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Sicuramente molti di voi riconosceranno questo fotogramma. È tratto dal video che nei giorni scorsi ha fatto il giro della Rete. Giovedì 26 aprile, nel mare tra le isole Rolvsøya e Ingøya nel nord della Norvegia, tre pescatori hanno individuato e filmato un giovane Beluga che indossava una strana imbracatura: dopo aver avvisato le autorità e aver ricevuto l’aiuto di un biologo marino, l’Animale è stato liberato e si è infine allontanato. L’operazione, al contrario di quanto alcuni giornali hanno lasciato intendere, semplificando, non è stata immediata. I pescatori infatti hanno prima inviato il i video del Beluga al biologo marino e docente dell’Università di Tromsø, Audun Rikardsen. A sua volta Rikardesn le ha dovute mandate al Fiskeridirektoratet, l’agenzia governativa norvegese che si occupa delle attività che riguardano la pesca e della liberazione dei Mammiferi marini che restano impigliati nelle reti: l’agenzia solo il giorno dopo è riuscita ha mandare il biologo Jørgen Wiig ad aiutare i pescatori. Nel frattempo il Beluga era rimasto ancora vicino al peschereccio.

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Un interessante e ben documentato articolo di Tamara Sandrin sullo sfruttamento degli Animali durante la Prima Guerra Mondiale.


Fonte: cavegan.wordpress.com/2016/01/03/non-ebbero-scelta-2

Gli animali-soldato, i giovani soldati, i profughi, i diseredati della Terra. “Non ebbero scelta”1.
Certamente loro, gli animali, non hanno avuto scelta né consapevolezza del loro destino, nessuno può dubitarne, neppure chi dalla sorte animale non viene toccato. Ma credo che neanche i giovani e giovanissimi soldati, i richiamati alla leva obbligatoria, i volontari delle classi più deboli l’abbiano avuta. In un certo senso si potrebbe dire che la Grande Guerra sia stata più una guerra classista che specista.
I perdenti sono stati milioni, sparsi su ogni fronte, di ogni nazionalità, sono rimasti sui campi di battaglia e nelle trincee, uomini e animali.

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Fonte Laboratorio Antispecista

11 milioni di equini, 100.000 cani, 200.000 piccioni.
Si tratta degli animali che sono stati reclutati massicciamente nella Grande Guerra, per trasportare, trainare, combattere, informare. Le trincee hanno anche ospitato migliaia di animali domestici o da fattoria abbandonati dai civili in fuga e molti animali selvatici sono rimasti bloccati nel bel mezzo del fronte. Sfruttati e delle volte invece coccolati, hanno aiutato i soldati a sopravvivere all’inferno, ma mentre dei combattenti umani tutti si sono sempre ricordati, degli animali nessuno si ricorda mai.

Un ennesimo orrore dentro all’orrore della guerra. 

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