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Fonte: Blasting News


Il 29 ottobre 2014, ha preso il via il processo che vede sul banco degli imputati i gestori di Green Hill di Montichari (Brescia) e sono già emerse le prime sconcertanti verità. Sono 6000 i beagle uccisi in due anni e mezzo. Tra questi anche cuccioli affetti da una semplice dermatite, facilmente curabile. E proprio da questo particolare vi è il sospetto che gli animali venissero usati anche per testare prodotti cosmetici. Come si ricorderà la struttura è stata chiusa nel luglio 2012 dalla Procura di Brescia e posta sotto sequestro probatorio con l’accusa di maltrattamento di animali.  

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Cuccioli di beagle liberati

Si riceve e si pubblica il comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill.

Ma prima, una breve considerazione sulla questione del processo.
Sicuramente il Coordinamento Fermare Green Hill e Vitadacani hanno svolto nel tempo un lavoro encomiabile, e sono tra i maggiori protagonisti del successo ottenuto: il merito di quanto accaduto va loro riconosciuto. E’ legittimo che ci siano associazioni che si costituiscano parte civile al processo, nel tentativo di ottenere un risarcimento economico che danneggi ulteriormente gli aguzzini di Green Hill. Allo stesso modo è legittimo che chi ha lottato per la liberazione dei Cani imprigionati, segua lo processo in questione e vigili sul suo andamento. Il problema di fondo rimane però sempre lo stesso: il fatto che ci si affidi a un processo celebrato da istituzioni speciste, secondo leggi speciste (quindi legittimandole, così come l’idea che sottendono). Leggi che normano e permettono lo sfruttamento degli Animali, e che puniscono comportamenti errati o colpevoli nelle modalità di sfruttamento di esseri senzienti, che in ogni caso sarebbero finiti sotto i ferri dei vivisettori.
Il processo contro Green Hill è indubbiamente importante, ma è e rimane un processo contro specifici maltrattamenti, e non certo contro la vivisezione in quanto tale. Per abbattere e sconfiggere definitivamente la tortura sugli Animali non servono processi, ma capovolgimenti culturali e consapevolezze individuali e collettive. La vera giustizia per le vittime non umane della vivisezione non è da ricercarsi nei tribunali.


Lo scorso lunedì 23 giugno si è tenuta la prima udienza del processo contro Green Hill srl.

Sono imputati Bernard Gotti, consulente della Marshall Bioresources e responsabile delle procedure interne dell’allevamento di Montichiari, Ghislane Rondot, che gestiva di fatto Green Hill insieme a Gotti, Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, e Renzo Graziosi, il veterinario.  

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L’allevamento lager Green Hill viene posto sotto sequestro il 18 Luglio 2012 con un’operazione congiunta del Corpo Forestale dello Stato e Guardia di Finanza. Tutti i Cani vengono affidati a due associazioni : Legambiente e Lav.
Circa 3.000 Cani vengono affidati a famiglie in tutta Italia.

Oltre al processo – già in corso – contro le persone umane che hanno liberato i Cani, ci sarà quindi anche un processo contro il lager Green Hill. Il reato contestato al lager è quello di maltrattamento di Animali e animalicidio in concorso. L’intervento è stato disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia.

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