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Una bella ragazza bionda ammicca verso l’obiettivo della macchina fotografica mentre, vestita di soli indumenti intimi, viene colta nell’attimo di indossare una tuta da lavoro. Sulla testa una bandana, che però non nasconde, anzi, evidenzia, i lunghi capelli biondi. Alla sua sinistra si scorgono le terga di tre Mucche in fila l’una accanto all’altra. Si capisce che ci troviamo dentro una stalla. Queste scarne informazioni ci dicono che la ragazza sta per mettersi al lavoro. Il lavoro possiamo facilmente immaginarlo: mungere le Mucche, o forse accudirle, probabilmente entrambe le cose. 

La fotografia proviene da una pagina di un social network, la didascalia recita: Sezione Pezzata Rossa di ARAV (acronimo per Associazione Regionale Allevatori del Veneto).
La Pezzata Rossa è una razza di Mucche molto apprezzata sia per le sue carni, che per il latte. Le sue caratteristiche produttive, riportate da un sito web, sono:

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A forza di aperitivi vegani, ci siamo bevuti pure il cervello!

Una critica e autocritica al movimento per la liberazione animale

www.ecodibergamo.it/stories/La%20Salute/vegani-e-vegetariani-arrivano-le-prime-farmacie_1058289_11

Nelle grandi città e ormai anche nelle piccole realtà di provincia il termine “veganismo” si sta diffondendo a macchia d’olio: è tutto un fiorire e susseguirsi di serate all’insegna del “vegano”,  di “aperitivi vegani”, ristoranti vegani, gelaterie con ampia selezione di gusti vegani, pasticcerie con reparto vegano, fast food vegani e via dicendo. Aziende e catene di supermercati, anche discount, tra cui la Coop, Todis, Carrefour cercano di accaparrarsi attraverso il lancio di proposte sempre più accattivanti – attente alla terminologia usata e al design – questa nuova fetta di consumatori da poco individuata nel mercato: il popolo vegan.
Non solo è in crescente aumento la disponibilità di prodotti vegani nei supermercati, ma addirittura, come si legge nell’articolo cui rimanda il link citato, a breve le persone che rifiutano di partecipare allo sfruttamento degli Animali attraverso i loro acquisti potranno trovare anche integratori e paramedicinali in linea con le loro scelte etiche. Non si tratta di farmaci non testati, ma di prodotti che non contengono ingredienti di origine animale. 

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Il non-voto non deriva da inettitudine o qualunquismo, è disobbedienza civile.
Votare significa comunque accettare di far parte di un certo sistema sociale, politico ed economico. Chi accetta questo sistema, e vorrebbe solo che a governare ci fossero persone umane più oneste, più capaci, più interessate al bene della res-publica, fa bene ad andare a votare. Chi non accetta questo sistema – e non lo accetta radicalmente in quanto funzionale al mantenimento dello status quo che fonda essenzialmente la sua sopravvivenza nel capitalismo, e in definitiva nella riduzione dell’individuo a merce (anche il voto è merce di scambio) – dovrebbe astenersi.
Il non-voto è un rifiuto dei concetti di istituzioni – all’interno delle quali si esercita il potere sui corpi e sulle menti – e della delega. Per di più l’attuale sistema elettorale non solo consente di delegare altre/i a decidere cosa sia giusto per la collettività, ma anche di eleggere persone umane senza alcun merito se in grado di ottenere consenso popolare grazie all’appoggio dei media. Se ritenete che tutto ciò sia accettabile perché pensate che sia il minore dei mali possibili, fate bene a recarvi alle urne, ma non giudicate come qualunquista, inetta/o o priva/o di coscienza civica chi decide di astenersi (questo sì di qualunquismo), perché dietro al non-voto possono esserci ragioni ben precise, e non solo disaffezione o mancanza di coscienza civica.  

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