non dotato di gabbie di reclusione, implica un’imposizione all’animale che deve essere costantemente oggetto d’esposizione. Per esempio gli istrici, che sono animali notturni che durante il giorno vivono riparati, all’interno degli zoo o bioparchi, vengono impossibilitati togliendo loro ogni più piccolo riparo, costringendoli a fare una vita degradante in bella vista. C’è qualche cosa di educativo in questo? Lo possiamo davvero considerare naturale il nuovo progetto di bioparco? Inoltre riferendoci nuovamente all’etologia, sappiamo per certo che dal punto di vista scientifico non ha alcun valore studiare degli animali in cattività, perché i loro comportamenti sono viziati dall’ambiente confinato e innaturale in cui si trovano, con 300 mila visitatori all’anno, nuovi parcheggi e gli animali che respirano lo smog proveniente da un corso a sette corsie.
Zoom fa parte della European Association of Zoos and Aquaria (EAZA) che gestisce zoo e acquari, in cui è sempre atta la diretta violenza sugli animali ed i loro diritti. L’indignazione della popolazione dovrebbe soverchiare la privatizzazione di questo spazio adibito a galere “naturali”, con una reazione che è stata proposta nell’Assemblea pubblica “quale futuro per Parco Michelotti” da Moriconi: “la proprietà è stata valutata 1.83 euro al metro quadrato, se ogni cittadino versasse 10 centesimi, la cittadinanza potrebbe acquistare il parco, per motivi di gestione del verde, sfalcio delle aree e riprogettazione”. Per di più, si riprende la visione dell’inchiesta EU Zoo Inquery5 dove viene espressa la direttiva europea sul benessere animale, che nei bioparchi viene totalmente disattesa.
“Il progetto dovrà avere, come obiettivo, quello di mantenere e valorizzare la memoria storicobotanica-paesaggistica-architettonica del luogo, offrendo a cittadini e turisti un polo permanente pluridisciplinare per attività ludiche, scientifiche e didattiche”6. Questa ipocrisia dev’essere combattuta, non per noi animalisti o noi cittadini, bensì per le vittime di questa negazione-di-vita istituzionalizzata, per gli Altri. Durante la manifestazione avvenuta in Piazza Castello in data 30 Gennaio 2016, il coordinamento No Zoo di Torino, ha chiesto al Sindaco Fassino: che il Comune abbandoni subito questo progetto; che sia riformulato il bando in modo tale da non prevedere l’inserimento di nessuna specie animale; che il Parco Michelotti rimanga pubblico e liberamente fruibile dai cittadini. Al di là di quello che può essere richiesto, c’è bisogno di porre fine alla negazione della dignità degli animali, in modo tale che in un prossimo futuro tutti loro possano godere del diritto alla libertà e alla vita nei loro habitat naturali, lontani dalle gabbie in cui costantemente gli abbiamo confinati.
Nicola Zengiaro
laureando in filosofia all’Università degli Studi di Torino
zengiaronicola@gmail.com
Note:
1) Dati relativi all’Assemblea pubblica “quale futuro per Parco Michelotti” 19 dicembre 2015
Relatori presenti:
Enrico Moriconi: veterinario ASL To3
Marco Francone: presidente della consulta del Volontariato Animalista della città di Torino
Maurizio Trombotto: presidente della VI Commissione Consiliare
Ugo Mattei: Emilio: docente di Diritto Civile presso Università di Torino
2) www.zoomtorino.it/filosofia/perche-lo-facciamo/
3) www.zoomtorino.it/shop/giraffe/
4) www.lastampa.it/2013/09/23/cronaca/n-carne-n-latte-la-citt-dei-vegani-LwyAO3d8qQ36lW0QEqC1IM/pagina.html
5) www.bornfree.org.uk/campaigns/zoo-check/zoos/eu-zoo-inquiry/
6) www.comune.torino.it/verdepubblico/2015/parchigiardini15/approvata-procedura-di-concessionevalorizzazione-ex-zoo-Michelotti.shtml (pagina web rimossa e non recuperabile, N.d.R.)
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https://mercolediextraordinari.wordpress.com/