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Un articolo di alcuni anni fa che può tornare ancora utile.


Torture animali

di Adriano Fragano

«Si sono convinti che l’uomo, il peggior trasgressore di tutte le specie, sia il vertice della creazione: tutti gli altri esseri viventi sono stati creati unicamente per procurargli cibo e pellame, per essere torturati e sterminati. Nei loro confronti tutti sono nazisti; per gli animali Treblinka dura in eterno»
Isaac Bashevis Singer. Premio Nobel per la Letteratura

Per Isaac Bashevis Singer Treblinka diviene eterna a causa di quanto facciamo quotidianamente agli Animali: le torture, le vessazioni, i maltrattamenti, le violenze, le uccisioni che la nostra specie compie ogni giorno nei confronti delle altre specie animali costituiscono uno ciclopico ed eterno campo di sterminio, una Treblinka senza confini e senza tempo che ha avuto un principio con gli albori della specie umana, ma non ha una fine. Singer è riuscito nell’opera che ciascuno di noi dovrebbe fare: immedesimarsi negli altri, com-patire ed empatizzare con chi non ha diritti, non ha voce, non ha forza e possibilità di scampo.
Nelle sue parole non c’è traccia alcuna di pietà: un sentimento tipico del più forte, del dominatore e del vincitore nei confronti di chi ha perso, ma c’è compassione. Un sentimento molto più alto e soprattutto egualitario, che pone sullo stesso piano esseri senzienti apparentemente lontani ed alieni; la compassione diviene quindi strumento necessario per la rielaborazione critica del ruolo della specie umana sulla Terra. 

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Gentilissime/i,

il prossimo 27 Gennaio, per il quattordicesimo anno si celebra il Giorno della Memoria, una ricorrenza ancora troppo giovane per dirsi consolidata, soprattutto a fronte delle frequenti dimostrazioni di odio razziale, talvolta accompagnate dalla nascita di partiti e movimenti ispirati al nazifascismo.

Chiunque di noi, almeno negli anni della scuola, ha studiato o letto qualcosa sulla Shoa ma niente è più istruttivo delle testimonianze dirette delle vittime e dei sopravvissuti che ci offrono un quadro incredibilmente drammatico del dolore che la storia ha loro riservato, a ognuno il suo, da accomunare in un dolore universale.

Ogni vittima merita un rispettoso ricordo e ogni sopravvissuto dovrebbe essere assunto ancora oggi come fonte preziosa di testimonianza, soprattutto nelle scuole dove si trova sempre meno tempo per insegnare la storia recente.

Da antispecista, oltre che antirazzista, sono rimasta particolarmente colpita dalle testimonianze di alcuni perseguitati che, sopravvissuti alla non vita dei lager, hanno trovato una forza ammirevole per dedicarsi alla causa di liberazione animale. Chi dedica la propria vita ai senza voce viene spesso accusato di superficialità: con tutti i problemi che ci sono, pare che dedicarsi agli animali sia una sorta di passatempo per distrarsi da tutto il resto, cioè i cosiddetti problemi “più importanti”. Spesso non si riflette che la radice della violenza (uno dei problemi “più importanti”) è una sola: il diritto del più forte sul più debole. Gli animali ne sono testimoni emblematici, come lo sono i sopravvissuti dei lager che hanno subìto ciò che da secoli moltissimi animali subiscono, regolarmente sfruttati, percossi, affamati, sperimentati, schiavizzati, privati sistematicamente della loro dignità. 

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Fonte: Nemesi Animale

Carl Clauberg“Il quadro complessivo della personalità di Clauberg che emerge dalla sua attività di sperimentatore ad Auschwitz è la convinzione autoassolutoria, condivisa da altri medici nazisti, che egli ebbe di operare come scienziato secondo i fini della medicina per il bene di molti, per l’interesse dello Stato, sacrificando non alcuni esseri umani, comunque destinati a morire nelle camere a gas, ma semplici strumenti per il progresso scientifico”

Queste parole si riferiscono a Carl Clauberg, stimato ginecologo che torturò, seviziò e infine uccise un numero inquantificabile di persone nel campo di concentramento nazista di Auschwitz.
Le sue ricerca sull’infertilità portarono alla sviluppo di farmaci utilizzati ancora oggi e di tecniche che, a distanza di 70 anni sono ancora attualissime (come il comunissimo test di Clauberg, appunto).

Decontestualizzando quanto scritto sopra (cancellando semplicemente “ad Auschwitz”, “nazisti” e sostituendo “umani” con “animali”) diventa davvero difficile distinguerlo da una descrizione di un odierno sperimentatore “in vivo”.

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