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«La felicità non è trovare prodotti vegani nei supermercati, bensì non trovare supermercati»
Adriano Fragano

Antonio Capone presenta un proprio scritto e alcune opere per la sezione ArteVeganzetta, affrontando un argomento al contempo estremamente affascinante e terribilmente pericoloso: l’intelligenza artificiale, questa volta utilizzata per produzioni artistiche di stampo antispecista.


La prima volta che ho sentito parlare di Artificial Intelligence (AI da ora in poi) applicata all’arte risale a circa sette anni fa, durante la lettura di Homo Deus, scritto dal filosofo nonché attivista vegan Yuval Noah Harari. Si tratta di un saggio illuminante sull’ascesa dell’umanità i cui ultimi capitoli possono invece risultare indigesti o terrificanti – a seconda di come si percepisce e si immagina il futuro – in cui dati e algoritmi divengono sempre più naturalizzati nella società umana. Il professor Harari racconta in modo avvincente l’introduzione delle AI nel campo all’arte, nello specifico in quello musicale, e di come esperti e critici si dicevano riluttanti all’idea di composizioni generate dagli algoritmi – a causa del loro approccio freddo e non viscerale alla musica – salvo poi non riuscire a distinguere quale brano fosse stato eseguito da un umano e quale dalla macchina “asettica”.

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Animalia Mart è un’artista originaria di Barcellona, laureata in Storia dell’Arte. Fin da giovane ha sempre avuto due grandi passioni, gli Animali e l’arte, che con il tempo ha saputo coniugare in un progetto artistico originale e peculiare. Il suo lavoro si concentra soprattutto su due temi, la preoccupazione legata all’estinzione delle specie e la crudeltà inflitta agli Animali. I titoli delle opere di Animalia Mart sono scritti in latino, la lingua utilizzata in passato da chi come poeti, filosofi e scienziati, metteva per iscritto versi, idee e concetti per i posteri. Come la stessa artista afferma: «Ora è il momento di parlare per gli Animali. Con l’uso del latino intendo celebrare tutti quegli innocenti maltrattati, moltissimi rimasti anonimi, per rivelare questa dura verità, che è rimasta nascosta per così tanto tempo».


Quando sei diventata vegana? Ti è successo qualcosa in particolare che ha cambiato il tuo modo di pensare e considerare gli Animali?

Fin da giovanissima mi sono sempre interessata all’ambiente e agli Animali, avendo consapevolezza dell’enorme impatto delle azioni umane sulla Natura.

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Naomi Joy

Naomi Joy è una giovane artista britannica che vive e lavora nella città di Bristol. Attraverso la pittura e la scultura, si adopera per la sensibilizzazione su temi legati al veganismo e all’antispecismo. Il suo lavoro in particolare si concentra su temi legati all’industria zootecnica e sulla caccia al Tasso e alla Volpe, oltre a lavorare attivamente nel recupero e riabilitazione di Animali selvatici.
Il suo scopo è quello di cambiare la prospettiva delle persone umane nei confronti degli Animali, siano questi allevati o selvatici, per spingerle a vedere l’individuo oltre all’idea di prodotto o di elemento scomodo da eliminare, idea che ancora la grande maggioranza persone umane hanno delle specie animali.


Quando sei diventata vegana? Ti è successo qualcosa in particolare che ha fatto cambiare il tuo modo di pensare e considerare gli Animali?

Il mio cambiamento personale verso il veganismo è iniziato con un problema di intolleranza al lattosio quando ero adolescente, ora comprendo bene che la cosa era dovuta al fatto che non sono un vitello!

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illustrazione tratta dal libro "Happy Meat" di Roger Olmos
L’ultimo lavoro dello spagnolo Roger Olmos, Happy Meat, analizza la realtà della “carne felice”, quella che viene prodotta dalle fattorie che passano per luoghi dove gli Animali vivono liberi e, appunto, felici. Roger Olmos non ha certo bisogno di presentazioni e, in quanto all’ultimo libro in collaborazione con la Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia, non vogliamo anticiparvi nulla. Possiamo solo dirvi che è, a nostro modo di vedere, il più “visionario” di tutti quelli finora realizzati dal geniale illustratore spagnolo. Un pugno durissimo in faccia al lettore che non può che restare segnato dal colpo di scena finale. Abbiamo incontrato Olmos e gli abbiamo fatto un po’ di domande sulla letteratura di genere, quella che qui potremmo definire “animalista” e sui linguaggi specisti che ancora oggi si trovano persino sui libri per bambini.

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