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Lettera ricevuta all’email di Campagne per gli animali in data 18 gennaio 2013


100 passi indietro: su fiaccolate apolitiche e animalismo

Scriviamo queste righe di riflessione in vista dell’imminente fiaccolata che si svolgerà a Correzzana il 19 gennaio, contro l’allevamento di animali per la vivisezione Harlan. Pur condividendo l’obiettivo della chiusura di questo posto e della fine della vivisezione, ci sentiamo distanti/e da molte delle realtà che hanno organizzato e aderito al corteo, e dai comunicati usciti dagli/le stesse/i organizzatori/trici. Per esempio associazioni come l’ENPA in passato misero una taglia sui liberatori/trici dei 99 beagle salvati dal lager Morini.

Lettere a Veganzetta


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Il corteo antispecista che vorremmo dovrebbe essere un corteo coeso, compatto e deciso, un corteo pieno di cartelloni, frasi e testi inneggianti alla liberazione animale e alla fine dello specismo della società umana; dovrebbe essere un corteo di persone umane libere e informate, che leggono, che pensano, che si scambiamo opinioni e idee, che si confrontano e – perché no? – che si scontrano per sostenere un’idea, ma sempre tenendo presente l’obiettivo finale, e sempre con la consapevolezza che mai nessun fine giustifica i mezzi.
Il corteo antispecista che vorremmo non è quello che si è tenuto a Correzzana il 20 ottobre 2012 contro il lager di Animali della Harlan: perché nonostante a tale corteo abbiano partecipato molte persone consapevoli e sinceramente spinte dal desiderio della lotta antispecista, esso è stato teatro di azioni e di comportamenti assolutamente inaccettabili. A poco serve dire che in definitiva coloro che si sono comportati da perfetti idioti erano una sparuta minoranza, perché anche solo una persona che urla “nelle foibe c’è ancora posto” è un idiota di troppo. Anche solo una persona umana tra mille che alza le mani per spingere o picchiare qualcuno, è un idiota di troppo.
E questo perché l’antispecismo è un’idea rivoluzionaria che intende cambiare alla radice la società umana, e per farlo non può, non deve, adottare gli stessi metodi di chi intende combattere: l’attacco violento.  

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