Tag: <span>Filippo Schillaci</span>


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In un mio precedente articolo avevo fatto riferimento brevemente ai limiti di cui soffre un’impostazione dell’antispecismo in termini di filosofia morale. Su questo passo la redazione aveva espresso il suo dissenso. Proverò ora a sviluppare questo tema e motivare meglio quella affermazione.
Il centro del discorso è costituito dalla grossa differenza fra ciò che Marco Maurizi in un suo scritto di qualche anno fa chiamava antispecismo metafisico e l’antispecismo storico. L’antispecismo morale-metafisico, nel credere che l’evoluzione del pensiero determini i fatti della Storia, presuppone che l’Umano sia un Animale morale. Ma non è così: l’Umano al più è, come tutti gli Animali sociali, un Animale culturale, dove il suo essere tale si concretizza nel formulare modelli di cultura. Visioni del mondo che hanno lo scopo di giustificare a posteriori il suo agire. Lo specismo è il più evidente e attualmente generalizzato di questi modelli. Questa è la visione in cui si colloca l’antispecismo storico.

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Decrescita e antispecismo: due compagni di strada

Vivere la decrescita: un libro per una decrescita antispecista

Crescita illimitata (della produzione, dei consumi, della popolazione, dei territori occupati, di tutto) come pratica dominante nelle attuali società  industrializzate e specismo, o antropocentrismo (e in generale visione gerarchica dei rapporti fra i viventi), come visione del mondo nata per giustificarla: sono due pezzi di un’unica cosa, di un unico meccanismo che, oggi come non mai, ha raggiunto livelli estremi di efficienza e devastante attivismo.

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L’occuparsi di diritti degli Animali, trascendere (non dandole per assodate, ma ignorandole) tutte le problematiche legate alla società  umana, per concentrarsi sulle immensità  del dolore animale causato direttamente da tale società, rappresenta non solo un clamoroso errore strategico, ma anche un pericoloso cedimento concettuale.
Il problema di fondo – a nostro avviso – è la scarsità  di approfondimento della questione prettamente “umana” della filosofia antispecista; mentre sempre più persone possono senza difficoltà  dirsi d’accordo con il concetto di diritti animali, concetto affrontato da autori del calibro di Peter Singer, Tom Regan, Gary L. Francione, Jim Mason, James Rachels – solo per citare i più blasonati – pochi hanno ritenuto opportuno affrontare forse l’aspetto fondamentale dell’antispecismo, sempre citato, ma quasi mai indagato: la liberazione animale.

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Li uccidono a bastonate e nel 42% dei casi cominciano a scuoiarli quando sono ancora vivi. Così sono stati massacrati in tre anni quasi un milione di cuccioli di Foca dai cacciatori canadesi (www.no-alla-caccia.org). Ogni anno circolano fotografie e filmati in cui il bianco del ghiaccio si mescola al rosso del sangue, ma essi non mostrano ancora tutto.
C’è un’altra strage, più silenziosa, meno spettacolare su cui gli obiettivi non si soffermano: quella per annegamento. Questa primavera le condizioni del ghiaccio lungo la costiera canadese sono state le peggiori che la storia abbia mai registrato.

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