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Peter Singer
 «Se un bambino nasce con una massiccia emorragia cerebrale significa che resterà così gravemente disabile che in caso di sopravvivenza non sarà mai in grado nemmeno di riconoscere sua madre, non sarà in grado di interagire con nessun altro essere umano, se ne starà semplicemente sdraiato lì sul letto e potrà essere nutrito, ma questo è quel che avverrà, i dottori staccheranno il respiratore che tiene in vita il bambino. Non so se essi siano influenzati dalla necessità di ridurre i costi. Probabilmente sono influenzati semplicemente dal fatto che per i genitori quello sarà un fardello terribile, e per il figlio non ci sarà alcuna qualità della vita. Quindi stiamo già compiendo dei passi che portano alla terminazione consapevole e intenzionale della vita dei bambini gravemente disabili».

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weronika-kolinska-poem1
Per alcuni giorni diversi gruppi di attivismo per la liberazione animale, hanno pubblicato su internet una splendida poesia illustrata.
Il testo racconta di un vitello in un allevamento intensivo e di quello che questo piccolo ed indifeso essere, insieme a sua madre, subisce a causa del dominio a cui è sottoposto della specie umana.

ArteVeganzetta


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Sul numero 387 di marzo 2014 di A Rivista anarchica, è stato pubblicato un interessante articolo di Selva Varengo dal titolo “I molti filoni dell’anarchismo verde”.
Si riporta di seguito per intero il testo, sul quale è opportuno fare delle considerazioni su alcuni concetti esposti. Ci si limiterà ad affrontare solo gli argomenti relativi all’antispecismo e alla liberazione animale, questo per questioni di competenza.
Varengo scrive che Peter Singer fornisce una definizione di specismo nel suo famoso libro del 1975 “Liberazione animale”. In realtà il termine “specismo” venne coniato dallo psicologo inglese Richard Ryder nel 1970, tale definizione fu ripresa successivamente da Singer, appunto nel ’75, che la rese famosa. Singer peraltro in una sua nota al capitolo I della seconda edizione del libro (nel 2003) scrive: 

Antispecismo Notizie


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L'orrore che non vogliamo vedere - Cristina Beretta
Il progresso etico non si genera dal nulla, ma può fondarsi solo su ciò che già esiste. Questa nozione socratica del “ricordo” di ciò che deve essere portato alla coscienza in modo coerente, può rispecchiarsi in questa descrizione: noi tendiamo a considerare la nostra esistenza come iscritta nell’ordine naturale delle cose. Siamo nati con dei diritti, in genere rispettati, non abbiamo sofferto la fame, non siamo stati schiavizzati, abbiamo passato un’infanzia in cui siamo stati accuditi, curati se ammalati, abbiamo giocato, studiato, fantasticato, pensato al nostro futuro. Qualcuno si è occupato di noi, genitori, parenti, insegnanti,ecc.. Siamo cresciuti in un contesto sociale in cui i rapporti con una cerchia sempre più allargata di persone ci hanno fatto sentire parte integrante di una comunità. Occupiamo un posto ben definito e difficilmente qualcuno potrà non considerare i nostri interessi o abusare di noi.

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