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Gentilissime/i,

il prossimo 27 Gennaio, per il quattordicesimo anno si celebra il Giorno della Memoria, una ricorrenza ancora troppo giovane per dirsi consolidata, soprattutto a fronte delle frequenti dimostrazioni di odio razziale, talvolta accompagnate dalla nascita di partiti e movimenti ispirati al nazifascismo.

Chiunque di noi, almeno negli anni della scuola, ha studiato o letto qualcosa sulla Shoa ma niente è più istruttivo delle testimonianze dirette delle vittime e dei sopravvissuti che ci offrono un quadro incredibilmente drammatico del dolore che la storia ha loro riservato, a ognuno il suo, da accomunare in un dolore universale.

Ogni vittima merita un rispettoso ricordo e ogni sopravvissuto dovrebbe essere assunto ancora oggi come fonte preziosa di testimonianza, soprattutto nelle scuole dove si trova sempre meno tempo per insegnare la storia recente.

Da antispecista, oltre che antirazzista, sono rimasta particolarmente colpita dalle testimonianze di alcuni perseguitati che, sopravvissuti alla non vita dei lager, hanno trovato una forza ammirevole per dedicarsi alla causa di liberazione animale. Chi dedica la propria vita ai senza voce viene spesso accusato di superficialità: con tutti i problemi che ci sono, pare che dedicarsi agli animali sia una sorta di passatempo per distrarsi da tutto il resto, cioè i cosiddetti problemi “più importanti”. Spesso non si riflette che la radice della violenza (uno dei problemi “più importanti”) è una sola: il diritto del più forte sul più debole. Gli animali ne sono testimoni emblematici, come lo sono i sopravvissuti dei lager che hanno subìto ciò che da secoli moltissimi animali subiscono, regolarmente sfruttati, percossi, affamati, sperimentati, schiavizzati, privati sistematicamente della loro dignità. 

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La possibilità  di nutrirsi dei cadaveri di Animali uccisi (necrofagia) in questo mondo multiforme appare anche come un esercizio della libertà individuale. Ma non lo è. In verità è solo un esercizio di potere e sopraffazione, anzi, nella moderna società  dei consumi, è solo un esercizio di complicità, più o meno consapevole. Dunque neppure chi sulle orme di Nietzsche asserisse che l’essenza della vita è sopraffazione come espressione della volontà  di potenza (e con ciò giustifica la violenza, con buona pace di Nietzsche, in maniera piuttosto superficiale) potrebbe dare tale importanza alla necrofagia consumistica che è solo complicità  e sottomissione ad un modello imposto. Paradossalmente l’esistenza di persone vegane pare giustificare tale ipotetica libertà  individuale: “come voi siete liberi di non mangiare “carne”, così noi dobbiamo essere liberi di mangiare “carne””.

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Tra i balocchi più amati ancora oggi dai più piccoli indubbiamente gli Animali di peluche spiccano per popolarità ; ogni cucciolo di Umano ha desiderato possedere un cagnolino, un gattino, un orsetto o un maialino di morbido peluche da accarezzare, con cui parlare, giocare e con cui condividere gioie e paure, l’immagine del bimbo che si addormenta sereno nel lettino abbracciato al suo fido ed inseparabile peluche è ormai un’icona della società contemporanea.

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