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Sicuramente molti di voi riconosceranno questo fotogramma. È tratto dal video che nei giorni scorsi ha fatto il giro della Rete. Giovedì 26 aprile, nel mare tra le isole Rolvsøya e Ingøya nel nord della Norvegia, tre pescatori hanno individuato e filmato un giovane Beluga che indossava una strana imbracatura: dopo aver avvisato le autorità e aver ricevuto l’aiuto di un biologo marino, l’Animale è stato liberato e si è infine allontanato. L’operazione, al contrario di quanto alcuni giornali hanno lasciato intendere, semplificando, non è stata immediata. I pescatori infatti hanno prima inviato il i video del Beluga al biologo marino e docente dell’Università di Tromsø, Audun Rikardsen. A sua volta Rikardesn le ha dovute mandate al Fiskeridirektoratet, l’agenzia governativa norvegese che si occupa delle attività che riguardano la pesca e della liberazione dei Mammiferi marini che restano impigliati nelle reti: l’agenzia solo il giorno dopo è riuscita ha mandare il biologo Jørgen Wiig ad aiutare i pescatori. Nel frattempo il Beluga era rimasto ancora vicino al peschereccio.

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Questa celebre fotografia, scattata nel 2011 dal fotoreporter Daniel J.Cox, immortala il lutto di massa dei Pinguini Imperatore che, dopo aver perso i loro pulcini, si inchinano a causa del dolore.
«Una parte del mio lavoro consiste nel fotografare le straordinarietà della natura, […] purtroppo così facendo arrivano anche i fatti crudi della vita. Vedere i Pinguini Imperatore che piangono in modo quasi umano per la morte dei loro pulcini è straziante. Si incurvano come se il dolore fosse incontenibile e si aggirano per i ghiacci nel tentativo di ritrovare i loro pulcini. È difficile dire come e perché sono morti, ma gli scienziati sostengono che a questi eventi si assiste sempre più spesso. L’aumento delle temperature che sciolgono i ghiacci così come la fame, possono causare questi eventi».

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Ci sono storie che sono più difficili da raccontare di altre.
Sono le storie che, pur avendo un finale positivo come in questo caso, tuttavia ci tolgono un po’ di speranza in un reale cambiamento.
Questa è una storia (tanto per cambiare) di oppressori e oppressi.
Ma purtroppo anche di oppressi che diventano oppressori.
Questa è la storia della chiusura dello zoo di Rafah.

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Alcune informazioni sulla situazione attuale di numerosi Cetacei prigionieri in Russia.


Per prima cosa ricostruiamo la vicenda: a metà novembre 2018, Greenpeace Russia diffonde un video scioccante: in alcune immagini riprese dall’alto si vedono circa 100 Cetacei tenuti all’interno di una serie di piccoli recinti al largo della costa pacifica della Russia, vicino alla città sud-orientale di Nakhodka. e la notizia rimbalza su tutti i quotidiani del mondo. Nelle vasche si distinguono 11 Orche, 90 Balene Beluga e 5 Trichechi che nuotano disperatamente in tondo. Nulla di tutto ciò che si vede nel video è legale e anzi è rigorosamente vietato dalle leggi sulla tutela ambientale e della fauna marina russe.

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