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Leonora Pigliucci racconta per Veganzetta la sua esperienza personale vissuta nella foresta occupata di Hambach in Germania, durante le fasi di ripresa del documentario che lei e Claudio Marziali hanno girato, e che è stato presentato il 19 aprile a Roma: Hambachers.
Di seguito il racconto, una galleria fotografica, il trailer e la sinossi del documentario ed alcuni link utili. Buona lettura.


Il racconto

Con Claudio ci conosciamo ad uno di quegli incontri per videomaker in cerca di idee e sinergie, di quelli che finiscono in genere in tante chiacchiere, ci si scambia la mail, il contatto social e finisce là. Stavolta invece capita che frequentiamo gli stessi posti ed è così ci rincontriamo e al secondo giro, fuori contesto, complice l’alcool sempre d’ispirazione in questi casi, pensiamo per davvero a qualche idea bella e pazza da provare a realizzare. Tra una IPA ed un gin tonic ragioniamo di servizi cotti e mangiati da vendere a testate web, sfruttando le sue abilità tecniche e la mia esperienza giornalistica quando alcuni amici attivisti fanno il nome Hambach. La foresta occupata, la comunità anarchica, antispecista ed antisessista di cui avevamo tutti una visione romantica, in contrasto con l’immobilismo dell’attivismo italiano che dopo Green Hill, specialmente sull’azione diretta, giace inspiegabilmente con le ali tarpate.

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Fonte: Asinusnovus

di Leonora Pigliucci

La presidente della Camera Laura Boldrini, non senza suscitare un gran vespaio di polemiche tra coloro che gridano all’attacco alla libertà di espressione, ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui solleva la questione della violenza verbale e d’immagine espressa diffusamente su internet e sui social network, e quasi mai soggetta a sanzione.

Si tratta di un fenomeno cui sono testimoni tutti i fruitori del web: è molto facile imbattersi in fotomontaggi e vignette che con l’idea di fare ironia o polemiche politiche veicolano contenuti brutali ed offensivi, e che ricevono una moltiplicazione virale che implicitamente li rende plausibili, nonché spunto per un crescendo di commenti di approvazione carichi di una virulenza spesso anche maggiore di quella di partenza. Complice della degenerazione verbale è la sensazione di anonimato che si ha da dietro lo schermo dei pc e la lontananza fisica dagli spazio “reali” in cui le stesse manifestazioni sono eventualmente punite. 

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