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Poliziotti raffigurati come Maiali videoclip Gianna Nannini

Da vittima a carnefice, l’Animale è usato per l’ennesima volta come specchio delle miserie umane.
Adesso è il turno di un’artista che si è sempre dichiarata anticonformista, contro corrente e ora anche ambientalista, e addirittura anticapitalista e anticonsumista (per quanto lo possa essere una rockstar milionaria e mainstream). Nel video dell’ultimo brano di Gianna Nannini – L’aria sta finendo1, animazione al rotoscopio che si deve allo sforzo demiurgico del videomaker Luca Lumaca – i Maiali sostituiscono un’umanità violenta, razzista, ributtante e colpevole: presi a simbolo da Nannini, novella fustigatrice di comportamenti distruttivi che tutti denunciano e che però nessuno vuole cambiare, di «forme di potere degenerate e non umane».

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primo piano del viso di un Maiale

C.O. ha poco più di vent’anni, e spende i suoi giorni dietro le sbarre; come un Animale giovane le cui energie vengono oppresse, non può fare una corsa sull’erba, non può sentirsi addosso il vento d’aprile, non può stendersi alla luce d’un plenilunio. C.O. ha gli occhi infossati, la pelle pallida e le labbra che non sorridono più. C.O. è malato. Un problema cardiaco. “Devono sostituire una valvola – mi dice – ma prima mi toglieranno tutti i denti, sono infetti e possono dare problemi dopo l’operazione a cuore aperto”. Il ragazzo detenuto non ha scelta, non può sentire altri pareri.

Lettere a Veganzetta


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Testo e opere di Dóra Zambó per Veganzetta


Adoro i Maiali.

Si è sviluppata in me un’attrazione inconscia verso questi Animali intelligentissimi, che agli occhi della gente appaiono opulenti, sporchi, pigri o come pezzi di carne su un piatto o bistecche sulla griglia.
Digitando il sostantivo “maiale” in un motore di ricerca, le associazioni visive e testuali riportano caratteristiche, e luoghi comuni pieni di pregiudizi riflettendo l’immagine che la nostra cultura si è fatta di scrofe e verri. Questo essere senziente subisce l’aberrazione umana sin dall’antichità, e la cosiddetta civilizzazione occidentale anziché dargli tregua, peggiora le sue sorti. Non lo risparmia nessuna disciplina: medicina, alimentazione, linguistica, arte e religione, insieme ne sfruttano corpo e anima.
Avendo trascorso da adolescente molte estati nella fattoria dei miei nonni, imparai a comprenderla da un unico punto di vista, cioè dal loro. Il rapporto tra contadino e Animale s’intese in un’unica direzione rigida e inconfondibile senza mai un pizzico di coinvolgimento sentimentale: l’Umano equivale al proprietario profittatore, e l’Animale alla bestia e al guadagno. Tale formula valeva nelle piccole fattorie come nella crescente industria zootecnica, e a tutt’oggi rimane incontestabile dalla maggioranza delle persone.  

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