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Animalismo Antispecismo


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Opera di Roberto Manzotti

Siamo nel 1970, da Oxford parte alla volta di numerose università un volantino recante l’immagine di un piccolo Scimpanzé a cui è stata inoculata la sifilide per un esperimento medico. L’immagine è accompagnata da un testo con un nuovo e rivoluzionario termine, fino ad allora mai sentito e ideato dallo psicologo Richard D. Ryder: SPECISMO.
Di seguito si propone la traduzione ufficiale in italiano del testo del volantino originale a cura di Laura Matilde Mannino.
Si ringrazia sentitamente il prof. Richard D. Ryder per aver acconsentito alla traduzione e alla pubblicazione su Veganzetta del suo storico volantino, che rappresenta la nascita del concetto di specismo e dunque dell’idea antispecista.

Animalismo Antispecismo


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Da Manifesto antispecista


Su sollecitazione di Ángel Sánchez si pubblica un testo tradotto dall’inglese dalla pagina web: http://animalethics.org.uk/painism.html, ciò per chiarire il concetto di Painismo citato all’interno del testo di “Manifesto Antispecista“. Appena possibile e sarà aggiunta al testo una nota esplicativa sul termine.


Il Painismo (Pain in Inglese significa dolore o sofferenza) è una teoria morale che aiuta a stabilire se un’azione che crea dolore è moralmente giusta o sbagliata. Aiuta a stabilire se compiere o no quell’azione. Il Painismo dichiara che la capacità di sentire dolore è il solo interesse moralmente rilevante – non fattori come il grado di coscienza, razionalità o intelligenza, come in un topo in rapporto ad un cane, o un cane in rapporto ad un umano – e che l’azione morale giusta dovrebbe essere basata sulla diminuzione della sofferenza di quegli individui che soffrono di più.

Il Painismo afferma che:

Antispecismo


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Ogni percorso finito ha un suo punto di partenza ed un suo arrivo. Non fa eccezione la filosofia antispecista che come punto di arrivo ha la liberazione animale (umana e non) e di conseguenza una nuova società  umana libera, solidale ed egualitaria. Disquisire sul percorso e sul suo arrivo è già  un esercizio arduo, ma risulta impossibile se viene a mancare un requisito fondamentale: una partenza comune. Fuor di metafora ci preme come redazione della Veganzetta affrontare il tema delle radici comuni del pensiero antispecista, radici assai complesse e variegate, ciò perché senza una solida base da cui partire ogni sforzo per avanzare risulterebbe vano, e quanto sta accadendo, e quanto è accaduto di recente, lo dimostra.
Individuare un’unica origine generatrice dell’antispecismo non è possibile, proprio per il fatto che risulta chiara una sorte di commistione tra diverse anime e visioni a volte tra di loro anche poco compatibili. Storicamente si può ricondurre la nascita ufficiale del pensiero antispecista agli anni ’70 del secolo scorso, e precisamente al 1970 quando Richard D. Ryder, uno psicologo inglese, conia il termine “specismo”1. Analizziamo però una considerazione dalla quale si è evoluto molto del sentire comune antispecista:

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