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Di seguito un comunicato inviato a Veganzetta da Michelotti LIBERO:


Il parco Michelotti a Torino è segnato da una storia di sfruttamento e prigionia che sembra ripetersi ciclicamente.

Dal 1955 al 1987 la società Molinar prese le redini di uno zoo che visse trent’anni.

Dopo circa trent’anni, nell’estate del 2015, l’assessore all’ambiente e allo sviluppo Enzo Lavolta, ha deliberato le linee guida per un bando in concessione trentennale dell’area dell’ex zoo.

Dopo un anno, nel giugno 2016, la società ZOOM S.P.A./Zoom in progress S.r.l, già gestore delle ZOO di CUMIANA in provincia di Torino, si è aggiudicata, quale unico partecipante al bando, l’assegnazione.

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2 dicembre 1975: due cuccioli di Gorilla vengono strappati alla loro famiglia e alla loro casa in Kenia e venduti per 850 mila lire cadauno al circo Medrano, appartenente alla famiglia De Rocchi (condannato la settimana scorsa per maltrattamento di Animali).

Pedro e Riù vivono assieme fino al 2008, quando Pedro si ammala e muore.
Resta Riù, ora prigioniero allo zoo safari di Fasano.
Riù è triste, solo, depresso.

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Francesco Cortonesi è l’attivista animalista e antispecista che con il supporto della Leal – Lega Antivivisezionista ha ideato e organizzato il progetto “IostoconBruno” che ha portato alla chiusura dello zoo di Cavriglia (AR).
E’ importante raccontare storie come questa proprio in un periodo in cui sempre più spesso giungono notizie strazianti sugli Animali prigionieri nei numerosi zoo costruiti da noi Umani per loro.
Di seguito si riporta un testo che ripercorre la storia di questo luogo di detenzione per Animali che fortunatamente in breve tempo non esisterà più, un’intervista a Francesco e una galleria fotografica degli ex detenuti.

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Nicola Zengiaro invia questa sua lettera che racconta della vergogna della proposta di riapertura dello zoo di Torino nell’area del Parco Michelotti.
Buona lettura e buona riflessione.


La vicenda del Parco Michelotti calpesta la democrazia e sommerge i torinesi in un nuovo medioevo culturale

Maurizio Trombotto, presidente della VI Commissione Consiliare di Torino, il 9 Gennaio 2015, informa la commissione che nell’interesse per la gestione del parco c’era la contesa tra Decathlon e Zoom, ma nel bando quest’ultimo solamente si presenta come unico soggetto partecipante, con un punteggio ottenuto lunedì 21 Dicembre appena sufficiente. Tutto ciò avviene nonostante l’assessore allo sviluppo Enzo Lavolta avesse dichiarato che il parco sarebbe diventato pubblico e non ci sarebbero più stati animali dopo la chiusura dello zoo precedente. Falsato dall’annuncio del progetto che prevede che non ci siano spazi liberamente accessibili al pubblico, ma esclusivamente a pagamento in quanto la concessione verrà data per valorizzazione, cioè ne prenderà possesso chiunque faccia la migliore offerta economica. Questo avviene tramite la privazione di un bene comune alla cittadinanza, escludendone il libero accesso.1

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