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Le sabotatrici dell'ordine

Proposta di letture per l’estate: la plant-zine “Le sabotatrici dell’ordine”.


«Le sabotatrici dell’ordine è una raccolta di storie che nasce dal vagabondare sul e nel Parco Michelotti (Torino), dal desiderio di esplorare l’esistenza  multi-specie e indecorosa delle piante che si affermano tra spazi inosservati della città, e dalla volontà di riscoprire la forza politica delle parole.
Abbiamo allora provato a vivere il disordine, con la complessità dei corpi, dei luoghi e dei tempi,
abitando l’incompletezza generativa della realtà socio-ecologica.
Le sabotatrici dell’ordine è dunque un impegno a stare e a perdersi nel presente, è un testo, intenzionalmente inconcluso, è uno spazio da attraversare dove muoversi e fermarsi liberamente, uscendo dagli itinerari classici della lettura».

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Le belle notizie per la lotta liberazionista sono sempre preziose e importanti, questa lo è particolarmente: il progetto di bioparco avanzato da Zoom per il Parco Michelotti di Torino è stato ritirato. Zoom rinuncia ufficialmente al progetto perché “sono venuti meno i presupposti per questo percorso”.

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Di seguito un comunicato inviato a Veganzetta da Michelotti LIBERO:


Il parco Michelotti a Torino è segnato da una storia di sfruttamento e prigionia che sembra ripetersi ciclicamente.

Dal 1955 al 1987 la società Molinar prese le redini di uno zoo che visse trent’anni.

Dopo circa trent’anni, nell’estate del 2015, l’assessore all’ambiente e allo sviluppo Enzo Lavolta, ha deliberato le linee guida per un bando in concessione trentennale dell’area dell’ex zoo.

Dopo un anno, nel giugno 2016, la società ZOOM S.P.A./Zoom in progress S.r.l, già gestore delle ZOO di CUMIANA in provincia di Torino, si è aggiudicata, quale unico partecipante al bando, l’assegnazione.

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parco-michelotti
Nicola Zengiaro invia questa sua lettera che racconta della vergogna della proposta di riapertura dello zoo di Torino nell’area del Parco Michelotti.
Buona lettura e buona riflessione.


La vicenda del Parco Michelotti calpesta la democrazia e sommerge i torinesi in un nuovo medioevo culturale

Maurizio Trombotto, presidente della VI Commissione Consiliare di Torino, il 9 Gennaio 2015, informa la commissione che nell’interesse per la gestione del parco c’era la contesa tra Decathlon e Zoom, ma nel bando quest’ultimo solamente si presenta come unico soggetto partecipante, con un punteggio ottenuto lunedì 21 Dicembre appena sufficiente. Tutto ciò avviene nonostante l’assessore allo sviluppo Enzo Lavolta avesse dichiarato che il parco sarebbe diventato pubblico e non ci sarebbero più stati animali dopo la chiusura dello zoo precedente. Falsato dall’annuncio del progetto che prevede che non ci siano spazi liberamente accessibili al pubblico, ma esclusivamente a pagamento in quanto la concessione verrà data per valorizzazione, cioè ne prenderà possesso chiunque faccia la migliore offerta economica. Questo avviene tramite la privazione di un bene comune alla cittadinanza, escludendone il libero accesso.1

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