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Fotografia del 15 agosto 1988 scattata a San Francisco (California, U.S.A.). Keith McHenry, cofondatore di Food Not Bombs, ha dichiarato che nove membri del gruppo furono arrestati quel giorno dalla polizia, per aver distribuito cibo gratis al Golden Gate Park, violando così i codici sanitari e il regolamento del parco.  Foto di Greg Garr
Esattamente il 24 maggio di 40 anni fa prendeva vita da un piccolo gruppo di attivisti antinucleari e vegani il movimento Food Not Bombs (FNB).
Da un piccolo banchetto di persone umane pacifiche che distribuivano gratis cibo di origine vegetale recuperato nel Massachusetts (U.S.A.), si è arrivati a ben 1000 gruppi attivi in 65 Paesi in tutto il mondo. In questi anni il movimento ha distribuito enormi quantità di cibo vegetale recuperato (che altrimenti sarebbe andato perso) a senzatetto, persone umane in difficoltà e semplici cittadini secondo il motto “il cibo è un diritto, non un privilegio”, ciò avendo cura di non contribuire in alcun modo allo sfruttamento animale per fini alimentari, coerentemente con la filosofia vegana. Un risultato enorme e di grande rilevanza.

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Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il nuovo Coronavirus (Covid-19 o SARS-CoV-2) una pandemia, in pratica non esiste un continente che non sia stato interessato dalla sua presenza. Con il crescere del contagio, sono cresciute le emergenze sanitarie e diminuite le libertà individuali e collettive, fino a giungere a situazioni giustamente paragonate agli scenari immaginati nei romanzi distopici di Orwell, Huxley o Bradbury. I media fanno a gara nello snocciolare dati, tendenze, curve ascendenti e discendenti di contagi, raggiungimento di picchi ed elenchi di decessi; scienziati e esperti nelle più svariate discipline si affannano a fornire pareri su come uscire (più o meno indenni) dalla pandemia, su come dovremmo condurre gli interventi necessari a contrastarla e le modalità per convivere con il virus. Tutti si concentrano sul come arginare il dilagare di Covid-19, nessuno o quasi si interroga sul perché questo virus abbia colpito così duramente la nostra specie: ora non c’è tempo, dopo non ci sarà più la voglia di farlo.

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Vitadacani
Normalmente su Veganzetta non si pubblicano appelli come quello che potrete leggere di seguito, ma nel periodo che stiamo vivendo di normale pare non esserci più nulla. Il Coronavirus e soprattutto la reazione di panico che si è venuta a generare, hanno contribuito a bloccare quasi ogni attività economica, culturale, politica e sociale (nel bene e nel male) non solo nel nostro Paese. Se da un lato si è verificato il blocco di alcune attività sanguinarie come ad esempio le corride in Spagna (notizia che non può che farci un enorme piacere), dall’altro anche le indispensabili attività in favore degli Animali, sono inevitabilmente paralizzate. Ciò provoca a chi si deve occupare di Animali salvati o recuperati da situazioni difficili dei danni considerevoli, prima di tutto economici. Nel suo appello l’associazione Vitadacani ci spiega la situazione di emergenza in cui sue le strutture si sono venute purtroppo a trovare. Se potete dare una mano, in ogni senso, ma soprattutto economicamente, questo è il momento per farlo.

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