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Stabulario svuotato. Laboratori di Farmacologia Università Statale di Milano. 20 1prile 2013

Milano, sabato 20 aprile 2013. In concomitanza con un corteo contro la vivisezione cinque persone umane attiviste antispeciste occupano i laboratori di vivisezione del Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia medica dell’Università Statale di Milano e vi si barricano dentro. Nel frattempo il corteo si dirige presso l’edificio dell’Università per sostenere l’occupazione dalla piazza. Dopo dieci ore di assedio e trattative, vengono liberati dagli stabulari centinaia di Animali destinati alla vivisezione. Eventi come questo dovrebbero essere considerati per ciò che effettivamente sono: delle pietre miliari nella storia del liberazionismo in Italia. Invece anche le azioni così importanti finiscono dimenticate, scompaiono dalla memoria collettiva, ingoiate dall’assurdo e persistente rumore di fondo delle informazioni quotidiane che ci bombardano. Oltre a permettere la liberazione di Animali altrimenti destinati a enormi sofferenze e alla morte, queste azioni dirette sono fondamentali per una crescita individuale e collettiva, per avviare confronti, riflessioni per permettere alle giovani generazioni di continuare coerentemente ed efficacemente la lotta di liberazione degli Animali.

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Due esseri senzienti con la stessa voglia di vivere, riposano insieme.
Due esseri senzienti con la stessa voglia di vivere, riposano insieme.


La fine del gennaio 2013 è stata caratterizzata da una forte polemica nata dalla notizia che sui social network, presunti animalisti hanno augurato la morte a una ragazza affetta da rare patologie, che pubblicamente si è espressa a favore della sperimentazione sugli Animali per fini medici. A prescindere da come finirà questa triste storia, Veganzetta ha voluto intervenire per fornire una chiave di lettura dell’accaduto in condivisione anche con altre realtà antispeciste. Di seguito il testo del comunicato con il quale si sono prese le distanze da metodi intimidatori e vergognosi, e da posizioni inaccettabili e strumentali a favore dello sfruttamento animale, anche se espresse da chi soffre, ma che non per questo può permettersi di dimenticare la sofferenza altrui.

Adriano Fragano

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