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Per alcuni giorni diversi gruppi di attivismo per la liberazione animale, hanno pubblicato su internet una splendida poesia illustrata.
Il testo racconta di un vitello in un allevamento intensivo e di quello che questo piccolo ed indifeso essere, insieme a sua madre, subisce a causa del dominio a cui è sottoposto della specie umana.
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Sul numero 387 di marzo 2014 di A Rivista anarchica, è stato pubblicato un interessante articolo di Selva Varengo dal titolo “I molti filoni dell’anarchismo verde”.
Si riporta di seguito per intero il testo, sul quale è opportuno fare delle considerazioni su alcuni concetti esposti. Ci si limiterà ad affrontare solo gli argomenti relativi all’antispecismo e alla liberazione animale, questo per questioni di competenza.
Varengo scrive che Peter Singer fornisce una definizione di specismo nel suo famoso libro del 1975 “Liberazione animale”. In realtà il termine “specismo” venne coniato dallo psicologo inglese Richard Ryder nel 1970, tale definizione fu ripresa successivamente da Singer, appunto nel ’75, che la rese famosa. Singer peraltro in una sua nota al capitolo I della seconda edizione del libro (nel 2003) scrive:
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Il progresso etico non si genera dal nulla, ma può fondarsi solo su ciò che già esiste. Questa nozione socratica del “ricordo” di ciò che deve essere portato alla coscienza in modo coerente, può rispecchiarsi in questa descrizione: noi tendiamo a considerare la nostra esistenza come iscritta nell’ordine naturale delle cose. Siamo nati con dei diritti, in genere rispettati, non abbiamo sofferto la fame, non siamo stati schiavizzati, abbiamo passato un’infanzia in cui siamo stati accuditi, curati se ammalati, abbiamo giocato, studiato, fantasticato, pensato al nostro futuro. Qualcuno si è occupato di noi, genitori, parenti, insegnanti,ecc.. Siamo cresciuti in un contesto sociale in cui i rapporti con una cerchia sempre più allargata di persone ci hanno fatto sentire parte integrante di una comunità. Occupiamo un posto ben definito e difficilmente qualcuno potrà non considerare i nostri interessi o abusare di noi.
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